Disagio ambiente di lavoro

Buonasera, ho deciso di scrivervi in quanto ci terrei ad avere un consiglio in merito ad una situazione che, da un pò di tempo, mi crea disagio. Vado subito al dunque. Ho 26 anni e, nel Gennaio 2013, non trovando lavoro, ho deciso di iscrivermi ad un bando del mio comune per lavorare come volontario presso l'ufficio dei servizi alla persona, il tutto per un anno intero. Ci tengo a precisare che mi danno 300 euro al mese, non ho malattia e non ho ferie (ogni volta che rimango a casa devo recuperare il giorno in modo che nel progetto risuti che io ho fatto un tot di ore). Ma il problema non è tanto il discorso economico ma piuttosto il rapporto che ho con una mia collega, più vecchia di me di almeno 30 anni. Da più o meno il mese di Marzo, questa collega si rivolge a me in modo sgarbato, mi fa osservazione davanti all'untenza, alza la voce, dice parolacce e si mette a fare battute (o meglio, frecciate) a bassa voce come se intendesse "con te non c'è nulla da fare". Non so se questo si possa definire mobbing ma quello che so è che io torno a casa mortificato e questa cosa non mi va più. Non so per quale motivo lei faccia ciò ma sembra quasi che questa collega ce l'abbia con me (con gli altri ragazzi volontari ride e scherza), ed io, quando devo solo chiedere qualcosa, ho quasi timore a farlo in quanto mi aspetto una risposta maleducata, da nevrotica (cosa che lei è). Io a Gennaio 2014 finirò questo progetto, fino ad ora ho mantenuto il controllo quando mi sentivo addosso le sue sfuriate ma ora mi sono stufato e quindi sono qui per chiedervi quale cosa sarebbe meglio fare. Il mio tutor è l'assistente sociale del mio comune, ho pensato di dirlo a lei, come ho pensato anche di prendere in disparte la mia collega per dirle che al suo gioco non ci sto più. Cosa dovrei fare? Attendere questi ultimi tre mesi oppure fare qualcosa? Vi ringrazio molto
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
ha mai provato a chiarirsi direttamente con la collega in questione, prima di pensare ad altro?

Lei come reagisce quando si sente attaccato?
Come si pone in situazioni in cui viene in qualche modo aggredito? Riesce a dire la sua ? A porsi in modo differente?

Ritiene di avere una qualche responsabilità per i rimproveri che le vengono mossi?


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la velocissima risposta.

1) No, non mi sono mai chiarito con la collega e la motivazione è la seguente: mi sono laureato l'anno scorso e il lavoro che svolgo nel mio comune è la mia primissima esperienza di lavoro "continua" (cioè lavorare per un anno intero), di conseguenza non so bene come ci si debba comportare in queste situazioni imbarazzanti (nella mia vita, fuori dal lavoro, sono la prima persona che intende chiarire ogni cosa a viso aperto).

2) Quando vengo attaccato, molto spesso rimango in silenzio, lascio che lei si sfoghi senza considerarla più di tanto. A volte ho usato l'ironia per rispondere ad un suo attacco e lei non ha più detto nulla in quanto non sapeva che dire. A volte sono anche uscito dall'ufficio perchè mi veniva voglia di darle un cazzotto (cosa che non avrei mai fatto ovviamente)

3) La mia si, la dico, sempre.

4) Per quanto riguarda l'ultima domanda, si, una responsabilità ce l'ho sicuramente. La maggior parte degli attacchi che mi vengono inflitti sono legati a qualche errore che io ho commesso o a qualche dimenticanza, questo non lo nego. Sono però sicuro di una cosa: io sono lì per imparare e non per essere trattato male. Ad ogni sua richiesta io rispondo col sorriso e sono pronto a correre: "fai questo, fai quello", "vammi su a fare", "chiama il"...dall'altra parte zero.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Sono però sicuro di una cosa: io sono lì per imparare e non per essere trattato male> Corretto, allora faccia in modo di correggere il tiro, per quanto le è possibile.

Impari dagli errori, come credo che faccia, e consideri che quando qualcuno ci tratta in un certo modo è perché noi glielo permettiamo.

Non c'è bisogno di contrasti accesi, ma chiedere educazione e rispetto questo si. Cerchi di chiarirsi con la sua collega, di essere maggiormente assertivo e di migliorarsi sul lavoro.

