Mancanza di sesso matrimonio
Salve scrivo perché ormai sono passati 3 anni da quando io e mio marito non abbiamo rapporti.
Lui ha avuto (ed ha tutt'ora) un ernia del disco con tanto dolore e fatica a mantenere l'erezione, solo nell'ultimo anno ha fatto fisioterapia ed è migliorato un pó, le sedute sono finite qualche mese fa e continua a fare gli esercizi a casa, però ormai pare che di fare sesso non ce ne sia più voglia e interesse, sia da parte sua che mia, poi secondo me più di tanto non si impegna e aspetta sia io a farmi avanti e il problema è che dopo tutti questi anni ormai non sento più desiderio e mi da pure fastidio se mi coccola, in verità al massimo mi abbraccia e bacia sulla bocca, nient'altro.
Gli ho parlato in mille modi e abbiamo pure litigato pesantemente.
Non siamo due ragazzini io ho quasi 46 anni e lui quasi 48, ho anche pensato che il mio calo di desiderio venga dal un principio di perimenopausa, ho ancora le mestruazioni ma le odio e non vedo l'ora che se ne vadano anche perché mi creano un sacco di sbalzi d'umore.
Non vogliamo figli quindi nessun pensiero da questo punto di vista, però abbiamo sempre avuto difficoltà economiche e problemi di salute, purtroppo io non lavoro e non sono autosufficiente quindi dipendo da lui economicamente (riesco solo a comprarmi qualcosa che desidero con i pochi soldi che riesco a guadagnare con il mio lavoro artigianale o con le vendite di seconda mano).
Mi sono rassegnata ma la vivo malissimo, lui mi risponde che le cose cambieranno e sta lì ad aspettare che qualcosa accada senza però impegnarsi in merito.
Stiamo insieme da 26 anni e sono tantissimi, non è facile, però ultimamente mi sembra di aver sposato un adolescente.
Ho inoltre contattato due psicologi esperti in sessuologia che poi non mi hanno aiutato perché non mi hanno voluto dare un appuntamento in quanto oberati di lavoro e pure questo mi avvilisce.
Cosa devo fare?
Forse è arrivato il momento di mettere via il sesso e continuare a vivere senza?
Grazie
Lui ha avuto (ed ha tutt'ora) un ernia del disco con tanto dolore e fatica a mantenere l'erezione, solo nell'ultimo anno ha fatto fisioterapia ed è migliorato un pó, le sedute sono finite qualche mese fa e continua a fare gli esercizi a casa, però ormai pare che di fare sesso non ce ne sia più voglia e interesse, sia da parte sua che mia, poi secondo me più di tanto non si impegna e aspetta sia io a farmi avanti e il problema è che dopo tutti questi anni ormai non sento più desiderio e mi da pure fastidio se mi coccola, in verità al massimo mi abbraccia e bacia sulla bocca, nient'altro.
Gli ho parlato in mille modi e abbiamo pure litigato pesantemente.
Non siamo due ragazzini io ho quasi 46 anni e lui quasi 48, ho anche pensato che il mio calo di desiderio venga dal un principio di perimenopausa, ho ancora le mestruazioni ma le odio e non vedo l'ora che se ne vadano anche perché mi creano un sacco di sbalzi d'umore.
Non vogliamo figli quindi nessun pensiero da questo punto di vista, però abbiamo sempre avuto difficoltà economiche e problemi di salute, purtroppo io non lavoro e non sono autosufficiente quindi dipendo da lui economicamente (riesco solo a comprarmi qualcosa che desidero con i pochi soldi che riesco a guadagnare con il mio lavoro artigianale o con le vendite di seconda mano).
Mi sono rassegnata ma la vivo malissimo, lui mi risponde che le cose cambieranno e sta lì ad aspettare che qualcosa accada senza però impegnarsi in merito.
Stiamo insieme da 26 anni e sono tantissimi, non è facile, però ultimamente mi sembra di aver sposato un adolescente.
Ho inoltre contattato due psicologi esperti in sessuologia che poi non mi hanno aiutato perché non mi hanno voluto dare un appuntamento in quanto oberati di lavoro e pure questo mi avvilisce.
