Rapporto con mia madre

Buongiorno a tutti. Sono una studentessa universitaria di 22 anni e vivo con i miei genitori. Scrivo su questo "forum" perché è ormai da molto tempo che avverto di star male a causa dei comportamenti di mia madre nei miei confronti. Per poter spiegarmi al meglio, è necessario parlarvi di lei, almeno per grandi linee. Mia madre è la persona che amo più al mondo, nonostante la nostra incompatibilità caratteriale, è una casalinga e da quando io e mio fratello siamo diventati autonomi, ha iniziato ad avvertire un senso di insoddisfazione verso se stessa e la sua vita, vita che definisce poco gratificante. Si lamenta spesso, di moltissime cose e non fa altro che ripeter che il suo errore più grande è stato non lavorare. Bene, proprio da qui deriva il suo morboso attaccamento alla mia vita e soprattutto al modo in cui mi approccio all'università. Senza falsa modestia, ho una media di voti davvero molto alta, tuttavia sono un po' indietro con gli esami perché c'è stato un periodo in cui, dopo essere stata lasciata dal mio ormai ex fidanzato (avevo avuto una storia con lui di 4 anni, tra i 16 e i 20 anni) e in mancanza di motivazione generale, ho rallentato i ritmi, a volte facendomi prendere dall'ansia. Insomma, mia madre se ne infischia del fatto che comunque studio molto o che, se l'anno scorso ho rallentato, è stato perché non stavo bene mentre studiavo. Non fa altro che ripetermi di studiare, di non uscire, di svegliarmi presto e andare a letto tardi sempre e solo per studiare. Mi rinfaccia il fatto che stia recuperando gli esami passati e tutto questo si aggiunge ad altro. Controlla quello che mangio, dicendo che dovrei stare a dieta anche se io non voglio (sono in sovrappeso, ma nulla di eccessivo), mi chiede sempre con chi esco o dove vado o cosa faccio e non si accontenta di risposte sommarie, fa sempre paragoni con le mie amiche, mi dice "quanto ti vorrei diversa" ogni volta che la penso diversamente da lei, mi offende quasi per il fatto che ragazze che, a suo dire, valgono meno di me, hanno un fidanzato ed io no (purtroppo è vero che nessuno mi chiede di uscire, pur non essendo una brutta ragazza e frequentando i luoghi "giusti", ma questo è un problema diverso). Dunque, in altri termini, mi sta con il fiato sul collo, soprattutto per l'università, ma anche per gli altri aspetti della mia vita. Vive nella paura costante che abbandoni gli studi, per lei conta solo questo: per lei le amicizie, le esperienze nuove, l'amore sono cose che verrano dopo l'università, quando sarò più libera. Io ho provato tante, tante volte a ribellarmi, ma spesso, le delusioni in amicizia e l'assenza di interesse di un qualsiasi ragazzo nei miei confronti, mi fanno pensare che non dovrei far altro che studiare e stare a casa (tutto il giorno sono in casa a studiare, dato che non frequento le lezioni). Sto male, mi sento davvero limitata nel mio essere. Non riesco a "sbocciare" , lei mi frena molto con le sue ansie e paure. Vi ringrazio per la cortese pazienza.
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile ragazza,
la sua interpretazione, ovvero che sua madre non sentendosi realizzata come donna cerchi soltanto di fare la "mamma", può essere sensata. Il problema, come lei sottolinea, è che adesso ce ne è meno bisogno.
Lei sta attraversando una fase della vita in cui dovrebbe andare con le sue gambe...
Allo stesso tempo dovrebbe, dato che sua madre non cambierà solo perché lei lo vuole, lavorare sul mantenere i "confini".
Perché permette alle opinioni di sua madre di destabilizzarla così?

