Problemi

Sono uno studente di 21 anni e finalmente mi sono convinto che il mio pessimo rapporto con mio padre mi abbia chiuso molte porte e mi impedisce di fare il "grande passo" verso l'età adulta. Ha 70 anni, è in pensione e sta tutto il giorno davanti la TV. Era un fabbro. Ha una "fobia di spendere", gli unici suoi argomenti di discussione sono le troppe tasse e le spese dei suoi figli, eppure potrebbe permettersi un tenore di vita molto più alto rispetto a quello che abbiamo. Ma io e mia sorella andiamo all'università! Facciamo rinunce su rinunce, compro pochissimi vestiti, mai una vacanza, poche uscite con gli amici, mai un di più. Sto sviluppando un'ansia nello spendere che mi fa rinunciare a quasi tutto ormai: palestra, piccoli piaceri della vita, un cinema con la mia ragazza... L'anno scorso ho convinto i miei genitori a farmi studiare fuori casa, ma lui lo faceva apposta, mi mandava pochissimi soldi, in ritardo quelli dell'affitto, risicati per la spesa, stavo sempre chiuso a casa per non deluderli. Alla fine ce l'ha fatta a farmi tornare a casa, ho dovuto desistere. Ha 2 appartamenti e un'officina che si ostina a non affittare da 30 anni! E nel frattempo fa pesare ai suoi figli qualsiasi spesa che fa per loro. Mia madre è un'insegnante, e si è sempre lamentata del fatto che lui non desse mai i soldi per contribuire ai bisogni della famiglia: spese, vestiti ecc. Lui, nel frattempo, ha messo da parte un bel gruzzolo: ma per chi li deve spendere, quei soldi? Perché questo far pesare continuamente qualsiasi cosa?
Il mio rapporto con lui è sempre stato così. L'ho sempre cercato: non volevo un amico, ma un punto di riferimento. Non lo è mai stato: ogni volta che lo cercavo per un consiglio, il suo era solo un aggredire. Mia madre come tramite non funziona: tra loro due non c'è nessun tipo di rapporto, condividono la casa, il letto e i figli, ma nella mia infanzia di me si è interessata solo lei. Nel tempo queste sue non-risposte, mancanza di fiducia, silenzi soprattutto, mi hanno creato insicurezze: nella vita sociale non sono timido, ma pieno di amicizie, interessi, propositivo, "l'anima del gruppo" mi definiscono i miei amici, ma con una ragazza non ho mai avuto un rapporto completo, nonostante abbia avuto qualche fidanzata e anche relazioni occasionali (ma ho fatto solo "preliminari"): sarà un caso?
Mia sorella, un anno più piccola, sembra fregarsene di ciò che accade in casa, solo ogni tanto chiede ai miei quando si separeranno (e io cerco di zittirla...)
Sono stato operato alla tiroide per un carcinoma 2 settimane fa. Mi sento stressato, spaesato, un po' triste... in colpa per non essere riuscito a dare un esame in questa sessione! Ovviamente da lui neanche una parola di conforto.
Scusate se mi sono dilungato, ho cercato di spiegare in poche righe la mia storia, la storia della mia famiglia. Ho paura di non riuscire a tirarmi fuori da questa spirale di ansia, blocco e preoccupazioni fino a che mio padre sarà in vita... come potrei uscirne?
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

penso che sarà difficile che suo padre riveda un po' le proprie posizioni, dopo tutta una vita passata a ragionare in un certo modo, però non è detto che sia impossibile.

Se fossi in Lei inizierei a considerare la possibilità di iniziare una vita autonoma, magari andando a vivere con amici e trovando qualche lavoretto per coprire le spese.

Nemmeno questo sarà semplice, sia per motivi interni alla famiglia sia per la situazione generale, però a un certo punto bisognerà provarci, e le qualità per fare un passo del genere non Le mancano di certo.

La reazione di suo padre offrirà certamente lo spunto almeno per chiarirsi, finalmente, su certe faccende, e magari la situazione potrebbe evolvere positivamente.



[#2]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazzo,
il clima familiare che descrive e le relative relazioni disfunzionali certo non contribuiscono al suo benessere, studiare lontano da casa sua la potrebbe allontanare da un contesto che da quanto dice sembra sostenere il suo malessere.

Magari, quando si sarà rimesso completamente in salute, potrebbe trovare un'occupazione come fanno molti studenti, che la aiuti a mantenersi, a non dover subire le rinunce attuali e a permetterle migliore qualità di vita.

Se pensa che le possa essere utile a gestire questa fase di difficoltà, potrebbe usufruire di un consulto psicologico presso il servizio pubblico (ASL Consultorio Familiare) senza prescrizione medica.

Le faccio i miei migliori auguri per una pronta guarigione e un sereno futuro.

