Difficoltà nelle relazioni sociali

Fin da bambino ho avuto difficoltà a stabilire rapporti sociali, non credo di essere timido, ma semplicemente che sia avvertita una certa diversità da parte degli altri, che tendono a percepirmi come distaccato e distante, nonostante sia considerato da chi mi conosce bene come una persona simpatica, divertente, sensibile, interessante ed intelligente.

Ho cercato di lavorarci sopra, compiendo molti errori e snaturandomi, adottando uno stile comportamentale non mio, ma imitando piuttosto quello delle persone che vedevo più capaci di me ad instaurare relazioni sociali. E' palese che abbia poca autostima, e fiducia in me stesso, nonostante non lo dia a vedere, ma spesso mi sento poco adeguato in situazioni di gruppi estesi, dove non esista un rapporto di intimità al massimo di due persone, ed ho difficoltà a relazionarmi a persone molto diverse da me, poiché mancano sostanzialmente i contenuti da condividere, ed approfondendo il rapporto, ad un certo punto mi diventa evidente di quanto spesso superficiali o opportunisti siano alcune persone.

Trovo tutto ciò molto frustrante e limitante nella mia vita, perché desidererei poter avere rapporti sociali più appaganti, ma mi è estremamente difficile, non so se sia una mia difficoltà, o un oggettivo riscontro nei confronti della società.

Come potrei approfondire questo tema? Sapete indicarmi eventuali gruppi di supporto per le difficoltà nelle relazioni sociali nella provincia di Massa Carrara? Ringrazio in anticipo per le eventuali risposte che posterete.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Innanzitutto una domanda: non è chiaro se diventare più competente socialmente sia un vero bisogno che lei sente, o se invece sente di "doverlo" fare per sentirsi più "normale". Può aiutarci a capire?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Per me costituisce un bisogno, in quanto vivo come disagevole l'avere rapporti sociali limitati. Vorrei poter ricevere un riscontro positivo con le persone (ovvio non posso piacere a tutti, non è quel che mi aspetto), ma difficilmente trovo persone con cui ho qualcosa in comune, sia per interessi, che per modo di pensare e vivere.

Ho un profondo rapporto d'amicizia che mi lega ad una persona, con cui c'è confronto e solidarietà, disponibilità all'ascolto senza giudizio, e apertura rispetto a punti di vista diversi dai propri.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
forse bisognerebbe rovesciare un po' l'ottica: se ha notato che la sua autostima e fiducia in se stesso è carente, probabilmente sarebbe opportuno cominciare da lì.
Con una maggiore fiducia in se stesso probabilmente sarebbe più in grado di relazionarsi con un gruppo e di affrontarlo.
Perciò forse non necessariamente ha bisogno di un gruppo di supporto, ma di uno psicoterapeuta.
Il gruppo può essere utile e facilitare il confronto; in ogni caso dovrebbe essere comunque condotto da uno psicoterapeuta che dovrebbe facilitarla negli aspetti sopra indicati.

Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile Dott.ssa Sciubbia,

ho lavorato pure sulla mia autostima e la fiducia in me stesso, cercando di fare un piano di realtà, conosco i miei limiti e le mie risorse.

Ho pensato ad un gruppo di auto aiuto proprio per poter aver modo di confrontarmi con gli altri, e ricevere un feedback in merito a come vengo percepito esternamente, rispetto a come io mi percepisco, e come io percepisco l'esterno, rispetto a come gli altri percepiscono l'esterno, concordo con lei circa la necessità ci sia uno specialista nel moderare tali incontri.

Il focus del mio problema si realizza nel trovare persone che abbiano un comune sentire con me, ciò mi crea disagio, perché diventa difficile per me progredire nel rapporto con persone che ritengo poco degne di stima, intellettualmente non stimolanti, poco consapevoli e non sufficientemente interessate alla cultura. Essendo a mio giudizio percentualmente alto il tasso di persone all'opposto di questa descrizione, trovo difficoltà ad intrattenere rapporti con questo gruppo di persone.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Il focus del mio problema si realizza nel trovare persone che abbiano un comune sentire con me
>>>

Mi perdoni, ma non sono d'accordo.

