Superare il dolore di un aborto

Gentili Dottori,
ho già scritto ai Vostri colleghi ginecologi per il secondo aborto che ho avuto nel giro di sei mesi, sono in attesa di risultati di esami per continuare con il loro consulto.
Premetto che il primo aborto l'ho avuto a luglio alla 5a settimana e l'ultimo alla 14ma, ma ci siamo accorti che il piccolo non c'era più a quasi 17 settimane.. Adesso, a distanza di 2 settimane dall'intervento di raschiamento, rimane un forte dolore per questa perdita, ancora inspiegabile.
Ho vissuto questa seconda gravidanza non molto seranamente, con la paura costante che ci fosse qualche problema, cosa che poi si è avverata, sembra quasi (in gergo volgare) "che me la sono jettata!".
Oltre al dolore della perdita adesso c'è un fortissimo dispiacere nei confronti di mio marito e delle persone che amo. Io sto male sapendo loro che stanno male a causa di questo e me ne sento quasi responsabile. Ho sempre avuto questo sentimento di "senso di colpa" nei confronti delle persone che amo, paura di ferirle o di deluderle, e adesso dopo questa triste esperienza, quando ripenso al dolore provocato a mio marito sto malissimo, anche se lui tenta di rassicurarmi e di "tenermi su di morale".
Mapuntualmente mi ritorna in mente il suo volto mentre il dottore ci da la notizia della morte del piccolo e sento il mio cuore sanguinare...
Ho bisogno di un vostro parere perchè mi sembra di non essere in grado di venirne fuori...
Cordialmente.
[#1]
Dr.ssa Maria Francesca Basoni Psicologo, Psicoterapeuta 32 6
Gentile utente,

le sue parole arrivano piene di sofferenza e fatica, espressione di uno stato emotivo da cui ora è sopraffatta. E' assolutamnete comprensibile, visto quello che le è successo. Ritengo che in questo momento abbia bisogno di essere tenuta e sostenuta, per rialzarsi e soprattutto per dare ampio sfogo ai vissuti di dolore che la stanno accompagnando.
Anche rispetto alla relazione con suo marito, mi sembra importante non tralasciare nulla, averne cura, perchè il rischio, in situazioni di alto stress emotivo come quella che sta attraversando, è proprio quello di riversare nei rapporti afettivi improtanti tutta la fatica e il peso e invece di trarne il sostegno necessario, si trasformano in ulteriori problemi da risolvere. Mi colpisce il suo senso di colpa, che come riferisce nel suo post, è un sentimento a lei non certo sconosciuto. Forse ci sono nodi afettivi che andrebbero visti, accolti e risolti, proprio per aiutarla a vivere più serenamente questo passaggio doloroso. Se ne ha la possibilità s rivolga ad uno specialista (psicologo o psicoterapeuta) per iniziare un percorso che la accompagni nel rimarginare le sue ferite. Indicherei un approccio di tipo olistico o relazionale per la problematica emersa.
Si fidi e affidi, anche se è difficile. Quando si avverte di non riuscire a farcela da soli, chieder aiuto è il regalo più bello che possiamo farci.
Cordilamente

Maria Francesca Basoni
b.mariafrancesca@email.it

[#2]
Psicologo attivo dal 2007 al 2008
Psicologo
Gentile utente,
il dolore per una perdita non è mai inspiegabile, e l'aborto rappresenta per una donna una perdita "profonda": in senso fisico, emotivo, affettivo, relazionale...
E' del tutto comprensibile che lei abbia vissuto la seconda gravidanza con ansia e timore costanti ed ogni idea di "jattura" non deve trovare spazio nei suoi pensieri già così doloranti.
Credo che lei dovrebbe essere seguita ed aiutata ad elaborare e gestire un senso di colpa e di responsabilità nei confronti del dolore degli altri che, in questo caso, non ha motivo di essere: lei e suo marito state vivendo una perdita della quale nessuno è responsabile e che deve vedervi uniti nella reciproca comprensione.
Provi a contattare uno psicologo nella sua zona, magari presso un consultorio. Ci faccia sapere.
Con comprensione
Teresa Scognamiglio


