Cosa dovrei fare per farmi rispettare come insegnante dai miei alunni?
Oggi è stato il mio ultimo giorno di "lezione" in una scuola professionale per parrucchieri, meccanici, etc.
dove ho insegnato da questo gennaio Lettere.
Come spesso mi è accaduto in questi mesi, sono uscita dalla classe in cui cui dovevo fare lezione delusa e scoraggiata: arrivata in classe mi è stato proposto di uscire in giardino (le aule si affacciano sul giardino), ho accettato ma non tutti erano d'accordo ad uscire.
Dopo varie insistenze da parte degli alunni, anche chi era rimasto in classe è uscito.
Dopo molta fatica sono riuscita a far sedere tutti nello stesso punto (ognuno voleva andare per conto suo) per ché volevo fare tutti insieme un gioco (taboo) che non gli è sembrato interessante.
Quindi ho deciso di rimanere con loro all'esterno a non fare nulla.
Sono rientrata in classe perché due studenti erano rientrati in classe per spostare i banchi (senza che ce ne fosse motivo) e una alunna ha pensato bene di mettere la sedia su cui era seduta all'esterno proprio davanti la porta per bloccarmi l'uscita.
Ho bussato affinché si spostasse, ma si è alzata solo quando ho spinto con forza la porta.
Le ho urlato che non era uno scherzo da fare (o qualcosa del genere) e che tutti sarebbero dovuti rientrare in classe.
Solo metà classe ha accettato di rientrare, gli altri nonostante sia stata molto decisa hanno rifiutato.
Ho inserito delle note disciplianari anche se so che è inutile (o i genitori se ne fregano o gli danno ragione).
Sono rimaste fuori tutta l'ora, non c'è stato modo di farle rientrare, ma non mi sembrava il caso di chiamare la direzione visto che era l'ultimo giorno di scuola.
Cosa avrei dovuto fare in questa situazione?
Dimrnticavo di specificare che si tratta di una classe difficile, come tutte le classi di questa scuola.
Questa in particolare è più anarchica delle altre: anche negli altri giorni molti escono ed entrano senza autorizzazione dalla classe, si rifiutano di svolgere i compiti, bestemmiano, non ascoltano minimamente le spiegazioni, non portano neanche una penna e un quaderno.
Nei mesi ho inserito note, ho chiamato le famiglie, ho informato la direzione, ho richiesto sospensioni che solo in pochi casi sono state comminate.
Nonostante tutto, temo che allo scrutinio le insufficienze si trasformeranno in 6 per questioni economiche: se si boccia si ricevono meno fondi e la classe è già poco numerosa di suo perché ci sono già sei bocciati per le assenze.
Questa classe sicuramente è un caso limite, ma mi è sembrato che anche nelle passate esperienze in scuole "normali" fosse veramente un'impresa ottenere il silenzio ed essere ascoltata quando dovevo spiegare.
Cosa dovrei fare per essere più autorevole?
dove ho insegnato da questo gennaio Lettere.
Come spesso mi è accaduto in questi mesi, sono uscita dalla classe in cui cui dovevo fare lezione delusa e scoraggiata: arrivata in classe mi è stato proposto di uscire in giardino (le aule si affacciano sul giardino), ho accettato ma non tutti erano d'accordo ad uscire.
Dopo varie insistenze da parte degli alunni, anche chi era rimasto in classe è uscito.
Dopo molta fatica sono riuscita a far sedere tutti nello stesso punto (ognuno voleva andare per conto suo) per ché volevo fare tutti insieme un gioco (taboo) che non gli è sembrato interessante.
Quindi ho deciso di rimanere con loro all'esterno a non fare nulla.
Sono rientrata in classe perché due studenti erano rientrati in classe per spostare i banchi (senza che ce ne fosse motivo) e una alunna ha pensato bene di mettere la sedia su cui era seduta all'esterno proprio davanti la porta per bloccarmi l'uscita.
Ho bussato affinché si spostasse, ma si è alzata solo quando ho spinto con forza la porta.
Le ho urlato che non era uno scherzo da fare (o qualcosa del genere) e che tutti sarebbero dovuti rientrare in classe.
