Quale psicoterapia?

Gentili psicologi,

Mi rivolgo a Voi perchè sono in una situazione di grave indecisione. Prima però vorrei farVi un riassunto del periodo che stò passando, alla luce del quale ho deciso di ri-prendere in considerazione un trattamento psicoterapico. Prima di inviare questo consulto mi è capitato di leggere anche i precedenti e in particolare uno inviato nella area psicologia proprio un anno fa. C'è da rabbrividire. La sofferenza che infatti avevo un anno fa sembrava non riusciva ad essere compensata da nessun trattamento. Per fortuna ad Aprile di quest'anno per il peggiorare ulteriore della situazione, ormai insostenibile, mi decido a contattare un altro psichiatra per la cura farmacologica, e ottengo anche la diagnosi, che peraltro già sospettavo: disturbo bipolare. Quindi vengono scacciati i dubbi di altre possibili diagnosi che mi erano state messe in testa, sicuramente con troppa facilità, dal precedente psichiatra che tra l'altro mi faceva anche psicoterapia. Avevo ricevuto già il consiglio proprio qui, di scindere le due figure e cercare un altro psichiatra ci ho messo un pò ma alla fine ce l'ho fatta. Le cose da aprile sono lentamente migliorate e il trattamento farmacologico compensa in larga parte il disturbo di base. Mi rivolgo a Voi sia perchè questo è storicamente uno dei periodi peggiori dell'anno per me...assieme a quello primaverile, ed anche perchè i fattori ambientali non mi hanno aiutato. Mia nonna è venuta a mancare giusto un mese fa dopo una lunga ed estenuante (per tutti noi) malattia. Non ho avuto neanche il tempo di rielaborare quel lutto, che quindici giorni dopo mia madre veniva operata d'urgenza per la rottura di un aneurisma cerebrale, l'operazione riusciva perfettamente ma nell'immagine diagnostica ne venivano rivelati altri 3, di cui uno di medie dimensioni. Vi risparmio i dolori della degenza, di una famiglia spezzata e concludo la lista di amenità dicendoVi che sono stato lasciato dalla mia ragazza non più di due settimane fa, ormai esausta di stare vicino a me. Insomma se la bontà di un trattamento si vede anche, non solo, da come e se riesce a tenere in asse una persona, quello attuale, cioè quello farmacologico è più che soddisfacente e non penso gli si possa chiedere altro, dal momento che questa caterva di "lieti eventi" penso avrebbe messo a dura prova chiunque, fatto stà che resisto e non intendo mollare neanche un centimetro. Persistono tuttavia delle difficoltà tra cui il fatto che non mi è rimasto assolutamente nessuno..nè un amico...nè la ragazza, e questo sicuramente anche per colpa mia..mi sono lasciato andare e riconosco che quest'aspetto era sicuramente migliore quando ero in psicoterapia, uscivo di più, ma avevo anche degli interessi, come la musica che ormai sembrano essere nel dimenticatoio. Per questo avevo pensato ad una psicoterapia. I problemi sono di carattere economico e anche pratico, non sò se continuare con il mio vecchio terapeuta che forse ha fatto più danni che altro in questi anni e che adesso mi propone una seduta quando capita..o ogni dieci giorni o ogni quindici, insomma mi sembra molto "spensierata" come modalità. Io invece credo nella psicoterapia instaurata con il paziente come lavoro che ha dei modi e tempi di somministrazione ben precisi, correggetemi se sbaglio..Quindi pensavo ad una cosa più "continua". Il problema che purtroppo sorge è l'aspetto economico che come potete capire dalla situazione di cui sopra (mia madre attualmente non lavora, mio padre neanche) non è certo roseo. Una soluzione, che ad esempio mi era prospettata più volte dalla mia prima terapeuta, potrebbe essere quella di trovare un lavoretto per pagarmi la terapia, e forse sarebbe terapeutico anche questo, però non vi nascono che a causa della mia patologia di base sono molto facile ai primi entusiasmi che però purtroppo si rivelano poco duraturi. Insomma è una situazione abbastanza delicata...con la speranza di un Vostro riscontro, vi saluto cordialmente!
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
quello che mi sembra importante è che lei non si fida più del suo attuale terapeuta. Infatti le modalità di gestione di un intervento terapeutico non sono fisse, dipendono dal professionista e cambiano anche in base alle necessità della persona.
Credo anche io, come sottolinea lei, che un intervento psicoterapeutico sia ottimo, integrato alla terapia farmacologica.
In primo luogo, parli della sua insoddisfazione e della possibilità/desiderio di interrompere con il suo attuale terapeuta.
Successivamente potrebbe valutare, se si trova in difficoltà economica, di rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale. Non tutti i Servizi di psicologia offrono però una "psicoterapia", alcuni solo consulenze a tempo. Dipende dalle disponibilità della sua regione e del suo territorio.
In ogni caso potrebbe informarsi, prendendo un appuntamento.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
La ringrazio dr. Mori per la risposta,

