Stimoli, input e informazioni.

Salve a tutti.

A volte mi percepisco come una gigantesca spugna che assorbe informazioni.
Mi spiego meglio:

Sento di avere un rapporto molto stretto ed intimo con le informazioni in generale, precisamente, mi riferisco ai tipi di input informativi e stimoli ambientali.
Studio ogni cosa possibile ed immaginabile, ogni tipo di conoscenza che può farmi sentire eccitato, sento di aver il bisogno di integrarla (come psicologia, politica estera, sociologia, informatica, logica, problem solving, comunicazione, e cultura generale etc etc).
Se sto un lasso di tempo senza assorbire un certo quantitativo di informazioni allora inizio a vivere un periodo di nervosismo.
Quando scopro o sento parlare di qualcosa che non so, e non mi riferisco di sicuro agli stupidi gossip, mi sento come elettrizzato e non riesco a pensare ad altro che fare mia anche quella conoscenza e di come sarei potenziato ed evoluto una volta che ho integrato quel tipo di conoscenza e dei benefici che potrei trarne.
In pratica, per me la conoscenza è come dar da mangiare al cervello, senza inizio a perder lucidità.

Mi interessano i sistemi, specie se complessi, delle cose.
Mi piace analizzare, scomporre le cose per capirle, e successivamente ricomporle per vederle finalmente nel loro insieme.

Per quanto riguarda gli input sensoriali, vengo letteralmente rapito da dettagli che per gli altri appaiono insignificanti, mentre per me è naturale e automatico notarli e ricordarli.
Ad esempio seriali di numeri impresse nelle cose, sfumature e piccoli particolari visivi che mi viene automatico vedere, notare, e che suscitano un certo interesse, anche se il motivo è a me sconosciuto.
Ho notato di aver un tipo di pensiero abbastanza veloce, analitico e logico, a volte instabile poiché poi in testa tutte quelle informazioni si mischiano e ne esce fuori un caos informativo.
Questo tipo di pensiero è caratterizzato dal fatto che costantemente, durante l'arco della giornata, tendo a raggruppare in testa tutte le informazioni di cui sono in possesso, cerco di unirle per creare intuizioni e nuove idee.

Come le informazioni, ci sono altre cose che non riesco assolutamente ad ignorare: il malessere altrui.
Sento costantemente il bisogno di prestare attenzione al benessere o malessere altrui, e non riesco a sopportarne la sofferenza. Le persone le vedo perlopiù come possibili occasioni per imparare qualcosa, come se ogni persona fosse una potenziale lezione di vita e/o informativa.

Quando osservo gli altri, non vedo tutto questo. E' come se fosserò disinteressati, come se questi tipi di input non li scalfisse nemmeno, mentre per me è un vero e proprio bisogno, perlopiù automatico.

Ho bisogno di trovare significato in tutto quello che percepisco, perfino in un film che guardo alla tv, cerco sempre di trarne qualcosa.
Tutto questo non mi porta grandi problemi, se non una leggera frustrazione nel non riuscire a capire il perché e come il mio cervello funzioni in questo modo. Ho bisogno che qualcuno trovi una possibile spiegazione a tutto questo, cosi finalmente posso mettermi l'anima in pace.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile utente se questo modo di funzionare del suo cervello le crea frustrazione -anche se per il solo sapere come esso funzioni- è già una forma di disagio che, forse, meriterebbe un approfondimento sotto l'aspetto terapeutico.

essere analitici e voler cogliere particolari sconosciuti agli altri pone un confine davvero poco sottile tra il"genio" e la nevrosi così come anche alcuni stai maniacali o anomalie corticali potrebbero celarsi.
molti sono gli elementi per poter discutere insieme ad uno specialista.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr De Vincentiis innanzitutto non posso far a meno di ringraziarla per la risposta.

Non mi crea tanto frustrazione il fatto di dover sapere come esso funziona. Ma il pensiero di non riuscire a inquadrare completamente come e perché il mio cervello funziona in questo modo.

Comprendo cosa intende con la frase successiva, volendola metaforizzare intende che tra "genio" e "follia" scorre la goccia d'un ruscello, qualcosa del genere immagino.

C'era un particolare molto interessante, che riguarda la mia storia passata, che mi ero dimenticato di elencare nel post precedente.
Da piccolo sono stato in cura fino ai 5 anni in una clinica di neuropsichiatria infantile, per difficolta di linguaggio, socializzazione, apprendimento e in sintesi da quello che credo di aver capito, una sorta di inibizione nel ricevere gli stimoli esterni.
Apparentemente il contrario di oggi quindi.

Comunque, è lei qua lo specialista, e se giustamente crede che ci siano elementi sufficienti per un consulto faccia a faccia, immagino dovrò ascoltare il suo consiglio.
Si riferisce forse a un consulto face to face psicologico?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
esatto!