Abbandonare la madre andando a convivere

Buon giorno. Sono una ragazza di 24 anni. Ho iniziato a frequentare un uomo più grande di me di 18 anni circa un anno fa. Insieme abbiamo deciso di andare a convivere..a Luglio! Oggi finalmente sono riuscita a superare la paura e dirlo a mia madre. Mio padre (che non vive cn me) ne è già a conoscenza e l'ha presa bene. Mia mamma ha inziato ad accusarmi di averle tenuto all'oscuro il mio fidanzato (anche se non sono andate proprio in questo modo le cose) e che per lei io vado a vivere con un estraneo. Al di là del suo parere il problema che sta sorgendo dentro di me è l'abbandono. Sono stata un anno da una psicologa (proprio per il rapporto difficile con mia madre) e dagli incontri era emerso che io ero "la madre" di mia madre. Purtoppo non posso darle torto. Ed è per questo che in questo momento mi sembra di abbandonare mia madre (o figlia)..La vedo così sola, fragile..Ha un sacco di problemi (ai quali mi son sempre sentita dire dalla Dott.ssa io non posso far fronte). Ma non vorrei un giorno dovermi pentire della scelta per i sensi di colpa che pian piano mi crescono. Capisco che tutto ciò possa risultare assurdo. Piango all'idea di lasciarla sola a casa, con la sua mania per la pulizia, con la sua solitudine, la sua rabbia per i vicini e la sua paura del terremoto. Come ne esco?

Vi ringrazio anticipatamente.

Cordiali saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Ne esce riflettendo e facendosi convinta del fatto che è nell'ordine naturale delle cose distanziarsi dai genitori, man mano che si diventa adulti.

Non facendolo, non continuerebbe a essere la madre di sua madre, ma la madre/figlia di sua madre. Se vuole sperare davvero di poter essere madre di qualcuno, un giorno, e di esserlo al meglio, allontanarsi in parte dai genitori è una tappa difficilmente scavalcabile.

Questo non significa abbandono. Solo distanziamento.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Mia madre invece come potrà elaborare la convivenza?
Come abbandono o distanziamento?

Mi sembra di non esserle stata abbastanza riconoscente, nonostante con lei non ho mai avuto un rapporto sereno.

In questo momento tutti gli episodi brutti è come se si fossero nascosti.. Ricordo solo i momenti belli. Sarà un gioco della mente?
Voglio a tutti i costi sentirmi in colpa per qualcosa che rientra, come Lei dice, nell'ordine naturale delle cose?

Mi sento sempre incapace nei suoi confronti. Incapace di farla felice, di aiutarla con i suoi problemi.. Ora è come se volessi darle il "colpo di grazia".

Ho rinunciato a molto cose per lei. Un 'altra convivenza e un figlio. Oppure faccio ricadere la colpa su mia madre per salvarmi..per pulirmi la coscienza.

Ero così felice quando cercavo i mobili per la mia nuova casa..possibile che ora mi senta piena di dubbi'
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Mia madre invece come potrà elaborare la convivenza?
>>>

Questo è un problema che sua madre dovrà risolvere, non lei. Facendosi questa domanda conferma a se stessa la convinzione che sua madre da sola, senza di lei, non ce la possa fare. E così facendo cade nel più classico degli errori genitoriali che, trattando i figli da incapaci, contribuiscono loro stessi a relegarli nel ruolo da incapaci.

Insomma, il suo atteggiamento verso sua madre contribuisce a renderla dipendente da lei. Anche se fosse tutto solo nella sua testa.

Inizi a trattare sua madre da persona adulta e vedrà che saprà cavarsela.

>>> Oppure faccio ricadere la colpa su mia madre per salvarmi..per pulirmi la coscienza.
>>>

Brava, lo vede che è una persona acuta?

Il senso di colpa è esattamente questo: un prezzo che paghiamo per sentirci meno responsabili di qualcosa.

Veda anche quest'altro consulto su rimpianto e senso di colpa:

https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/287036-non-riesco-a-dimenticarlo-dopo-4-anni.html
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
<Mi sembra di non esserle stata abbastanza riconoscente>

provi a dare un peso anche all'egoismo di sua madre che la trattiene a sè con dei sottili ricatti: la solitudine che lei stessa si è costruita intorno a sè, i disturbi che forse non vuole affrontare..

