Disturbo bipolare tipo 2

Buon giorno gentili dottori,mi sono rivolta spesso a questo sito e soprattutto all'area psichiatria e psicologia negli ultimi tempi.Ringrazio anticipatamente chi risponderà e chi già lo ha fatto in passato.Come dicevo negli altri post di recente mi è stato diagnosticato il disturbo bipolare tipo 2 dopo episodi brevi ma intensi di depressione,rabbia,sbalzi di umore.oltre alla mia storia complicata(che ho raccontato nei post precedenti) ho avuto un periodo lungo di stress emotivo e fisico e mi ritrovo ora con malessere fisico ed emotivo.mi sono rivolta a 2 psichiatri più 2 psicoterapeuti.Ho iniziato anche cure farmacologiche con regolatori di umore antidepressivi e tranquillanti che mi hanno fatto più male che bene,fisicamente proprio non li tolleravo.ora mi trovo bloccata non riesco a riprendere in mano la mia vita e tutto sta andando a rotoli il mio lavoro il mio matrimonio,ma di riprendere i farmaci non ne voglio sapere.si dice che questo disturbo sia chimico,fisico e che sia cronico e non esistano attualmente cure definitive.Volevo chiedervi se è possibile curarlo senza farmaci,se qualcuno di voi ha tali competenze o conosce qualcuno nella mia zona.per favore sono disperata,i farmaci non posso prenderli perchè fisicamente mi fanno malissimo anche se so che mi aiuterebbero cosa posso fare?ci sono tipi di terapie specialisti percorsi alternativi qualsiasi cosa per uscirne senza dover assumere farmaci.già per me psicologicamente è difficile assumere psicofarmaci essendo io una " Morelliana" e credo molto nella psicosomatica dove la mente influenza il corpo e sono un tutt'uno.infatti io sto sempre male fisicamente,infezioni ricorrenti alle vie respiratorie,mal di stomaco debolezza,ora mi trovo cosi senza una strada da seguire un aiuto(la mia famiglia fa peggio) e non so a chi rivolgermi.se ci fosse tra voi qualcuno della mia zona o anche no che potesse aiutarmi ne sarei grado.si può curare o tenere sotto controllo questo disturbo senza farmaci?come? grazie a tutti
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile ragazza, se di disturbo bipolare si tratti, la cura farmacologica non deve essere scartata.
se non riesce a tollerarla la cosa migliore è far rivalutare le prescrizioni ed associare a queste una cura di tipo psicoterapico..
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"non riesco a riprendere in mano la mia vita e tutto sta andando a rotoli il mio lavoro il mio matrimonio,ma di riprendere i farmaci non ne voglio sapere."

Gentile signora,

non so se ha incontrato difficoltà nella relazione con gli specialisti che si sono presi cura di Lei fin qui, ma forse manca quella fiducia per poter continuare le cure farmacologiche.

Purtroppo molte persone sono convinte di poter fare a meno dei farmaci, ma se Lei avesse una condizione, come ad esempio l'ipertensione o il diabete, che prevedono l'uso costante del farmaco, che cosa farebbe?

Dire "non voglio saperne dei farmaci e di riprenderli" è svantaggioso per chi soffre di una patologia.

Se Le è stato diagnosticato il disturbo bipolare, la terapia farmacologica è indispensabile per stabilizzare l'umore. In questo modo sarà possibile riprendere in mano la Sua vita e raggiungere un discreto equilibrio.

Che cosa non la convince della terapia farmacologica? ha dei timori?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Gentili dottori grazie per le risposte.Dott de vincentiis ho affiancato la psicoterapia,ma a causa di alcune situazioni non ho potuto fare un percorso continuativo,riguardo i farmaci ho provato diverse terapie con stabilizzatori d'umore,antidepressivo e ansiolitici, ma tutte mi creavano troppi effetti collaterali condizionanti.che deve fare una persona che non tollera fisicamente i farmaci?Dr.Pileci grazie per la sua solita comprensione e disponibilità.so che se un disturbo è fisico e cronico bisogna prendere i farmaci ed il mio rifiuto nasceva prima dal fatto che volevo farcela da sola perchè avendo un fisico molto fragile ed essendo costretta già ad assumere diversi farmaci per altri piccoli disturbi cronici(sinusite cronica,allergie etc etc) non volevo assumere altre cose.mi sono arresa,o meglio resa conto che ero in uno stato dove i farmaci andavano presi e così ho fatto ed è stato un disastro,effetti collaterali a non finire.nausea,crampi addominali,tremore,sonnolenza pesante,emicranie continue,tremori,le abbiamo anche cambiate e combinate ma nulla effetti su effetti e da quando ho iniziato a prendere i farmaci per poi smettere sono peggiorata.Sul fatto della fiducia ha ragione,con il primo psichiatra non c'è stata nè fiducia nè empatia,con il primo psicoterapeuta invece si ci trovavamo benissimo ma poi lui è partito da li ne ho provati un paio ma con nessuno è scattato il rapporto di fiducia e comprensione,anzi l'ultima era arrogante non mi faceva mai parlare mi sentivo giudicata e con i minuti contati,cosa che per esempio non sento con Lei anzi tutt'altro quindi non sono di mio una persona con scarsa fiducia nel prossimo.Ora chiedo nel caso in cui uno non possa prendere i farmaci cosa può fare?se non li tollero e gli effetti collaterali mi condizionano quanto la malattia che devo fare?dio mi sento senza via d'uscita
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Utente
Utente
aggiungo che adesso ho trovato una nuova psichiatra una donna molto dolce attenta e preparata e mi ha prescritto di nuovo il depakin primo farmaco che avevo preso e mi aveva uccisa decisamente fisicamente insieme al cipralex,ho anche trovato un nuovo psicoterapeuta ad indirizzo psicosomatica abbiamo fatto solo 1 incontro ora e mi trovo bene,ma resta il fatto che sto male e che davvero tutto sta crollando il mio matrimonio il lavoro io in primis.devo dire che le situazioni di stress che vivo(rapporto di coppia litigioso fatto di liti pesanti e meccanismi da sempre,rapporto con mio padre pietoso etc tec) aumentano e innescano i miei sbalzi d'umore,infatti ora ho chiuso con mio marito e mio padre e sto malissimo per questo,ma se il loro starmi vicino vuol dire solo ossessionarmi,giudicarmi,provocarmi,accusarmi meglio che non mi stiano vicinoi, più tutti i dolori fisici.ora mi sento sola e persa senza più niente,soprattutto senza più me
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora, credo che il quesito sia di competenza psichiatrica. Sui farmaci deve pronunciarsi il medico e se una terapia farmacologica non va bene per gli effetti collaterali, sarà il medico ad occuparsene.