In bocca al lupo

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Utente
Utente
La ringrazio molto, è stata davvero gentile e mi ha tirato su di morale. Grazie ancora!
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<una situazione che, da un pò di tempo, mi crea disagio>>
<<io torno a casa mortificato>>

Gentile Ragazzo,
in quali modi si esprime il disagio che le crea questa situazione?
La mortificazione che scrive di provare come si manifesta in Lei: che tipo di pensieri e stati d'animo innesca?
Le allego un articolo di approfondimento sul mobbing, che può servirle come spunto di riflessione:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1297-il-mobbing-soprusi-psicologici-sul-luogo-di-lavoro.html

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
Buonasera. Quando succedono queste cose, dentro la mia testa, sono arrabbiato e agitato perchè ritengo di essere trattato male senza alcun motivo. Anzi, diciamo che il fatto di essere trattato male non ha logica se consideriamo il fatto che lavoro come volontario e che quindi sono lì per alleggerire il loro lavoro. Dovrebbero trattarmi, come si dice, coi guanti. L'impressione che ho è che io venga considerato come uno stupido da lei, e questa cosa non la posso sopportare. Il pensiero che ho è: "ce l'ha con me", "non le sto simpatico", "vuole colmare le sue frustrazioni e quindi tratta male l'ultimo arrivato, giovane e senza esperienza".
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
La maggior parte degli ambienti di lavoro sono conflittuali ed irrisolti, gestir la rivalità, la rabbia, l' invidia,....l' aiuterà a fare esperienza ed a rinforzarsi

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Quindi, mi par di capire che il comportamento della sua collega non la porti ad avere pensieri negativi su di sé e sul suo (di Lei che scrive) operato, ma che attribuisca tutto ciò a caratteristiche proprie della signora.
E' corretto?

Nessuno intorno a voi si è accorto di queste modalità che la signora ha di rivolgersi a Lei? Gli altri ragazzi gliene hanno mai parlato? E Lei a loro?

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Utente
Utente
Credo che tutti se ne siano accorti e che tutti sappiano bene com'è fatta lei. Con gli altri ragazzi non ho grande confidenza per parlare di questa cosa, sono lì da poco. Comunque, quello che vedo da parte dei miei colleghi quando succedono queste cose, è il nulla: ognuno pensa agli affari propri davanti al suo bel pc. Per quanto riguarda ciò che penso io, credo che molti dei suoi atteggiamenti nei miei confronti siano dati dal mio operato (ovvero quando sbaglio), solo che, sia chiaro, non sto a sbagliare sempre. In ogni modo, domani intendo parlarle in maniera concisa, credo che la cosa migliore da fare sia questa. Vi ringrazio tanto per le vostre risposte
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Magari attenda un'occasione propizia e non cerchi la lite, ma un sereno confronto, qualche motivo di inquietarsi la sua collega l'avrà, come ha detto anche lei , seppure li gestisca in modo improprio.

Credo che siano le modalità di relazione da rivedere, si metta di lena come le ho detto, cercando di migliorarsi e di cogliere da questa esperienza anche i lati positivi, le sarà utile per le prossime occasioni.

Se crede ci faccia sapere in futuro.

Cordialità
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Utente
Utente
Buonasera. Stamattina ho deciso di reagire: in un momento in cui eravamo soli in ufficio ho cortesemente chiesto alla mia collega quando fosse disponibile per parlare di una cosa personale. La sua risposta è stata: "eh...quando ho tempo".
Un paio di ore dopo, durante la pausa, siamo usciti e le ho detto tutto. Le ho detto che da adesso in poi voglio essere rispettato e non voglio mai più tornare a casa avvilito per causa sua. Le ho detto che non voglio più essere umiliato quando sbaglio e che sono lì per imparare e che lei non si deve mai più azzardare a rivolgersi a me in malo modo o sgridarmi davanti ai colleghi o all'utenza allo sportello. Le ho detto che sono lì per dare una mano e che non devono esistere queste cose tra colleghi perchè sono situazioni difficili ed imbarazzanti. Lei ha risposto: "hai ragione, mi sento un verme per come ti ho trattato. mi devi perdonare....". E alla fine mi ha abbracciato con gli occhi lucidi. "Io so che ho sbagliato a trattarti così però lo faccio perchè sono fatta così e se lo faccio con te è perchè spesso sbagli a fare le cose e quindi mi incazzo...". Io: "quando sbaglio sono il primo ad ammetterlo e a darmi la colpa. Non esiste però che io venga umiliato per il mio sbaglio, anche perchè, come forse non sai, tutto questo mi fa lavorare ancora peggio". Credo di aver imparato la lezione e spero che l'abbia imparata anche lei. Non mi resta che ringraziarvi tanto per la vostra disponibilità. GRAZIE e ancora grazie....
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Bene: avendo così "sistemato" questo problema relazionale con la collega, potrà concentrarsi con maggior serenità sul miglioramento delle sue prestazioni lavorative, se effettivamente accade spesso che commetta degli errori.
In questo modo potrà dimostrare a se stesso e agli altri che sta imparando a svolgere bene le mansioni che le sono assegnate e potrà rendere davvero costruttiva questa esperienza lavorativa.

Buon lavoro!
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Complimenti per come ha gestito la situazione, ora è probabile che il rapporto con la collega possa scorrere in modo più tranquillo.

Trascinare le situazioni, senza esplicitazioni e chiarimenti, amplifica le situazioni di malessere.

Avete imparato qualcosa entrambi, ora ha la possibilità di lavorare in modo più disteso, metta a frutto questa possibilità e si metta di impegno.

Un caro saluto