[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

l'aborto come qualsiasi altro lutto richiede un certo tempo di rielaborazione.
I tempi necessari sono variabili e possono arrivare fino a sei mesi.
Dopo i quali, qualora persistessero i sentimenti descritti, si rende indicata una visita specialistica con uno psichiatra.
Attualmente, lascerei sedimentare la cosa, e ne parlerei con suo marito.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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Dr. Claudia Ravaldi Psichiatra, Psicoterapeuta 34 3
Gentile amica, intanto grazie per avere condiviso con noi questa dolorosa esperienza: perdere un figlio è un evento estremamente doloroso nella vita di una donna e nella vita di una coppia .
Le tue gravidanze interrotte sono eventi importanti, e certo non trascurabili ne' da te, ne' da chi ti sta intorno e, come te, aspettava i bambini. Il modo di reagire ad una perdita come questa è profondamente diverso da persona a persona, e ancora più diverso tra uomo e donna: quasi sempre in comune c'è la proccupazione e la tristezza, più o meno espressa e condivisa, non c'è una regola fissa.
Preoccuparsi per gli altri, sentirsi in colpa o responsabili rientra anche questo nelle prime fasi del lutto perinatale, e certo è un meccanismo rischioso, perchè consuma inutilmente risorse e ci distoglie dalle emozioni più appropriate di tristezza per la gravidanza interrotta ed il piccolo perduto.
Ormai da tempo esistono evidenze sul fatto che dopo una perdita in gravidanza è importante che la mamma ed il papà parlino insieme, insieme ad altri genitori o a personale in grado di fornire un supporto adeguato, per affrontare vissuti come quelli che, del tutto normalmente, anche tu stai provando.
In particolare la condivisione con altri genitori può avere un importante effetto terapeutico sul lutto.
Se ti va, prova a consultare il sito web dell'associazione onlus che io presiedo: www.ciaolapo.it
E' un associazione di genitori che hanno avuto esperienze di perdita in gravidanza e che, insieme ad operatori esperti di lutto, sostengono e aiutano altri genitori.
Lapo è il mio secondo figlio, se ne è andato come i tuoi quasi due anni fa....ti sono vicina,
Claudia

Claudia Ravaldi
www.psico-terapia.it
www.ciaolapo.it
www.matermundi.it

[#5]
dopo
Utente
Utente
Carissimi Dottori,
innanzitutto grazie, per avermi dedicato quei pochi minuti del vostro tempo per rispondere alla mia richiesta di aiuto.
Attualmente già frequento un forum di discussione fatto di donne che hanno perso un figlio con aborto, come me. Siamo in tante, troppe.
Tutte con gli stessi sentimenti e le stesse paure.
Personalmente alterno momenti di apparente tranquillità e rassegnazione a momenti dove inevitabilmente ripenso a quanto accaduto e sto male. Perchè non riesco e non sopporto vedere le persone che amo soffrire. Conmio marito ne sto parlando, ma non voglio farmi vedere troppo giù, perchè so che anche lui sta male per la perdita e non voglio che gravi sulle sue spalle anche il peso di sapermi abbattuta.
Giusto ieri mentre eravamo all'ospedale per un controllo, ha riaperto la cartellina con dentro tutti gli esami che avevamo fatto durante la gravidanza, ha detto con amarezza "quante emozioni..." e sono scoppiata a piangere...anche ora che lo scrivo...
Poi mi raccontava anche della paura che ha avuto mentre ero in sala operatoria, non voglio davvero più vederlo soffrire così.
Seguirò comunque il consiglio di continuare a confrontarmi con donne come me, per il momento non mi va di far preoccupare mio marito o i miei genitori chiedendo loro l'aiuto di uno psicologo. Tra una settimana riprenderò anche a lavorare e probabilmente tornando alla "normalità" riuscrò un pochino a recuperare.
Sicuramente proverò ad entrare anche nel sito ciaolapo, confrontandomi ulteriormente credo che possa solo aiutarmi.
Spero di intraprendere la strada giusta, ma non voglio dare ulteriori preoccupazioni, più di quelle che hanno già avuto.
Grazie ancora.
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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile Utente,
inutile dire che dalle sue parole è facile congliere tutta la sua sofferenza, credo che non esista cosa peggiore del voler essere genitore e non riuscirci.
Quando dico che comprendo la sua sofferenza intendo dirle che in una tale situazione sarebbe anormale non soffrire, è naturale che le cose spiacevoli facciano soffrire, per stare bene è necessario passare da questa strada obbligata. Il mio consiglio è di parlarne ogni volta che ne sente la necessità, io credo che i suoi famigliari (e ancor più suo marito) vivano con maggiore sofferenza il fatto di non sapere come stà una donna che ha affrontato 2 aborti, il fatto che questa donna non nè parli e che finga di essere forte, in grado di farcela da sola. Si ricordi che non è con il silenzio che si risolvono e superano i problemi e che non è parlandone che questi si ingigantiscono.

Con i migliori auguri

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

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