Solo metà classe ha accettato di rientrare, gli altri nonostante sia stata molto decisa hanno rifiutato.
Ho inserito delle note disciplianari anche se so che è inutile (o i genitori se ne fregano o gli danno ragione).
Sono rimaste fuori tutta l'ora, non c'è stato modo di farle rientrare, ma non mi sembrava il caso di chiamare la direzione visto che era l'ultimo giorno di scuola.
Cosa avrei dovuto fare in questa situazione?
Dimrnticavo di specificare che si tratta di una classe difficile, come tutte le classi di questa scuola.
Questa in particolare è più anarchica delle altre: anche negli altri giorni molti escono ed entrano senza autorizzazione dalla classe, si rifiutano di svolgere i compiti, bestemmiano, non ascoltano minimamente le spiegazioni, non portano neanche una penna e un quaderno.
Nei mesi ho inserito note, ho chiamato le famiglie, ho informato la direzione, ho richiesto sospensioni che solo in pochi casi sono state comminate.
Nonostante tutto, temo che allo scrutinio le insufficienze si trasformeranno in 6 per questioni economiche: se si boccia si ricevono meno fondi e la classe è già poco numerosa di suo perché ci sono già sei bocciati per le assenze.
Questa classe sicuramente è un caso limite, ma mi è sembrato che anche nelle passate esperienze in scuole "normali" fosse veramente un'impresa ottenere il silenzio ed essere ascoltata quando dovevo spiegare.
Cosa dovrei fare per essere più autorevole?
Gentile paziente,
La situazione che descrive è complessa e comprensibilmente frustrante. Da come racconta, ha messo in atto strategie educative corrette, ma in contesti così critici, senza un supporto istituzionale adeguato, è difficile ottenere risultati significativi.
L’autorevolezza si costruisce anche attraverso un lavoro su di sé: in quest’ottica, percorsi individuali, (tramite ipnosi o anche agopuntura...), possono aiutare a gestire lo stress, rafforzare la centratura emotiva e migliorare di conseguenza, la presenza in classe.
Non si tratta di cambiare sé stessi per adattarsi, ma di potenziare risorse interne per affrontare con maggiore efficacia situazioni limite come quella da lei descritta.
La situazione che descrive è complessa e comprensibilmente frustrante. Da come racconta, ha messo in atto strategie educative corrette, ma in contesti così critici, senza un supporto istituzionale adeguato, è difficile ottenere risultati significativi.
L’autorevolezza si costruisce anche attraverso un lavoro su di sé: in quest’ottica, percorsi individuali, (tramite ipnosi o anche agopuntura...), possono aiutare a gestire lo stress, rafforzare la centratura emotiva e migliorare di conseguenza, la presenza in classe.
Non si tratta di cambiare sé stessi per adattarsi, ma di potenziare risorse interne per affrontare con maggiore efficacia situazioni limite come quella da lei descritta.
Dott. Salvatore Valenti
Medico Odontoiatra, Psicologo - Agopuntura e Ipnosi
Prof. a c. Università di Roma - Whatsapp 3470021365
Buongiorno,
certamente il contesto in cui ha insegnato è di quelli che mettono a dura prova, perché gli studenti arrivano per lo più da esperienze scolastiche frustranti e demotivanti (spesso sono studenti con disturbi di apprendimento). In più essere insegnate a tempo determinato limita fortemente uno degli elementi che più ha forza nel contesto educativo: la creazione di una relazione (in termini psicologici, cioè conoscersi a vicenda, capirsi, avere fiducia e sentire di ricevere fiducia).
L'autorevolezza la si conquista, con la sicurezza di chi si è e di cosa si sta facendo.
Il mio consiglio, quindi è di confrontarsi con chi ha più esperienza di lei sia in ambito didattico (sul come insegnare) sia in ambito psicologico (come costruire un clima di classe e le interazioni con gli alunni). Potrebbe rivolgersi ai suoi colleghi più esperti o a figure di coordinamento all'interno della struttura - che ne conoscono meglio criticità e punti di forza.
