Cosa posso fare nella mia relazione?
Ho 24 anni e sono in una relazione da due anni con un ragazzo di 28, una relazione che ha avuto diversi problemi ma che si sono risolti, tuttavia da un anno il mio fidanzato è cambiato.
Ha smesso di fare sport che era la sua vita, è iniziato ad essere rancoroso per errori miei del passato, ha mollato l'università ed è tornato nella sua città a svolgere lavoro di famiglia, inoltre vive una situazione tragica di famiglia in cui sua madre è fortemente depressa, con atti di autolesionismo (non fisici).
Nel frattempo la nostra relazione è degenerata, se una persona che sta bene avrebbe potuto cambiare le sorti della nostra relazione, in questo caso, solo io sono "migliorata".
a livello di comunicazione, di ascolto e assertività.
lui invece è peggiorato, rancoroso, non riesce a perdonare miei errori del passato (non tradimenti), non è capace di ascoltare il mio dolore rispetto ad alcuni suoi comportamenti.
L'altra notte sono scoppiata a piangere e mi diceva di stare in silenzio dicendo che voleva dormire, ora so che è una cosa terribile, ma la cosa che mi ha confusa ancora di più è che il giorno dopo si è scusato dicendomi che di fronte al dolore causato da lui, si sente così in colpa che soffre, perchè mi fa soffrire.
Solamente che è un cane che si morde la coda, perchè è un comportamento ciclico, cosa che prima di un anno fa non faceva (prima di sviluppare quel che a mio avviso è depressione).
lo amo, ci amiamo, e mi ha reso una persona migliore, ma dall'altro lato questo suo comportamento nocivo sento che sta consumando il nostro castello d'amore, e non so cosa fare.
dovrei scappare o restare?
mi ferisce l'idea di lasciare qualcuno che mi ama ma non può esserci perchè non sta bene con se stesso.
Ha smesso di fare sport che era la sua vita, è iniziato ad essere rancoroso per errori miei del passato, ha mollato l'università ed è tornato nella sua città a svolgere lavoro di famiglia, inoltre vive una situazione tragica di famiglia in cui sua madre è fortemente depressa, con atti di autolesionismo (non fisici).
Nel frattempo la nostra relazione è degenerata, se una persona che sta bene avrebbe potuto cambiare le sorti della nostra relazione, in questo caso, solo io sono "migliorata".
a livello di comunicazione, di ascolto e assertività.
lui invece è peggiorato, rancoroso, non riesce a perdonare miei errori del passato (non tradimenti), non è capace di ascoltare il mio dolore rispetto ad alcuni suoi comportamenti.
L'altra notte sono scoppiata a piangere e mi diceva di stare in silenzio dicendo che voleva dormire, ora so che è una cosa terribile, ma la cosa che mi ha confusa ancora di più è che il giorno dopo si è scusato dicendomi che di fronte al dolore causato da lui, si sente così in colpa che soffre, perchè mi fa soffrire.
Solamente che è un cane che si morde la coda, perchè è un comportamento ciclico, cosa che prima di un anno fa non faceva (prima di sviluppare quel che a mio avviso è depressione).
lo amo, ci amiamo, e mi ha reso una persona migliore, ma dall'altro lato questo suo comportamento nocivo sento che sta consumando il nostro castello d'amore, e non so cosa fare.
dovrei scappare o restare?
mi ferisce l'idea di lasciare qualcuno che mi ama ma non può esserci perchè non sta bene con se stesso.
Gentile Utente,
è evidente che ti trovi in un punto molto delicato, dove l’amore si intreccia alla sofferenza, e dove ciò che un tempo era nutrimento ora sembra diventare peso. Da un lato, c’è il legame affettivo che vi unisce, una storia significativa, che ti ha anche portata a crescere e a migliorarti. Dall’altro, c’è un cambiamento profondo e progressivo nel tuo partner, legato probabilmente a una sofferenza personale che pare andare oltre la vostra relazione.
Hai scritto che mentre tu hai cercato di evolvere nella relazione, lui sembra invece essere rimasto bloccato, o addirittura regredito, intrappolato in un ciclo di dolore, colpa e rancore. È importante chiedersi: cosa succede in una relazione quando uno dei due cresce e l’altro no? Quando uno cerca il dialogo e l’altro chiude le porte? Quanto a lungo è possibile portare avanti un legame in cui il dolore dell’altro diventa un ostacolo alla possibilità di essere amati in modo sano?
