Disturbo della personalità

Buongiorno.
Espongo qui la mia problematica, anche solo come precedente, qualora non sia mai stata trattata su questo canale/sito, in modo che possa essere di aiuto e monito a chi si dovesse trovare nella mia medesima situazione deficitaria e ingarbugliata, per come la sto vivendo e impatta in modo devastante nella mia vita di tutti i giorni, rendendola, de facto, terrificante.
Praticamente sono attanagliato e perseguitato, ritengo, da una sorta di demone e/o presenza analoga, immaginaria, che associa la buona riuscita di ogni azione che compio, dallo sbattere le palpebre, camminare, bere, scrivere, quindi anche le più semplici, a dei comandi e ordini prestabiliti, che se ignorati, spesso portano a delle conseguenze nefaste, traducendosi in perdita della mia personalità, incapacità a parlare come riesco di solito, apatia, senso di inadeguatezza, regressione cerebrale, ovvero la sensazione di perdita di conoscenza e/o acquisizione/sostituzione della mia intelligenza con quella di un’altra persona che conosco o sto conoscendo; in pratica non mi sento più me stesso, come se mi trovassi nella mente di un altro, e tutti questi effetti aumentano e si infittiscono con l’acuirsi di uno stato di ansia che si innesca ogni qual volta mi capitano tali anomalie, frequenti, e per quanto io provi a combatterle, talvolta mi ci vogliono anche giorni prima che io torni in me, completamente, con correlata frustrazione intaccante anche settori che non dovrebbero risentirne, come quello lavorativo o degli affetti, per dire.
Che contromisure adotto?! Bè di solito chiudi gli occhi e li riapro e mentre eseguo tale movimento, nella mia mente appaiono delle immagini, in questo periodo ci sono io che mi alleno in palestra, sotto sforzo, e la donna delle pulizie o altre persone, meglio se di sesso femminile, con la parola NO, riportata sia sulla loro testa che sulle loro parti intime, in alto e in basso, mentre su di me il sostantivo SI sopra e NO sotto, accompagnato spesso da un consumo spropositato di compresse di caffeina, ad elevato dosaggio, quest’ultime spesso mi aiutano concretamente, perché va a riaccendere i neuroni del pensiero che, per ragioni sconosciute, si chiudono e bloccano, impedendo la loro normale funzionalità, però non sempre le prefate tecniche sono risolutive e risolutorie, anzi, bensì dei meri palliativi.
Tutto questo, ovviamente, incide negativamente sulla mia psiche e mi porta a voler stare da solo, per timore che interagendo con altri esseri umani, ma anche con il mio cane, quest’ultimi si accorgano del mio cambiamento o comunque, nel caso di conoscenze fresche con l’altro sesso, per esempio, si allontanino da me proprio perché non riesco più a comportarmi con loro nel mio solito modo e mi ritengano un fake, un pagliaccio, un babbeo.
Il mio timore è di non riuscire più ad avere una vita normale, ammesso che l’abbia mai avuta, in questo senso.
Nei casi più gravi, maledico di essere nato e mi viene da piangere a dirotto.
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
lei sembra descrivere un disturbo noto, che infatti cita nel titolo della sua richiesta di consulto. Purtroppo si è dimenticato di formulare la domanda che vuole rivolgerci.
Immagino sia già seguito da uno psichiatra, ma per aiutarla anche da qui le suggerisco di completare il suo scritto con una domanda e di inoltrarlo nella sezione Psichiatria.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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La ringrazio innanzitutto per il suo parere. Procederò come da Lei suggeritomi, se questo mi permetterà, invero, all’uopo, di poter ottenere maggiori riscontri, più attinenti e fedeli al mio problema e soprattutto eventuali soluzioni a questa mia anomalia mentale che ultimamente mi sembra stia degenerando, prendendo sempre di più il controllo e sopravvento su di me e il mio modo di ragionare e capacità di autodeterminazione. Preciso che non sono seguito da nessuno, ma credo che dovrò decidermi in questo senso, poiché proseguendo in questa direzione, affrontando tale situazione a caso, tirando un po’ a sorte auspicando che esca la combinazione esatta dei dadi, rischio di implodere e di sprofondare in un baratro senza fondo
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Proprio così, gentile utente.
Capisco il suo dolore e la sua preoccupazione, ma tenga conto che già con l'email mandata a noi, lei mostra la volontà di sottrarsi al baratro.
Basta chiedere al medico di famiglia la prescrizione della visita specialistica e recarsi in un qualunque centro dei Servizi Sanitari Nazionali, o scegliere un bravo psichiatra nella sua città, ma anche qui su Medicitalia, per cominciare un cammino di recupero.