Potrebbe anche cercare della formazione specifica e/o una supervisione con una/o psicologa/o scolastica/o, che la aiuti a comprendere meglio situazioni come quella descritta.
Nell'episodio che riporta, per esempio, un punto critico è che ha lasciato le redini della sua ora ad un gruppo di studenti nel momento in cui ha accettato di uscire in giardino senza un'intenzionalità didattica: infatti si è trasformata in un'ora di ricreazione in cui ognuno faceva ciò che voleva. In più ha deposto il suo ruolo di leader delegando gli studenti a convincere quelli che non volevano uscire: perché poi avrebbero dovuto ridarle il comando?
Il suo è un mestiere molto più complesso del solo trasmettere contenuti. L'esperienza fa molto, ma anche la formazione continua.
Le auguro una buona estate di riposo e di ricerca di strumenti da mettere nella sua cassetta degli attrezzi e un buon lavoro per il prossimo anno scolastico.
certamente il contesto in cui ha insegnato è di quelli che mettono a dura prova, perché gli studenti arrivano per lo più da esperienze scolastiche frustranti e demotivanti (spesso sono studenti con disturbi di apprendimento). In più essere insegnate a tempo determinato limita fortemente uno degli elementi che più ha forza nel contesto educativo: la creazione di una relazione (in termini psicologici, cioè conoscersi a vicenda, capirsi, avere fiducia e sentire di ricevere fiducia).
L'autorevolezza la si conquista, con la sicurezza di chi si è e di cosa si sta facendo.
Il mio consiglio, quindi è di confrontarsi con chi ha più esperienza di lei sia in ambito didattico (sul come insegnare) sia in ambito psicologico (come costruire un clima di classe e le interazioni con gli alunni). Potrebbe rivolgersi ai suoi colleghi più esperti o a figure di coordinamento all'interno della struttura - che ne conoscono meglio criticità e punti di forza.
Potrebbe anche cercare della formazione specifica e/o una supervisione con una/o psicologa/o scolastica/o, che la aiuti a comprendere meglio situazioni come quella descritta.
Nell'episodio che riporta, per esempio, un punto critico è che ha lasciato le redini della sua ora ad un gruppo di studenti nel momento in cui ha accettato di uscire in giardino senza un'intenzionalità didattica: infatti si è trasformata in un'ora di ricreazione in cui ognuno faceva ciò che voleva. In più ha deposto il suo ruolo di leader delegando gli studenti a convincere quelli che non volevano uscire: perché poi avrebbero dovuto ridarle il comando?
Il suo è un mestiere molto più complesso del solo trasmettere contenuti. L'esperienza fa molto, ma anche la formazione continua.
Le auguro una buona estate di riposo e di ricerca di strumenti da mettere nella sua cassetta degli attrezzi e un buon lavoro per il prossimo anno scolastico.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
Utente
La ringrazio molto della risposta.
La persona che non voleva uscire ha un disturbo della condotta certificato. Avevo già io provato a convincerla ad uscire senza risultati. Ho pensato (male?) che avrebbe magari ascoltato i suoi compagni. Che cosa avrei dovuto invece fare? Dire subito a tutti che non saremmo usciti a causa sua e quindi "litigare" con il resto della classe e quindi rinunciare a quella che sarebbe potuta essere un'attività divertente? Qualsiasi sciocchezza si trasforma in un'impresa.
In realtà c'era una finalità didattica: imparare a giocare insieme e, non ultimo, conservare un bel ricordo dell'ultimo giorno di scuola... Volendo avremmo anche potuto sederci tutti insieme in cerchio e chiacchierare sull'anno scolastico appena concluso, senza fare nulla di strettamente didattico. La cosa però con individui del genere sarebbe stata impossibile, almeno con me.
Non credo sinceramente che mi confronterò con i colleghi sulla gestione della classe, almeno non in questo contesto. Si parlano alle spalle proprio riguardo a queste problematiche e con la direttrice fanno vedere che va sempre tutto bene, si lamentano raramente del comportamento e arrivano a coprire le mancanze degli studenti per uscire sempre puliti agli occhi dei superiori (ad esempio se entra in classe la direttrice e alcuni studenti sono all'esterno, gli insegnanti li avvertono del suo arrivo facendo segno di andarsene per evitare che la direttrice li veda all'esterno). Chiedo loro il minimo indispensabile senza mai sbilancirami troppo.
