Differenze di libido: come affrontare?

La relazione perdura da circa un anno.
Fin'ora il sesso è sempre stato sporadico, all'incirca una volta al mese, anche nella prima fase, e sempre dietro mia richiesta.
La mia partner (24 anni) non ha mai esplicitato di sua sponte il desiderio di farlo.
Abbiamo provato a parlarne e semplicemente lei dice di non essere interessata, di non avere desiderio, per quanto le faccia piacere farlo quando glielo chiedo, e raggiunga l'orgasmo.
Sostiene inoltre di non masturbarsi, di non averne il desiderio.
Io ho sempre cercato di non metterle pressione, cercando il più possibile, quando ne abbiamo parlato, di normalizzare la cosa (ma in effetti non so se si possa parlare di normalità in questo, cos'è una libido normale?
il mio piccolo campione di relazioni precedenti, o di racconti di amici, mi aveva dato un'idea di normalità dalla quale lei si discosta parecchio, ma oltre a questo?) .

Il punto centrale è che a me dispiace, io una libido di gran lunga maggiore, e ogni volta che glielo chiedo ho l'impressione che lei "si conceda", non controvoglia, più come un genitore che si presta a giocare a braccio di ferro con suo figlio, consapevole che sarà felice di vedere il figlio contento, ma che in fondo avrebbe preferito continuare a leggere il giornale.

Cosa potrei fare?
si può parlare di problema se non è percepito come tale dall'individuo?
e se questo problema coinvolge una coppia?

Aggiungo in calce la mia unica ipotesi esplicativa a riguardo: lei è una ragazza sportiva, in salute, non assume farmaci, astemia, non fuma, con numerose passioni, ha ricevuto una formazione religiosa, la sua famiglia è ortodossa, per quanto sostenga che non si senta in colpa nel fare sesso, quest'ultima è la mia unica ipotesi.
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Buongiorno,
Quello che descrivi è un disallineamento del desiderio tra te le tua partner, una differenza che diventa marcata quando uno dei due si sente insoddisfatto e l’altro percepisce la situazione come neutra o positiva. Mi chiedo: come vive lei questa distanza nel desiderio? Ha espresso qualche disagio, frustrazione o sensazione di obbligo, anche indiretta? E tu, quando ti accorgi che il sesso è sempre su tua richiesta, che emozioni vivi? Rabbia, tristezza, senso di rifiuto..?
Mi viene anche da chiedermi se la tua idea di normalità (che nasce dal confronto con altre esperienze) sia funzionale a voi come coppia. II focus potrebbe essere in questo senso non quello di uniformare il desiderio ma negoziare un’intimità che soddisfi entrambi senza che uno si senta costretto. Se il disagio persiste, un percorso di coppia potrebbe aiutare, non per aumentare il desiderio ma per esplorare le dinamiche emotive e corporee, capire le differenze e trovare strategie concrete per vivere una relazione più equilibrata.
Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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Buongiorno, ti ringrazio molto per la risposta. Provo a risponderti (passo al tu perché nel seguito mi riferirò a lei riferendomi alla mia partner).
Da quello che lei mi dice e che penso, penso che viva questa differenza abbastanza serenamente, ho prestato attenzione affinché lei non si sentisse in obbligo e penso di esserci riuscito. Le chiedo di farlo raramente, non insisto nel caso in cui non voglia. Detto ciò molto spesso non si sottrae, semplicemente lo fa come io accetto di andare a nuotare con lei anche se non è il mio sport preferito, lo faccio per lei, ma di certo se fosse per me non andrei mai a nuotare. Io non vivo né rabbia né senso del rifiuto, mi sento poco desiderato. A questo si affianca una leggera frustrazione, come se mi venisse negato qualcosa di bello e gratuito (non mi viene davvero negato del tutto, come ho detto). Penso inoltre sia un po' colpa mia, come se fosse anche responsabilità mia la sua libido, e al tempo stesso mi dico che lei non pratica nemmeno la masturbazione.
Insomma mi trovo da una parte a desiderare che lei abbia una libido più alta e dall'altra a non volerle mettere pressione.
Sostieni che è normale che una ragazza di 24 anni non provi desiderio sessuale? Se così fosse come si può quindi negoziare un’intimità che soddisfi entrambi senza che uno si senta costretto?
Ti ringrazio
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Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Il punto che sollevi è importante: non si può parlare di normalità del desiderio in termini assoluti, ma di "variabilità". La libido non è un tratto fisso, ma è influenzata da fattori biologici, relazionali, emotivi, educativi e di contesto. Ci sono persone che vivono una sessualità più silenziosa senza percepirlo come un limite; in altri casi, un basso desiderio può essere l’espressione di un blocco, di un conflitto interiore o di un condizionamento culturale, come l’educazione religiosa o la difficoltà ad integrare piacere e affettività. Nel vostro caso, mi sembra che entrambi abbiate costruito una gestione rispettosa del disallineamento, ma rimane aperto il tema del tuo vissuto. Sentirsi poco desiderato, anche senza rifiuto esplicito, può toccare aspetti identitari.
Può essere utile spostare l’attenzione dal quanto spesso al come possiamo vivere l’intimità in modo reciproco . A volte la sessualità può riaccendersi lavorando su aspetti non direttamente erotici come la tenerezza, la curiosità, la comunicazione corporea, la sicurezza nel mostrarsi e così via.
Se lei vive con serenità il proprio basso desiderio e tu, invece, senti che questa distanza genera frustrazione o insicurezza, uno spazio di consulenza di coppia o sessuologica potrebbe aiutarvi a esplorare insieme significati, bisogni e modalità nuove per sentirvi entrambi coinvolti, senza che il sesso diventi un dovere o una rinuncia.
Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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Ti ringrazio per avermi chiarito questo punto, che è il motivo principale che mi ha spinto a scrivere. Per quanto riguarda invece un percorso di consulenza, come potrebbe strutturarsi? Cosa si fa nel concreto in un percorso psicologico? Puoi farmi un esempio anche banale?
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Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
È difficile rispondere in modo univoco perché ogni professionista utilizza un approccio diverso, quindi rispondo per quanto riguarda il mio modo di lavorare e il mio orientamento teorico.
Un percorso di psicologico o sessuologico si struttura sempre in modo personalizzato, ma in generale si inizia da alcuni colloqui conoscitivi e di valutazione per comprendere la storia personale, la relazione di coppia, la comunicazione e il modo in cui ciascuno vive il proprio desiderio e la propria intimità. Non si tratta di curare o guarire un partner ma di capire insieme cosa accade: che significato ha la sessualità, quali emozioni o pensieri la accompagnano, e come questa dinamica si intreccia con la relazione affettiva.
Per farti un esempio concreto, in una consulenza psico-sessuologica di coppia si può lavorare su come esprimere desiderio e rifiuto senza ferire l’altro, su come mantenere il contatto corporeo e la curiosità reciproca, o su come ridurre la pressione da prestazione che spesso inibisce la spontaneità.
In altri casi si lavora individualmente per esplorare la propria relazione con il corpo, il piacere o eventuali influenze educative e culturali. L’obiettivo anche in questo caso, rifacendomi alla tua domanda, non è quello di aumentare il desiderio in modo meccanico (cosa che comunque non solo non funzionerebbe, ma non avrebbe senso!) ma ritrovare un’intimità più libera, autentica e condivisa, che rispecchi entrambi.
Spero di aver risposto alla domanda!
Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
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