Avevo valutato la possibilità di intraprendere una psicoterapia presso un centro di salute mentale, insomma in una struttura pubblica e non privatamente. Quello che Lei dice riguardo la fiducia verso questo terapeuta è purtroppo vero. Dico purtroppo perchè ci terrei a costruire una solida allenza terapeutica con questa persona che nonostante tutto è riuscita a farmi uscire da periodi molto duri, ma che però non ha saputo dar risposta ai miei dubbi, se ha la pazienza di vedere il post che ho scritto giusto un anno fa quando ero in cura da lui..se ne può fare un'idea, ero arrivato persino a tentare l'autolesionismo perchè questo rientrava nella categoria alla quale lui diceva che io appartenevo! Appena ho avuto la fortuna di incontrare quest'altro medico subito mi ha indirizzato, dandomi una precisa diagnosi e facendomi capire chiaramente cos'ho e ma soprattutto cosa non ho. Valutavo quindi sia la strada della struttura pubblica, sia quella di un altro psicoterapeuta magari con costi più contenuti. Lei mi dice inoltre che le modalità e i tempi variano a seconda delle necessità e del professionista, ma io sento più che mai che se psicoterapia dev'essere, questa mi debba "contenere" e avere una struttura, per questo pensavo ad incontri almeno settimanali e non quando capita..Un ultima curiosità Lei cosa ne pensa del lavoro, può essere veramente una spinta positiva e una ricerca d'autonomia importante o come dicono qui a casa servirebbe solo a rallentarmi nello studio? La ringrazio per la pronta risposta e La saluto cordialmente.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Penso anche io che una psicoterapia nel suo caso debba essere stabile e strutturata per costituire un riferimento.
Penso anche che l'idea di trovarsi un lavoro per sostenere la spesa sia indispensabile. L'assumersi la "volontarieta" della terapia e' infatti motivante, mentre il poterne fruire senza assumere l'impegno del corrispettivo economico potrebbe farla fallire.
Contatti dei terapeuti e chieda dei colloqui conoscitivi, esponga le sue necessita' e chieda cosa sia possibile organizzare.
Lei e' molto giovane e non puo' certo lasciarsi andare a questo disagio che purtroppo sta vivendo.
Ci faccia avere sue notizie!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 121
gentile utente questa lettura potrà aiutarla nella sua scelta
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 13 31
Gentile utente,
la scelta del terapeuta a volte è più importante dell'orientamento del terapeuta stesso.

La persona che incontrerà, la risonanza che avrà per lei quello specifico stile di relazione, sarà molto importante per lo sviluppo di una relazione basata sulla stima e la fiducia.


Cordiali saluti.

Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it

[#6]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Vi ringrazio per le molte risposte che sono state motivo di riflessione. In particolare sono assolutamente più deciso a farmi economicamente carico io stesso della psicoterapia sotto suggerimento della dott.ssa Esposito che ringrazio. Mentre per quanto riguarda la scelta del tipo di psicoterapia purtroppo avrei da aggiungere un'altra nota, non proprio piacevole e che mi fa tentennare. Infatti il parere del neurologo che mi segue per il mio disturbo di base è che in questa fase, sicuramente ad impronta depressiva, una psicoterapia avrebbe ben poco senso, di qualsiasi natura essa sia, lui crede che data la forte depressività "andresti là solo per lamentarti". In breve, in questo momento non la reputa utile, più in là quando la situazione si sia stabilizzata si può pensare ad una psicoterapia. Io gli risposi scherzosamente che sentivo però l'esigenza forte anche solo di lamentarmi e che avevo molto di cui lamentarmi dato il periodo! La discussione si chiuse qui e per un certo periodo non ci ho più pensato, ma l'esigenza, dato il persistere delle difficoltà di cui sopra, di una psicoterapia è tornato forte anche alla luce del fatto che quando intrapresi il mio primo percorso terapeutico ne ebbi notevoli benefici, soprattutto dal punto di vista relazionale che è sempre stato un punto debole. Voi cosa ne pensate, sostanzialmente dato il mio disturbo e l'attuale fase depressiva, è effettivamente come dice il neurologo, cioè che adessso come adesso avrebbe poco senso o vale la pena tentare? Per quanto riguarda la scelta del terapeuta ringrazio per i consigli, conosco bene le varie scuole però sono dell'idea, come espresso dal dr. Raggi, che conti soprattutto la relazione che viene ad instaurarsi tra terapeuta e paziente, come disse anche la mia prima terapeuta. Proprio per questi motivi sarei intenzionato a dare un'opportunità all'attuale terapeuta a condizione che la terapia sia condotta in maniera più continua e stabile, venerdì ho un incontro proprio con lui e verrà anche la mia famiglia. Vi ringrazio per le risposte e resto in attesa di un eventuale riscontro, cordialmente!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
La malattia bipolare e' fatta dell'alternanza delle fasi e certamente una parte importante della sua terapia e' costituita dagli stabilizzati dell'umore che sono farmaci essenziali.
La depressivita' che costituisce la fase nella quale forse lei si trova piu' spesso e' pero' molto penosa e intollerabile. Avere un supporto e' quindi auspicabile.
Che lei abbia desiderio di lamentarsi in una fase depressiva mi sembra fisiologico. Spetta al terapeuta darvi un senso e aiutarla a inquadrarla nel modo per lei piu' accettabile.
L'idea di una terapia con la sua famiglia mi sembra ottima.
Ci faccia sapere!
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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 483 13 31
Ciò che dice il suo neurologo è valido per la fase maniacale del disturbo bipolare, nella quale il trattamento psicoterapico non porta benefici finché non integrato con un supporto farmacologico.

La psicoterapia però sembra essere comunque molto utile dopo la stabilizzazione farmacologica delle fasi maniacali, ma anche per prevenirne l'insorgenza.

Inoltre le sarà certamente utile nel periodo più francamente depressivo del disturbo.

Cordiali saluti.

[#9]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Gentile dottori,

Vi ringrazio per le risposte e ne traggo spunto. Però debbo dire per chiarire che la diagnosi fu posta subito dal neurologo, anche a fronte di nessun episodio maniacale....nel tempo ha corretto il tiro infatti, chiamandola formalmente una "depressione ricorrente", che tuttavia è altrettanto invalidante poichè ricorre spesso, anche 2-3 volte l'anno, tra l'altro sempre negli stessi periodi, tra cui questo tra novembre e gennaio. Mi sono definitivamente convinto dell'utilità della psicoterapia anche perchè ho avuto modo di leggere diversi riscontri in letteratura sulla sua utilità nelle fasi depressive, per l'appunto, ma anche nei periodi di remissione non completi tra un episodio e l'altro. Spero infatti di riuscire a risolvere questi residui comunque abbastanza "fastidiosi". Oggi ho la prima seduta, Vi terrò aggiornati. Grazie ancora per l'attenzione!
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dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Gentili dottori,

