Non riesco a capire come stare vicina alle mie amiche

Buongiorno. Mi trovo in una situazione abbastanza complessa e non so come venirne a capo.
Ho due amiche alle quali sono legata dall'infanzia. Pochi giorni fa una delle due (X) ha confessato a me e all'altra amica (Y) che sua sorella è sieropositiva da circa cinque anni. Ci ha rassicurate del fatto che il virus è tenuto a bada da medicinali e che nessun altro componente della famiglia ha l'hiv. In più ci ha detto che sono state prese le precauzioni del caso(per esempio ognuno usa i propri asciugamani, le proprie lamette depilatorie...)
Mentre io sono abbastanza tranquilla (anche se ovviamente trovo questa "confessione" traumatica e ho bisogno di tempo per abituarmi all'idea), Y è piuttosto agitata. Lei sa che la nostra amica è sana, però sa anche che, vivendo in casa con la sorella, potenzialmente può essere contagiata. Ho provato a tranquillizzarla, dicendo che i modi di contagio sono decisamente limitati, trattandosi di due sorelle, però Y sostiene che possa esserci quella disattenzione che potrebbe costare cara. In più lei si sente addosso la responsabilità per il resto degli amici che, per scelta di X, non sanno nulla delle condizioni della sorella di X.
In questo momento sono in una posizione difficile, nel senso che sto cercando di mediare fra X e Y: da un lato c'è X che vorrebbe che tutto fosse come prima (e si è pentita di averci confessato il tutto) e non ci dà il tempo per metabolizzare la notizia; dall'altro c'è Y, che ovviamente vuole stare vicina a X, ma è un po' titubante su altre cose (per esempio, credo non sarebbe tranquilla se Y facesse da mangiare, anche se personalmente non ne vedo il motivo, dato che è sana).

Poi ci sono io, che mi sento in grosse difficoltà, perché capisco le ragioni di entrambe, anche se molte volte non le condivido. Da un lato capisco il peso della responsabilità di Y, e per certi versi lo condivido, ma dall'altro capisco anche il fatto che X non voglia sentirsi etichettata, a maggior ragione visto che non ha nulla. D'altra parte, però, X non ci viene molto incontro non scendendo "a compromessi" e non dandoci il tempo di metabolizzare la cosa. Credo di star facendo tutto ciò che è in mio potere fare per tranquillizzare l'una e l'altra, e sto davvero cercando di mediare. Non vedendo, però, dei "miglioramenti" mi sento molto giù, e sto accusando dei sintomi dettati dall'ansia (non riesco ad addormentarmi la sera, non mi sento tranquilla lungo la giornata...). In più questo è un periodo abbastanza difficile per me, a causa di problemi di salute all'interno della mia famiglia e a difficoltà a livello universitario.
Cosa posso fare per fare stare meglio entrambe e per stare bene io? E' solo una questione di tempo?
Mi scuso per la lunghezza: spero di essere stata chiara!
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

un passo alla volta ed una cosa alla volta. Delle volte è necessario anche prendersi delle pause di riflessione per permettersi di prendere respiro, quando le cose sono troppe e tutte insieme.

Ha provato a condividere con le Sue amiche quanto scritto qui? Condividendo le sue emozioni e le sue difficoltà con loro, restando su quello che prova Lei, può se non altro chiarire eventuali sue posizioni ambigue.

Che nepensa?

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#2]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto la ringrazio davvero di cuore per la velocità con cui mi ha risposto.

Ho un po' di problemi a condividere quanto scritto qui con le mie amiche perché mi sembra di dare loro un'ulteriore peso con il quale confrontarsi. Un po' come dire "ci sono già tutti questi problemi, ci manca pure lei ad aggiungere il suo carico!". E' un ragionamento così sbagliato? Purtroppo è una situazione talmente delicata (perlomeno, lo è per me) che non so come muovermi, non vorrei ferire nessuna delle due e allo stesso tempo non vorrei stare male io.


