Psicoterapia totalmente inutile

Salve, volevo interrompere il mio cammino psicoterapeutico perché non mi è stato di alcuna utilità.

A quasi 50 anni non ho costruito nulla nella vita, ho cominciato ad andare per psicologi provando tutti gli orientamenti più accreditati: psicoanalisi freudiana e junghiana, Cbt, terapia sistemico-relazionale, terapia breve strategica.
Nessun miglioramento, in una storia di farmaci dati con professionalità eufemisticamente discutibile che mi hanno rilasciato strascichi cognitivi ormai verosimilmente irreversibili.

Mi resta la rabbia, la sensazione di non essere stato visto ed ascoltato, e questa è solo la ripetizione di ciò che mi era successo con le figure di riferimento genitoriali.

Gli unici lievi giovamenti li traevo dall'analisi, venivano fuori delle narrazioni che risuonavano in me.
Ma economicamente è la più tragica fra le psicoterapie.
Avevo sempre il conto in rosso.

Mi sono trovato malissimo con la cbt: utilizza la razionalità come risorsa laddove la razionalità pura è proprio il problema.
Inoltre nell'esperienza che ho avuto io svilisce l'uomo ad animale pavloviano.

La strategica breve ho avuto un'esperienza talmente negativa con una specie di giullare che ora fa l'influencer che non me la sento di valutarla fra le psicoterapie.
Voi stessi dovrrste metyerr dei paletti.

Poi ho avuto terapeuti centrati su se stessi, altri giudicanti (pensai perfino a una denuncia).
Altri ancora si atteggiavano a fare i guru orientali, i sensei, ma senza saio, senza kimono, che qualsiasi persona di buon senso sa essere il 90% dell'effetto.

Adesso torno qui, fra le mie ossessioni di contaminazione, con un senso estetico da guardare i culi in corso italia e una moralità inesistente.

Vi chiedo di dirmi se ho avuto sfortuna, se sono un caso difficile...
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Buongiorno,

Il suo racconto attraversa anni di ricerca, di tentativi, di spese economiche e di energie psichiche investite in un percorso di cura che, per come lo racconta, non l’ha mai davvero raggiunta nel suo nucleo più vivo e vulnerabile: il bisogno di essere visto, ascoltato, accolto.

Non è raro purtroppo che chi ha una storia complessa alle spalle, magari fatta di trascuratezza emotiva, svalutazione o mancanza di riconoscimento da parte delle figure primarie, riviva lo stesso schema anche nella relazione terapeutica. Ed è proprio per questo che quella relazione dovrebbe essere diversa da tutte le altre. Quando non lo è, il danno rischia di amplificare il dolore che c’era già.

Lei ha attraversato più orientamenti, più stili, più terapeuti. Forse questo è il sintomo più evidente non di una sua inadeguatezza, ma del fatto che ancora non ha incontrato un contesto terapeutico che sapesse ascoltarla davvero.

Non so dirle se è stato solo un caso di sfortuna, se è un caso difficile (non amo questa espressione), ma è chiaro che ha un pensiero critico profondo, un’intelligenza affilata e un'urgenza di senso che non può essere trattata con tecniche o protocolli standardizzati.
Forse è proprio questo che serve oggi: non un metodo, ma una relazione umana vera.

Intanto, grazie per aver scritto.
Anche la rabbia, in fondo, è una forma di resistenza alla resa.

Un caro saluto,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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