E' per uno sfogo che scrivo, forse neanche per ricevere qualche indicazione che sò, non potreste dare e non posto in area psichiatria, perchè sò già che risposta attendermi. L'argomento è spinoso e da anni se ne dibatte, e i poveri pazienti come me ci vanno di mezzo...Penso che da quando sono in cura farmacologica, e ormai sono ben 3 anni e tra l'altro presso due diversi professionisti, di aver subito una pericolosa e allo stesso tempo tristissima regressione, non saprei come altro chiamarla. Vi ho specificato gli anni della cura farmacologica, gli anni di trattamento totali sono almeno 6, quindi i primi 3 solo psicoterapicamente. Io sento che nei primi anni di trattamento senza farmaci la mia vita, se devo fare un bilancio ponderato, era assolutamente migliore, intendiamoci non ero una cima, avevo tanti problemi, MA AVEVO UNA VITA. Negli anni invece, da quando decisi di introdurre anche i farmaci, si è piano piano appiattita...quasi impercettibilmente ho perso tutto, ragazza, amici, interessi, TUTTO. La mia giornata è praticamente inesistente, rimane quel poco di studio ogni giorno, ma niente più. Ho provato a sentire il neurologo, gli ho detto tutto quello che avevo e soprattutto che mi sentivo solo, solo come mai in tutta la mia vita, e mi dice che assolutamente sono depresso e mi rimpinza con altro antidepressivo. Io nel frattempo sono giunto alla conclusione, ponderata, che non val la pena intossicarsi il fegato per nulla. Ho sempre contestato chi scriveva o diceva "smetto perchè ormai sono guarito...mi sento benissimo", ma come?! Il solo fatto di stare benissimo avrebbe dovuto spingerli a continuare, perchè se male stavano prima di iniziare e adesso bene, la logica spiegazione è solo una. Qui però c'è ben poco da contestare: io voglio smettere perchè stò male! Stò male lo stesso, quindi che senso ha...Ho provato l'ipotesi medica, ho fatto tutte le analisi del caso, tutte ottime...esclusa la causa medica. Mi sono detto è necessario che torni in terapia, l'ho fatto, il primo suggerimento è stato trovati un lavoro, partiremo da lì. Ho trovato il lavoro. E naturalmente nulla, nè uno slancio, nè un entusiasmo, NULLA. La sera vado a dormire alle 9 o il prima possibile, così da finire la giornata al più presto, nè una partita alla tv mi tiene sveglio, nè una conversazione con un amico, nè la musica, come invece accadeva un tempo. Debbo quindi tristemente ammettere che forse sono diventato anche io uno di quei casi che per tanto tempo ho deciso di non vedere, di ignorare, di quelli che scrivono "i farmaci rendono zombie!"...la cosiddetta antipsichiatria. Io ci credevo nella materia, l'ho studiata, l'ho approfondita e pensavo che quella fosse solo monnezza disinformativa. E invece, colmo dei colmi, mi ritrovo ad essere forse un candidato zombie anche io, mah...Non sò darmi altra spiegazione al perchè di questa regressione così spaventosa, che non è avvenuta da un giorno all'altro...ma col tempo, con calma, ogni giorno si è mangiata qualcosa di me e così eccomi qua, senza nulla, a sfogarmi su questo disastro che è diventato ogni singolo giorno. Mi scuso ancora per lo "sfogo".
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Nell'ultima replica aveva scritto che stava per riprendere le sedute.

Ha qualcosa da riportarci in merito?

>>> ma io sento più che mai che se psicoterapia dev'essere, questa mi debba "contenere" e avere una struttura
>>>

Se fosse così - ed è possibile che lo sia - tale esigenza si scontrerebbe con la difficoltà economica che sta attraversando.

Anche rivolgendosi al servizio pubblico per pagare il solo ticket, non potrebbe comunque ottenere più di un certo numero di sedute. Potrebbe essere certo un buon inizio, ma rischierebbe di rimanere a metà strada, con la fastidiosissima sensazione di essere stato abbandonato.

L'ideale sarebbe, a mio avviso, che riuscisse a trovare un lavoro, anche senza troppe aspettative, che le permetta intanto di rimettersi in moto mentalmente, e poi di pagarsi un trattamento adeguato.

Riguardo allo sfogo lo accogliamo volentieri, ma tenga presente che di per sé lo sfogo può non essere terapeutico, anzi può contribuire a mantenere in vita la percezione che esiste un problema, e renderlo perciò più reale e consistente.

