Difficoltà con il secondo figlio

buongiorno scrivo perchè ho delle gravi difficoltà a relazionarmi con mio figlio il secondo.
Ha un carattere molto estroverso è carino ma, non vuole responsabilità non ha finito le superiori ed è stato bocciato due volte, lavora per modo di dire nel negozio di famiglia,ma si comporta come gli pare, quando lo riprendo perchè vorrei che si comportasse con più responsabilità visto che ha 22 anni (se lo riprendo con le buone mi dice di sì e poi fa come gli pare se lo riprendo con le cattive mi rsponde che lui ha 22 anni e se seguito se ne va di casa, cosa che non vorrei assolutamente)mio marito non è mai stato presente veramente nell'educazione dei figli, lui quando parla usa solo un tono alterato oppure fa un po' la vittima, vorrei ricominciare un dialogo con tutti, far capire a tutti che vorrei una famiglia compatta complice amorevole ma, nello stesso tempo con delle regole da rispettare. da dove devo iniziare? Negli anni passati con mio marito non c'era un rapporto veramente splendido, quando era giovane faceva un po' come gli pare nel senso che aveva molti hobby ed io spesso quando non lavoravo rimanevo a casa oppure da mia madre,ho sbagliato tutto dall'inizio dovevo farmi valere subito da tutti invece io o mi lamento oppure faccio tutto senza chiedere nessun aiuto a nessuno, ed infatti mi sento lo zerbino di casa.
Aiutatemi ad educare mio figlio sperando che non sia tardi, e ad essere una donna più forte e che sia un punto di riferimento per tutti e tre i miei figli.
so che quando scrivo sono un po' contorta ma ho mille dubbi e tanti sensi di colpa.
Grazie
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signora,

ha notato che dice la stessa cosa di suo marito e di suo figlio?

"si comporta come gli pare"
"quando era giovane faceva un po' come gli pare"

Nel bene e nel male il padre è il modello di riferimento per i figli maschi, e se il primo figlio (non ci dice se è un ragazzo o una ragazza) non ne è stato influenzato così negativamente, il secondo si sta comportando come il padre perchè crescendo ha assorbito modalità di condotta che ha osservato per decenni, giorno dopo giorno, e sta attuando quanto ha appreso nel tempo.

Non tutto dipende dal modello paterno, ma il suo ruolo non è da sottovalutare anche perchè la carenza di un padre in grado di dare regole è molto influente: costringe infatti la madre a ricoprire entrambi i ruoli (affettivo e normativo) raddoppiando il carico di lavoro e destreggiandosi fra ruoli differenti e complementari che difficilmente possono essere portati avanti con coerenza e senza confusività dalla stessa persona.
La sua fatica e anche il suo scoraggiamento, oltre che la sua insoddisfazione, sono quindi pienamente motivati e comprensibili.

Non potendo stravolgere improvvisamente la situazione può iniziare da una "piccola cosa".
Lei ci dice fra l'altro che il ragazzo "lavora per modo di dire nel negozio di famiglia" e che quindi gli state dando e continuando a dare un'opportunità lavorativa che non apprezza e non sfrutta, ma che non gli viene negata nonostante la sua svogliatezza e mancanza di impegno.
Se cominciasse da qui a stabilire qualche regola?

Per concludere, lei stessa si rende conto che i suoi familiari non sono "cattivi", ma che hanno semplicemente sfruttato l'opportunità che lei ha dato loro di avere una serva e una factotum:

"io o mi lamento oppure faccio tutto senza chiedere nessun aiuto a nessuno, ed infatti mi sento lo zerbino di casa".

E' sua l'iniziativa di lasciar perdere, di provvedere a tutto, di caricarsi di responsabilità che non sono sue, ed è sempre da lei che può partire un cambiamento nel momento in cui si rende conto che non solo sta soffrendo per la situazione, ma che lo squilibrio che si è creato nelle relazioni familiari non rappresenta il bene di nessuno di voi.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

io credo che, come Lei stessa chiede nel consulto, dovrebbe partire da se stessa, togliendosi dal ruolo di "zerbino".

Non ci interessa sapere come mai negli anni Lei abbia assunto tale ruolo... forse per il quieto vivere, forse perchè Le pareva meglio così o forse perchè sperava di avere quella bella famiglia unita, tenuta insieme però un po' magicamente da questa strategie.

Ad ogni modo oggi la situazione è quella che ha descritto. Che fare?
Comunicare a fare ciò che avrebbe dovuto fare tanto tempo fa: mettere dei paletti e iniziare a farsi rispettare, ad essere autorevole.

Perchè si lascia intimorire dalle minacce di Suo figlio?
Non credo neppure sia in grado di andarsene da casa, dal momento che "lavora per modo di dire" e che quindi non è -a Suo dire- una persona responsabile. Eppure Lei teme Suo figlio...

Ci sono dinamiche di potere che, per carità ci sono in ogni relazione, qui sono completamente invertite!
Lei deve fare la mamma di Suo figlio, anche se -è vero- Suo figlio ha 22 anni ed è quindi un adulto.
Se davvero vuole essere trattato da adulto, deve cominciare a rispettare le regole (cosa che anche un bimbo sa fare), ad esempio al lavoro e anche a casa.

Solo in questo modo lo aiuterà a crescere e diventare responsabile.
Invece io percepisco una Sua difficoltà a fare questo, sembra quasi che Le dispiaccia essere ferma con lui per paura di fargli male o farlo soffrire. E' così?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Signora,
a quanto pare il problema non è solo con suo figlio, ma anche con suo marito che a quanto dice sembrerebbe un padre un po' periferico.

<ho sbagliato tutto dall'inizio dovevo farmi valere subito da tutti invece io o mi lamento oppure faccio tutto senza chiedere nessun aiuto a nessuno> In effetti pare si siano consolidate regole e ruoli ormai irrigiditi e disfunzionali non propri per quella <famiglia compatta complice amorevole> che lei desidererebbe e >nello stesso tempo con delle regole da rispettare. >

Dato che dice di avere sbagliato anche lei ed è consapevole anche dei comportamenti che mette in atto di fronte a quelli dei suoi familiari, dovrebbe rifletterci sopra e cambiarli, magari un passo alla volta ma con fermezza, dato che contribuiscono ad alimentare lo status quo.

Che dialogo ha con suo marito?
Com'è in definitiva il rapporto tra voi due?
Ho l'impressione che il suo comportarsi finora sia stato dettato anche dal bisogno di mantenere la "pace" in famiglia. E' così?
Dovrebbe comunque trovare anche in suo marito un valido aiuto per "educare" suo figlio, non caricarsene solo lei.

Un caro saluto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it