Sindrome da abbandono

premetto che non richiedo questo consulto per me, ma per un amica.
Mi scuso anticipatamente se la descrizione che farò sarà influenzata dal mio giudizio. cercherò, nei limiti del possibile, di essere oggettiva ed esaustiva.

Conosco questa ragazza da 6 anni, ne aveva 19, ora 25.
Il padre le ha sempre ammesso senza porsi problemi che lui non avrebbe mai voluto figli, anche se si dichiara contento di aver avuto lei e si è sempre comportato come credo dovrebbe comportarsi un padre (dico così perché io un padre l'ho avuto solo per pochi giorni), senza mai essere eccessivamente apprensivo e lasciandole tutte le possibilità di scelta che voleva. Anche se lei mi ha confessato di aver sempre voluto un padre autoritario.
I genitori sono tuttora felicemente sposati e sempre innamorati l'uno dell'altra.
All'età di 15/16 anni subì il lutto del ragazzo con cui si frequentava, che venne coinvolto in un incidente in moto. ne seguì una terapia psicologica di qualche mese di cui non so moltissimo, ma ovviamente la diagnosi era che stava soffrendo per la perdita. Lei non riusciva nemmeno ad attraversare la strada senza tenere la mano a qualcuno e si sentiva mancare quando vedeva una motocicletta o ne sentiva il suono. Risultò anche un grosso problema prendere la patente, ma con qualche sforzo e, credo, l'aiuto della terapia, ci riuscì.
La ragazza di 19 anni che ho conosciuto io era, ed è tuttora, una persona molto formale, con tanti codici di comportamento, la cui spontaneità viene fuori solo in rari momenti e solo con persone con cui ha una grande confidenza. Se ha un problema di una certa entità con una persona, le riesce impossibile confrontarla ed affrontare l'argomento, ma è capace di arrivare al litigio per questioni di minima importanza, come l'arredamento di casa o le decorazioni in genere.
Il motivo del consulto che richiedo è il suo recente comportamento nei miei confronti: viviamo nello stesso appartamento e da quando è stato confermato che da settembre partirò come erasmus per un anno, il suo comportamento nei miei confronti è cambiato. presenta atteggiamento di superiorità e fastidio per qualsiasi cosa io faccia, parla male di me con gli altri e solo con gli altri, senza confrontarsi con me e raccontando anche fatti alterati o non veri e, infine, sta contattando vecchi amici, che mi diceva di disprezzare, esprimendogli il desiderio di rivederli.
questo stesso comportamento/atteggiamento lo manifestava qualche anno fa nei confronti della sua ex coinquilina e amica dopo che questa le disse che sarebbe andata via da casa poiché voleva vivere da sola per motivi personali e lo stesso accadde l'anno scorso nei confronti dell'altra ragazza che viveva in casa con noi, dopo che questa comunicò che sarebbe partita per un anno.

Le domande che mi pongo sono queste:
-può trattarsi di sindrome da abbandono?
-in ogni caso, come posso aiutarla o comunque come debbo reagire/comportarmi?

Grazie in anticipo dell'aiuto.
[#1]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<può trattarsi di sindrome da abbandono?>

Gentile Utente,
non è possibile fare ipotesi diagnostiche on line, tanto più che si tratta di una terza persona e, nonostante le sue accurate descrizioni, servirebbero elementi di prima mano.

<in ogni caso, come posso aiutarla o comunque come debbo reagire/comportarmi?>

Alla prima parte della domanda rispondo che è necessario che il diretto interessato riconosca di avere un problema e poi che sia motivato a risolverlo. In questo caso l'intervento più opportuno è quello specialistico.

Per laseconda parte le chied: In che modo reagisce ai comportamenti della sua amica? Come le ha prospettato la sua partenza? Com'è il vostro rapporto di amicizia? Non ci sono altri elementi di disturbo, a parte ciò che ci ha riferito?

Ha già provato a parlarle, a chiederle i motivi del suo comportamento?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente,con la Collega le dico che non è possibile fare discorsi seri per una terza persona.. dopo di che si può anche ipotizzare una vulnerabilità di questa ragazza, una vulnerabilità ai distacchi,al sentirsi sola e così via.. Opportuno l'intervento di uno specialista con cui questa ragazza possa chiarire la propria storia, sentirsi accolta e appoggiata.. ma indispensabile è che la motivazione e la decisione vengano appunto dalla ragazza.

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto grazie delle risposte.

Sono consapevole che sia impossibile esprimere una diagnosi senza rapportarsi direttamente con il paziente.
Io stessa sono stata in terapia e mi è stata molto utile.

Il problema che mi pongo nei confronti della mia amica è appunto il non sapere come affrontare e come porle la questione. è sempre difficile consigliare a qualcuno di chiedere un consulto psicologico o psichiatrico senza risultare "offensivi", nonostante i tempi in cui viviamo. Comunque mi chiedo se sia meglio lasciarle vivere questo processo nel modo che lei preferisce o cercare di intervenire per farle capire che il mio obiettivo non è allontanarmi da lei, ma se la situazione dovesse rimanere uguale a quella attuale, allora l'allontanamento diverrebbe oltre che fisico anche affettivo.

Per rispondere alla Dottoressa Rinella,
inizialmente ho cercato di convincerla a partire insieme, ad affrontare con me questa avventura, ma lei ha dichiarato che preferisce restare in questa città, dove vive anche il suo ragazzo.
Abbiamo un rapporto molto profondo, o almeno lo era sino a qualche mese fa, ci siamo sempre scambiate consigli e confidenze, e spesso confessioni. Aiutandoci.
Altri elementi di disturbo ci potrebbero essere, ora non vorrei dilungarmi, ma il mio pensiero è stato portato alla sindrome da abbandono poiché, come ho già spiegato, non è la prima volta che manifesta questo comportamento.

<In che modo reagisce ai comportamenti della sua amica?>
inizialmente il mio atteggiamento non è cambiato.
Fortunatamente, quando effettivamente mi sono resa conto che il suo comportamento nei miei confronti era radicalmente cambiato, ho avuto una settimana di tempo, in cui lei era assente, per elaborare. Direi che ho attraversato delle brevi fasi di rabbia e dispiacere per arrivare alla conclusione che ci deve essere una motivazione dietro e che tengo veramente al rapporto che ho con lei e che sarebbe inutile affrontare una discussione sterile senza risolvere nulla, e forse inasprire i rapporti.
Quindi le mie reazioni non sono molto cambiate.

Ringrazio nuovamente,
A.
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

più che cercare di interpretare il comportamento altrui (cosa che neppure un bravo psicologo dovrebbe fare, in quanto esistono diverse realtà e quella che interessa allo psicologo è la realtà del proprio pz.), non è più semplice chiedere con molta serenità a questa ragazza che cosa sta succedendo e se per caso il suo cambiamento di atteggiamento nel Suoi riguardi sia legato a qualcosa in particolare?

Vede, ipotizzare la sindrome da abbandono o qualcos'altro spesso può portarci fuori strada. O meglio ,non è solo o tanto l'ipotesi, quanto ritenere che sia quella la strada per la comprensione delle persone.

Tutti noi formuliamo costantemente delle ipotesi sul mondo, sugli altri, ecc... ma abbiamo poi bisogno di verificarle, altrimenti si tratta di nostre impressioni.
Quindi se vuole sapere come stanno le cose per la Sua amica, non Le resta che chiederlo alla diretta interessata.

Non è detto che Lei debba buttarsi in una discussione accesa né offensiva: può semplicemente chiedere che cosa c'è.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica