Faccio errori ricorrenti nelle mie storie?

Gentili dottori, la mia vita sentimentale è stata scandita da poche persone importanti. La prima storia, l’amore “romantico” che io ricordo come “il periodo d’oro” è iniziata a 19 anni con una ragazza di 18. Siamo stati assieme per sette anni. Ci vedevamo quasi tutti i giorni e condividevamo tutto. Sentivo amore vero per lei, la vedevo nel mio futuro, e mi sentivo ricambiato in modo autentico. Ero felice e soddisfatto di quello che avevo anche se c’era un ombra. Dopo un primo periodo di scoperta la frequenza dei nostri rapporti intimi è via via calata fino a diventare una vera frustrazione per me. La situazione si è poi peggiorata in escalation. Più prendevo l’iniziativa per cercare momenti di intimità più pensavo che non era giusto che lo facessi solo io. E lei pur essendo rimasta per sette anni sempre tenera ed affettuosa mi diceva che il rapporto fisico non le interessava, che “avrebbe fatto piuttosto una passeggiata con me o rimasta abbracciata per ore”. Tutto questo è stato vissuto con frustrazione crescente. Mi sentivo tarpato nella manifestazione dei mie sentimenti. La amavo e vedevo il rapporto fisico come un modo importante per dimostraglielo quanto le parole ed il dialogo. Questo problema, discusso e affrontato più e più volte, anche con un consulto psicologico presso il consultorio, alla fine (dopo anni però!) mi portò a prendere la decisione di troncare questo rapporto per il mio bene. Ero giunto alla conclusione che vivere così era vivere in modo incompleto. Sentivo di meritare di più soprattutto nell’amore, per me uno dei valori prioritari. Ci lasciammo e tra le lacrime le dissi “faccio una scelta coraggiosa… Accetto di soffrire e stare male oggi perché spero che sarò un giorno più felice in futuro”. Oggi ci siamo ritrovati dopo anni ed è nato un bellissimo rapporto. E’ una mia grande amica vera, per la quale nutro un sincero affetto fraterno. Mentre elaboravo la fine di questa storia mettendo in discussione tutto di me e di quello che era stato, fui molto sostenuto da un’amica. Una persona con cui mi trovavo bene a parlare, mi ero aperto e mi sentivo me stesso. Non avevo attrazione fisica di nessun tipo. L’argomento era spesso esplicitato. Fattostà che alla lunga mi sono accorto che stavo amando questa persona, amavo la sua personalità. E’ nata una storia che mi ha fatto scoprire un amore più profondo e maturo del precedente. Il rapporto era basto sul dialogo e sulla capacità di saperci vedere come coppia anche da una prospettiva esterna. Questa storia è durata 9 anni, ma anche qui si stagliava un ombra. Sentivo di aver amato questa persona senza aver attraversato la fase dell’innamoramento classico. Non c’erano state “farfalle nello stomaco”, né una sessualità passionale. Col tempo ero diventato io quello che non aveva più di tanto interesse all’intimità e riducendola al minimo. Credevo non mi pesasse più di tanto, in fondo avevamo così tanto: interessi comuni, vite ricche singolarmente, fiducia, dialogo, progettualità, libertà di essere noi stessi. Tuttora penso di aver perso davvero molto. Parlo al passato perché sono stato capace di gettare tutto questo all’aria (un’altra volta io) per seguire quella pulsione profonda di fisicità che in realtà mi appartiene e avevo solo imbavagliato. Oggi a 37 anni sto con una ragazza di 28, che mi ha fatto scoprire con la massima naturalezza le gioie di un rapporto fisico armonioso, appagante ed intenso. E’ stata una vera rivelazione. Ma sento che non può bastare solo questo per essere una coppia felice. Siamo simili sotto certi aspetti ma molto diversi per altri, soprattutto sulla capacità di capirci e dialogare. Lei è chiusa ed introversa, io trasparente e comunicativo. Io riflessivo, amante delle domande, della speculazione, lei rifugge le domande e mi ammonisce “viviamola così com’è giorno per giorno senza pensare”. Quando siamo insieme e facciamo l’amore io sento il coinvolgimento, lo vedo. Ma quando non c’è mi sorgono i dubbi, che non sia coinvolta quanto me, che non sia davvero innamorata. Come se mi stesse provando. Mi sento un illuso a crederci, che la sto solo idealizzando. In fondo questi pensieri non emergerebbero se la sentissi davvero innamorata. Lei mi dice che abbiamo bisogno di tempo. Che dobbiamo conoscerci. Che per lei non è semplice visto il suo trascorso passato (causa delusione da due anni aveva deciso di non volere più nessuno. Poi sono arrivato io. E si stupisce di come si sia fidata di me).
Vi chiedo un parere, uno spunto per riflettere a partire da me. Troppi vedono solo difetti nelle persone che ho incontrato. Invece io so che devo partire da me. Grazie in anticipo delle vostre risposte.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Faccio errori ricorrenti nelle mie storie?
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La sua domanda presuppone che tutte le storie sarebbero uguali. Invece così non è. Ogni storia è diversa da un'altra.