Ad ogni modo, prendo atto del Suo parere, e la ringrazio moltissimo!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara ragazza,
Forse la migliore maniera di comportarsi sarebbe "non cercare di mediare". Mi spiego meglio.
La sua amica Y dovrebbe essere lasciata libera di "sentire" come comportarsi verso X senza che lei cerchi di influire sulla sua maniera di essere, pur volendo "mediare". E lei perché pensa di essere in grado di mediare? Glielo chiedono? Oppure e' lei a desiderare di farlo?
Si comporti da amica come ha sempre fatto.
La sieropositivita' non significa malattia e il vostro rapporto con questa persona e' indiretto.
Mi chiedo e le chiedo che funzione stia svolgendo questa notizia nel vostro piccolo gruppo. Quali emozioni stia in realta' gestendo.
Come erano i vostri rapporti prima di questa notizia? Che livello di amicizia c'era? Che rispetto? Che accettazione?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
anche io, come la Collega, le suggerisco di non mediare, sono situazioni estremamente delicate, la cui gestione correla con tantissimo altro rispetto i dati oggettivi.

Si attivano paure, ipocondrie, disagi psicologici, relazionali, altro....

Si legga dentro e si comporti come sente di fare, la sua amica deve decidere e comportarsi di conseguenza......lei non può fare molto

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#5]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille anche per le vostre risposte!

Diciamo che all'interno del gruppo ho avuto sempre un po' il ruolo di "paciere" nel senso che in caso di litigi di varia natura ho sempre cercato di far comprendere meglio all'una le ragioni dell'altra e viceversa. L'ho sempre fatto perché, al contrario di loro che sono piuttosto impulsive, sono un po' più "riflessiva", calma. Di solito, se ci sono dei piccoli o grandi problemi, la mia amica Y si rivolge a me e si sfoga, chiedendo se secondo me lei faccia bene o male a comportarsi in un modo o all'altro. Ovviamente le mie risposte non sono mai assolute (anche perché credo che il confine fra comportamento giusto e comportamento sbagliato sia così sottile e dettato da variabili da non permettermi di avere sempre un'idea chiara), specialmente in questo caso. Lo stesso fa X (anche se in misura minore).
In definitiva, io desidero mediare perché vorrei che le cose si risolvessero nel migliore dei modi, ho paura che l'amicizia, che dura dall'infanzia, possa rovinarsi, comportando un allontamento di tutte e tre.
Non so se sono in grado di delineare correttamente le emozioni all'interno del gruppo. Indubbiamente al momento c'è ansia, delusione e perché no, paura di essere giudicati.
Per quanto riguarda me, io mi sento compressa fra le opinioni contrastanti delle mie due amiche. Mi sento in colpa perché riesco a capire benissimo le posizioni di entrambe ma non so come fare per aiutarle a superare insieme questo momento.
Prima si provava fiducia l'una nei confronti dell'altra, ma il fatto che questa notizia sia uscita dopo tutti questi anni ha senza ombra di dubbio un peso, nel senso che Y si sente un po' tradita. Io, al contrario, non sono molto risentita, perché reputo che sia una notizia davvero delicata, e non so cosa avrei fatto io se fossi stata nei suoi panni.
Rispetto sì, è indubbiamente presente. Ovviamente criticavamo le scelte l'una dell'altra in caso se credevamo non fossero corrette, ma alla fine si rispettavano le scelte prese.

Devo ringraziarvi soprattutto perché mi avete fatto vedere un altro lato della faccenda, ossia il fatto che io abbia cercato di "dirigere" i sentimenti di Y nei confronti di X. Non l'ho fatto apposta, però ora che ci penso sono stata davvero egoista.
Il fatto è che ho visto Y molto agitata, trovando esagerate alcune sue reazioni (legate soprattutto ad ansie ed ipocondrie).
Le chiederò scusa: questa è sicuramente una cosa da fare!
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
GEntile Utente,

la mediazione è un'arte complessa dove delle volte le parti devono essere disposte a rinunciare a qualcosa.

Oltre a mediare le amiche, dovrebbe mediare se stessa, cioè, mettere una parte di sé, o quella parte di sé, dato che così come si prende cura delle amiche quando hanno bisogno, è anche bene che le amiche coccolino Lei quando ne ha bisogno.

Poi, forse le amiche prenderanno strade diverse tra di loro, ma Lei potrà comunque rimanere amica di entrambe in modo diverso.

Delle volte possiamo dare una direzione al cambiamento, delle volte dobbiamo adattarci agli eventi e scegliere come partecipare al cambiamento.