Faccia lei un primo passo nella direzione che le serve, e vedrà che trovare l'aiuto giusto risulterà molto più facile.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#12]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Gentile dott. Santonocito,

La ringrazio di aver risposto, almeno Lei, a questo sfogo, che è sfogo solo in apparenza, in realtà speravo in un aiuto anche se a distanza magari poche righe che aiutassero a fare chiarezza nella mia mente. Comunque venendo al dunque, Lei dice bene, di fare il primo passo, ma io l'ho scritto, è stato fatto il lavoro l'ho trovato e si spera mi permetterà di pagare la terapia, però almeno il primo passo è stato fatto. Quello su cui insistevo e su cui ero particolarmente in crisi era l'argomento farmacologico, rassicurato dal neurologo che però non vi è in alcun modo possibilità di mettere in discussione la terapia, mi sono dovuto stare, perchè lui è il medico e io il paziente. A suo dire l'episodio in corso sarebbe di tipo depressivo, abbastanza severo e tra l'altro farmaco-resistente, insomma alla grandissima! Non contento ha aggiunto anche che eliminare i farmaci mi farebbe stare assai peggio di come stò ora e che alternative per curare questo "problema" non ne esistono. Alla mia replica che i primi tre anni di cura li ho fatti solo psicoterapicamente mi è stato risposto subito "hai perso solo tempo" nonostante gli avessi fatto notare che sia io che chi mi circonda ha avuto modo di notare il famoso peggioramento da 4 anni a questa parte, lui si è difeso dicendo che il disturbo probabilmente non aveva fatto ancora il suo pieno esordio. Adesso dottor Santonocito, Lei può ben capire come la situazione sia già complicata di per sè e a questo si aggiunge anche, e da qui il mio sfogo, chi vuol tirare acqua al suo mulino, ed è sempre così, sempre. Non val la pena di cercare un altro neurologo, o un altro terapeuta, perchè purtroppo ho avuto modo di costatare che spesso la realtà è questa. Quindi il mio sfogo è veramente un problema reale, cioè fidarsi di chi mi ha in cura...e va bene, però di fatto, nessuno, nè psicoterapeuta, nè neurologo, sono stati in grado di farmi capire che cosa ha causato questa regressione. Mi sono un pò rassegnato, forse non c'è risposta. Mi sono problematizzato e ho pensato molto in questi giorni, è inutile dare la colpa ai farmaci, nè alla mia ragazza, adesso la situazione è questa, dovremmo capire come scioglierla. E qui caro Dottore sorgono altri problemi, perchè se la mia "regressione" è anche (tra le altre cose) sul fronte delle relazioni sociali, io ho deciso di iniziare a forzarmi e a forzarmi di uscire, perchè se questa è la mia condizione, cioè essere depresso stabilmente 9 mesi su 12, non è che posso pensare di passare 9 mesi nel letto e la vita intanto scorre e io mi lascio andare (ed ecco la regressione..). Non sò Lei come la pensa, se cioè il "forzarsi" (quando si riesce...è chiaro) possa essere terapeutico, magari è proprio una delle strategie della cognitivo-comportamentale...non sò, aspetto una Sua risposta, perchè almeno la consapevolezza di avere ancora un minimo di controllo nella mia vita è importante. Il neurologo al quale ho chiesto la stessa cosa, come può ben immaginare, non è stato affatto incoraggiante "sforzarsi...è inutile". Quindi come vede sono sempre allo stesso punto, ma non demordo :)
[#13]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Avanzo un'ipotesi che puo' valutare come desidera.
Talvolta la presa d'atto di soffrire di una forma depressiva curata psichiatricamente, unità ad alcuni effetti collaterali dei farmaci, da' una svantaggiosa autopercezione di se', l'identita' di malato. Di un malato che non ha grandi possibilita' di reazione perche' queste possono essere molto ridotte dai farmaci.
Tale autopercezione e' molto negativa per il suo potere di "spegnere' l'autodeterminazione, quella naturale "possibilita' di sentirsi meglio almeno in alcuni momenti o in alcune situazioni.
Che ne dice? Puo' essere il suo caso?
[#14]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> in realtà speravo in un aiuto anche se a distanza magari poche righe che aiutassero a fare chiarezza nella mia mente
>>>

Questo è fuori discussione, purtroppo. Più i casi sono delicati, più i "consigli" a distanza rischiano di essere poco centrati e quindi inefficaci. Se aiuto reale potrà trovare al suo problema sarà solo di persona.