Faccia però anche attenzione alla Sua tendenza: "...il mio rifiuto nasceva prima dal fatto che volevo farcela da sola...".

Poi la mia impressione è anche che con i vari terapeuti Lei stia riproducendo la stessa dinamica: al primo impatto sono bravi e si trova bene, poi perde la fiducia.
E' così?
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Utente
Utente
Gentile dr.ssa Pileci si,infatti il quesito sia di competenza psichiatrica,dove infatti tempo fa lo avevo fatto.Ho riflettuto anche sulla mia tendenza al rifiuto dei psicofarmaci,così come è vero che oggi in italia ne vengono prescritti troppi e con troppa facilità anche là dove non ce ne sia bisogno.(non mi riferisco a me,ma in generale c'è questa tendenza sia da parte dei medici che dei pazienti)Per quanto riguarda i terapeuti non so se sia una dinamica,perchè il primo psicoterapeuta(non psichiatra) mi ci sono trovata bene è lui che poi è partito e quindi non ho potuto continuare,non avevo perso la fiducia.certo che poi le prime impressioni possono cambiare sia in un senso che nell'altro.Con il primo psichiatra invece non c'è stato proprio fin dall'inizio fiducia e infatti l'ho cambiato ed ora con la nuova psichiatra mi trovo bene.Insomma pare che io debba tenermi questo disturbo perchè sul fatto dei farmaci ho già fatto una scelta e cioè di non prenderli perchè a quanto pare li abbiamo provati tutti,non che ce ne siano poi molti per il disturbo bipolare e quindi.....poi il discorso è molto più complesso sono coinvolti si il fisico ma anche la mente e l'anima ,lo stile di vita l'ambiente.Si ricorre spesso ai psicofarmaci per sedare o addomesticare un dolore un disagio che invece vuole dirci di cambiare,ma il cambiamento è fatica e fa paura.C'è anche da dire che comunque i farmaci in questione non sono caramelle m potenti farmaci con grandi effetti collaterali non parliamo di aspirina o di qualche pillola per la pressione e se dovrò cambiare vita per convivere con il mio disturbo lo farò,se così non vado bene a lavoro,a mio marito a questa vita -vortice che ti risucchia in ritmi stressanti per poi crollare,almeno io vorrà dire che la cambierò.chi lo sa magari davvero questa non è la mia vita e non la digerisco.
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Gentile signora,

consideri che sia la terapia farmacologica che la psicoterapia sono indispensabili in una diagnosi come la sua. Cosa le ha detto la nuova psichiatra? Le da solo i farmaci o parlate anche?

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

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Utente
Utente
So che nel mio caso la terapia farmacologica è indispensabile oltre alla psicoterapia,ma io proprio i farmaci non li tollero e comunque non sono caramelle o farmaci da banco,da quando li ho presi sono peggiorata,ansia,sonno disturbato,incubi,mal di stomaco,appettito assurdo,muco dal naso,tremori di tutto e di più.Con la nuova psichiatra mi trovo bene,è una donna molto preparata dal punto di vista medico e molto umana e comprensiva,mi ascolta,gli spiego,lei mi risponde,ma non è comunque una psicoterapeuta,il suo approccio,se pur migliore rispetto ad altri rimane di tipo psichiatrico.Ci sono pochi medici,soprattutto dalle mie parti,che fanno entrambe le cose,essere psichiatri e psicoterapeuti e sarebbe ottimale essere seguita da una sola persona che abbia entrambi le competenze e che le metta in atto.Per esempio il precedente psichiatra era anche psicoterapeuta,ma non faceva psicoterapia,le visite infatti si riducevano a visite di controllo "mediche".Sono poche le figure così e purtroppo dalle mie parti inesistenti,bisogna andare dal psichiatra e dal psicoterapeuta impegnarsi ed essere fortunati nel trovare specialisti bravi e motivati e fortunati che i psicofarmaci non ti facciano male come è successo a me.infatti non so più che fare,ormai la mia vita mi sembra un miraggio
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Per i medici scrivere psicoterapeuti non è la stessa cosa rispetto ad uno psicologo/psicoterapeuta. Le spiego: l'ordine dei medici prevede che gli psichiatri possano scrivere di essere anche psicoterapeuti, mentre per gli psicologi è necessario frequentare una scuola di 4 anni per acquisire tale titolo.
Ci sono anche psichiatri che hanno fatto la scuola, ma da quello che lei ci dice, non credo che la sua rientri in questa categoria. Cosa fare? Se si trova bene con lei, per la parte farmacologica potrebbe decidere di continuare con lei, mentre per la psicoterapia potrebbe cercare uno psicoterapeuta come da descrizione su in alto.
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Utente
Utente
grazie dr Mirora,si conosco bene le differenze tra psicologo e psicoterapeuta e psichiatra e psicoterapeuta e nel mio caso farò come dice Lei.vorrei porre un altro quesito a Lei e agli altri medici che vorranno rispondermi.in questo momento sto attraversando davvero un momento terribile e non mi era mai accaduto,ho sempre fatto affidamento su me stessa sulle mie risorse e le mie capacità accettando i miei limiti e cercando di prendere consapevolezza su ciò che non andava.Detto questo vorrei dire che il mio matrimonio è arrivato quasi alla fine,io e mio marito siamo distanti litighiamo il che non fa che allontanarci e peggiorare la mia situazione emotiva e fisica.i motivi dei litigi non sono solo causati dal mio disturbo,ma anche da altre dinamiche patologiche di coppia che abbiamo da sempre in più lui ha anche i suoi di problemi...ci siamo rivolti ad una coppia di psicoterapeuti di coppia e ne abbiamo tratto beneficio(ho già parlato di questa cosa in altri post su questo sito),ma io sentivo di dover fare un percorso individuale perchè davvero i miei problemi stavano prendendo il sopravvento,quindi avevo i miei problemi,più quelli di mio marito più quelli di coppia,da lì la scelta di fare terapia di coppia,la quale però a me non bastava,perchè non c'era abbastanza spazio per i miei problemi,essendo una terapia di coppia è giusto così non volevo l'esclusiva,ma sentivo il bisogno di uno spazio mio di affrontare problemi incombenti e che peggioravano.infatti ho lasciato perdere la terapia di coppia.Ora non so cosa fare!nel senso che sono sicura che devo fare un percorso individuale mio per poter affrontare i miei problemi(disturbo bipolare,aggressività,sensi di colpa,infanzia difficile etc etc) ma vorrei anche salvare il mio matrimonio.i psicoterapeuti da cui andavamo ci hanno detto che loro non facevano incontri individuali,nel senso che o ci prendevano in cura come coppia o come singoli,entrambi le cose no perchè non si può fare perchè potrebber far male....cosa devo fare io sento l'esigenza di un percorso terapeutico mio,ma anche se possibile superare ed affrontare i problemi di coppia.So che se sto meglio io,anche la coppia sta meglio,ma in questo caso non c'è più tempo,i rancori,la non comunicazione il mio disturbo i nostri meccanismi stanno uccidendo il nostro matrimonio e me e stavolta non posso fare tutto io.Ho anche detto a mio marito di chiudere definitivamente il nostro rapporto visto che le nostre dinamiche e liti gravano troppo su di me e sul mio problema,ma ci sto male a lasciarlo e lui anche cosa possiamo fare?esistono dei terapeuti che fanno incontri singoli e di coppia con la coppia stessa?mi sto perdendo e ci stiamo perdendo aiuto
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Utente
Utente
Eccomi qui gentili dottori per rivolgervi ancora una domanda....dopo l'ennesima visita con il psichiatra e qualche test oltre al disturbo bipolare mi hanno diagnosticato il disturbo borderline(anche se l'altro psichiatra diceva disturbo narcisista)va bene chi più ne ha ne metta e mi hanno consigliato una psicoterapia oltre ad una cura farmacologica,la mia perplessità nasce sulla psicoterapia(come avevo espresso in altri post in questo sito e sede) io ne avevo intraprese un paio,poi interrotte ed ora ho fatto una sola seduta con un nuovo psicologo-psicoterapeuta ad indirizzo junghiano e diplomato anche all'istituto riza psicosomatica,ma il mio psichiatra insiste che io faccia una psicoterapia cognitivo-comportamentale.ora sono confusa.conosco a grandi linee le differenze tra le varie forme di psicoterapia e so che la cosa più importante è la fiducia e l'empatia che si creano con il terapeuta.ho provato la cognitivo comportamentale m non mi sono trovata a mio agio e comunque non mi trovavo a mio agio con i dottori.Credo che guardi poco al profondo,all'anima,all'istinto primordiale e puro della persona e sia una psicoterapia molto fredda poi non so...in precedenti post avevo ricevuto consigli e risposte e ringrazio ancora per questo,ma è così difficile trovare un terapeuta con cui sentirsi a proprio agio e trovarlo anche della specializzazione giusta è un'impresa.il mio psichiatra dice che per il mio problema borderline bipolare la cognitivo comportamentale è la psicoterapia giusta,voi cosa ne pensate?potete darmi consigli esempi ed esperienze per poter decidere per favore grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"....il mio psichiatra dice che per il mio problema borderline bipolare la cognitivo comportamentale è la psicoterapia giusta,voi cosa ne pensate?potete darmi consigli esempi ed esperienze per poter decidere per favore grazie"