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<non fa altro che ripeter che il suo errore più grande è stato non lavorare>>
<<da qui deriva il suo morboso attaccamento alla mia vita>>

Gentile Ragazza,
le sue frasi che ho riportato sono quelle che più mi hanno colpito nella sua descrizione della situazione. Forse più che di Lei, sua mamma sta parlando di se stessa e della propria vita quando dice: "quanto ti vorrei diversa".
Data la sua età, immagino che sua madre sia ancora relativamente giovane: che cosa le impedisce di provare a recuperare, ora che Lei e suo fratello siete dei giovani adulti, le occasioni di soddisfazione professionale a cui ha rinunciato in passato?
In particolare che attività avrebbe voluto svolgere sua mamma?
Che titolo di studio e che tipo di preparazione ha?
Suo padre in tutto ciò che ruolo ha?

Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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dopo
Utente
Utente
Dottor Mori e dottoressa Scalco vi ringrazio di cuore per aver risposto. Temevo che la scrittura non riuscisse ad esprimere correttamente il mio stato d'animo e che la questione potesse sembrare banale. Forse lo sarebbe stata solo se riconducibile ad un solo campo d'interesse, e non ad ogni aspetto della mia vita, come purtroppo è. Rispondo in ordine di domanda, quindi dapprima al dottor Mori e, di seguito, a Lei dottoressa Scalco.
Perché permetto a mia madre di destabilizzarmi? Perché, come ho già accennato, spesso le delusioni che riscontro a livello di amicizie e "sentimentale" mi portano a pensare che lei abbia ragione, che effettivamente sono "sbagliata" se non ho un ragazzo e dico a me stessa: "l'amore non fa per te, gli amici ci sono quando hanno bisogno di qualcosa, pertanto rassegnati, pensa alla tua carriera e null'altro". Lei dice che sono troppo sofisticata e dovrei essere molto più semplice, mi vincola sempre anche su cosa indossare (si tratta proprio di imporre i suoi gusti, non di correggermi se indosso qualcosa di troppo corto dato che non uso gonne), finge di porre domande retoriche "come fanno le altre a tenersi stretti gli uomini?" ed io avverto la battuta sottile nei miei confronti (mi sono "fatta lasciare" - come se io lo avessi voluto- da un ragazzo che, tra le altre cose, frequenta medicina, e uno dei sogni di mia madre sarebbe stato proprio un marito medico).
Dottoressa, devo dire che la sua osservazione sul "volermi diversa"/"volersi diversa" di mia madre è sicuramente opportuna. Spesso dice di essersi sposata troppo giovane (a 21 anni, spinta soprattutto dal fatto che mio nonno era severo con lei, come i padri di una volta per farla breve), di aver voluto colmare il vuoto del "non lavoro" con la gravidanza che ha cercato da subito e affannosamente, di non aver lottato per ciò che voleva. Per esempio, dopo le superiori (credo che fosse qualcosa tipo istituto tecnico con indirizzo chimico) non ha insistito con l'università perché delusa dal suo esame di stato. Inoltre, in casa c'era molto da fare e per questo si è lasciata prendere dagli eventi, senza lottare per intraprendere l'università. Sia chiaro, i miei nonni hanno sempre insistito affinché studiasse, la lotta era tutta con se stessa. Detto in breve, mia madre mi sembra una donna perennemente insoddisfatta, cerco di stimolarla, di supportarla ma lei resta immobile. Le duci di uscire, di coltivare hobby, di lavorare da qualche parte ("alla mia età non Mi prende nessuno e poi, cosa direbbero gli altri?) ma nulla: per lei solo pulizie e vita mia e di mio fratello. È come se vivesse per noi, in funzione di noi. Mio padre, purtroppo, è via tutto il giorno per lavoro e quando torna spesso è stanco e poco incline alle richieste (tipo uscire di più) e lamentele (tipo smettere di fumare) di mia madre.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Io penso che entrambe, con differenti finalità, potreste trarre grande vantaggio dall'intraprendere un percorso psicologico.
Nello specifico -dal momento che è Lei a scrivere- credo che un supporto che la affianchi nel naturale processo di svincolo dalle figure genitoriali (che in questo caso pare particolarmente ostico) l'aiuterebbe anche ad avere un'immagine più obiettiva di se stessa e le potrebbe restituire quell'autostima che ora è un po' vacillante.
Le cose possono senz'altro migliorare e la vita prendere una piega migliore: bisogna però esserne motivati e prendere la giusta direzione.

Cordialità.