>>> Io riflessivo, amante delle domande, della speculazione
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Si vede. Infatti un errore ricorrente, un "bug" presente nelle storie che ha descritto sembra proprio essere il bisogno di farsi domande, d'interrogarsi su cosa è giusto e cosa è sbagliato in ciò che le accade. Quest'atteggiamento, sull'altro, può avere l'effetto di "smontarlo" e fargli passare la voglia.

>>> Come se mi stesse provando
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Sembra piuttosto che sia lei a mettere alla prova se stesso e gli altri, forse senza neanche rendersene conto. Potrebbe essere lei il peggior giudice di se stesso.

Dovrebbe forse ammorbidire questa tendenza all'ossessività, e davvero "vivere giorno per giorno" l'amore, come saggiamente le suggerisce questa ragazza.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie della celere risposta Dott. Santonocito.
Sicuramente ho sempre avuto di più la tendenza ad iniziare l'osservazione delle situazioni scomode a partire da me piuttosto che cercare cause esterne. Quello che scrive lo condivido sopratutto per quanto riguarda l'effetto sull'altro. Su questo ci sto lavorando. La pesantezza sono d'accordo non aiuta a far volare una storia. Nell'attuale storia infatti mi sto impegnando a seguire il consiglio della mia ragazza di vivere alla giornata, senza pensare più di tanto, e ascoltare come mi sento.
Il fatto è che se in un rapporto ci credo e mi impegno ho il desiderio di gettare delle basi per renderlo più solido, e per farlo penso sia necessario il confronto, parlare ed ascoltarsi per conoscersi meglio, per capire i punti di vista che di necessità sono diversi dato che ognuno è unico.
Della precedente storia ho colto sopratutto questo: il valore del dialogo e della trasparenza, dell'ascolto attento nell'appianare e risolvere la maggior parte dei problemi quotidiani. Lei al contrario è come se non ne volesse parlare di noi, dicendo che non è abituata a farsi domande, che non saprebbe cosa rispondere. Resta il fatto che intimamente sento un coinvolgimento meno intenso, un freno al lasciarsi andare e vivere appieno l'innamoramento. Non dovrebbe essere spontaneo e naturale in questo momento parlarsi, ridere, passare tempo qualitativamente diverso assieme?
Ecco io vedo tutto questo nei rapporti intimi ma non nella quotidianità. E la vita è fatta più di semplice quotidianità che di picchi sessuali. Grazie.

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Il fatto è che se in un rapporto ci credo e mi impegno ho il desiderio di gettare delle basi per renderlo più solido
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Infatti, il problema potrebbe essere proprio questo.

Se si vuol rendere più solido il rapporto fra due persone, bisogna lasciare che esso proceda da sé, senza forzature. Così come il contadino deve seminare, ma poi lasciare alla natura il compito di far germogliare il seme e crescere la pianta. E così come per digerire un pasto non c'è bisogno di sforzarsi. Sono processi che si svolgono da soli, ogni tentativo di migliorarli in genere li ostacola.

Allora, visto che stiamo parlando di sfumature, è chiaro che in coppia si parla, ci si conosce, ci si confronta ecc. Se però è presente un bisogno eccessivo di "chiarimento" come sembra nel suo caso, di voler sempre discutere la relazione, si può star pressoché certi che il tentativo creerà problemi, anche dove non ce ne sono.

>>> Lei al contrario è come se non ne volesse parlare di noi, dicendo che non è abituata a farsi domande, che non saprebbe cosa rispondere
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Molte persone sono così. Non sentono il bisogno di chiarire e discutersi a ogni costo. Ed è una cosa perfettamente normale.

In definitiva è difficile dirle da qui se: 1) sia lei ad avere un bisogno eccessivo di comunicare, quindi rischiando di "smontare" anche questa ragazza; oppure 2) se si tratti di una incompatibilità caratteriale fra lei e l'altra.