Cosa devo fare?
Forse è arrivato il momento di mettere via il sesso e continuare a vivere senza?
Grazie
Gentile Utente,
le sue parole sembrano esprimere non solo un disagio legato alla sfera sessuale, ma un malessere più ampio, che tocca il corpo, l’identità, la relazione di coppia, la condizione personale e il senso di sé nel tempo che cambia.
Quando una relazione attraversa una fase di silenzio sessuale così prolungata, è importante non ridurre la questione a un "problema di desiderio" in senso stretto. Piuttosto, potrebbe essere utile chiedersi: di cosa è fatta oggi la vostra intimità? Cosa significa per lei fare l’amore adesso, in questa fase della sua vita e della vostra storia?
Lei accenna a un fastidio crescente verso i gesti affettivi di suo marito, e questo merita particolare attenzione. Il corpo che si ritrae, che non desidera, che non vuole essere toccato, può esprimere qualcosa di molto profondo: delusione, stanchezza, rabbia, solitudine, oppure la sensazione di non essere più vista, più scelta, più riconosciuta. Le è mai capitato di chiedersi cosa sente davvero quando lui si avvicina? Cosa racconta quel fastidio? È un fastidio fisico, emotivo, simbolico?
D’altra parte, lei racconta anche un vissuto di progressiva rassegnazione. Si sente sola, avvilita, e dipendente economicamente: questa è una condizione che può facilmente portare a un senso di impotenza e a un logoramento della propria autostima. Non sorprende quindi che il desiderio si sia affievolito: il desiderio, inteso non solo come sessualità ma come energia vitale, ha bisogno di spazio per respirare, per sentire di avere un futuro. Oggi, sente di avere ancora margine per desiderare qualcosa per sé, indipendentemente dalla coppia?
La sua è una relazione di lunga data, 26 anni. È naturale che il legame si trasformi, ma quando la trasformazione sembra diventare immobilità, può essere utile chiedersi: cosa vi tiene uniti oggi? Cosa c’è ancora di vivo tra voi, anche oltre il sesso? E cosa, invece, è venuto meno e non trova più spazio?
Ha anche menzionato la perimenopausa e gli sbalzi d’umore, che sono aspetti importanti e spesso poco riconosciuti nella loro portata. Questa fase della vita non è solo biologica, ma profondamente esistenziale: molte donne si trovano a rinegoziare il proprio ruolo, i propri desideri, e il rapporto con il corpo. Che posto ha, oggi, il suo corpo nella sua vita? Le parla? Lo ascolta?
Non esiste una risposta univoca alla domanda se mettere via il sesso o no. Ma forse il punto non è decidere cosa togliere, bensì comprendere meglio cosa oggi abbia senso per lei coltivare, come donna, come persona e, se lo desidera, anche come partner.
Spero queste riflessioni possano esserle utili.
Un caro saluto
E.S.
le sue parole sembrano esprimere non solo un disagio legato alla sfera sessuale, ma un malessere più ampio, che tocca il corpo, l’identità, la relazione di coppia, la condizione personale e il senso di sé nel tempo che cambia.
Quando una relazione attraversa una fase di silenzio sessuale così prolungata, è importante non ridurre la questione a un "problema di desiderio" in senso stretto. Piuttosto, potrebbe essere utile chiedersi: di cosa è fatta oggi la vostra intimità? Cosa significa per lei fare l’amore adesso, in questa fase della sua vita e della vostra storia?
Lei accenna a un fastidio crescente verso i gesti affettivi di suo marito, e questo merita particolare attenzione. Il corpo che si ritrae, che non desidera, che non vuole essere toccato, può esprimere qualcosa di molto profondo: delusione, stanchezza, rabbia, solitudine, oppure la sensazione di non essere più vista, più scelta, più riconosciuta. Le è mai capitato di chiedersi cosa sente davvero quando lui si avvicina? Cosa racconta quel fastidio? È un fastidio fisico, emotivo, simbolico?