Gentile signora,

ben tornata!

Sulla diagnosi, se siamo certi questa volta che sia un disturbo di personalità borderline, posso dirLe la mia sulla terapia cognitivo-comportamentale.

Prima però devo fare una precisazione importante sulla relazione terapeuta- paziente. La relazione terapeutica è uno strumento che viene utilizzato nel trattamento. In altre parole è come se lo psicologo psicoterapeuta utilizzasse se stesso come strumento di lavoro, laddove un chirurgo utilizza il bisturi.

Con questo non voglio certo dire che non sia importante anche il feeling che si crea con il professionista, che è importante sia tra medico e pz, sia tra psicologo e pz, ma anche tutte le volte in cui ci rivolgiamo ad altri professionisti (es commercialista, avvocato, architetto, ecc...).

Inoltre bisogna dire che nei disturbi borderline la relazione terapeutica è particolare, proprio a causa della patologia.

Intanto può approfondire anche leggendo un consulto molto simile di pochi giorni fa:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/328229-dubbio-su-psicoterapia-in-corso-non-sono-sicura-che-sia-efficace.html

per comprendere meglio come funziona il disturbo borderline e come la TCC possa essere efficace.

Poi, consideriamo che in genere i pz. borderline hanno moltissime risorse personali e relazionali che favoriscono relazioni intense e significative, alche se caotiche.
Sono pz. capaci di instaurare relazioni positive da cui ottenere, anche se per un tempo limitato, validazione di sè e protezione. Quindi, se si crea una modalità validante e una relazione di fiducia, questo permette l'emergere di un senso di sè positivo, degno ed efficace. Qual è il problema nel pz. borderline? Queste modalità sono estremamente brevi e fragili. L'investimento sull'altro (anche sul terapeuta) è spesso idealizzato con aspettative irrealistiche, che -proprio perchè poco aderenti alla realtà- confemano l'idea del pz. e si prestano all'invalidazione.
Quindi il pz borderline chiede aiuto in modo disregolato e a volte anche aggressivo. E questo può spaventare l'altro.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale si pone l'obiettivo di stabilizzare quessti cicli interpersonali.

Ma prima di tutto ha altri obiettivi (legga il link del consulto sopra).

Non conosco molto bene la terapia junghiana, come Le dicevo nell'altro consulto di qualche tempo fa.

Ma se lo psichiatra le ha suggerito la TCC (e ci sono evidenze empiriche sull'efficacia, ad esempio il modello cognitivo-comportamentale di Marsha Linehan) e lei in passato non si è sentita accolta dal terapeuta, potrebbe con quel professionista valutare se uno dei cicli interpersonali negativi non sia stato gestito bene (cosa frequente se il terapeuta non è molto esperto nel trattamento dei disturbi della personalità) oppure cambiare terapeuta.

Infine, per quanto riguarda la Sua affermazione "Credo che guardi poco al profondo,all'anima,all'istinto primordiale e puro della persona e sia una psicoterapia molto fredda poi non so" sulla TCC, dal momento che è un luogo comune molto diffuso, ma qui deriva dalla Sua esperienza diretta, sarebbe gentile da farmi qualche esempio?