Il tuo dolore è reale, come reale è il senso di confusione che emerge quando il partner che ami ti ferisce e poi si scusa, ma continua a ripetere gli stessi comportamenti. Ti domando: quanto spazio c’è oggi per te, nella relazione? Riesci a sentirti vista, contenuta, accolta nel tuo stesso dolore?
Dici che lui soffre nel farti soffrire. È un’affermazione che porta con sé un nodo molto profondo: può l’amore giustificare la ciclicità della ferita? Può il senso di colpa dell’altro diventare una forma di giustificazione per il suo non cambiamento? E ancora: qual è il tuo confine, oggi? Dove si colloca la linea tra la comprensione e l’annullamento di te?
Quando dici dovrei scappare o restare? , stai forse chiedendo a te stessa quanto ancora posso reggere? oppure che tipo di amore merito, e voglio coltivare, oggi nella mia vita?
Il tuo amore è evidente: ma l’amore, da solo, non basta sempre. Serve reciprocità, possibilità di ascolto, capacità di riparazione, responsabilità. Ti invito, con delicatezza, a porti una domanda: se questa dinamica non dovesse cambiare, riusciresti a continuare a stare lì senza perdere te stessa?
A volte non si tratta di "scappare o restare", ma di chiedersi: in che modo posso onorare il mio dolore, i miei bisogni, e la mia dignità emotiva, anche dentro questo legame?
E forse, ancora più profondamente: che tipo di amore voglio vivere? E questo amore, oggi, mi corrisponde ancora?
Spero che queste riflessioni possano esserti utili a fare un po' di chiarezza
Un caro saluto,
E.S.
è evidente che ti trovi in un punto molto delicato, dove l’amore si intreccia alla sofferenza, e dove ciò che un tempo era nutrimento ora sembra diventare peso. Da un lato, c’è il legame affettivo che vi unisce, una storia significativa, che ti ha anche portata a crescere e a migliorarti. Dall’altro, c’è un cambiamento profondo e progressivo nel tuo partner, legato probabilmente a una sofferenza personale che pare andare oltre la vostra relazione.
Hai scritto che mentre tu hai cercato di evolvere nella relazione, lui sembra invece essere rimasto bloccato, o addirittura regredito, intrappolato in un ciclo di dolore, colpa e rancore. È importante chiedersi: cosa succede in una relazione quando uno dei due cresce e l’altro no? Quando uno cerca il dialogo e l’altro chiude le porte? Quanto a lungo è possibile portare avanti un legame in cui il dolore dell’altro diventa un ostacolo alla possibilità di essere amati in modo sano?
Il tuo dolore è reale, come reale è il senso di confusione che emerge quando il partner che ami ti ferisce e poi si scusa, ma continua a ripetere gli stessi comportamenti. Ti domando: quanto spazio c’è oggi per te, nella relazione? Riesci a sentirti vista, contenuta, accolta nel tuo stesso dolore?
Dici che lui soffre nel farti soffrire. È un’affermazione che porta con sé un nodo molto profondo: può l’amore giustificare la ciclicità della ferita? Può il senso di colpa dell’altro diventare una forma di giustificazione per il suo non cambiamento? E ancora: qual è il tuo confine, oggi? Dove si colloca la linea tra la comprensione e l’annullamento di te?
Quando dici dovrei scappare o restare? , stai forse chiedendo a te stessa quanto ancora posso reggere? oppure che tipo di amore merito, e voglio coltivare, oggi nella mia vita?
Il tuo amore è evidente: ma l’amore, da solo, non basta sempre. Serve reciprocità, possibilità di ascolto, capacità di riparazione, responsabilità. Ti invito, con delicatezza, a porti una domanda: se questa dinamica non dovesse cambiare, riusciresti a continuare a stare lì senza perdere te stessa?
A volte non si tratta di "scappare o restare", ma di chiedersi: in che modo posso onorare il mio dolore, i miei bisogni, e la mia dignità emotiva, anche dentro questo legame?
E forse, ancora più profondamente: che tipo di amore voglio vivere? E questo amore, oggi, mi corrisponde ancora?
Spero che queste riflessioni possano esserti utili a fare un po' di chiarezza
Un caro saluto,
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Utente
La ringrazio per la celere risposta e i diversi interrogativi su cui rifletterò e discuterò. Lei crede che le persone possa cambiare ? O in questo caso ri- cambiare, in quanto prima di un disagio emotivo profondo era una relazione assolutamente nutriente, non che per altri aspetti non lo sia attualmente, ma la sua sofferenza è limitante e preponderante sul benessere generale . Inoltre, forse non è un dettaglio importante, ma da un po’ di tempo mi sono ammalata di Vulvodinia, pertanto anche io ho sperimentato delle enormi sofferenze, e in questo aspetto, il mio fidanzato è stato irreprensibile, da ogni punto di vista . Il benessere mio viene prima di tutto in questo caso, ma la sua sofferenza oscura come dicevo la maturità di farsi carico dei suoi erorri (con delle volte in cui si fa carico, ma sono poche volte ) Grazie
Cara Utente,
hai toccato un tema fondamentale: le persone possono cambiare?