D’altra parte, lei racconta anche un vissuto di progressiva rassegnazione. Si sente sola, avvilita, e dipendente economicamente: questa è una condizione che può facilmente portare a un senso di impotenza e a un logoramento della propria autostima. Non sorprende quindi che il desiderio si sia affievolito: il desiderio, inteso non solo come sessualità ma come energia vitale, ha bisogno di spazio per respirare, per sentire di avere un futuro. Oggi, sente di avere ancora margine per desiderare qualcosa per sé, indipendentemente dalla coppia?
La sua è una relazione di lunga data, 26 anni. È naturale che il legame si trasformi, ma quando la trasformazione sembra diventare immobilità, può essere utile chiedersi: cosa vi tiene uniti oggi? Cosa c’è ancora di vivo tra voi, anche oltre il sesso? E cosa, invece, è venuto meno e non trova più spazio?
Ha anche menzionato la perimenopausa e gli sbalzi d’umore, che sono aspetti importanti e spesso poco riconosciuti nella loro portata. Questa fase della vita non è solo biologica, ma profondamente esistenziale: molte donne si trovano a rinegoziare il proprio ruolo, i propri desideri, e il rapporto con il corpo. Che posto ha, oggi, il suo corpo nella sua vita? Le parla? Lo ascolta?
Non esiste una risposta univoca alla domanda se mettere via il sesso o no. Ma forse il punto non è decidere cosa togliere, bensì comprendere meglio cosa oggi abbia senso per lei coltivare, come donna, come persona e, se lo desidera, anche come partner.
Spero queste riflessioni possano esserle utili.
Un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Utente
Grazie per la risposta. Non mi sono dilungata ma il mio disagio lo conosco e viene dalla mia adolescenza perché a 13 anni ho scoperto che il mio padre adottivo non era quello biologico e l'ho scoperto nel giorno in cui moriva da una persona vicina alla famiglia, da allora ho iniziato a sentirmi inadeguata e non meritevole d'amore avendo un rapporto conflittuale con mia madre, a 20 anni il tutto si trasformó in una brutta depressione con ansia e attacchi di panico curata con farmaci e psicoterapia, non sono mai riuscita a realizzarmi nel campo lavorativo perché mentre le mie coetanee facevano esperienze io entravo ed uscivo dall'ospedale, nonostante questo ho cercato lavoro e purtroppo ho trovato sempre fregature, oppure delusioni, quindi mi convincevo ancora di più di non essere abbastanza brava, solo dopo ho capito e compreso che non era colpa mia. In tutto questo mio marito che all'epoca era il mio ragazzo e convivevamo, mi è sempre stato vicino ma ovviamente non essendo di ferro ha iniziato a manifestare anche lui cedimenti. Ha un patologia da quando ha 20 anni e oltre quella ha subito la.perdita del.menisco ad un ginocchio per errore medico, poi i problemi alla schiena, il lavoro stressante, i problemi economici, nel 2018 ho preso un antibiotico mai preso che mi dato dalla dottoressa di famiglia con molta leggerezza, avevo già una sordità neurosensoriale di media entità e quel farmaco mi ha causato un grave danno permanente vestibolare, quindi in aggiunta a tutto ho iniziato a stare male, non entro nei particolari, ho da sempre problemi alla vista, invecchiando sto peggiorando, e quindi alla fine penso che sfido chiunque a rimanere 'sano di mente' e ad aver voglia di fare sesso. Purtroppo il danno farmacologico mi ha fatto venire gli acufeni, quando ho rapporti il sangue mi schizza al cervello e sto più male che bene, ecco un altro motivo per il quale ormai vedo il sesso come una cosa che non mi serve, seppur ricordo bene la sensazione di beatitudine e appagamento provvisorio, mi sforzo comunque e cerco delle soluzioni ma è dura e difficile dopo tante botte prese. Nonostante questo ho un buon rapporto con il mio corpo, cerco di prendermi cura di me stessa, mi piace vestire bene, non essere trasandata o sciatta, sono una bella donna a detta di chi mi conosce e mio marito non mi fa mai mancare i complimenti, non dimostro la mia età e questo è fonte di vanto e orgoglio, però il desiderio proprio mi è calato quindi mi sembra di aver già dato tutto e di più nella vita, sicuramente per le esperienze e ciò che ho vissuto, mi sento datata dentro, anche se so di valere molto e di avere tanti talenti, mi sento sfinita.