Cordiali saluti,
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Dr.ssa Pileci,devo ringraziarla ancora una volta per la sua risposta,dettagliata,attenta e completa.In effetti riscontro e concordo con molte delle cose che lei dice.Ovvio che a prescindere dal mio disturbo io resto io,nel senso che il disturbo di per sè ha dei sintomi ben precisi,così come qualunque altra malattia,ma in questi casi di disturbi possono variare di intensità ed espressione a seconda del paziente.Come le dicevo in passato io avevo iniziato una psicoterapia di tipo gestald con la quale mi trovavo benissimo,sia con il terapeuta che con la terapia,poi ho dovuto(cause di forza maggiore cambiare),ho fatto una seduta con un terapeuta cognitivo-comportamentale con il quale c'era molta simpatia,ma non m'ispira alcuna fiducia,cosa che invece m'ispirava il precedente terapeuta gestald.Nella mia ultima esperienza di psicoterapia cognitivo-comportamentale fatta in coppia con mio marito,come spiegavo in altri post, l'esperienza è stata deludente e non credo di aver idealizzato i due terapeuti o essere partita sfiduciata.I due terapeuti non ci davano esercizi,erano molto freddi,frettolosi e la terapeuta molto arrogante,ho provato più volte a manifestare il mio disagio sul fatto che sentivo che qualcosa d'importante non andava,a prescindere da mio marito(parte importante ed integrante della mia vita e del mio benessere-malessere) ma mi sentivo zittire dicendo che non dovevo stare sempre al centro dell'attenzione(che forse è un mio problema,ma in quel caso volevo solo chiarire visto che stavamo investendo soldi e fatica) e dopo alcune sedute regolari dove loro dicevano che come coppia stavamo migliorando io ho chiesto di poter fare delle sedute singole perchè il mio psichiatra mi aveva parlato(all'epoca)di disturbo bipolare 2 e quindi sentivo l'esigenza di affrontare e capire il problema,ma loro mi hanno trattato con aria di sufficienza,all'ultima seduta dove sono arrivata dopo una lite furibonda con mio marito ed ero molto agitata ed in lacrime la dr.ssa mi ha detto che dovevo calmarmi altrimenti ero da tso!!!!Le assicuro per quello che può valere che non ero affatto da tso come infatti ha poi constatato l'altro terapeuta,mio marito ed il mio psichiatra,ma ero molto agitata al massimo un abbraccio e qualche goggia di en per farla breve.Ecco,rispetto ad altri approcci che ho avuto ho trovato i psicoterapeuti di altro orientamento più umani e attenti e quelli di orientamento cognitivo-comportamentale più freddi stanchi e arroganti,ma non è una regola.c'è però da dire che un terapeuta è tale anche a seconda della specializzazione che sceglie,fatta eccezione per Lei che invece è attenta,mi capisce,è preparata ed ha capito il mio bisogno.
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dr.ssa Pileci scusi se la interpello nuovamente,ma sono davvero afflitta ora e non so a chi rivolgermi.Come le spiegavo ora io e mio marito siamo ai ferri corti,accuse liti distanza....aldilà di tutta la nostra storia fatta di liti ed altro,ora lui ce l'ha con me a causa delle mie reazioni a volte troppo rabbiose sia verbali che fisiche(tiro rompo),mi odia ed è pieno di rabbia e rancore anche se dice di capirmi allo stesso tempo è pieno di rabbia e anche io perchè lui cmq non è stato un santo,non mi è stato vicino mai,ma lo capisco è un suo limite,non ce la fa per se stesso figuriamoci per me.Quando siamo andati in psicoterapia di coppia qualche beneficio lo abbiamo avuto,sia grazie alla psicoterapia che al nostro impegno,si litigava meno e si stava meglio.Ora tutto è crollato e addirittura sono tornati i problemi del passato e volevo chiederle come posso fare?davvero dr.ssa come posso fare?siamo distanti ora,e non c'è più quella voglia di ripartire dopo tanti fallimenti e con questo carico di brutto con la paura che tanto non saremo mai più felici.abbiamo voglia di sistemare le cose ma ora non sappiamo come,io ho i miei problemi tra disturbo bipolare e borderline,lui i suoi tra chiusura rimandare e rabbia verso me e non sappiamo come fare e a chi rivolgerci.Continuano a dirci che o facciamo terapia di coppia o individuale,ma io sento il bisogno di un percorso individuale vista la mia situazione e allo stesso tempo un percorso di coppia per slvare il nostro matrimonio e noi stessi.che fare??
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p.s. dr.Pileci ho letto il link che mi ha postato e devo ribadire la sua meravigliosa attenzione e comprensione verso il paziente,non da tutti.Mi spiace molto per la ragazza e non mi riconosco in molti tratti del disturbo borderline di cui mi sono informata,io non mi sono mai fatta del male fisicamente,non l'ho neanche mai pensato etc etc ma è pur vero che cambio umore spesso,sono fragile e sensibile e spesso aggressiva ed ho avuto 2 episodi di depressione dove vedevo tutto nero e non vedevo alcuna possibilità,ho rapporti difficili ed ho paura di essere abbandonata,eppure spesso ho abbandonato io quando vedevo che il rapporto(amicizia,amore,famiglia) era deleterio,mi sono salvata...non so è tutto un caos voglio solo star bene e non brancolare più nel buio,ma non mi stanco di cercare la via giusta,anche se sembro paranoica e sembra che non mi vada bene nulla,ma poi in realtà non è così.Per quello mi chiedevo se la cognitivo-comportamentale fosse adatta a me,è vero è una terapia efficace soprattutto a modificare la percezione di se e del mondo ed a cambiare l'azione,ma per quanto mi riguarda avendo avuto un'infanzia difficile fatta di violenza,abbandoni,modelli sbagliati non so quanto questo possa influire.si parla di disturbo bipolare di tipo 2 e borderline e ti dicono che è fisico,genetico,chimico,ma allo stesso tempo io credo che ci sia una mente un'anima che si ammala e si ribella creando questi disturbi non necessariamente di natura chimica genetica,ma chi può dirlo con esattezza e poi è come dire che la gastrite è venuta per lo stress ma ora ce l'hai e devi curarla.La ringrazio ancora e...fortunati i suoi pazienti :-)
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Continuano a dirci che o facciamo terapia di coppia o individuale,ma io sento il bisogno di un percorso individuale vista la mia situazione e allo stesso tempo un percorso di coppia per slvare il nostro matrimonio e noi stessi.che fare??"