Molti auguri. Se crede, ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza
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Ma guardi Dr.ssa, La ringrazio molto per il suo tempo e disponibilità, che non è da tutti. Il problema è che per quanto sia desideroso e ansioso di uscire da questo giogo e oppressione, sono frenato dai costi che un eventuale percorso terapeutico possa comportare, in questo senso, che se inizio devo portare sino in fondo, e più questo proseguirebbe, più, di conseguenza, mi costerebbe a livello di spesa economica, che non è un dettaglio trascurabile, anzi. Per cui ci sarebbe anche questo ostacolo, se vogliamo, che si frappone tra la mia voglia di guarire e quella di non pregiudicare e mettere a dura prova le mie già ridotte risorse economiche, perché poi, ammesso non concesso riuscissi a ottenere dei miglioramenti a livello mentale, dovrei fare i conti con l’insorgenza di un altro problema, quello finanziario, con probabili nuove e ulteriori ripercussioni a livello psicologico, pertanto poi entrerei in un circolo vizioso inestricabile, da cui probabilmente non riuscirei a risollevarmi nemmeno con l’aiuto di una carrucola. Al momento, ripeto, sto cercando di tenere a bada questa mia precaria e labile condizione, assumendo pastiglie di caffeina come se non ci fosse un domani, da stamattina l’apporto è stato già di ben 5 pastiglie, che non le dico nemmeno a quanto corrisponderebbe in termini di caffè per non urtare la sua sensibilità, da oggi, o comunque prossimamente, accompagnata e in abbinata anche con l’aswhaganda, prodromica a calmierare l’ansia, almeno spero, inseparabile mia compagna di vita, oltre, allo stesso tempo, alla palestra, una delle mie passioni più grandi, se non la maggiore, che, con l’emissione e rilascio di endorfine dovute allo sforzo fisico, è una valida e prode alleata in questa mia battaglia perpetua contro le imposizioni del mio cervello, che a questo punto inizio a credere che o non sia il mio, oppure che effettivamente ci sia una forza oscura che si diverte a massacrarlo, nutrendosi del mio disagio e sofferenza. Mi sento come un cavallo che si illude di essere libero e di poter scorrazzare nella natura incontaminata, salvo poi però realizzare che, in realtà, non potrà mai liberarsi del tutto dei suoi zoccoli e delle varie imbragature che servono al padrone per servirsene secondo gli scopi per cui lui è stato addomesticato nel tempo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
è tipico della malattia che descrive l'avvolgersi in circoli viziosi veri o immaginari, procurarseli all'infinito non solo col pensiero ma con certe pratiche di vita.
A quale persona affetta da ansia, infatti, verrebbe mai in mente di prendere una gran quantità di caffeina, se non a chi preferisce incrementare l'ansia, per non dover ammettere il fatto che non di ansia si tratta, ma di altro?
Lei afferma qualcosa della cui assurdità non può non essere consapevole: "sono frenato dai costi che un eventuale percorso terapeutico possa comportare".
Ma fin dalla prima risposta le ho detto che le occorre uno psichiatra, e questo:
- può essere richiesto all'interno del Servizio Sanitario Nazionale a costo di ticket
- richiede terapie farmacologiche coperte in parte, e del tutto in caso di cronicità, sempre dal SSN.
Non sono i costi dunque a spaventarla, ma altro.
Del resto, ha mai visto un malato di cancro rinunciare alle cure perché troppo costose?

Prof.ssa Anna Potenza
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Utente
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Con la differenza però Dr.ssa che il malato del suo esempio se non si cura, si avvia praticamente ad una morte certa, rischio che nel mio caso, per fortuna, non sussiste. Pertanto ha molto più lui da perdere che il sottoscritto. Io oggi Le racconto, perché vorrei che questo spazio per me possa essere anche una sorta di diario di bordo, dove posso raccontarmi senza timore di essere giudicato o comunque di non essere compreso e capito a fondo, di un altro episodio che rinforza maggiormente la convinzione in me che ciò che io sento e provo non sia frutto di un’immaginazione ma sia qualcosa di concreto ed effettivo con cui nessun altro abbia mai avuto modo di averci a che fare. Avevo terminato il mio turno di lavoro e mi stavo avviando alla timbratrice per passare il badge, quando giunto all’altezza dell’Ufficio finanziario, avevo pensato se fossero rimaste delle briosche che uno dei miei colleghi, che aveva compiuto gli anni qualche giorno prima, aveva offerto a noi tutti, conservate nel frigo piuttosto che in in qualche altro luogo idoneo in questo senso. Però avendo visto che la porta fosse chiusa e comunque dentro di me, riflettendo, ho valutato che se gli eventuali avanzi sarebbero stati da lui portati via quello stesso giorno e che quindi, anche volendo, un’eventuale ricerca delle stesse sarebbe stato ultroneo, una perdita di tempo, oltre a sentirmi magari quasi un barbone affamato che cerca a tutti i costi qualcosa da mettere sotto ai denti o un crapulone che approfitta di cibo gratis e/o incustodito per farsi la prima colazione il giorno dopo, magari dividendoselo con il proprio cane, quell’intenzione, seppur già nei presupposti, flebile e inconsistente, è venuta meno, andando diritto alla meta, desistendo da quella possibile tentazione, se vogliamo. Il problema e il dubbio però che mi ha assalito, praticamente subito, in quello stesso istante, è che se non fossi tornato indietro per comunque, controllare la presenza o meno di quei cornetti, mi sarebbe capitato qualcosa di male, come infatti puntualmente è poi occorso, ovvero la perdita della mia identità. E ora sono qui che penso se non sia il caso, rebus sic stantibus, di tornare dove lavoro per rimediare, assecondando ciò che la mia mente mi voleva imporre, così forse da ritornare in me, visto che nonostante le ore trascorse e la caffeina assunta per tentare di scuotere le mie sinapsi congelatesi, ciò non si è avverato. La informerò degli sviluppi di questa storia pazzesca che getta nuove prove su ciò che mi affligge, assilla e mi tallona quotidianamente, giungendo, come oggi, a vertici impressionanti e apocalittici che chiaramente mi affossano.
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Aggiungo, altresì, che il motivo della mia assenza da tale contesto, è da attribuire ad una serie consecutiva positiva di giorni che ero riuscito ad inanellare, che mi avevano illuso che potessi, in qualche modo, aver trovato il bandolo della matassa, la soluzione a tutti i miei problemi e mali, invece sono ripiombato nella disperazione, in quel buco nero in cui la mia mente mi ricaccia, ogni due per tre, a suo piacimento, perché si diverte troppo nel vedermi soffrire, nell’assistere ai miei tentativi di rialzarmi, sghignazzando quando questi falliscono e devo ricominciare tutto d’accapo.
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