La persona che non voleva uscire ha un disturbo della condotta certificato. Avevo già io provato a convincerla ad uscire senza risultati. Ho pensato (male?) che avrebbe magari ascoltato i suoi compagni. Che cosa avrei dovuto invece fare? Dire subito a tutti che non saremmo usciti a causa sua e quindi "litigare" con il resto della classe e quindi rinunciare a quella che sarebbe potuta essere un'attività divertente? Qualsiasi sciocchezza si trasforma in un'impresa.
In realtà c'era una finalità didattica: imparare a giocare insieme e, non ultimo, conservare un bel ricordo dell'ultimo giorno di scuola... Volendo avremmo anche potuto sederci tutti insieme in cerchio e chiacchierare sull'anno scolastico appena concluso, senza fare nulla di strettamente didattico. La cosa però con individui del genere sarebbe stata impossibile, almeno con me.
Non credo sinceramente che mi confronterò con i colleghi sulla gestione della classe, almeno non in questo contesto. Si parlano alle spalle proprio riguardo a queste problematiche e con la direttrice fanno vedere che va sempre tutto bene, si lamentano raramente del comportamento e arrivano a coprire le mancanze degli studenti per uscire sempre puliti agli occhi dei superiori (ad esempio se entra in classe la direttrice e alcuni studenti sono all'esterno, gli insegnanti li avvertono del suo arrivo facendo segno di andarsene per evitare che la direttrice li veda all'esterno). Chiedo loro il minimo indispensabile senza mai sbilancirami troppo.
"In realtà c'era una finalità didattica: imparare a giocare insieme e, non ultimo, conservare un bel ricordo dell'ultimo giorno di scuola"
Quindi lei è entrata in classe e ha detto ai suoi alunni che aveva deciso per quell'ora di uscire tutti insieme in giardino, per fare un'attività di socializzazione e cooperazione che aveva pensato e predisposto per loro, tenendo conto delle caratteristiche di tutti, anche gli/le alunni/e certificati/e, in modo che fosse un'attività divertente (è un obiettivo didattico? e, cos'è divertente per tutti?).
E loro hanno mandato tutto a ramengo?
Guardi, sbagliare non è biasimevole, se dagli errori si cerca un apprendimento. Immagino che come insegnante lo sappia spiegare meglio di me.
Quindi le suggerisco di provare a trasformare quest'esperienza in un'occasione per individuare domande di formazione a cui cercare risposta.
Per esempio: in certi contesti c'è bisogno di un ambiente maggiormente strutturato e organizzato?
Un disturbo della condotta è un Disturbo? Come posso entrare in contatto con la persona che ha questo tipo di disturbo? Come posso stare in una classe "anarchica"? ...
Quindi lei è entrata in classe e ha detto ai suoi alunni che aveva deciso per quell'ora di uscire tutti insieme in giardino, per fare un'attività di socializzazione e cooperazione che aveva pensato e predisposto per loro, tenendo conto delle caratteristiche di tutti, anche gli/le alunni/e certificati/e, in modo che fosse un'attività divertente (è un obiettivo didattico? e, cos'è divertente per tutti?).
E loro hanno mandato tutto a ramengo?
Guardi, sbagliare non è biasimevole, se dagli errori si cerca un apprendimento. Immagino che come insegnante lo sappia spiegare meglio di me.
Quindi le suggerisco di provare a trasformare quest'esperienza in un'occasione per individuare domande di formazione a cui cercare risposta.
Per esempio: in certi contesti c'è bisogno di un ambiente maggiormente strutturato e organizzato?
Un disturbo della condotta è un Disturbo? Come posso entrare in contatto con la persona che ha questo tipo di disturbo? Come posso stare in una classe "anarchica"? ...
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
👍🏻La Dr.ssa Potenza concorda con la risposta.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 707 visite dal 09/06/2025.
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