Aggressività in famiglia

Gentili dottori,
spero vogliate prestare attenzione a questo problema famigliare, che cercherò di descrivere nella maniera più semplice possibile.

Mio fratello maggiore, ha un comportamento immaturo, sofferente e aggressivo (urla disumane, prepotenza e grandissima ineducazione) tra le mura domestiche, in particolare grave aggressività verbale verso mia madre (vedova, anziana, ma indipendente).
Pur avendo una propria abitazione da anni, lui pretende di pasteggiare comunque a casa di mia madre e farsi co-mantenere economicamente (precario).
Ma una manciata di euro per la spesa settimanale non sarebbe un problema in sé - oltretutto mia madre, nei limiti delle sue possibilità, al termine delle scenate, gli dispensa quasi puntualmente quanto da lui preteso! Lo è invece il modo e il comportamento con cui pretende di ottenere le cose.
La comprensione per il suo stipendio obiettivamente basso e la volontà di aiutarlo fino a che non trova una stabilità economica c'è, ma il problema di fondo temo non sia economico. Parlo di un ultraquarantenne, Ha una personalità ostinata, usa l'offesa e la sopraffazione come ordinario canale per ottenere attenzioni (aiuto, pasto, soldi). Non è in discussione il suo genuino affetto (e la sua totale dipendenza) dalla madre. Paradossalmente, sembrerebbe anzi che non voglia accettare che lei dopo una vita di sacrifici si fermi e riposi. Si comporta come un adolescente mai cresciuto e il suo modo di affermare/replicare questo rapporto conflittuale sta portando all'esaurimento nervoso mia madre
.
Da sempre mi chiedo se abbia una qualche patologia o sia semplicemente sofferente e carente. Soprattutto mi chiedo quale sia il miglior modo di intervenire per aiutare mia madre, ma ovviamente anche lui.
Grazie infinite per ogni suggerimento e supporto.
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

si direbbe che Suo fratello sia rimasto proprio al livello di <<un adolescente mai cresciuto>>.

Non ci dice se si è sempre comportato così o ha iniziato da quando, per esempio, è mancato il padre, o a seguito di un peggioramento delle condizioni lavorative.

Il fatto che si metta a carico della madre ma abiti per conto suo mi fa pensare a un comportamento un po' opportunista, di uno che bada esclusivamente al proprio vantaggio.

Probabilmente non ha molte amicizie valide con le quali confrontarsi, ad esempio dei coetanei che hanno una posizione migliore e hanno formato una propria famiglia, e capire come superare la propria condizione di precario e "capriccioso".

Certamente, il fatto che abbia oltrepassato la quarantina non agevola la soluzione di una simile situazione; l'ideale sarebbe riuscire a farlo ragionare (sul "come" ci sarebbe molto da discutere) perchè possa "schiodarsi" e diventare lui un aiuto per la madre, come sarebbe lecito aspettarsi da persone di quella fascia di età.

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Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117 6
Gentile utente,
attribuire a suo fratello una diagnosi non risolverebbe i suoi problemi,
In genere queste forme come lei ben le definisce di dipendenza sono molto dure a cambiare e risultano appropriati gli interventi rieducativi in comunita' o di terapia familiare. Ma in ogni caso suo fratello dovrebbe essere motivato ad intraprenderne un percorso.
Non ci dice pero' nulla di lei ? Dove vive, come questo problema la coinvolge, e in cosa gli reca sofferenza.

Cordialmente Dr.ssa Silvia Rotondi
www.silviarotondi.it
338-26 72 692

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dopo
Utente
Utente
@ Dr. Repici
Grazie mille per la sua attenta lettura.
Per precisare meglio il quadro c’è da dire che si è sempre comportato in modo non maturo, come dire… “non completamente formato”, soprattutto in relazione a mia madre.
Direi che la figura del padre, come punto fermo e autorevole, gli è senzaltro mancata e devo ammettere che anche in vita mio padre non gli ha offerto un modello molto differente. Certi punti basilari dell’educazione quali il rispetto, l’ascolto e anche l’affetto fisico sono stati piuttosto carenti. In ultimo anche certi elementi di “sostegno culturale” sono stati deboli.

In sostanza, osservando mio fratello è come una persona cui sembra sia mancata la formazione. Ma è con perplessità che mi sento di attribuire questa responsabilità al modello educativo dei miei genitori, poiché io sono cresciuta nella stesso clima e quotidianità, pur non sviluppando questa prepotenza e cercando una maggiore crescita sul piano culturale - come penso sia normale in ogni individuo che procede verso l’indipendenza e la costruzione del suo percorso.