Lei dice che si sente in colpa ad abbandonarla, come se volesse "darle il colpo di grazia", come se volesse punirla. Il senso di colpa e la sensazione di "abbandonarla" sono la conseguenza di una rabbia e un rancore nei confronti di questa donna. Questi sentimenti le sembrano sbagliati, perchè si riferiscono alla donna che l'ha messa al mondo, ma forse, invece, sono legittimi.

Per questo, qualunque scelta farà, tenga presente che non sta ABBANDONANDO sua madre, non sta facendo una scelta in relazione a sua madre, ma sta vivendo la vita che le è stata data perchè si realizzasse appieno.

Forse non saprà mai se quelle scelte, un tempo, le ha fatte per sè o per sua madre. Ma ora ha nuovamente la possibilità di scegliere.
Con la consapevolezza che il legame con sua mamma incide nelle sue scelte oppure fa da calamita di tutte le responsabilità.

Quindi, non dovrebbe chiedersi se la sua scelta di lasciare la casa natale possa far stare male sua mamma: chi più chi meno, tutti patiamo il distacco. Non può rinunciare per questo.
Può chiedersi, invece, se i dubbi su questo passo siano tutti e solo legati alla sofferenza della mamma o ce ne siano anche dentro di lei.
E può, poi, cercare degli accorgimenti per rendere il distacco meno traumatico, magari vedendovi inizialmente un po' più di frequente e dandole una mano.




Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Dr.ssa Rosanna Di Cosmo Psicologo, Psicoterapeuta 22 2
Cara ragazza,
la storia che lei racconta sembra dire che sua madre si comporti come una bambina che non riesce ad accettare di essere cresciuta e che può fare anche da sola, che può occuparsi anche da sola di se stessa; cerca la protezione di essere accudita continuamente da lei, e quando si allontana (in cui lei, figlia, comunica con le proprie scelte, di voler essere autonoma e volersi creare una vita propria) sembra temere l'abbandono e agisce attivando dei meccanismi comportamentali (ad es. quando scrive: "Mia mamma ha inziato ad accusarmi di averle tenuto all'oscuro il mio fidanzato (anche se non sono andate proprio in questo modo le cose) e che per lei io vado a vivere con un estraneo" -sottolineo il termine ESTRANEO-per lei è un estraneo!-una minaccia al vostro legame che vorrebbe probabilmente come ESCLUSIVO-innescando in questo modo in lei (figlia) dei veri e propri sensi di colpa. Ed ecco qui la trappola dei rapporti simbiotici!
Si tratta di un gioco psicologico con il quale si costringe inconsciamente l'altro a non svincolarsi da sè, per quanto questo debba essere una "tappa evolutiva naturale ed obbligatoria" com'è nel ciclo di vita!
Scrive di "piangere" all'idea di lasciare sua madre da sola! Dunque lei vuole continuare a prendersi la responsabilità della vita di sua madre? Quanto sua madre è responsabile invece del modo in cui decide di farsi sola ("con la sua mania per la pulizia, con la sua solitudine, la sua rabbia per i vicini..")?
Inoltre, aggiunge: "Mi sento sempre incapace nei suoi confronti. Incapace di farla felice, di aiutarla con i suoi problemi". Lei sente di non essere capace di rendere felice sua madre? Mi domando se si chiede quanto sua madre si preoccupa invece che sia lei felice! Quanta sua vita vuole dedicarle ancora? E con quali rinuncie per sé? Quanta attenzione sua madre da a lei?
Vuole farsi carico di questo per quanto tempo ancora?Sua madre può trovare (se lo desidera) un modo adulto e responsabile di prendersi cura di sè anche da sola, non chiedendo ancora a sua figlia di essere la madre!
Si tratta di veri e propri "ricatti psicologici"!
Il legame non deve essere la prigione dei propri desideri.
Rinnovare una relazione non significa DISTACCO, ma svincolarsi da un legame per appropriarsi di quella giusta libertà e autonomia.
La relazione con sua madre necessita di ridefinizioni di confini e nuovi modi di avere e ricevere attenzioni.
Credo che in questa fase di vita in cui c'è la decisione e la voglia di un grande cambiamento da parte sua (quale quello di una vita con un'altra persona) debba tener presente che è sua grande responsabilità prendersi carico della sua vita e non impegnarsi costantemente nel preoccuparsi eccessivamente per sua madre, mantenendo quella simbiosi di cui le accennavo prima!
Inoltre, credo che possa essere proprio utile farsi sostenere in questo momento da uno psicologo (anche il professionasti che l'ha seguita precedentemente, se si è trovata bene), che possa essere per fonte di sostegno e una guida verso il cambiamento, verso l'autonomia!
Sinceri AUGURI!