Gentile signora,

da qui ci sono i limiti del consulto on line. Lo premetto perchè chiaramente il parere che pesa di più del mio, che non La conosco direttamente, è quello dei curanti.

Ma mi faccia capire bene: Le viene indicato un trattamento individuale, alla luce della diagnosi di disturbo borderline e le motivazioni, gli obiettivi, i risultati attesi.
Le è stato spiegato bene tutto questo?
Lei ha chiesto spiegazioni?

Ha espresso le Sue perplessità sulla TCC e sui terapeuti che utilizzano questo approccio, ma potrebbe essere un caso che in passato Lei si sia trovata male, per quanto le modalità descritte non mi sembravano affatto da TCC. Oppure potrebbe darsi che con quelle terapeute si siano attivati dei cicli interpersonali patologici (quello che spiegavo nell'altro consulto alla ragazza) e che le terapeute non siano state immediatamente abili a gestirli.
In altre parole, anche in questo caso, la relazione terapeutica va utilizzata come strumento per capire come si relaziona il paziente, quali sono i Suoi schemi e come spezzarli per promuovere il cambiamento.

Parallelamente, è importante fissare degli obiettivi.
Uno potrebbe riguardare il problem solving, dal momento che Lei dice di avere dei problemi nella relazione con Suo marito e di non saper gestire la rabbia.

Qualora intraprendesse la terapia individuale non è detto che la ricaduta positiva non possa esserci sul Suo matrimonio e sulle relazioni in genere.

Che cosa la frena? Quali sono le Sue perplessità, considerando però di cambiare terapeuta, rispetto a quelle con cui non si è trovata bene?
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Gentile Dr.ssa Pileci,ancora grazie,davvero per il suo sostegno in questo momento per me importante ad orientarmi.Le rispondo alle sue domande.il trattamento di psicoterapia individuale l'ho deciso io durante lo svolgimento della psicoterapia cognitico-comportamentale di coppia alla quale ci eravmo rivolti in urgenza io e mio marito in quanto in grave momento di difficoltà di coppia,all'epoca dei fatti(circa 6 mesi fa) nel contempo avevo fatto un paio di visite da un psichiatra che mi aveva diagnosticato il disturbo bipolare tipo 2 non aveva parlato di borderline.Mentre facevamo le sedute di coppia,ho sentito io l'esigenza di un percorso individuale perchè avvertivo in me un peggioramento dei miei sintomi e l'ho fatto presente....il resto lo sa.Nessuno ora mi ha indicato una terapia individuale,l'avevo già iniziata di mio prima di rivolgermi alla nuova psichiatra che tra colloqui e test ha tracciato un disturbo bipolare e borderline e mi ha consigliato il tipo di psicoterapia(la cognitivo-comportamentale) perchè non c'è stato bisogno che mi dicesse di andare in psicoterapia visto che già ci sto andando(anche se con il nuovo terapeuta junghiano psicosomatica ho fatto solo 1 incontro)ho fatto molte domande,chiedo sempre dalla psicoterapia alla terapia farmacologica mi piace essere informata e sapere chi ho davanti e cosa sto facendo,ma nello specifico la psichiatra non mi ha dato molte spiegazioni di suo,ma se le chiedo non esime dal darmene di ulteriori.Concordo sul fatto che l'esperienza che abbiamo avuto io e mio marito con i due terapeuti non è stata felice,a me non sembrava neanche una psicoterapia e cmq si con la terapeuta.donna(come le dicevo erano in due i terapeuti uomo e donna)si erano create delle dinamiche patologiche,lei aveva fretta,era arrogante pensava di capire tutto prima ancora di ascoltare e sminuiva tutto ciò che dicevo,ma ci può stare di non trovarsi.A mio marito invece andavano bene,o meglio non gli interessava molto lui non ama mettersi in discussione e li era il posto perfetto per non fare nulla se non uno sfogo sterile e qualche consiglio(ne ho avuti di migliori qui)Ora arrivo al punto per me più importante e cercherò di spiegarmi al meglio e mi scuso se sarò prolissa spero avrà la voglia di leggermi e capirmi così da potermi consigliare.so che in un percorso di psicoterapia individuale gli effetti benefici poi si ripropongono anche sulle relazioni esterne,se stiamo bene noi,possiamo star meglio insieme agli altri e al mondo ed è quello che avevo iniziato a fare tempo fa quando intrapresi la prima psicoterapia gestal,ma poi tornavo in una casa dove le dinamiche patologiche continuavano ad esserci ed essere vissute perchè mio marito a sua volta non faceva il pezzo suo,il suo percorso,come se la causa dei problemi fossi solo io ed io cadevo sempre in quie meccanismi perchè ancora non ero sana e mi perdevo nelle liti nello stress e inftti il terapeuta ci consigliò di staccarci finchè io non stessi meglio o finche lui non si decidesse a fare anche lui un percorso visto che ne aveva bisogno...da li poi è successo di tutto.veniamo alla conclusione:cosa mi frena?tutto e niente,nel senso che voglio e anche con una certa urgenza iniziare un percorso di psicoterapia individuale perchè non sto bene,ma allo stesso tempo amo mio marito e so,come lo sa lui che ne ha bisogno anche lui per se stesso soprattutto,ma per come siamo messi ora come coppia avremmo bisogno di un intervento di coppia per riportare un pò di sereno e dialogo che per ora è fatto solo di silenzi e insulti ed ho paura che il mio matrimonio finisca perchè ha ferite profonde che non possono più aspettare per essere curate perchè mio marito ha una forte rabbia contro di me a causa di alcune mie reazioni date dal mio problema e lui si tiene tutto dentro per poi farlo esplodere come una bomba,insomma vorrei che lui capisse chi sono perchè reagisco così e che non sono un mostro.Ecco le mie perplessità,non più tanto sul tipo di psicoterapia(ho visto che lei è cognitivo-comportamentale) eppure verrei da Lei subito,la mia perplessità è che sia io come individuo e sia io come parte della coppia abbiamo bisogno di un intervento urgente e non so come regolarmi non è che posso fare psicoterpia di coppia da un dottore ed il mio percorso individuale da un altro!!!non so.volevo chiarire che il disturbo borderline di cui non sono neanche troppo sicura,ma non posso farmi un'autodiagnosi non toglie la mia infanzia difficile i miei sensi di colpa verso mio marito e la paure che queste nubi nere non se ne andranno mai sopra al nostro amore,insomma sono confusa.Se io stavo meglio avrei intrapreso una psicoterapia di coppia per il bene della coppia e poi un percorso singolo per entrambi o viceversa,ma per come sto io ora e per come sta mio marito ora e per come sta la coppia ora dovremmo fare tutte e tre le cose.Questo mi preoccupa perdere mio marito ma soprattutto perdere me stessa che posso fare?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

per prima cosa non facciamoci prendere dall'ansia e non consideriamo troppo urgenti i trattamenti, nel senso che la situazione può essere recuperabile nella relazione con Suo marito. Poi, certo, capisco che per Lei sia una grande sofferenza.