La mia esperienza, nel corso degli anni, mi ha insegnato che sì, le persone possono cambiare, ma non sempre lo fanno e soprattutto non lo fanno per amore di un altro: il cambiamento autentico nasce quando una persona riconosce profondamente di essere arrivata a un punto di stallo, e sente che quel modo di vivere o di relazionarsi non è più sostenibile. Cambiare richiede fatica, consapevolezza e, molto spesso, supporto. E non è mai un processo lineare, né privo di ricadute.
Nel tuo caso, si tratta di affrontare un dolore emotivo che sembra avere radici più ampie della vostra relazione. E quando una persona è immersa nella propria sofferenza, come lui appare essere, può accadere che non riesca a vedere l’altro se non attraverso il filtro del proprio malessere.
Hai anche condiviso una parte molto intima e significativa della tua esperienza: la tua malattia, la tua sofferenza. E sottolinei che in quell’ambito lui è stato presente, irreprensibile; questo non è un dettaglio secondario, ma un elemento che merita attenzione: ci racconta che in lui esiste la capacità di esserci. Allora può essere utile domandarsi: cosa accade quando lui riesce a farsi carico del tuo dolore fisico, ma fatica a sostenere quello emotivo? Cosa lo attiva, cosa lo blocca, cosa cambia nel modo in cui ti vede ?
Quando scrive "la sua sofferenza oscura la maturità di farsi carico dei suoi errori", dice molto della dinamica attuale. E può essere utile chiedersi: quanto posso restare accanto a qualcuno senza che questo significhi allontanarmi da me stessa? Sto cercando di salvare lui, o anche una parte di me che ha creduto, e crede ancora, nella forza dell’amore?
A volte, nelle relazioni, ci troviamo in territori che da soli è difficile esplorare. Ti invito a tenere aperto questo dialogo, dentro e fuori di te, con la stessa onestà con cui stai già facendo.
Ci sono spazi in cui certe domande possono trovare terreno fertile per essere accolte e, lentamente, trasformate.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
hai toccato un tema fondamentale: le persone possono cambiare?
La mia esperienza, nel corso degli anni, mi ha insegnato che sì, le persone possono cambiare, ma non sempre lo fanno e soprattutto non lo fanno per amore di un altro: il cambiamento autentico nasce quando una persona riconosce profondamente di essere arrivata a un punto di stallo, e sente che quel modo di vivere o di relazionarsi non è più sostenibile. Cambiare richiede fatica, consapevolezza e, molto spesso, supporto. E non è mai un processo lineare, né privo di ricadute.
Nel tuo caso, si tratta di affrontare un dolore emotivo che sembra avere radici più ampie della vostra relazione. E quando una persona è immersa nella propria sofferenza, come lui appare essere, può accadere che non riesca a vedere l’altro se non attraverso il filtro del proprio malessere.
Hai anche condiviso una parte molto intima e significativa della tua esperienza: la tua malattia, la tua sofferenza. E sottolinei che in quell’ambito lui è stato presente, irreprensibile; questo non è un dettaglio secondario, ma un elemento che merita attenzione: ci racconta che in lui esiste la capacità di esserci. Allora può essere utile domandarsi: cosa accade quando lui riesce a farsi carico del tuo dolore fisico, ma fatica a sostenere quello emotivo? Cosa lo attiva, cosa lo blocca, cosa cambia nel modo in cui ti vede ?
Quando scrive "la sua sofferenza oscura la maturità di farsi carico dei suoi errori", dice molto della dinamica attuale. E può essere utile chiedersi: quanto posso restare accanto a qualcuno senza che questo significhi allontanarmi da me stessa? Sto cercando di salvare lui, o anche una parte di me che ha creduto, e crede ancora, nella forza dell’amore?
A volte, nelle relazioni, ci troviamo in territori che da soli è difficile esplorare. Ti invito a tenere aperto questo dialogo, dentro e fuori di te, con la stessa onestà con cui stai già facendo.
Ci sono spazi in cui certe domande possono trovare terreno fertile per essere accolte e, lentamente, trasformate.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
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www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 495 visite dal 27/05/2025.
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