Il suo problema consiste nell'abituarsi all'idea che al mondo esistono tante persone differenti, alcune compatibili con noi, altri meno. Una volta ottenuto ciò si sarà liberato di una fonte di tensione e preoccupazione importante, e potrà in tal modo apprezzare chi è veramente compatibile.

Continuando invece a tentare di far combaciare il mondo con le sue aspettative, continuerà e deludersi da solo.

Così come il sistema immunitario, per rafforzarsi, ha bisogno di entrare continuamente in contatto con gli agenti patogeni per imparare come funzionano e prevenirli, allo stesso modo lei sarà favorito nella crescita stando in mezzo a persone diverse da lei e imparando a tollerarle senza sentirsi ferito, offeso o toccato.

Il problema di chi soffre di fobie sociali è l'avere una pelle troppo sottile e penetrabile, e la cura consiste nell'inspessirla un po'.

Per questo anch'io ritengo che uno psicoterapeuta possa esserle più d'aiuto di un gruppo di auto aiuto (che per definizione non è moderato, altrimenti si tratterebbe di gruppi di altro tipo), dove finirebbe per rimpallarsi le debolezze con gli altri partecipanti creando una situazione di "mal comune mezzo gaudio", che non l'aiuterebbe a crescere.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

intanto può leggere questo articolo che riguarda proprio le abilità sociali e i modi possibili per incrementarle, se carenti:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html


Poi, vorrei capire meglio insieme a Lei che cosa intende qui:

"...spesso mi sento poco adeguato in situazioni di gruppi estesi, dove non esista un rapporto di intimità al massimo di due persone, ed ho difficoltà a relazionarmi a persone molto diverse da me, poiché mancano sostanzialmente i contenuti da condividere, ed approfondendo il rapporto, ad un certo punto mi diventa evidente di quanto spesso superficiali o opportunisti siano alcune persone..."

Non posso sbilanciarmi perchè non La conosco e quindi si tratta di una semplice ipotesi, ma è possibile che Lei abbia descritto così il Suo modo di essere e di funzionare: sta meglio se le relazioni sono più intime. Ovviamente questo non può avvenire (e non avviene mai) nei gruppi numerosi, perchè le persone magari non si espongono e neppure ci sono le condizioni per farlo.

In questo non c'è nulla di male. Se le cose stanno così, sta solo prendendo coscienza del Suo modo di essere e di come preferisce impostare delle relazioni interpersonali. Non è detto però che Lei non possa imparare anche altre abilità relazionali.

Inoltre, nei gruppi numerosi non è neppure possibile approfondire il rapporto, ma si rende conto di non avere un riscontro dall'altra parte e di incontrare persone opportuniste.

Magari preferisce semplicemente relazionarsi con gruppi molto ristretti o con una persona per volta.

E' così?

Infine, Lei dice che vorrebbe incontrare persone che abbiano in comune con Lei molte cose... ma è per caso intimorito dalle persone che la pensano diversamente? Teme un confronto con queste persone?

Che cosa intende quando dice "...vivo come disagevole l'avere rapporti sociali limitati..."? Ci fa qualche esempio per poter capire meglio?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#7]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile Dott. Santonocito,

macché perdono, ;-) ha proprio ragione! E la ringrazio per la schiettezza. Questo è il punto, ha espresso molto bene la questione, pensa io possa soffrire di fobia sociale? Non mi lascio impressionare dalle terminologie, è giusto per capire meglio.

Ho già avuto esperienza di terapie psicologiche per affrontare alcuni temi della mia vita, questo però l'ho sempre considerato più un problema sociale inteso come problema della società in cui vivo. Di fatto però pensandoci, l'individuo dovrebbe avere capacità adattiva e dovrei riuscire a sviluppare capacità tali da rendermi abile a gestire relazioni anche diverse da quelle che io ritengo più appaganti.

Per quanto riguarda il termine di gruppo di auto aiuto, abbia pazienza, ma probabilmente ho utilizzato un termine improprio, ciò che io intendevo era proprio un gruppo coadiuvato da una figura specialista, ma che mi permettesse di confrontarmi con gli altri.
[#8]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile Dott.ssa Pileci,

le confermo che credo di sentirmi più a mio agio in situazioni di relazioni intime, di tipo 1 a 1, perché le dinamiche di un gruppo essendo appunto un gruppo, non mi appagano, proprio per l'impossibilità di andare in profondità.