Ma andiamo per punti.

"...per come siamo messi ora come coppia avremmo bisogno di un intervento di coppia per riportare un pò di sereno e dialogo che per ora è fatto solo di silenzi e insulti ed ho paura che il mio matrimonio finisca..."

E' probabile. Molte coppie vanno in crisi non perchè non ci sia più l'amore tra i due coniugi, ma perchè si creano questi fraintendimenti dovuti al modo di elaborare l'informazione del singolo. Se il pensiero di uno dei due partner è intralciato da pensieri distorti, da ragionamenti illogici e da interpretazioni sbagliate, si finisce per diventare ciechi e sordi nella relazione. E si alimenta la sofferenza perchè quando ci sbagliamo nel giudicare o nel comunicare con il partner ci facciamo un torto e lo facciamo anche al partner.
Allora la psicoterapia (sia di coppia, ma anche quella individuale) può aiutare ad intercettare questi schemi di pensiero che la persona si porta dietro da un po' di tempo e che poi esprime anche all'interno della relazione coniugale, ma anche della relazione con lo psicoterapeuta. Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale intercettare questi schemi è fondamentale e prioritario, perchè da qui avremo una panoramica chiarissima su come funziona il pz. e in quali guai (relazionali!) può mettersi. Ovviamente questo serve per spezzare la sequenza critica e fare in modo che il pz. riesca a sostituire lo schema cognitivo (e poi comportamentale) con uno schema più funzionale.
Le faccio un esempio. Se ad esempio Suo marito non vuole fare una terapia di coppia e non parla, Lei potrebbe iniziare a domandarsi "Perchè non parla?" e iniziare a darsi delle possibili spiegazioni: "Forse è arrabbiato con me", "Forse avrò detto o fatto qualcosa che lo ha offeso", "Continua ad essere arrabbiato"... fino ad arrivare "E' sempre arrabbiato, che brutto carattere" ... "Tocca fare a me tutta la fatica, psicoterapia compresa!"
E ancora "Io faccio sempre del male a tutti, anche a lui", "Non piacerò mai a nessuno", "Sono un disastro nelle relazioni, rimarrò sola" ....

Per evitare tali valutazioni sbagliate, dovremmo in realtà riuscire ad ampliare il ventaglio delle ipotesi, prima di giungere alle conseguenze. Infatti quello che accade è che in tali circostanze finiamo per mettere in atto dei comportamenti che seguono la logica descritta sopra. Gli altri si rapporteranno con noi che mettiamo in atto tali schemi (anch'essi disfunzionali perchè si basano su un errore di valutazione) e si comporteranno di conseguenza. Sa qual è il risultato? La profezia che si autodetermina! E questo meccanismo finisce per produrre moltissima sofferenza.

Questo a dir la verità accade in tutte le relazioni, ma teniamo conto del fatto che nel matrimonio occorre ancor più impegno, in quanto - a causa dell'intensità dei sentimenti, delle aspettative, della dipendenza- spessissimo ogni coniuge attribuisce alle azioni dell'altro significati arbitrari e che i partner interpretano in modo errato.
Perciò quando c'è un conflitto, molto spesso per effetto della comunicazione carente, i coniugi sono portati ad incolparsi reciprocamente, anzichè considerarlo come un problema da risolvere e che si può risolvere.
Se questi fraintendimenti si sommano, è chiaro che il coniuge non viene più investito di sentimenti positivi (cioè un compagno che rende più intense le esperienze personali, che dà appoggio e con cui costruire una famiglia), ma viene messo in discussione il rapporto stesso!

Accanto al trattamento di coppia che in molte occasioni è il trattamento d'eccellenza, è possibile raggiungere questi risultati anche con la psicoterapia individuale, perchè la TCC lavora sugli stessi aspetti.
Oppure, potrebbe essere percorribile anche un'altra strada.
Il coniuge può essere invitato in alcune sedute.
Questo però dovrà essere valutato di persona.



"... non so come regolarmi non è che posso fare psicoterpia di coppia da un dottore ed il mio percorso individuale da un altro!!!"

Questa non è una strada non percorribile. Può essere vista come una coterapia e se necessario è praticabile senz'altro. Ma deve essere valutato dai Suoi curanti.

Se Suo marito è propenso a fare la psicoterapia di coppia e Lei vuole fare una terapia individuale con un altro terapeuta per il trattamento borderline, non dovrebbero esserci problemi.

D'altra parte le terapie eclettiche (es. psicoterapia+ farmacoterapia) sono ampiamente utilizzate. Anche per altri tipi di disturbi (es disturbi sessuali), è piuttosto frequente che una persona riesca ad affiancare un trattamento con un terapeuta solo per il disturbo sessuale a una terapia di altro tipo con altro terapeuta.

In genere si procede facendo ciò che è utile per quel paziente, dopo aver valutato la situazione.

Nel Suo caso mi pare di capire che dopo la prima terapia in cui si era trovata bene e aveva avuto dei risultati, non ci sia stato modo di fare una valutazione accurata della situazione, forse perchè si è trovata male, forse perchè con qualche terapeuta ha fatto poche sedute (con l'ultimo una sola) e forse perchè i terapeuti (di coppia) non hanno valutato bene questi aspetti.

Quindi, se ora la psichiatra -dopo averLa visitata- ha dato indicazioni precise in merito al trattamento, parli con Lei di tutte le Sue esigenze e perplessità e valuti anche l'opportunità di una TCC magari con terapeuta consigliata dalla psichiatra.

Che ne pensa?

