Tornare a fidarmi di lui e vivere il rapporto in modo sereno

Gentili medici
scrivo in merito alla mia storia con un uomo.

Io sono già separata e lui no.
L'ho conosciuto circa 2 anni fa e all' inizio mi faceva sentire la donna più importante poi non so cosa sia successo ma lui è cambiato io non mi sono più sentita importante e sono cambiata anch'io.
Ho provato a chiedergli cosa stia succedendo, ma senza una vera risposta.
Ad un certo punto lui mi dice di essere in confusione e non sapere cosa vuole veramente.
Mi dice di aver bisogno di tempo e io glielo do, ma dopo poco torna a acrivermi e non rimane solo per pensare e chiarirsi.
Io innamorata come sono torno subito da lui, ma ancora non sento quel trasporto che dovrebbe esserci in una coppia.
passa ancora tempo e io parlando con sua moglie scopro che lui voleva tornare a casa e che ha insistito molto su questo e che lei lo ha rifiutato.
Lui si scusa con me dicendomi che non sapeva cosa stava facendo e che ha capito di volere me e non lei.
Io dico a lui di prendersi quel tempo di cui aveva bisogno, di stare solo e di pensare se veramente è quello che vuole.
Lui mi scrive dopo breve tempo e vuole parlare con me, mi dice di essere sicuro di quello che vuole e vuole dire a tutti di noi due (e ammetto che lo ha fatto).
Purtroppo vengo a scoprire che non ha passato tempo da solo ma al bar con amici addirittura chiama lei in continuazione per cose che non c'entrano con il figlio.
Io parlo con lui ma ancora una volta mi dice che non ha pensato a quello e che vuole assolutamente stare con me.
Lei lo insulta lo rimprovera di tante cose e lui cerca sempre di essere cordiale e gentile "per non litigare" (mi dice lui).
Io non riesco a fidarmi e questo destabilizza il rapporto.
Vorrei riuscire a capire dove vuole arrivare ma quando parlo con lui mi viene da attaccarlo e rimproverargli il suo modo di fare.
Mi chiedo ma se veramente non senti più nulla per lei e vuoi veramente rifarti una vita con me, perchè questo continuo cercare di andare d'accordo con lei?
Perchè non riesce a staccarsi e non risponderle ai vari messaggi di accusa?
Pechè non riesce ad essere indifferente?
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Utente,
è evidente che sta vivendo una situazione affettiva carica di ambivalenze, interrogativi e sofferenza, e che sta cercando, con grande onestà, di dare un senso a ciò che sta accadendo.

In quello che racconta emerge un tema importante: il bisogno di chiarezza, di coerenza, di reciprocità. Eppure, al centro della sua esperienza, sembra esserci una relazione che si muove su un terreno instabile, fatto di promesse, ripensamenti, assenze e ritorni. Lei riconosce i momenti in cui qualcosa si incrina, in cui lei stessa "non si sente più importante" e cambia. È un segnale di quanto lei sia presente a sé stessa, attenta alle proprie emozioni, anche quando queste sono dolorose.

Quando parla delle promesse di lui, dei suoi comportamenti altalenanti e della sua difficoltà nel prendere una posizione netta, sembra affiorare un interrogativo di fondo: "che significato ha per me una relazione in cui l’altro è costantemente indeciso, oppure sfuggente, anche se a parole dice di voler stare con me?".

E ancora: "che cosa rappresenta, per lui, il legame con la sua ex moglie? È solo una questione di doveri genitoriali, oppure c'è ancora una forma di attaccamento, di bisogno di approvazione, o di dipendenza emotiva?".

Lei si chiede perché lui non riesca a staccarsi, a prendere le distanze, a essere "indifferente" verso una persona che sostiene di non amare più. È una domanda legittima, e complessa. Ma mi domando: "che cosa prova lei di fronte a questa ambiguità? Come si sente ogni volta che scopre che lui non ha fatto quello che le aveva detto? Che significato ha, per lei, continuare a tornare da una persona che sembra non riuscire a costruire una direzione stabile?".

Inoltre, lei dice che quando prova a parlare con lui finisce per rimproverarlo, per attaccarlo. Potrebbe essere utile chiedersi: "cosa mi porta a reagire così? È frustrazione? Delusione? Bisogno di sentirmi vista e considerata? Sto cercando di difendere qualcosa di mio?".

Infine, lei accenna a un nodo centrale: la fiducia. Dice di non riuscire più a fidarsi, e questo destabilizza il rapporto. Mi chiedo: cosa significa per lei fidarsi ? Quali condizioni dovrebbero esserci affinché questa fiducia possa davvero esistere, e non solo essere dichiarata?

Le domande che emergono dal suo racconto non hanno risposte immediate, ma possono rappresentare una bussola preziosa. Non tanto per capire cosa farà o non farà quest’uomo, ma per ritrovare uno spazio interiore in cui riconoscere i propri bisogni, i propri limiti, e soprattutto il proprio valore.

Un caro saluto,
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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