Lei non è stata egoista, ma ha messo sé stessa e la sua persona, la sua individualità: si è presa cura di sé stessa. Chi se non sé stessi deve essere la prima persona a prendersi cura di sé?
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
I sentimenti e le scelte soggettive non possono essere mediate o indirizzate, pensi a se stessa ed a quello che desidera, può sempre rimanere legata ad entrambe, anche se loro non lo saranno più...
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie per i vostri consigli.
Questa specie di "de-responsabilizzazione" (non è di certo il termine più corretto, però al momento non me ne viene in mente nessun altro) mi ha sollevata da un lato, ma dall'altro lato sentirmi impotente mi fa stare molto male.
Speriamo che la situazione si risolva, anche se la vedo male.

Grazie ancora per l'attenzione!
[#9]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, torno a scrivere perché la situazione non è migliorata, anzi, le cose hanno preso un'ulteriore piega. In realtà non so nemmeno se possiate aiutarmi in un qualche modo, però io la tento.

La mia amica Y sostiene che X (quella con la sorella sieropositiva) dovrebbe responsabilizzarsi di più, perché comunque è costantemente a potenziale rischio hiv. Ciò non significa che non possa uscire con noi e cose simili, ma che per esempio se si mangia insieme lei non debba far da mangiare, perché magari potrebbe tagliarsi e cose simili. E nel caso in cui avesse contratto l'hiv potrebbe mettere a repentaglio la salute degli altri, soprattutto quella di chi non sa nulla.
Praticamente le ha imposto un aut aut che, nonostante tutte le spiegazioni, viene vissuto ovviamente con dolore, perché comunque X sostiene di non aver nulla e di non essere un pericolo per nessuno.

Personalmente io trovo la cosa esagerata, nel senso che continuo ad essere convinta che lei sia perfettamente sana (anche perché comportamenti a rischio non vengono messi in atto) e che il fare da mangiare non sia una situazione rischiosa, però diciamo che capisco la posizione di Y: comincio a sentire il peso della responsabilità. E Y mi dice che è un po' egoistico da parte di X non voler rinunciare a una cosa così piccola come il far da mangiare, mettendo a rischio la salute degli altri: è meglio una cena non preparata che rischiare di contagiare gli altri con un virus incurabile.

A me sono state rivolte accuse praticamente da entrambe: una mi fa intendere che non le sto vicina nel modo corretto, mentre l'altra mi "accusa" (non è il termine corretto) di non essere abbastanza "preoccupata" e di rinforzare comportamenti sbagliati in X, nel senso che secondo lei la compatisco troppo e non le faccio capire come stanno le cose.
Ma cosa dovrei farle capire se penso che le reazioni a tutta la faccenda siano esagerate? Ora sto cominciando a sentire un sacco il peso della responsabilità verso chi non sa nulla, e mi sembra di fare in ogni caso una cosa sbagliata.
Quello che vorrei fare in questo preciso istante è scappare all'estero senza possibilità di essere rintracciata, ma ho come l'impressione che sarebbe una mossa un po' da codarda (ma soprattutto impossibile). :)

Mi scuso per la lunghezza del messaggio e per aver ritirato su questa discussione. Ma io non so veramente come comportarmi, sbaglio in ogni caso e ferisco qualcuno in ogni caso.
[#10]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

di solito quando i triangoli si rompono, quello in mezzo deve prendere posizione oppure deve essere tanto bravo o da mediare o da manipolare la situazione a proprio favore

Capita anche con i figli unici quando i genitori divorziano.

Valgono le parole della collega Randone alla replica #7.

Prenda una posizione SUA ed accetti che si stanno prendendo posizioni personali incompatibili; potrebbero essere legate a ciò di cui effettivamente si sta discutendo, o potrebbero essere più profonde e l'oggetto della discussione (le cene pericolose) potrebbe essere solo il casuale campo di battaglia di una situazione al momento insanabile...
[#11]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Piu' che essere sollecitata a mediare sembra che lei venga pressata a dare ragione all'una o all'altra, a schierarsi e a potenziare una teoria o l'altra.
Il disagio che lei prova indica che questo intento e' mal tollerato da lei.
Forse una soluzione potrebbe essere esprimere in un dialogo a tre questo suo disagio e dichiarare che non desidera essere coinvolta in questa diatriba fra le due posizioni e che non lascera' che cio' avvenga.
In breve questa posizione "astinente"dara' i suoi frutti: inizialmente la solleciteranno ancora ma poi smetteranno.
Purtroppo le situazioni triangolari sono antipatiche e necessitano di detrminazione.
Saluti
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