Un periodo che classifico come depressione,

Gentili dottori,
Scrivo per chiedere un aiuto nel capire ciò che ho dentro e poter agire di conseguenza...
Sono una persona tendenzialmente forte che ne ha passate tante, determinata, che si butta a muso duro sui progetti e con entusiasmo nelle iniziative positive. Ho un'indole da leader gentile, ispiro fiducia nel prossimo poiché sono molto sincera, onesta e logica. Nell'ambito delle mie amicizie sono la persona a cui ci si confida e alla quale si chiede consiglio.
Il problema é che mi é difficile il contrario: sono cresciuta in ambienti familiari e scolastici in cui era considerato disonorevole o sciocco l'esprimere (platealmente o anche solo all'esterno) i propri sentimenti, e solo da pochi anni riesco a confidarmi con pochi intimi, meno con la famiglia, e da poco a volte piango (prima non me lo permettevo).
Ho passato un divorzio dei miei genitori, un paio di crisi esistenziali sul percorso formativo da intraprendere e molti partner che avrebbero preferito una donna più remissiva e meno ambiziosa (purtroppo o per fortuna non sarò mai un angelo del focolare). In ogni caso nelle mie scelte sono sempre stata sola, anche chiedendo nessuno mi ha mai aiutata perché non pensavano potessero darmi apporto ulteriore al mio ragionamento ("cara, meglio di te stessa non lo sa nessuno")... Fatto sta che una latente sensazione di solitudine (pur avendo molti amici, di cui buona parte con la A) nel tempo si è trasformata in momenti di oblio, ho vissuto un periodo che classifico come depressione, in cui ero persa, non dormivo per giorni di fila, avevo attacchi di panico (iperventilazione e pianto improvvisi e incontrollabili) e mi sfogavo sul cibo... Fortunatamente quel periodo é passato e sono riuscita ad uscirne, ovviamente da sola.
Come meccanismo di difesa sono diventata molto perfezionista, ordinata e programmo qualsiasi cosa in modo da non avere imprevisti (insomma, prima ero molto avventuriera, ora no), un po' maniaca del controllo. Dimenticavo che in quel periodo sono andata da uno psicologo, ma ho lasciato perdere perché ogni volta che uscivo dalla porta di quello studio scoppiavo a piangere nelle scale e mi toglieva le poche forze che avevo, era troppo doloroso per me.
Però una sensazione di quel periodo mi é rimasta, e quando mi viene mi spavento perché ho paura di stare di nuovo come in quel periodo, non so come spiegarmi bene, mi fa girare la testa, è come se mi stupissi che fosse "tutto qua", per dire: è l'1 di notte ma non riesco a dormire perché questa giornata non mi ha dato soddisfazione, devo fare altro. Oppure: é tardi, il mio ragazzo deve andare a casa, ma non voglio perché è come se il nostro incontro di quel giorno non mi fosse bastato.. Ecc. in tutte le cose.
Oppure preferisco essere in gruppetti anziché in due perché mi mette lievemente a disagio, mi sembra che manchi un pezzo di qualcosa. Invece da sola sono a mio agio perché sono stata abituata a bastare a me stessa.
Insomma, era depressione? Rischio di ricaderci?
Grazie!!
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Sapere se si tratta di depressione senza una valutazione de visu è complesso, ma in ogni caso il suo malessere e disagio deve essere ascoltato.
Se del primo psicologo non conserva un buon ricordo, può sempre cercarne un altro anche in convenzione, che mediante una buona capacità d' ascolto ed altri strumenti a disposizione, sarà in gradi di dirle di cosa si tratta e soprattutto come poterla aiutare a risolvere questo disagio.

Cosa fa nella vita?
Da quanto tempo ha questa amore ?
Andate d' accordo ?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio della risposta.
Studio con risultati ottimi e lavoro per aiutare la famiglia a mantenermi agli studi.
La persona con cui sto adesso l'ho volutamente tralasciata nel racconto perché conosciuta dopo il periodo di massima difficoltà. La relazione va' avanti molto bene da due anni e mi accetta e apprezza, e come può aiuta. Ma non voglio caricarlo di problemi miei e voglio tenerlo separato e proteggerlo da questi, quando l'ho menzionato l'ho fatto per fare un esempio, ma questa insoddisfazione generica pervade ogni aspetto della mia vita. Se prendo 30 a un esame mi cruccio perché non ho preso la lode, per intenderci. A livello formativo e lavorativo é un bene perché mi porta ad aspirare all'eccellenza e sul lavoro sono molto apprezzata, ma mi toglie serenità.