La sua situazione lavorativa e anche personale è effettivamente peggiorata negli ultimi anni, inasprendo il suo comportamento, ma nel corso della sua vita ha incontrato amici e sante ragazze che lo hanno aiutato, evidentemente senza risultato, visto che al termine di ogni delusione sembra sfogare tutte le sue sofferenze in casa. Ma anziché capire che deve cambiare comportamento persiste con questo sistema e si allontana ancora di più dall’uomo migliore e responsabile che potrebbe essere e che lo aiuterebbe anche a trovare una migliore occupazione/realizzazione di sé stesso.

Non ho dubbi sul volerci tutti bene. Sento che a ciascuno di noi manca la stessa cosa, vorremmo tutti una famiglia normale. Ma è come se non fossimo capaci di “allineare” i nostri comportamenti con questa carenza fondamentale e rivoluzionare il quotidiano vissuto e storico in questa famiglia. Da dove iniziare?
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Rotondi,
grazie per la sua risposta e per la sua domanda che mi permette di far luce sul mio personale modo di vivere questa storia.
Fardello, vergogna, paralisi, paura. Queste quattro parole descrivono il mio vivere la situazione. Un fardello che mi opprime da anni, che condiziona anche scelte personali importanti (relazioni, viaggi, formarmi una nuova famiglia). Una vergogna maledetta per le urla e le anomalie della situazione nel suo complesso. Paralisi perché mi sento impotente, nello stesso tempo chiamata a trovare una soluzione. Ultima della lista, ma prima per tensioni trasmesse e più urgente, la paura che mia madre non regga oltre, crolli e questa perdita mi lascerebbe un vuoto immane. Ma, ne sono certa, aggraverebbe anche la situazione di mio fratello.
Io fortunatamente ho una mia abitazione, ma vivo la situazione per esperienza diretta quando vado lì o attraverso i racconti di mia madre.
Sento che lei si aspetta che io prenda in carico la situazione. Io non ho soluzioni: ho sensazioni, questo si, come quella che lui abbia bisogno di una qualche strategia per responsabilizzarlo, per farlo sentire utile e importante e gradatamente essere rieducato in un contesto diverso. Ma, onestamente, non so da dove iniziare e non accetterebbe di andare in terapia.
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Dr.ssa Silvia Rotondi Psicologo, Psicoterapeuta 117 6
Potrebbe iniziare a cercare un percorso per lei stessa, magari nell' obiettivo di farsi chiarezza su quelli che sono i giusti confini da avere tra lei e i membri della sua famiglia , in modo che la situazione di suo fratello non pesi e gravi sulla costruzione della sua stessa autonomia.




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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

è sicuramente necessario introdurre un cambiamento nella situazione.

Se tale cambiamento non fosse raggiungibile con la partecipazione di Suo fratello, in quanto si dimostra testardo e irragionevole, allora potrebbe essere perseguito cambiando qualcosa che riguarda Lei e Sua madre.

Ad esempio, potreste trovare un diverso atteggiamento da adottare, oppure luoghi differenti in cui spostarvi, o ancora orari differenti, ecc. ovvero qualcosa che "rompa" quel ciclo abitudinario in cui tutti voi vi trovate.

In sostanza, qualcosa che metta Suo fratello di fronte al fatto che la situazione è cambiata e che, gli piaccia o no, in un modo o nell'altro dovrà adattarvisi.

Senza conoscervi a fondo mi è difficile dire di più, comunque spero di aver reso l'idea.

