Rapporto con psicologo e psichiatra

Gentili dottori,

Dopo aver passato mesi a ricercare l'origine di una serie di sintomi per me molto invalidanti, ho finalmente "accettato" la diagnosi di ansia generalizzata con somatizzazioni espressa dal mio psichiatra. Sono in cura con cipralex. Inoltre seguo TCC da circa 3 mesi. Ho un problema che mi si presenta sia con lo psichiatra che con lo psicoterapeuta: alla domanda "come va?" che i due mi pongono tendo sempre a rispondere in modo piuttosto positivo e a volte ho la sensazione di riportare la mia situazione al dottore in modo più roseo di come io effettivamente la avverto. Questo dipende in parte, credo, dal fatto che quando sono a colloquio mi sento in effetti meglio e in parte da una ritrosia che fatico io stesso a capire, dal momento che ho profonda fiducia in entrambi. Come pensate possa affrontare il problema? È diventato difficile anche per me capire se ho miglioramenti o no, dal momento che nei momenti bui mi sembra di non aver mai fatto passi avanti, mentre a colloquio con gli specialisti tendo sempre a sottolineare i lati positivi.
Spero di essere stato chiaro e vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione,

R.
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Dr.ssa Chiara Aiello Psicologo, Psicoterapeuta 36 7
Gentile utente

Ha provato a parlare di questo direttamente al suo psichiatra o al suo psicoterapeuta durante una delle sedute?

<<Come pensate possa affrontare il problema?>>
Probabilmente il modo più costruttivo, che può aggiungere contenuti importanti alla sua terapia, sarebbe proprio quello di porre apertamente ai professionisti che la seguono il dubbio che così chiaramente ha espresso in questa sede.

Cosa ne pensa? Sente che potrebbe essere una soluzione buona per lei?

Dr.ssa Chiara Aiello
www.chiaraaiello.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile utente,

se nei momenti bui Le pare di tornare indietro e non aver fatto progressi, è normale.
La Sua percezione in quei momenti è tale da non farLe capire i successi che Lei stesso sta raggiungendo.
Ed è anche piuttosto fisiologico che durante il colloquio il pz stia meglio: ha modo di comprendere, di esprimere in un contesto protetto le proprie paure, difficoltà, ecc... senza essere giudicato e con la convinzione che verrà aiutato.

Però se adesso incontra difficoltà a capire se ha fatto o no dei miglioramenti, perchè alla prossima domanda "Come va?" non dice chiaramente di voler fare il punto della situazione perchè ha questa perplessità?

Il mio suggeriemnto è di utilizzare bene la psicoterapia: Lei sta investendo tempo, energie e denaro ed è giusto che questi dubbi siano sciolti in quella sede. Qualunque perplessità va affrontata con il Suo terapeuta.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,

La ringrazio per la risposta. Ne ho parlato con lo psicologo, il quale mi ha risposto che il fatto che io riporti dei miglioramenti anziché delle problematiche ancora presenti è in sé positivo e che lui stesso vede in me e nel modo in cui espongo i miei problemi dei miglioramenti. Forse il problema è davvero che in alcuni momenti - e le confesso che ne sto attraversando uno ora - tendo a vedere la mia situazione come statica e irrisolvibile, mentre in altri ho più speranze e grinta. È probabile che la verità stia in mezzo.

R.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa Pileci,

Ringrazio anche lei per la risposta, che sostanzialmente mi sembra ricalcare la mia risposta alla dottoressa Aiello. È vero che nei momenti d sconforto sembra che le cose non si siano mosse di un millimetro e che le proprie percezioni soggettive siano necessariamente più accurate di quelle di chi ti dice "ti vedo meglio".

R.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
In effetti stavamo scrivendo insieme...

Può provare anche a pensare se magari questo Suo atteggiamento non sia dovuto a scarsa assertività o al desiderio di compiacere l'altro.

Ad ogni modo ne parli con il curante e poi, se vuole, ci aggiorni.

Un cordiale saluto,
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dopo
Utente
Utente
È possibile che il desiderio di compiacere sia presente, anche perché si tratta di una peculiarità del mio carattere. In ogni caso ne parlerò coni due dottori che mi seguono.

R.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Quando si ha questa sensazione di "compiacere" è certamente interessante - oltre che necessario - parlarne con il proprio terapeuta, considerato che evoca dimensioni profonde del proprio mondo relazionale.
Sul piano di realtà, trovo utile tenere un diario tra una seduta e l'altra; non simile a quello adolescenziale, quanto piuttosto qualche appunto che permetta di modulare - anche a se stessi - una risposta più articolata.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/