Cosa non meno importante è che sia io che mio marito siamo diventati vegani circa 10 anni fa e anche questo è fonte di tristezza, lui lavora nel campo alimentare e spesso vede gli animali maltrattati, io cerco di fare attivismo online o come posso e leggo e vedo notizie sempre più raccapriccianti sul maltrattamento animale, insomma ho perso gradualmente l'entusiasmo e penso che la razza umana abbia semplicemente fallito. La mia è semplice consapevolezza e fa molto molto male.
Cosa non meno importante è che sia io che mio marito siamo diventati vegani circa 10 anni fa e anche questo è fonte di tristezza, lui lavora nel campo alimentare e spesso vede gli animali maltrattati, io cerco di fare attivismo online o come posso e leggo e vedo notizie sempre più raccapriccianti sul maltrattamento animale, insomma ho perso gradualmente l'entusiasmo e penso che la razza umana abbia semplicemente fallito. La mia è semplice consapevolezza e fa molto molto male.
Gentile Utente,
le sue parole portano con sé il peso di una storia attraversata da molte ferite, ma anche da una sorprendente capacità di consapevolezza: è evidente che lei ha già fatto un importante lavoro su di sé, riconoscendo nessi profondi tra il passato e il presente.
Eppure, c’è qualcosa che colpisce con forza nel modo in cui descrive la sua esperienza: la sensazione di aver già dato tutto, come se l’energia vitale fosse stata consumata da troppi urti, da troppe ingiustizie. Lei si prende cura di sé, mantiene dignità, eleganza, sensibilità: non sono gesti piccoli. Sono atti di resistenza silenziosa, e raccontano di una donna che, nonostante tutto, non si è spenta. Cosa accadrebbe se quel senso di aver già dato potesse trasformarsi, poco alla volta, in un ho ancora qualcosa da ricevere ?
Anche la delusione profonda verso l’umanità ha un peso enorme. Ma mi chiedo: c’è ancora uno spazio, anche piccolo, dove qualcosa di buono possa accadere? Dove lei possa sentirsi accolta senza dover dimostrare nulla, senza dover combattere?
A volte, quando ci si sente datati dentro , non serve partire da grandi cambiamenti, ma da un ascolto rinnovato. Lei ha già fatto molta strada. Forse è il momento di concedersi un luogo dove poter riposare dentro quella storia, senza doverla sempre spiegare.
Un caro saluto
E.S.
le sue parole portano con sé il peso di una storia attraversata da molte ferite, ma anche da una sorprendente capacità di consapevolezza: è evidente che lei ha già fatto un importante lavoro su di sé, riconoscendo nessi profondi tra il passato e il presente.
Eppure, c’è qualcosa che colpisce con forza nel modo in cui descrive la sua esperienza: la sensazione di aver già dato tutto, come se l’energia vitale fosse stata consumata da troppi urti, da troppe ingiustizie. Lei si prende cura di sé, mantiene dignità, eleganza, sensibilità: non sono gesti piccoli. Sono atti di resistenza silenziosa, e raccontano di una donna che, nonostante tutto, non si è spenta. Cosa accadrebbe se quel senso di aver già dato potesse trasformarsi, poco alla volta, in un ho ancora qualcosa da ricevere ?
Anche la delusione profonda verso l’umanità ha un peso enorme. Ma mi chiedo: c’è ancora uno spazio, anche piccolo, dove qualcosa di buono possa accadere? Dove lei possa sentirsi accolta senza dover dimostrare nulla, senza dover combattere?
A volte, quando ci si sente datati dentro , non serve partire da grandi cambiamenti, ma da un ascolto rinnovato. Lei ha già fatto molta strada. Forse è il momento di concedersi un luogo dove poter riposare dentro quella storia, senza doverla sempre spiegare.
Un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 733 visite dal 28/05/2025.
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