[#19]
dopo
Utente
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Dr.ssa Pileci GRAZIE ANCORA.Cosa ne penso'penso che Lei abbia perfettamente ragione e mi ritrovo in ciò che Lei dice.leggendo con attenzione ciò che scrivo mi rendo conto di quanto abbia ragione e vado per gradi...l'amore tra me e mio marito infatti non è finito anzi,ma è molto ferito questo amore,fatto di condizioni reciproche di ferite di veli scuri,abbiamo perso la spontanetà,ma mai la speranza che tutto si può risolvere,con impegno,amore ed un percorso i problemi si possono risolvere.mio marito ha rimandato per molto troppo tempo perchè è fatto così procrastina,rimanda fino a che il problema non lo schiaccia ed io all'inizio mi arrabbiavo poi ho capito e lui si èdeciso ad affronare un percorso psicoterapeutico di coppia,nonostante sia io quella che lo ha spinto,ma lui aveva capito che i problemi non si sarebbero risolti per magia da soli(come lui sperava9ma bisognava fare qualcosa.così è stato solo che deve essere sempre spronato "imboccato" tirato e quando alla fine io sono crollata lui non ha fatto nulla.Ho capito che dare le colpe non serve,siamo noi gli artefici di ciò che ci accade,siamo noi che scegliamo e dare le colpe è solo un modo per non assumersi le proprie responsabilità,in parte lo ha capito anche mio marito,anche se continua a incolparmi e credere nel suo profondo che il problema sono io.Abbiamo capito che gli errori e le responsabilità sono di entrambi e che entrambi dovremmo fare qualcosa,siamo arrivati a questa consapevolezza,ma poi nello specifico i buoni propositi durano poco.La psicoterapia di coppia "mi piaceva" perchè ci aiutava a capirci reciprocamente lui si apriva e riusciva a capirmi e viceversa ma comunque tutto in modo superficiale e a me non bastava a causa dei problemi di cui le ho parlato.La mia psichiatra non mi ha dato grosse indicazioni,mi ha detto solo di iniziare una psicoterapia cognitivo-comportamentale ma non mi ha dato consigli su professionisti particolari o riguardo a mio marito,è una psichiatra non una psicoterapeuta,si parla di chimica e non di altro.La mia situazione è un pò complicata ed ha avuto sviluppi in questi mesi,prima del mio primo crollo quando avevo iniziato la mia psicoterapia individuale pensavo di avere un disagio mio che si stava manifestando nella coppia e anche mio marito aveva i suoi e quindi mi sono rivolta ad un terapeuta gestal che poi è morto,ma non sapevo di avere a che fare con un disturbo bipolare 2 e borderline.Ora io vorrei,dovrei iniziare una psicoterapia ma non ho più tempo,energie e soldi da perdere,non voglio sbagliare ancora strada.Mio marito è disposto a fare una terapia di coppia ma a me non basta più e fare due tipi di psicoterapia non ne avrei davvero il tempo ed il denaro e vedere 2 terapeuti non credo sia lasoluzione perchè se il terapeuta di coppia non mi conosce bene,o cmq non impara a farlo idem per mio marito non potrà aiutarmi questa è la difficoltà che ho incontrato con l'altra terapia.so che tutto si può risolvere ma so che ora non posso mettere le mani ovunque come un tempo e le cose tra me e mio marito si sono troppo logorate ed io non ho la forza di riparare nè l'entusiasmo dopo ciò che ho passato sono allo sfinimento.penso che chiederò la separazione,ricomincerò da me perchè ora è l'unica cosa che posso fare e anche se soffrirò tanto perchè perdo l'amore della mia vita almeno non perdo me stessa e non rischio di ritrovarmi in quelle liti in quei circoli viziosi fatti di silenzi rabbia nervosismi che aumentano i miei problemi ed il mio disturbo.io ho fatto tutto ciò che potevo fare,dialogo,psicoterapia,psichiatra le ho provate tutte mentre lui ha preso sempre tutto in modo superficiale e non gliene faccio una colpa è così ma io non posso più nè aspettare nè rischiare io devo venire prima di tutto,visto che ultimamente mi sono messa in fondo alla lista e chi si è ridotta così sono io.non voglio fare una psicoterapia dove lui fa qualche seduta di coppia non credo servirebbe se non a ridurre i danni e rimandare,così come non servirebbe una psicoterapia mia individuale e un'altra di coppia,troppo stress per me ora in questo momento dove non ho più energie nè forze purtropo,mentre fino a poco tempo fa le avevo.dovevamo pensarci prima e in questo caso forse mio marito doveva pensarci prima perchè io l'ho fatto ed ora anche se con il dolore nel cuore non posso far altro che staccare da questi sensi di colpa che mi crea il mio matrimonio,risolvere i miei problemi,NON POSSO RISCHIARE PIù ALTRE LITI ALTRI CROLLI ALTRI MECCANISMI E DINAMICHE PATOLOGICHE MASSACRANTI,non ce la farei.auguro a mio marito di trovare la sua strada e capire che la colpa non è sempre degli altri e che a volte bisogna agire ed ora è tardi per me lo è.non voglio passare da egoista o da vigliacca,non lo sono,semplicemente non posso fare tutto questo non più non ora e non da sola perchè con lui sarò sempre sola.Se ci fosse un psicoterapeuta che fa sia terapia di coppia che individuale alla coppia ok ci avrei pensato ma continuano a dirci di no e infondo è giusto perchè se io inizio una terapia individuale e mio marito fa qualche incontro con me ed il terapeuta la cosa non è equilibrata questa è la motivazione che ci hanno dato ed io la condiviso.O si fa una terapia di coppia o si fa una terapia individuale entrambi per poi magari fare in futuro una terapia di coppia così è troppo un caos terapia di qua di là psichiatra psicoterapeuta io,poi quello di coppia non posso uscire scema sono già finita in ospedale per tutto questo ora basta,ognuno si prenda le proprie responsabilità e vada per la sua strada.non vedo soluzione per il mio matrimonio,non più mentre prima le vedevo,pensavo che una terapia di coppia ci avrebbe aiutato io avrei aspettato e poi avrei iniziato il mio percorso individuale,invece sono crollata prima e tanto e fare solo io un percorso terapeutico non servirebbe perchè anche mio marito ha le sue gran responsabilità e quindi se anche io stessi meglio con me stessa non starei meglio con lui,perchè lui continuerebbe a riproporre gli stessi schemi(bugie,silenzi,fughe,niente dialogo madre invadente9 ed io al massimo troverei il coraggio di andarmene quindi lo vedo solo un rimandare.scusi per lo sfogo dr.ssa ma sono veramente a pezzi non ne posso più
[#20]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

comprendo bene le difficoltà e le fatiche del momento, ma le scelte (es separarsi) dovrebbero essere ben ponderate e non frutto di un momento difficile o di emotività.

