Uno psicologo sia l'unica strada percorribile ma so che non ha intenzione

Buongiorno, vorrei chiedervi un supporto su come aiutare una persona cara.
Innanzitutto specifico di non sapere molto sull'argomento, non avendo mai conosciuto, almeno a stretto contatto, persone depresse (e sempre che di depressione si tratti, non sono un medico per poter azzardare delle diagnosi).
Spiego la situazione, riguarda un collega che è anche un mio caro amico e che quindi vorrei aiutare. Da quando lo conosco, è sempre stata una persona con un'autostima molto bassa, ritenendosi brutto/antipatico/incapace. Ha 35 anni, non ha un partner. Sul lavoro ha sempre avuto un atteggiamento secondo me piuttosto ossessivo, controllando e ricontrollando mille volte le stesse cose, impegnando tantissime energie in lavori "ripetuti" ed "inutili". Tende inoltre ad accentrare tutto facendosi carico anche del lavoro degli altri colleghi (ed alcuni purtroppo ne approfittano) e di problemi non suoi.
Ora negli ultimi mesi questa situazione si sta accentuando esponenzialmente. E' diventato anche molto nervoso ed irritabile. Anche la situazione sociale è peggiorata perché so che ha litigato con il suo gruppo di amici storici (non conosco bene i dettagli) e quindi ora è quasi completamente solo. La sua visione della vita è negativissima, ripete tutto il giorno "sono io che sono un asino" "non troverò mai più altri amici" "non troverò mai una ragazza" ecc....ecc....Alle volte è dura anche per me reggere queste cose. Sono molto preoccupato per lui perché è una persona splendida con un cuore enorme, ma questa cosa non riesce a riconoscerla. E sono molto preoccupato anche per il suo futuro professionale perché lo sta seriamente compromettendo benché sia oggettivamente una persona preparatissima e qualificata più di molti altri (anche se ovviamente lui ripete ossessivamente che gli altri sono tutti più bravi di lui).
Temo addirittura, non so se esagero, che potrebbe arrivare ad un gesto estremo continuando così.
Questo era per inquadrare la situazione, non ho certo pretese che possiate darmi una formula magica per aiutarlo. Quello che vorrei chiedervi è 1) Come stargli vicino in maniera corretta, cosa rispondere quando mi ripete sempre che è il peggiore in tutto, che andrà sempre peggio.....e 2) credo che l'aiuto di uno psicologo sia l'unica strada percorribile ma so che non ha intenzione di andarci (perché lui CREDE FERMAMENTE di essere il peggiore e quindi che non possa migliorare) : come posso proporgli di farsi seguire da uno specialista senza urtarne la sensibilità?
Grazie per il supporto che vorrete darmi, sono davvero estremamente preoccupato.














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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile signore,
Il caso che descrive e' complesso e necessiterebbe di una diagnosi accurata.
Come lei ha ben compreso per qualunque tipo di intervento necessita la volonta' chiara ed espressa dell' interessato.
Come ottenerla?
E' la sofferenza soggettiva l'unica emozione che consiglia a queste persone di cercare un aiuto.
Senza tale autonoma iniziativa non si realizzerebbe nulla.
Quindi lei come amico puo' solo consigliare di intraprendere questa strada. Se c'e' una determinazione e si desidera un aiuto il suo consiglio si fara' strada.
Per il resto sia un amico. Un amico e' una magnifica risorsa per chiunque e lo sara' anche in questo caso.
I migliori auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
concordo con la dott.ssa Esposito sul fatto che sia indispensabile la motivazione e la volontà di richiedere un aiuto e la invito a leggere in merito il seguente articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html
D'altro canto però comprendo che questa sua (del suo collega) mancanza d'iniziativa faccia probabilmente parte del problema.
Non mi è chiaro se Lei abbia chiaramente detto al suo collega di esserti accorto della sua sofferenza e del suo attuale disagio ed esposto quali siano le sue preoccupazioni e la sua volontà di provare ad essergli d'aiuto.
Le capita di incontrarlo al di fuori dell'orario di lavoro, di fare qualche uscita con lui (pizza, cinema...)?
Un modo concreto di stargli accanto costruttivamente potrebbe proprio quello di esplicitare la sua disponibilità ad ascoltarlo ed eventualmente a dargli una mano a cercare qualcuno che possa aiutarlo a superare questo periodo problematico.
Il senso di "inaiutabilità" che il suo collega esprime non è di sicuro facile da scalfire, perciò non si attribuisca eccessiva responsabilità nel caso i risultati non siano immediati.

Cordialità.


Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le cortesi risposte. Farò tesoro di quanto suggerito e cercherò di dargli il mio supporto, in effetti rispondendo alla domanda della dr.ssa Scalco no,non gli ho mai esplicitato chiaramente di essermi reso conto della sua sofferenza e disagio, temendo di poter acuire le sue difficoltà facendolo sentire "malato". Tuttavia il suo atteggiamento potrebbe forse essere una richiesta, conscia o inconscia, di aiuto.....Sono intenzionato una di queste sere (sì a volte ci vediamo dopo il lavoro ma gli argomenti spesso sono più leggeri, noi uomini chissà per quale motivo siamo molto più "orgogliosi" e difficilmente ci apriamo ad esporre le nostre difficoltà) a cercare di entrare in argomento per suggerirgli di farsi aiutare e per dirgli che troverà comunque in me il supporto necessario.
Ancora grazie, cordiali saluti.