[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimi,
mi sento in parte sostenuta grazie alle vostre parole.
Riguardo al percorso su me stessa, ma soprattutto sul cercare un taglio netto alla situazione sto valutando appunto l'idea.
Da tempo ho proposto a mia madre di stare temporaneamente da me, o comunque anche solo di fare un viaggio o stare altrove, qualunque cosa crei un "distacco", ma è una soluzione che lei vede come estrema. Ritarda continuamente e comunque si dice troppo stanca per qualsiasi cambiamento.
Il distacco però diventa ancora più urgente per via del fatto che lei non riesce a ignorarlo. Dice che ha bisogno di rispondergli, che non si può fermare o non può evitare la lite. Non riesce a evitarlo, spesso è corresponsabile del teatrale scenario di urla quotidiane, dopo il quale - il più delle volte - gli dà anche ciò che chiede, perché lo aveva già pronto.
Non ho descritto in effetti la reazione di mia madre in tutto ciò.
Diciamo che paradossalmente, è un po' come se lei - pur soffrendo per tutto ciò che lui dice e fa - non evitasse alla base il degenerare della situazione. La fa crescere, come una bolla.
Sta al suo gioco durante il comportamento scorretto e non riesce invece a "premiarlo" nei comportamenti positivi (relativamente positivi, ovviamente!). All'inizio infatti lui non chiede con troppa aggressività, né maleducazione, e va detto che per lui deve essere già abbastanza avvilente "chiedere alla mamma". Lei sa già che i soldi glieli darà. Quando si impone di non dargli niente stacca solo il biglietto per la successiva puntata.
In fondo lei è la vittima, ma lo asseconda e soprattutto non lo aiuta a uscire dal tunnel. A risolvere la sua rabbia.
Il bisogno lui ce l'ha davvero, per condurre una vita quasi dignitosa. Lei può aiutarlo in una certa misura e come tutte le mamme è ben felice di farlo, solo che a volte penso lo faccia nel modo peggiore. Anziché scongiurare la manifestazione di rabbia di mio fratello, andandosene o dandogli quanto chiede "per comprensione dei suoi bisogni", senza aspettare le urla, si "fa proprio trovare". Gli fa affermare quel sistema che lui, forse senza colpe, ha assimilato fin da piccolo, e non gli offre alternative concrete. Lo fa prima sbottare, urlare, dicendo cose prive di senso e contenuto, poi urla anche lei, rispondendo con altrettante stupidaggini e, alla fine, cede. Ma quando cederà il suo cuore?
Non so se sbaglio nel vedere le cose così, non so nemmeno se sto più nell'analisi o nella cronaca. Non so più, ma a me sembra che a questo stato delle cose soltanto il distacco o un cambiamento repentino nel gestirlo siano le uniche chiavi per farlo cambiare,
Come dire, è un sistema del quale lei per prima, che è la vittima, è ignara di quanto può fare da sola come madre, col suo ruolo, semplicemente mostrandogli che può ottenere uguali attenzioni, anzi maggiori, con un comportamento diverso. E sembra che non capisca che lui è grande abbastanza da cavarsela se torna a casa e non trova né pasto caldo, né soldi ma dei bei pomodori freschi per farsi un sugo. Probabilmente le prime 3 o 4 volte troverà i pomodori lanciati a destra e a manca per la cucina in segno di dispetto, ma prima o poi lui capirà che il dispetto maggiore l'ha fatto a se stesso. perché a quel punto non avrà avuto né pasto, né soldi, né pomodori ma soprattutto niente attenzioni.
Lei tira avanti nella speranza che prima o poi lui venga assunto a tempo indeterminato per vedere se cambia. Ogni mese si attende il mese successivo e così via. Ma il punto dolente è che certi problemi di fondo, se non risolti alla radice, temo si riproporranno ancora perché, almeno a mio avviso, da solo uno stipendio stabile non gli darà la capacità di relazionarsi in modo differente, né gli insegnerà le formule magiche dell'ascolto e rispetto verso l'altro. Tanto meno gli insegnerà che si può avere aiuto, preziosissimo, semplicemente parlando con tono normale esponendo con considerazioni lucide. E a volte, senza nemmeno aprir bocca.
Vorrei dal profondo del mio cuore, regalare a mia madre la vecchiaia che merita, nel riposo e nell'equilibrio che le permetta di concentrarsi su se stessa e non sempre sugli altri.
Mi scuso per la lunga testimonianza. vi ringrazio per la paziente lettura e i vostri suggerimenti.


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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

a quanto pare Lei ha le idee molto chiare sulla situazione che si è venuta a creare.

Purtroppo la reciproca complicità dei Suoi congiunti rende la situazione molto difficile da modificare; evidentemente si "nutrono" l'uno dell'altra, utilizzando nel loro rapporto un particolare modo di comunicare.

Provi a consultare il medico di Suo fratello; forse potrebbe considerare la possibilità di coinvolgere il Centro PsicoSociale (CPS) di zona, in cui vi sono medici, psicologi e assistenti sociali.


[#9]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille Dr Repici,
tenteremo dunque questa strada.
Cordiali saluti.