Un cordiale saluto,
[#21]
dopo
Utente
Utente
Buona sera dr.ssa Pileci,non ho potuto risponderle prima.Concordo sul fatto che le decisioni prese sulla scia di una forte emotività o rabbia,spesso non siano le migliori e che le decisioni vadano ponderate.Nel mio caso mi trovo a vivere entrambe le cose,una forte emotività e dopo tutto ciò che sto passando e per come sono è il minimo,ma dall'altro canto anche una grande consapevolezza di me stessa,del mio problema,e di come è fatto mio marito ed il nostro rapporto.Pur essendo io una gran sostenitrice del cambiamento,inteso come miglioramento per se stessi prima che per gli altri,pur capendo che non tutti possono diventare consapevoli e poi cambiare,mi trovo ad avere una visione chiara della situazione.Lui è così e per me non va bene,non dico che sia sbagliato,semplicemente per me non va bene e arrivati a questo punto dove io sono ridotta così e nonostante questo continuo a cercare dialogo,soluzioni,amore intelligenza,lui,pur essendo triste con tutti i suoi limiti e problemi,sta bene, o comunque meglio di me e ne sono felice,mai gli augurerei del male,ma io non posso ridurmi così per chi non vuole,non può capire,agire,non dico che lo faccia con cattiveria,ha anche lui i suoi limiti,rabbie,blocchi,problemi,ma il dato rimane,rimane il fatto che io da sola non posso fare tutto o meglio posso farlo per me,non più per due,soprattutto vista la natura e la dinamica dei problemi.Non è un handicappato bisognoso di cure costanti,ci mancherebbe sarei stata al suo fianco fino alla morte,lui sceglie di non fare nulla,perchè non agire è comunque una scelta per poi accusarmi di tutto,rinfacciarmi tutto e mi sta facendo vivere il mio problema malissimo.Mi sento già in colpa per molte cose non solo che sono io a stare male e non devo più permettere a nessuno di farmene altro perchè dipende da me.i passi si fanno in due,i miglioramenti i percorsi,le liti i danni,si fanno in due,ma lui continua a sottolineare in modo ormai troppo infantile e cieco i miei errori che conosco e per i quali mi sto curando e mettendo in discussione,non rimango in un angolo ad aspettare che mia moglie(io) ormai sfinita,dimagrita in lacrime che non ha più forza per far nulla faccia ancora tutto lei,per poi quando crolla(io) rinfacciarglielo puntualmente.sono rabbiosa,ma la rabbia lascia poi posto ad una delusione.Vorrei che qualcuno dicesse spiegasse a mio marito che le sue rabbie doveva esternarle e non congelarle,che io almeno ho fatto qualcosa per risolvere i miei suoi e nostri problemi e che ci ho sofferto quanto lui perchè non ero al parco dei divertimenti e che stare lì a fare la vittima(perchè è sempre così che sua madre lo ha trattato come una vittima incapace) non serve a nulla se non a peggiorare.semplicemente non posso permettermi altre liti altre colpe rabbie perchè sono in una fase delicata e sto cercando di riprendere in mano la mia vita e non chiedevo neanche l'aiuto di mio marito,visto che non può darmelo,ma che almeno si prendesse le sue responsabilità.non ho neanche più voglia di andare in terapia di coppia,con lui è tutto tempo perso,sbuffa,non è èresente,lui è easy come si definisce,si perchè quando c'è un problema scappa dalla parte opposta,non so che farmene di uno così.io non sono qui a soddisfare le sue aspettative e viceversa ma se c'è un problema si affronta,far finta di nulla rinforza il problema ed ora lui sta scaricando la rabbia che ha verso se stesso per non aver fatto nulla e verso me per il mio problema su di me ed io non posso permettermelo.non ho altre soluzioni e mi creda dottoressa mai sarei voluta arrivare a questo,ma da parte di mio marito non c'è stata altra scelta,non mi ha dato altra scelta se non quella di far finta di niente,dirmi che tutto si risolverà,ma poi nello specifico non fare nulla e alla prima occasione rinfacciarmi tutto che altro potrei fare?è stato capace di dirmi che poltrivo tutto il giorno sul divano!!ed è vero volevo morire e lui lo sapeva e sapeva anche chi ero quanto lavoravo,uscivo,quanta vita c'era dentro me....non vale la pena questa è la verità
[#22]
dopo
Utente
Utente
Buon giorno Dr.ssa Pileci scusi se la disturbo,ma visto che Lei ha "seguito" la mia situazione volevo chiederle un consiglio.Ho iniziato una psicoterapia individuale da uno psicologo psicoterapeuta ad indirizzo psicosomatico junghiano,mi trovo bene con lui ma lui non fa terapia di coppia.io e mio marito stiamo tentando di riprovarci ma i rapporti sono freddi per i motivi che le spiegavo(rabbia,rancore e ormai tristezza e sconforto) il punto è che al tutto si aggiunge il fatto che io non sto bene e quindi più di questo non posso fare.Volevo chiederle e la prego di rispondermi,posso affiancare una terapia di coppia alle mie sedute di terapia individuale con altro psicoterapeuta?la cosa migliore sarebbe che lo stesso terapeuta facesse sedute singole sia a me che a mio marito che di coppia,ma io ho trovato questo terapeuta con cui mi trovo.Come posso affiancare una terapia di coppia?mi hanno consigliato la sistemico relazionale per la coppia dicono che sia la più indicata ma può andar bene che io faccia la mia psicoterapia individuale da un terapeuta di altro indirizzo e la terapia di coppia?mi dia un consiglio la prego
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Volevo chiederle e la prego di rispondermi,posso affiancare una terapia di coppia alle mie sedute di terapia individuale con altro psicoterapeuta?"

Con i limiti di un consulto on line, direi di sì, è possibile che un pz. che sta già facendo una terapia individuale, cominci poi un altro tipo di trattamento (es. di coppia con altro terapeuta, farmacologico con altro professionista, psicoterapico con altro terapeuta, per esempio se ci fosse un disturbo sessuale che prevede protocolli specifici).

Questi sono tutti esempi di coterapie.

E' importante che i professionisti siano vicendevolmente informati.

Mi tenga aggiornata.

Un cordiale saluto,
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