È normale soffrire dopo aver lasciato?
Buongiorno agli psicologi del sito.
Sono reduce da un amore finito dopo 1 anno e mezzo di fidanzamento.
Sono stato io colui che ha lasciato poiché, l’amore che c’era inizialmente, si è trasformato in affetto.
Negli ultimi tempi erano venuti sempre meno la sessualità e lo stimolo di vederla.
Però mi sto accorgendo che con il passare dei giorni, nonostante sia stato io che ho deciso di chiudere, provo dolore e sofferenza poiché lei mi manca! I momenti belli che abbiamo condiviso insieme, i progetti che avevamo.
È normale soffrire dopo aver lasciato?
Grazie in anticipo.
Sono reduce da un amore finito dopo 1 anno e mezzo di fidanzamento.
Sono stato io colui che ha lasciato poiché, l’amore che c’era inizialmente, si è trasformato in affetto.
Negli ultimi tempi erano venuti sempre meno la sessualità e lo stimolo di vederla.
Però mi sto accorgendo che con il passare dei giorni, nonostante sia stato io che ho deciso di chiudere, provo dolore e sofferenza poiché lei mi manca! I momenti belli che abbiamo condiviso insieme, i progetti che avevamo.
È normale soffrire dopo aver lasciato?
Grazie in anticipo.
Gentile utente,
interrompere una consuetudine è sempre sgradevole, e anche doloroso se si tratta di un rapporto affettivo.
Nella coppia, chi lascia è quello che ha tollerato di meno una situazione divenuta scomoda e spesso ha già altre prospettive: un nuovo amore oppure condizioni di vita diverse, impossibili da realizzare col partner.
Questo nel caso di persone idealmente "sane", che non soffrano di doc relazionali (l'affannosa ricerca di conferme sul proprio e sull'altrui stato sentimentale), e soprattutto persone che abbiano iniziato la relazione con un sincero impegno e abbiano cercato di costruire davvero il rapporto col partner.
Oggi c'è una sorta di moda nel costruire relazioni a tutti i costi, anche se non lo si desidera, anche se non si è innamorati e non si vogliono attuare progetti con quella determinata persona. Diciamo che si tratta di relazioni vissute come "beni di consumo", come la casa, i vestiti, l'automobile. Queste relazioni hanno inizio perché se tutti ne hanno, non si vuole essere gli unici che ne sono privi.
Facendo questo si ignora la forza dei sentimenti messi in gioco in sé e nell'altro e non si fa alcuno sforzo per costruire: la relazione c'è finché ci dà il gusto della scoperta, della novità, e poi si butta via... come un paio di scarpe non più alla moda.
Che dirle del suo caso? Noi non la conosciamo. Sappiamo dai precedenti consulti dei suoi disturbi, anche nella sfera dell'umore. Da qui non possiamo sapere se ha iniziato una relazione non adatta a lei per cercare la carica di ossitocina dell'innamoramento, oppure se ha buttato via una relazione valida perché è sopravvenuto un periodo depressivo, o quale altro elemento ha determinato la sua decisione.
Lei scrive: "l’amore che c’era inizialmente, si è trasformato in affetto".
Come più volte abbiamo scritto, si volatilizza solo l'amore che non c'è mai stato, oppure quello colpito a martellate da comportamenti distruttivi. L'amore "sano" si rinsalda, grazie ai processi di attaccamento.
Lei aggiunge: "Negli ultimi tempi erano venuti sempre meno la sessualità e lo stimolo di vederla".
In un anno e mezzo?
Ma un'attrazione forte c'è stata mai davvero?
C'era nella vostra relazione quel necessario grado di libertà che rendesse desiderabili, e non routinari e opprimenti i vostri incontri?
Infine, lei è certo che la sua perdita d'interesse e l'attuale stato di sofferenza non siano entrambi da ascrivere ad un suo momento depressivo?
Ci faccia conoscere le sue riflessioni e cercheremo di aiutarla al meglio.
interrompere una consuetudine è sempre sgradevole, e anche doloroso se si tratta di un rapporto affettivo.
Nella coppia, chi lascia è quello che ha tollerato di meno una situazione divenuta scomoda e spesso ha già altre prospettive: un nuovo amore oppure condizioni di vita diverse, impossibili da realizzare col partner.
Questo nel caso di persone idealmente "sane", che non soffrano di doc relazionali (l'affannosa ricerca di conferme sul proprio e sull'altrui stato sentimentale), e soprattutto persone che abbiano iniziato la relazione con un sincero impegno e abbiano cercato di costruire davvero il rapporto col partner.