In questo modo però mi escludo la possibilità di conoscere altre persone, e questo è limitante, e concordo con lei circa la possibilità di imparare altre abilità relazionali.

Più che timore di relazionarmi a persone diverse da me, riscontro che laddove si verificano casi dove vengono contrapposte visioni/opinioni diverse, ho difficoltà a relazionarmi con persone che sembrano essere fermamente convinte di ciò che asseriscono perché fanno riferimento alla propria soggettività, e sono poco inclini a provare a cambiare prospettiva, per cui cerco di confrontarmi con loro spiegandogli sia il mio punto di vista, sia il fatto che forse ciò che asseriscono è influenzato dal loro punto di vista soggettivo, non sempre è facile farlo, alle volte desisto, e alle volte l'altra persona forse perché si sente umiliata, alza un muro di difesa nei miei confronti.

Banalissimo esempio: Un conoscente con cui parlavo, affermò che le donne fossero poco serie, a fronte della mia richiesta di chiarimenti, mi informò che la moglie lasciò lui ed i suoi due figli. Cercai di fargli presente che la sua affermazione fosse intrinsecamente influenzata dalla sua soggettività, senza risultati, per cui abbandonai l'argomento. Da allora però questa persona ha modificato il suo modo di relazionarsi a me.

E' per me frustrante non aver molti contatti sociali, perché mi piacerebbe averne almeno di più rispetto ad ora, ma nel momento in cui mi rapporto agli altri mi capita di sentirmi deluso da ciò che gli altri sono. Probabilmente a questo punto il mio errore è di riporre troppe aspettative nei confronti degli altri.
Mi chiede un esempio: vivo in un piccolo centro, ma vi sono tornato dopo aver vissuto per diversi anni in una città molto più grande, per motivi di studio e di lavoro. Ebbene qui conosco davvero poche persone. Oltre a questa persona con cui ho un rapporto d'amicizia che mi lega da vent'anni, il resto delle persone con cui sono entrato in contatto, o le trovo poco interessanti, o sembrano invece sfuggirmi.

Ho letto il suo articolo, ho forse qualche difficoltà nel capire come utilizzarlo a mio beneficio.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sì, i gruppi di auto aiuto, come dice il nome, sono composti esclusivamente da persone che condividono uno stesso problema e sono senza conduzione. A volte può essere presente uno specialista, ma con funzioni non direttive e solo per aiutare a comprendere di volta in volta le tematiche emerse.

Il punto però è proprio che chi soffre di problemi affini al suo di solito HA bisogno di una guida, che spieghi dettagliatamente i passi necessari da percorrere per arrivare a soluzione.

In altri termini, quando si tratta di fobie da risolvere o competenze da acquisire, gli approcci psicologici più adatti sono quelli attivi, quelli cioè dove oltre a parlare si danno istruzioni precise. Esempi di tali approcci sono lo strategico breve e il comportamentale.

Le etichette non sono importanti, lei potrebbe soffrire di fobia sociale o scarsa autostima, ma la descrizione che ha dato è sufficiente per ipotizzare a grandi linee che sembra esserci bisogno di un lavoro per superare attivamente la sua fragilità (che è ciò che da origine alla paura).

Perché è chiaro che la fragilità porta all'evitamento, e l'evitamento all'impossibilità di acquisire competenza rispetto a ciò che si evita.

Legga qui per informarsi meglio:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html

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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
lei ci dice di aver già lavorato su di sé e di avere delle esperienze di psicoterapia. Ribadisco che ovviamente un gruppo aiuta ad aprirsi, a intrattenere relazioni ecc
.
Inoltre condivido appieno quanto le ha scritto il dr. Santonocito nel suo ultimo post.

Penso che comunque un aiuto le possa derivare anche da una psicoterapia non comportamentale che vada a correggere le origini (indietro nel tempo) della sua insicurezza, nel dubbio che i trattamenti già effettuati non abbiano colto e corretto le giuste tematiche.

Cordiali saluti