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille a entrambi per le risposte.
Anche una mia professoressa del liceo (persona che ho sempre stimato) mi suggerì: "In certe situazioni è meglio allontanarsi per ragionare più lucidamente..."
L'anno scorso in effetti convinsi i miei genitori a mandarmi a studiare in un'altra città. Ma dopo appena qualche mese sono tornato. Ovviamente eravamo punto e a capo, io ero fisicamente lontano ma molto più dipendente da mio padre economicamente. Mi mandava pochissimi soldi, insomma non aveva fiducia nè credeva minimamente nel mio progetto... eppure io avevo sempre chiesto, da piccolo, di poter studiare fuori, ben consapevole che i miei avrebbero potuto mantenermi...
E così rieccomi, a casa dei miei, di nuovo nell'università della mia città...
Ho pensato spesso di cercare un lavoro,ma studiando è impegnativo... io rallenterei il ritmo più di quanto sto facendo ora, andando via comunque dovrei fare molte rinunce e ho paura che questo in futuro a livello professionale mi possa nuocere ancora di più!
Insomma, è una spirale... non se ne esce... voglio rimanere a casa ma almeno essere più sereno da questo punto di vista. Devo imparare a convivere col dubbio che forse sono io a farla tragica, a sbagliare a cercare la presenza di mio padre e soprattutto il suo supporto in tutti i sensi, nelle mie scelte e nelle mie esperienze...
Chissà se i miei coetanei non ci farebbero caso a tutto quello che penso io...
Ma poi so per certo che i padri dei miei amici quantomeno rispondono quando i loro figli chiedono qualcosa.
Forse mi basterebbe solamente stare un po' meno tempo fuori casa!
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
<<Devo imparare a convivere col dubbio che forse sono io a farla tragica, a sbagliare a cercare la presenza di mio padre e soprattutto il suo supporto in tutti i sensi, nelle mie scelte e nelle mie esperienze...>>

Direi di no, assolutamente.
Infatti:

<<Ma poi so per certo che i padri dei miei amici quantomeno rispondono quando i loro figli chiedono qualcosa.>>

Quindi, a mio avviso, o Lei riesce a parlare con Suo padre e a fargli capire che tipo di situazione si è verificata, oppure dovrà necessariamente scegliere tra il continuare così o cambiare sistema.

Solitamente i cambiamenti non risultano mai facili e comportano anche delle complicazioni, come in questo caso sarebbe il rallentamento degli studi, però portano benefici su altri aspetti, come ad esempio lo sviluppo di autonomia e di una personalità ben definita.

[#5]
Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Caro ragazzo,

comprendo il profondo sconforto che un ragazzo della sua età sta attraversando. Il sostegno dei propri genitori dovrebbe accompagnarci sempre, in qualunque attività e qualunque scelta di vita i figli decidano di intraprendere.
Purtroppo non sempre le persone a cui teniamo e che ci hanno cresciuto sono in grado di corrispondere alle nostre necessità.
In particolare non so quali siano le motivazioni che portino suo padre ad agire in tale maniera nei suoi riguardi, ma da ciò che scrive non sembrerebbe un atteggiamento diretto solo a lei, ma verso tutti.

Come mai lei ne soffre così tanto? Cosa vorrebbe dal vostro rapporto?

Ha mai provato a parlare con lui di ciò che le manca dal vostro rapporto?

Forse un supporto psicologico potrebbe aiutarla a distaccarsi da questi schemi familiari disadattivi che si sono negli anni costituiti.

Un caro abbraccio

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie a entrambi e scusate il ritardo con cui rispondo

Entrambi chiedete di provare a parlare con mio padre ma lo faccio da sempre, dai tempi delle scuole medie e il risultato è sempre stato disastroso, nel senso che ormai sono perfettamente consapevole che lui non è in grado di mettersi nei panni degli altri, nè di dare affetto o sostegno in qualche modo. Gli ho spiegato cosa vorrei da lui, che mi manca una figura maschile di cui potermi fidare come un padre, ma niente. Da quello che si dicono quando litigano (!) mi è sembrato di capire che in 20 anni mio padre, vuoi per l'età, vuoi per il lavoro ma soprattutto per una QUESTIONE DI CULTURA, ha sempre delegato a mia madre tutto ciò che riguarda il rapporto con i figli e la nostra educazione. e adesso infatti i problemi tra di loro nascono proprio perchè per noi figli nostra madre non è abbastanza, e addirittura sembra che mio padre rimproveri questo a mia madre.Cioè: lui sembra infastidito dal fatto che gli si chieda di fare il padre!
Vivere col dubbio rovina la personalità, sono d'accordo, soprattutto a quest'età

Purtroppo sono convinto che in questo momento non riuscirò ad andare via di casa e vivere autonomamente, non è il momento e non lo faccio perchè conoscendomi il rischio di pentirmi per il futuro è enorme.

convivere con la situazione mi sembra la cosa migliore, e accetto il rischio che, da grande, la situazione degenererà ancora di più. nessuna famiglia - forse - è perfetta
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> sono convinto che il mio pessimo rapporto con mio padre mi abbia chiuso molte porte e mi impedisce di fare il "grande passo" verso l'età adulta
>>>

Puoi dire chiaramente in cosa consisterebbe, per te, questo grande passo? Seconsistesse nell'andartene a vivere per conto tuo, sarei d'accordissimo con te. È un passo che ogni giovane deve (dovrebbe) fare prima o poi.

Ma a me sembra, perdonami, che tu ti stia riparando dietro la disfunzionalità di tuo padre per evitare di rischiare in proprio:

>>> Purtroppo sono convinto che in questo momento non riuscirò ad andare via di casa e vivere autonomamente, non è il momento e non lo faccio perchè conoscendomi il rischio di pentirmi per il futuro è enorme
>>>

E quindi preferisci accontentarti di convivere con la situazione, e della stentata sussistenza che comunque ti garantisce lo stare in famiglia, piuttosto che assumerti dei rischi.

Non mi fraintendere: hai 21 anni e sei ancora molto giovane, non è detto che questa sia l'età giusta per uscire di casa. Ma se vuoi fare qualcosa per te stesso, inizia a lamentarti meno di com'è tuo padre e a pensare a costruirti fin da adesso, da solo, i presupposti per un domani che sia più simile a quello che vorresti.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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