Continuare a scappare da tutto

Salve a tutti,
innanzitutto grazie in anticipo per l'attenzione :-)
Credo di avere un serio problema. Scappo da tutto, dalle occasioni, dalle relazioni, non riesco a concretizzare niente, i cambiamenti mi mettono ansia, ma non un'ansia di un'ora o quella normale di ogni cambiamento, ma quell'ansia forte per la quale si sta in angoscia tutto il giorno e non si pensa ad altro, così da "allontanare" la cosa per non stare più in tensione.

Racconto la mia storia recente: mi sono laureato, la mia relatrice era entusiasta della tesi e mi ha proposto di farne un libro, di presentarlo a una casa editrice; io ho tentennato, la cosa mi metteva ansia, non mi sentivo in grado, pensavo di non saperne abbastanza, di non potermi porre come "esperto", di non riuscire a parlarne in pubblico...chiaramente il libro non ha mai visto la luce.

Poi ho fatto le selezioni per il dottorato: ho passato lo scritto ma ho rinunciato all'orale, perché dopo aver saputo dell'esito positivo ho compreso che il dottorato non faceva per me, era una strada rischiosa e poco redditizia oggi come oggi e ho declinato.

In seguito, l'iter per l'abilitazione all'insegnamento: supero tre prove con una concorrenza agguerritissima, poi al momento di pagare mi dico che non sono portato, che oggi quello della scuola è un settore in grande sofferenza, che mi spaventavano gli anni di precariato e tremila altre cose...non m'iscrivo. Meglio un master (sul settore digital marketing).

Faccio il master sempre con la perenne consapevolezza di non valere in quella strada, che l'avevo fatto solo per trovare lavoro ma non ci ero tagliato, sempre con la solita "sindrome di Cenerentola". Finisco il master e aumenta a livelli esponenziali il senso d'inadeguatezza, comincio a rimpiangere di aver sacrificato dottorato e insegnamento (specie il secondo), e soprattutto inizia la paura dei colloqui di lavoro, di esser cercato.

In questa fase, faccio un colloquio al Nord per una multinazionale. Praticamente per tutto l'iter (durato un mesetto circa con tre step fra 2 colloqui telefonici e uno "dal vivo") sto con l'ansia di essere preso, per un mix di senso d'inadeguatezza e di paura, la cosa che mi blocca sempre. Fatto sta che il candidato prescelto sono proprio io, alla fine, davvero inaspettatamente. Preso dal panico, sto un giorno in angoscia, e rifiuto. Faccio un secondo colloquio per un'altra agenzia e non mi prendono, stavolta. Oggi mi viene proposto un terzo colloquio e con una scusa, sempre con l'ansia appresso, trovo una scusa per non sostenerlo (anche se forse un'impedimento c'era: l'orale di un concorso pubblico che avrò a metà ottobre e a cui tengo molto). Sono un pazzo, lo so.
Il minimo comune denominatore è sempre una tale ansia al momento di "concludere" che mi porta a scappare ed evitare perennemente l'ostacolo. Non è molto diversa la mia vita relazionale, quasi nulla. La paura blocca e paralizza ogni proposito, ed idem l'inadeguatezza. Che fare per abbattere questa perenne barriera? Grazie :)
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Dottore,
Penso che sia davvero arrivato il momento di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per arginare questo sintomo rovinoso che riferisce.
A mio parere dovrebbe indagare nella sua vita infantile, nei rapporti con suo padre e sua madre perche' sembra esserci' in lei non tanto la paura di non riuscire quanto al contrario la paura di riuscire e quindi di emanciparsi, di crescere. Questa possibilita' sembra farle orrore e tutto viene di conseguenza.
La invito a pensarci seriamente e con determinazione. Con un aiuto valido puo' invertire la tendenza!
I miei auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
di concerto con quanto suggerito dalla Collega, un nostro Collega potrà darle una mano a venir fuori dal limbo in cui verte...

Quest'immobilismo psichico, relazionale e lavorativo, sembra rappresentare un utero caldo dal quale lei stenta a venir fuori...
Coraggio, cambiare è possibile.....

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
D'accordo con i colleghi le consiglio di farsi aiutare.subito ! De visu il collega valuterà se non sia il caso di farle dare un piccolo supporto farmacologico, .. tutto può cambiare ci creda, il mondo alla fine non è fatto di giudici severi come lei teme, e mettersi alla prova può essere una conquista..splendida.. !

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#4]
Dr.ssa Annalisa De Filippo Psicologo, Psicoterapeuta 113 4 18
Gentile ragazzo,

alle osservazioni dei Colleghi, aggiungo che dalle sue parole si può ipotizzare un problema di autostima ("non mi sentivo in grado" "sempre con la perenne consapevolezza di non valere in quella strada" "senso d'inadeguatezza") pur avendo buone capacità (come emerge dal suo racconto) che meritano di essere riconosciute e valorizzate.

Sperando di fare cosa gradita, le segnalo il seguente articolo per spunti di riflessione:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/495-autostima-una-perla-preziosa.html

Lei dice "sono un pazzo, lo so", io invece dico che è una persona che si chiede come "abbattere questa barriera" il che implica la voglia di stare meglio; probabilmente dietro allo "scappare da tutto" si cela un disagio da accogliere e comprendere per potersi realizzare professionalmente e affettivamente.

Un saluto.

Dr.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
www.centropianetapsicologia.com
www.psicologasestosangiovanni.com

[#5]
Utente
Utente
Gentili dottoresse,

Scusate il ritardo nella risposta, ma stamattina non avevo connessione (aveva deciso di fuggire anche lei ;) ).

Vi ringrazio molto per le vostre parole e credo che certamente colgano il punto fondamentale: l'incapacità di emanciparmi, di affrontare il mondo (del lavoro, il mondo "esterno" in un certo senso), fattori che non volevo neanche ammettere a me stesso ma con cui a quanto pare devo fare i conti.

Sono pieno di buoni propositi, all'inizio, ho un calderone di idee e spunti in testa...ma poi non concretizzo nulla. O peggio, fuggo.

Non ho menzionato un elemento forse fondamentale: sono omosessuale, e anche questo è un elemento che ho accettato a fatica e che sto ancora accettando.
Alla strada della terapia avevo già pensato, attendevo qui solo una piccola "conferma" che però era quasi scontata...

Vi saluto e vi ringrazio ancora per l'attenzione.

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