Dr.ssa Rosanna Di Cosmo

[#6]
dopo
Utente
Utente
Sia la Dott. ssa Cattelan che la Dott.ssa Di Cosmo hanno capito il problema. Mia madre è egoista. Credo mi abbia messa al mondo sperando che io colmassi le sue lacune.
Ogni giorno mi scontro con questo suo egoismo. Egoismo che ha anche nei confronti di sua madre. Dice sempre che prima vengono i suoi impegni che possono essere la parrucchiera oppure la spesa (meritati a detta sua) , poi il resto.
Continua a definire il mio fidanzato un estraneo.
Tanto estraneo non era perchè con la scusa del cagnolino che abbiamo in comune lo stavo facendo entrare pian piano nella sua vita. Ovviamente conoscendo mia mamma andavo con i piedi di piombo, soprattutto per la differenza d'età. Ma mai mi sarei tirata indietro se non quando ho scoperto che mia madre non ha tenuto conto del mio desiderio di non farlo sapere a mia nonna (avrei voluto dirlo con i dovuti modi e nel momento che IO ritenevo opportuno.) Un giorno invece arrabbiata è andata a spifferare il tutto con modi molto bruschi sottolineando il fattore età. Così da allora, sentendomi per l'ennesima volta tradita, mi son tirata indietro e non ne ho più parlato. Ma a lei che importa. Ho sbagliato io. E lei come il solito ha agito nel modo giusto.

Con la storia della convivenza emergono 2 facce. Nel parlare della casa, dei mobili si mostra disponibile. Ma quando si accenna al mio fidanzato si irrigidisce e credo si innervosisca. Anche il solo fatto di iniziare a portare nella casa nuova i mobili è stato motivo di litigio. Devo prima chiedere a lei se è disponibile perchè il sabato è impegnata e non rinuncerà certo per me (sue parole).

Come fa la mia mente a resettare tutto e non tener conto di ciò che mia madre ha sempre fatto nei miei confronti. E' come se non ne prendessi atto veramente. Quando me ne accorgo soffro, piango e mi arrabbio moltissimo. Divento aggressiva perchè non mi sento considerata. Ma basta poco per farmi tornare da lei con la coda tra le gambe e ripartire da zero come se nulla fosse successo.

Continuo a sentirmi in colpa nei suoi confronti. Ho paura che sarà così tutta la vita!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazza,
nel rapporto con sua madre ruoli e confini sono sempre stati sfumati e confusi a quanto ci racconta, non è sufficiente decidere di andare via di casa per fare chiarezza nel vostro rapporto, entrambe avrete bisogno di tempo per "metabolizzare" il cambiamento e riorganizzare il vostro rapporto su altri presupposti. In questo processo però sia lei che sua madre avrete bisogno di assumervi la responsabilità di trovare un compromesso tra le rispettive esigenze.
I sensi di colpa sono l'altra faccia della medaglia del risentimento verso sua madre e andrebbero affrontati all'interno di un percorso terapeutico che forse non è ancora concluso.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Il "problema" non è l'egoismo di sua madre!

Con le mie parole volevo sollecitarla a guardare il suo sentirsi in colpa da un altro punto di vista: quello del rancore nei confronti di una mamma che sembra mettere se stessa al centro di tutto.
Ma non è questo il punto. Lei, sua mamma non la può cambiare; e difficilmente riuscirà anche solo a sensibilizzarla sui suoi bisogni.

Quello che può fare è lavorare su se stessa, sulla sua dipendenza, sulla sua fragilità.

Certamente il legame con un genitore è molto forte e anche il desiderio di approvazione e di non deluderlo.
Ma, mi sembra che lei sia mossa anche da una certa insicurezza: ha bisogno di una guida come un cagnolino del suo padrone e così torna <da lei con la coda tra le gambe>

Io credo, però, che la sua nuova vita, in una nuova casa, la porterà a mettersi un po' in gioco in prima persona e a darle qualche soddisfazione e qualche sicurezza in più.

Buon trasloco!