>>> di fatto, nessuno, nè psicoterapeuta, nè neurologo, sono stati in grado di farmi capire che cosa ha causato questa regressione
>>>

L'idea che per guarire bisogna prima capire, è un mito duro a morire. Resiste ai segni del tempo.

Spesso non è necessario capire, ma iniziare a fare cose diverse per percepire le situazioni - esterne e interne - in modo diverso. Le forme di psicoterapia attive e focalizzate fanno appunto questo.

Non posso dirle, senza conoscerla, se la psicoterapia possa essere risolutiva per lei. Può darsi che il neurologo abbia ragione nel dire che "ha perso tempo", come può darsi di no. A volte i farmaci sono indispensabili, altre volte solo un complemento, altre volte dispensabili.

A mio parere lei ha bisogno di essere seguito da un punto di vista psicologico, se poi siano necessarie anche le medicine questo non posso dirglielo.

Sul discorso della fiducia possiamo comprendere la frustrazione di chi ancora non è riuscito a trovare un professionista che abbia saputo fornire aiuto come si deve, purtroppo anche questo può succedere. Ma dobbiamo essere anche molto chiari dal mettere in guardia gli utenti a non aspettarsi che alcunché di significativo possa arrivargli da semplici consulti per email, se il loro problema oltrepassa una certa soglia di gravità.

Perciò possiamo anche continuare a parlare, a fornire indicazioni e informazioni, ma non si aspetti che gliene possa direttamente arrivare un beneficio, perché sarebbe solo un'illusione.
[#15]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Gentili dottori,

Vi ringrazio delle risposte e, così come ho fatto per le altre che ho ricevuto ne trarrò spunto. Soprattutto alla domanda della dott.ssa Esposito, rispondo si, penso che sia assolutamente questo il mio caso. Questo è un aspetto che purtroppo è andato procedendo nel tempo, in maniera inversamente proporzionale alla mia qualità di vita, più quella concezione di essere malato, di non potere...di aver addirittura bisogno di chiedere più in là l'invalidità civile, sono tutti pensieri che mi hanno caratterizzato. Ma ho deciso di dire basta, e in questo non devo solo ringraziare Lei, che lo ha ipotizzato, a ragion veduta, ma anche una mia amica laureanda alla magistrale di Psicologia Clinica, con cui tra l'altro condivido lo stesso percorso e che si è sempre rifiutata di considerarmi " un malato" o una persona che avesse bisogno di agevolazioni varie. Mentre altre persone, come la mia ex-ragazza, conoscendo fin troppo bene la mia situazione per avermi sopportato per anni, si sono espresse ben più duramente consigliandomi "arrivato a questo punto l'elettroshock o l'ospedalizzazione"...pensate un pò. Quindi mi prendo il primo contributo della dott.ssa Esposito e ne parlerò naturalmente col terapeuta. Il tutto stà nel cercare di convincermi che non posso rimanere passivo fino alla prossima seduta, aspettando la bachetta magica, o aspettando che gli ormai famigerati farmaci, facciano effetto. Riguardo le considerazioni del dott. Santonocito, concordo assolutamente, e voglio premettere che non cercavo qui quel che in realtà mi si può dare solo in seduta..assolutamente. D'altronde ho ricevuto un importante spunto di riflessione già dalla dott.ssa, il che è nè più nè meno di quel che mi aspettavo. Quell'autodeterminazione e quella possibilità di stare meglio son riuscito a sperimentarla proprio ieri imponendomi di uscire con amici invece di stare buttato sul letto, i risultati non saranno terapeutici come dicono alcuni, ma tant'è mi è bastato e posso timidamente dire di essermi anche divertito, quindi meglio di così..non credo si possa fare. Quindi in effetti coniugo bene anche quello che dice il dottor Santonocito, più che risalire alle cause, forse adesso è necessario darsi da fare per cambiare qualcosa..e così provo a metterci anche un pò del mio, crogiolandomi nella convinzione che forse per l'elettroshock è ancora troppo presto ;)

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

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