Esaurimento?

Buongiorno,
sono caratterialmente soggetta a momenti di euforia alternati a tristezza...ma dalla nascita di mia figlia 14 mesi fa vivo un periodo difficile da cui sto incontrando difficoltà e riemergere. Non ho sofferto di baby blues o di depressione post partum, di nostalgia del pancione o altre cose direttamente connesse alla gravidanza/parto/puerperio. C'è da dire che mi è stata diagnosticata la Toroidite di Hashimoto nel 2009 e che sono in cura con Eutorix ma attualmente i valori sono nella norma. Mia figlia ha avuto difficoltà a dormire la notte per i primi 2 mesi quindi il primo periodo è stato molto stancante e complesso, perchè alla maternità si sono sommati una serie di eventi che cerco di riassumere: la casa non finita da rendere abitabile per l'arrivo della piccola, l'uscita (a zero euro) dalla società di mio marito con il fratello che non lo pagava da 15 mesi, l'apertura della partita IVA, e l'avvio di una nuova attività, nuovi allacci, volture e disdetta per la casa e l'ufficio (tutte pratiche che ho seguito io nei primissimi periodi dopo la nascita di mia figlia) e mio marito che, idolatrando il fratello, si era trovato a fare i conti con la sua mancanza di correttezza e che quindi si anestetizzava di lavoro ed era quindi molto assente.

La situazione è questa:
1. FAMIGLIA
ho l'impressione di dover crescere mia figlia da sola perchè mio marito è concentrato sulle cose da fare più che sulla famiglia e su di me. Preciso però che ama molto nostra figlia. Non vedo in lui un sostegno adeguato perchè per lui sono diventata invisibile. Sono sempre stata molto indipendente (vado in macchina ovunque, faccio spese, commissioni, visite mediche etc da sola con mia figlia, il sabato mattina abbiamo appena iniziato il corso di acquaticità per lei...si insomma: gestione ordinaria e straordinaria della famiglia in perfetta autonomia), e di conseguenza mio marito non si preoccupa che io possa aver bisogno di aiuto. Nè lo vede, e questo è quello che mi ferisce di più. Nel corso degli ormai quotidiani litigi mi dice "Devi accontentarti di quello che faccio, ci sono uomini che fanno meno di me. E quello che faccio comunque non ti va mai bene. Sapevi che ero così e che resterò sempre così quindi devi trovare il modo di fartelo andare bene". Nessuna possibilità di dialogo e poca propensione al cambiamento, quindi.

2. ME STESSA
Non sono riuscita a riprendere il peso pregravidanza (ero già in sovrappeso), e mio marito non mi fa sentire per niente bella, nè amata, nè visibile. Vivo in trasparenza, solo come tata di mia figlia, che amo e che mi vuole bene....ma non mi sento più una persona, ma solo un mezzo.

3. GESTIONE DEL TEMPO
Vivo ad un ritmo che attualmente non riesco più a sostenere: lavoro (mio e di mio marito) cura della casa, cura della famiglia. Non ho tempo per me. Non riesco più nemmeno a piangere. Da mesi la sera ho un po' di alterazione.

Mi chiedo, può essere esaurimento? come posso uscirne? serve un percorso da un terapeuta?
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
beh il termine esaurimento non rientra in nessuna dizione clinica. Ho l'impressione che una serie di vicissitudini abbiano rovesciato l'equilibrio familiare. La nascita di un figlio, indipendentemente dalla presenza di un periodo di umore depresso, è comunque un evento che altera il rapporto di coppia. Infatti c'è da ristabilire i ruoli, le nuove funzioni genitoriali, i compiti "pratici". I litigi non sono in sé un problema, il fatto che diventino ridondanti, senza portare a niente di nuovo "si". Provi ad assumere un atteggiamento meno accusatorio, per vedere se riesce ad invertire la tendenza. La rabbia chiama rabbia, Il sorriso chiama comprensione, di solito.
Perché dice che suo marito non si occupa della famiglia? Ho l'impressione che dal suo punto di vista lo faccia.
La invito a leggere due brevi post dal blog, spero le possano tornare utili:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3818-come-litigano-marito-e-moglie-il-senso-del-conflitto-nella-coppia.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3813-che-cosa-rende-le-relazioni-stabili-caratteristiche-di-un-rapporto-duraturo.html

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

in realtà Lei sta vivendo semplicemente un momento di grande stress, sia perchè gravidanza, parto, allattamento sono eventi altamente stressanti, sia per tutto il contorno (problematiche lavorative, relazionali, personali...).