Oggi c'è una sorta di moda nel costruire relazioni a tutti i costi, anche se non lo si desidera, anche se non si è innamorati e non si vogliono attuare progetti con quella determinata persona. Diciamo che si tratta di relazioni vissute come "beni di consumo", come la casa, i vestiti, l'automobile. Queste relazioni hanno inizio perché se tutti ne hanno, non si vuole essere gli unici che ne sono privi.
Facendo questo si ignora la forza dei sentimenti messi in gioco in sé e nell'altro e non si fa alcuno sforzo per costruire: la relazione c'è finché ci dà il gusto della scoperta, della novità, e poi si butta via... come un paio di scarpe non più alla moda.
Che dirle del suo caso? Noi non la conosciamo. Sappiamo dai precedenti consulti dei suoi disturbi, anche nella sfera dell'umore. Da qui non possiamo sapere se ha iniziato una relazione non adatta a lei per cercare la carica di ossitocina dell'innamoramento, oppure se ha buttato via una relazione valida perché è sopravvenuto un periodo depressivo, o quale altro elemento ha determinato la sua decisione.
Lei scrive: "l’amore che c’era inizialmente, si è trasformato in affetto".
Come più volte abbiamo scritto, si volatilizza solo l'amore che non c'è mai stato, oppure quello colpito a martellate da comportamenti distruttivi. L'amore "sano" si rinsalda, grazie ai processi di attaccamento.
Lei aggiunge: "Negli ultimi tempi erano venuti sempre meno la sessualità e lo stimolo di vederla".
In un anno e mezzo?
Ma un'attrazione forte c'è stata mai davvero?
C'era nella vostra relazione quel necessario grado di libertà che rendesse desiderabili, e non routinari e opprimenti i vostri incontri?
Infine, lei è certo che la sua perdita d'interesse e l'attuale stato di sofferenza non siano entrambi da ascrivere ad un suo momento depressivo?
Ci faccia conoscere le sue riflessioni e cercheremo di aiutarla al meglio.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Ringrazio la dottoressa Potenza per la disponibilità e per la gentile risposta. In realtà, dottoressa, lei ha centrato appieno il problema! Si volatilizza soltanto l’amore che non c’è mai stato . A distanza di tempo ho iniziato a guardare dentro di me, con nitidezza, le cose come sono. Il mio era soltanto un grande affetto! Il quale però, ho confuso ingenuamente con amore. La sessualità non è mai stata soddisfacente poiché non c’era stata mai (per lo meno da parte mia) una proprio così grande attrazione fisica. Non le nascondo però che, nonostante tutto ciò, provo una forte nostalgia rivedendo le nostre foto insieme e ricordando il bel tempo che fu! Soprattutto adesso che arriva il periodo natalizio! Dal punto di vista affettivo, lei mi manca molto! Però stare con una persona soltanto perché si è affezionati, vuol dire non essere rispettosi verso se stessi e verso gli altri! E me ne rendo conto
Gentile utente,
le sue sono riflessioni sagge, rispettose di sé e dell'altra persona.
Il rimpianto di un periodo che è stato sereno, spensierato e pieno di novità positive, quelle che una relazione di coppia all'inizio porta con sé, è perfettamente naturale, anche se quella relazione non si accompagnava all'amore che travolge e nemmeno a quello che ci fa desiderare di costruire con l'altra la nostra vita.
Allo stesso modo capita di ricordare con nostalgica dolcezza una vacanza, un paesaggio, un incontro, una stagione della vita.
Da questi sentimenti l'artista ricava una poesia, un dipinto, il soggetto per un romanzo o per un film; tutti noi ne ricaviamo uno stato emotivo che ci fa capire di quali sentimenti siamo capaci.
Comprendo quindi la sua affettuosa nostalgia di questo momento e apprezzo lo sguardo nitido che ha posato sull'intera vicenda.
Auguri.
le sue sono riflessioni sagge, rispettose di sé e dell'altra persona.
Il rimpianto di un periodo che è stato sereno, spensierato e pieno di novità positive, quelle che una relazione di coppia all'inizio porta con sé, è perfettamente naturale, anche se quella relazione non si accompagnava all'amore che travolge e nemmeno a quello che ci fa desiderare di costruire con l'altra la nostra vita.
Allo stesso modo capita di ricordare con nostalgica dolcezza una vacanza, un paesaggio, un incontro, una stagione della vita.
Da questi sentimenti l'artista ricava una poesia, un dipinto, il soggetto per un romanzo o per un film; tutti noi ne ricaviamo uno stato emotivo che ci fa capire di quali sentimenti siamo capaci.
Comprendo quindi la sua affettuosa nostalgia di questo momento e apprezzo lo sguardo nitido che ha posato sull'intera vicenda.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 360 visite dal 18/10/2025.
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