Doc che ritorna
Buongiorno,
vi scrivo ancora su un tema che non riesco a risolvere.
Ho un disturbo ossessivo compulsivo attinente alla mia sessualità, nel senso che mi viene il terrore di essere gay, nonostante sia fidanzato felicemente da anni con una ragazza.
Il doc me lo ha diagnosticato la mia psichiatra e psicoterapeuta, che dice che più che doc omosessuale è doc relazionale.
L'ho avuto per un po' e mi ha causato episodi depressivi.
Grazie alla fluoxetina e alla psicoterapia, ho superato molto bene, ma da qualche mese a volte mi torna, sempre a causa di trigger come video pornografici (tra l'altro eterosessuali, nei quali a volte mi concentro sulla donna e a volte sull'uomo).
Quando ho queste crisi tendenzialmente metto in dubbio tutto, mi guardo intorno guardando ragazzi e ragazze cercando conferme (e non trovandole).
Mi rendo conto che ora sono più in grado di gestire queste crisi, ma comunque non ne posso più, rovinano momenti belli della mia vita.
Ho provato a suggerire alla mia psichiatra che forse dovrei riprenderea cura farmacologica, ma, nonostante confermi la diagnosi, non è d'accordo: la considero una professionista molto brava, quindi mi fido.
Voi cosa ne dite?
È normale tutto ciò?
Grazie mille
vi scrivo ancora su un tema che non riesco a risolvere.
Ho un disturbo ossessivo compulsivo attinente alla mia sessualità, nel senso che mi viene il terrore di essere gay, nonostante sia fidanzato felicemente da anni con una ragazza.
Il doc me lo ha diagnosticato la mia psichiatra e psicoterapeuta, che dice che più che doc omosessuale è doc relazionale.
L'ho avuto per un po' e mi ha causato episodi depressivi.
Grazie alla fluoxetina e alla psicoterapia, ho superato molto bene, ma da qualche mese a volte mi torna, sempre a causa di trigger come video pornografici (tra l'altro eterosessuali, nei quali a volte mi concentro sulla donna e a volte sull'uomo).
Quando ho queste crisi tendenzialmente metto in dubbio tutto, mi guardo intorno guardando ragazzi e ragazze cercando conferme (e non trovandole).
Mi rendo conto che ora sono più in grado di gestire queste crisi, ma comunque non ne posso più, rovinano momenti belli della mia vita.
Ho provato a suggerire alla mia psichiatra che forse dovrei riprenderea cura farmacologica, ma, nonostante confermi la diagnosi, non è d'accordo: la considero una professionista molto brava, quindi mi fido.
Voi cosa ne dite?
È normale tutto ciò?
Grazie mille
Buongiorno,
quello che descrive rientra in un quadro noto di disturbo ossessivo compulsivo a tema relazionale o sessuale. Non è raro che i pensieri ossessivi si concentrino sull’orientamento o sul rapporto di coppia, generando dubbi continui e spinte a controllare se stessi o gli altri, con grande ansia e senso di incertezza. Il fatto che oggi lei riconosca meglio questi meccanismi e riesca a gestirli con maggiore consapevolezza è un segnale molto positivo e testimonia l’efficacia del lavoro già svolto in terapia.
Nel DOC è frequente che vi siano periodi di relativa stabilità alternati a fasi di riacutizzazione, spesso legate a stimoli specifici. Questo non significa che la terapia non stia funzionando, ma che il disturbo ha una sua ciclicità naturale. Per quanto riguarda la questione farmacologica, solo la sua psichiatra può valutare se sia opportuno o meno riprendere un trattamento: talvolta, se i sintomi risultano gestibili e non invalidanti come in passato, può essere indicato continuare a lavorare con la sola psicoterapia.
L’aspetto più importante è che lei continui a portare in seduta queste preoccupazioni senza tenere nulla per sé. Avere uno spazio sicuro in cui parlarne apertamente è già parte del processo terapeutico e rappresenta uno strumento fondamentale per non sentirsi sopraffatto dai dubbi.
Resto a disposizione,
quello che descrive rientra in un quadro noto di disturbo ossessivo compulsivo a tema relazionale o sessuale. Non è raro che i pensieri ossessivi si concentrino sull’orientamento o sul rapporto di coppia, generando dubbi continui e spinte a controllare se stessi o gli altri, con grande ansia e senso di incertezza. Il fatto che oggi lei riconosca meglio questi meccanismi e riesca a gestirli con maggiore consapevolezza è un segnale molto positivo e testimonia l’efficacia del lavoro già svolto in terapia.
Nel DOC è frequente che vi siano periodi di relativa stabilità alternati a fasi di riacutizzazione, spesso legate a stimoli specifici. Questo non significa che la terapia non stia funzionando, ma che il disturbo ha una sua ciclicità naturale. Per quanto riguarda la questione farmacologica, solo la sua psichiatra può valutare se sia opportuno o meno riprendere un trattamento: talvolta, se i sintomi risultano gestibili e non invalidanti come in passato, può essere indicato continuare a lavorare con la sola psicoterapia.
L’aspetto più importante è che lei continui a portare in seduta queste preoccupazioni senza tenere nulla per sé. Avere uno spazio sicuro in cui parlarne apertamente è già parte del processo terapeutico e rappresenta uno strumento fondamentale per non sentirsi sopraffatto dai dubbi.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Grazie mille dottoressa
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 308 visite dal 18/08/2025.
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