Andiamo con ordine.
Per prima cosa è indispensabile occuparsi di se stessa, perchè ha bisogno di riposare, ma anche di riprendere in mano la Sua vita e che qualcuno si occupi di Lei. In genere dopo il parto questo compito spetta proprio al partner. Ora, Suo marito si è buttato nel lavoro per necessità e per esorcizzare le sue paure. Può provare a coinvolgerlo in ciò che fa, oppure chiedere che ad esempio il sabato sia lui a portare la bimba in piscina, se possibile, e poi a rinforzare questo comportametnto, lodandolo e ringraziandolo per l'aiuto.

Mi permetta però di dire che talvolta siamo noi a rafforzare il comportamento sgradito degli altri: se Lei si è sempre mostrata autonoma e molto indipendente e non chiede aiuto agli altri, come può aspettarsi di ricevere l'aiuto di cui ha bisogno?

Quindi cominci a modificare tale atteggiamento e si faccia aiutare, perchè non può rimanere senza energie, soprattutto visto il ruolo che ha nel prendersi cura di una bimba piccolina che è molto richiedente.

Metta delle priorità in questo senso: sì, il lavoro, ma anche il tempo per se stessa, magari da condividere con le amiche, anche solo per fare una passeggiata con la bimba e la vita di coppia, che nel post partum è spesso trascurata.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr Francesco Mori,
grazie per la risposta. Ho letto gli articoli e li ho trovati interessanti...
E sì, su questo non ho dubbi: mio marito dal suo punto di vista si sta prendendo cura della famiglia. E' una persona molto concreta e ha bisogno di costruire qualcosa di reale e palpabile, di trovare risposte alle domande e di dare soluzioni ai problemi. Mentre io sono un pochino più campata in aria, a volte cerco anche soddisfazioni immateriali, tempo, ascolto. Fino alla nascita di mia figlia non è stato un problema perchè in qualche modo scattava un meccanismo di compensazione e ognuno faceva un passo verso l'altro. Cos'è cambiato da allora? La convivenza si è trasformata in matrimonio, ci siamo trasferiti a fianco della sua famiglia di origine, abbiamo avuto una bambina. Litigavamo, e spesso, anche prima...ma mai così. I toni sono diventati duri e in lui non c'è più disponibilità al dialogo. Nessuna negoziazione. Come dire...esitante nei cambiamenti lo è stato sempre, ma ora è apertamente ostile. "O ti va bene così o trova il modo di fartelo andare bene" non è una battuta enfatizzata. E' qualcosa che realmente e ripetutamente mi sono sentita dire. E che alternative mi da? Neppure la fuga. Devo trovare il modo io, da sola, senza che lui intervenga minimamente nemmeno prendendo in cosiderazione l'ipotesi di modificare un comportamento che mi ferisce, di digerire la cosa e accettarla. Ho un tono accusatorio? C'è stata nel tempo un escalation? Credo di si. E' colpa mia? Non ne sono del tutto sicura. E' sicuramente anche colpa mia. Ma il dialogo si fonda sulla disponibilità di due persone di mettersi in discussione. Se di là trovo un muro... l'alternativa è scontrarvisi contro o subire passivamente. Non posso obbligare lui al cambiamento. L'unica cosa che è in mio potere fare è cambiare me in modo da essere compatibile con lui. E io lo desidero questo cambiamento, perchè amo lui e la mia famiglia, ma non fino a snaturarmi ed annientarmi. Pubblicato quest'altro fiume di parole....Le assicuro che proverò a pormi in modo diverso, meno accusatorio, nei suoi confronti, sperando che in qualche modo lui decida di tornare nella squadra.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
la parola esaurimento, in clinica, come già detto dal Collega, non significa nulla...

Una gestazione, parto e la crescita di un bambino modifica gli equilibri e la coppia viene ad essere molto provata da questo delicato passaggio da "due a tre"..


Lei scrive:
" Se di là trovo un muro... l'alternativa è scontrarvisi contro o subire passivamente. Non posso obbligare lui al cambiamento"

La scarsa accettazione del punto di vita altrui solitamente può non essere un fatto caratteriale, ma l'epilogo di tensioni pregresse, magari mai elaborate..
Una consulenza di coppia potrebbe aiutarvi a venirvi in contro, senza obbligatoriamente immaginare di modificare l'altro.

Le allego qualche lettura su coppia/maternità... e dintorni.

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3364-donne-mamme-acrobate.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3350-dalla-coppia-di-ieri-a-quella-di-oggi.html

https://www.medicitalia.it/news/psicologia/3571-vuoi-vivere-piu-a-lungo-meglio-evitare-i-litigi-di-coppia.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Angela Pileci

Ha perfettamente ragione. Ho imparato che non si può ottenere ciò che non si chiede. Se io non chiedo aiuto, non è così scontato che chi mi sta attorno, pure amandomi, me lo offra. Probabilmente perchè semplicemente non se ne accorge. E così ho fatto: ho chiesto aiuto. Pratico, nella maggior parte dei casi. Ma gli ho chiesto anche aiuto inteso come sostegno, appoggio, comprensione. Ma se il primo arriva, nell'immediato dopo la richiesta per poi sparire nel nulla, il secondo latita. "Devi avere pazienza, sai che ho da fare. O faccio questo o sto con voi. Chiedi a mia mamma. Parlane con mia zia. Etc" Lui da soluzioni, ma non mi offre più il braccio. Critica moltissimo quello che faccio, i tempi e i modi.
Mi dice di farlo andare in piscina con la piccola. Gliel'ho proposto e non ho ricevuto risposta. Mi dice di lodarlo e ringraziarlo. Lo faccio. Non a sufficienza? E' probabile più che possibile. Ma mi chiedo perchè quando ho bisogno di essere aiutata e sostenuta, devo prima occuparmi di chi mi dovrebbe aiutare e sostenere. Infantile...?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
No, il punto è che a volte le nostre aspettative sulle persone che abbiamo attorno non sono del tutto ragionevoli e sono troppo alte. A tutti farebbe piacere stare a contatto con una persona sempre premurosa e attenta, capace di cogliere i nostri bisogni prima che vengano espressi, ma in realtà questo non esiste perchè le persone, tuute quindi anche Suo marito, sono imperfette e fanno fatica a capire e a soddisfare i bisogni dell'altro.

Quindi la strada per raggiungere questi obiettivi è la comunicazione e la condivisione, perchè Suo marito potrebbe non arrivarci e magari è fatto davvero così: sa offrire aiuto materiale e non un supporto di altro tipo.

Lo chieda ma non si aspetti cambiamenti magici, perchè rimarrà delusa.
Lo coinvolga invece, e si faccia aiutare anche da altre persone.
Alla fine la cosa che conta è ricevere aiuto, quindi la mamma o la zia potrebbero davvero fare al caso Suo.
Avrebbe così più tempo per Lei, la piccola, Suo marito.


Cordiali saluti,
[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Valeria Randone,
mi sono presa qualche giorno per leggere con calma i suoi articoli....grazie per le segnalazioni e per gli spunti di riflessione. Ho allentato un po' la "strategia della tensione", più per rassegnazione che per altro. Ma credo che nel frattempo ci siano stati tre momenti di svolta.

il primo è l'intervento diretto di mia suocera, che ha parlato (o almeno così credo) con mio marito con il risultato che lui ha cambiato e ammorbidito l'atteggiamento nei miei confronti

il secondo riguarda la preoccupazione espressa per il mio stato di salute da parte del medico omeopata che abbiamo consultato, in realtà per un disturbo di mio marito.

e il terzo è il mio aver deposto le armi.

Mi ferisce che non ascolti me ma ascolti sua madre o un estraneo, ma apprezzo che si stia impegnando a riavvicinarsi e collaborare con me, con tutti gli ostacoli che - involontariamente - gli metto sul cammino. "Involontariamente" poi è una parola su cui ho dei dubbi. Conosco abbastanza le mie reazioni da sapere che sono sulla difensiva, cauta e in stato di allerta, in cerca costante del tranello. Non mi fa onore dire questo, ma di fatto è così...quindi se da qualche giorno lui sta lavorando per riavvicinarsi a me, io sto lavorando su di me per permetterglielo.

Ho trascorso alcuni mesi pensando che la separazione fosse l'unica soluzione. Ora vedo che una chance ce la possiamo dare, se collaboriamo. Quindi, grazie per l'ascolto e per avermi dato un punto di vista alternativo.... Grazie
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Lieta di averla aiutata ed ascoltata