Elaborazione mentale inutile e insistente

Premetto che soffro di disturbo bipolare, ma sono ben stabilizzato con il litio. Ero in amiciza con una donna, anche simpatiai, ma molto attaccata ai soldi e alla roba. Ma di questo ridacchiavo tra di me.
Poi lei di colpo ha avuto un grosso bisogno familiare, essendo lei single, ho cercato di sostenerle di più e sono diventato quindi più presente nella sua vita,

Ma ho visto che stava cominiciando ad accampare pretese su di me, come fossi un familiare.
A me sembrava a un certo punto di non essere più un amico, ma una "risorsa" da possedere. Sfilarmi da questo scomodo ruolo, l'ha resa a tratti rabbiosa e collerica.

Non sto a raccontare le liti, i perdoni e le riconciliazioni (= tornare al punto di partenza).
Ora ho chiuso questo rapporto perennemente malato.

Ma perché continuo a pensare a questa brutta storia, a tutte le cose che ho sopportato? Perché ricordi lontani e già superati suscitano in me ancora una carica emotiva?
Capisco che questa non è la realtà, ma solo qualcosa che avviene nella mia mente. Ma che cos'è? E' forse una certa dose di rabbia che ho accumulato col tempo?

Grazie
Saluto

[#1]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>E' forse una certa dose di rabbia che ho accumulato col tempo?<<
questo è probabile perché forse ha assecondato troppo i desideri e il volere di questa persona assumendo atteggiamenti passivi, magari nel profondo non riusciva a dire di no (o a manifesta le sue reali intenzioni) e questa difficoltà ha alimentato risentimento e "rimuginazioni" mentali.







Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
difficile dire in un consulto per quali motivi ricordi e pensieri su questo rapporto sentimentale continuano ad accompagnarla. Sembrerebbe comunque certo che siano pensieri invasivi, ricorrenti e in qualche modo sgraditi per cui se il problema persiste le consiglio di consultare uno psicologo.

Spesso situazioni di questo genere sono legate a modalità errate di chiudere il rapporto sentimentale; le segnalo al riguardo il mio articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2664-le-storie-sentimentali-non-chiuse.html

Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie per gli interventi.

Gentile dr. Del Signore,

la sua ipotesi è fondata e spiega perché sono giunto a questo punto. Direi che la mia assertività fa difetto. Questo è un punto nel quale penso che dovrei consolidarmi, per non essere acquiescente anche a quel che non mi va. Ma vedo che mi preoccupo troppo di quel che può pensare l'altro e questo ostacola l'assertività e rende piuttosto dipendente dall'altro. Uno svantaggio.

Con le parole sono poco capace di farmi valere, ma sto scoprendo che mi basta cambiare tono, essere più severo per rimettere un po' le cose a posto.

In compenso sono riflessivo. Magari non reagisco subito, ma prendo delle decisioni dopo. Per esempio questa donna l'ho progressivamente e totalmente esclusa dalla mia vita. Veramente non ha senso pensarci, perché non c'è nulla da risolvere. Le cose non chiarite, resteranno tali per sempre, per mancanza d'interesse, almeno da parte mia.

Ma ho osservato che il fatto di rimuginare mentalmente, è proporzionale al mio grado di stress/affaticamento. Quando sono ben riposato, tendo a non pensarci o in modo blando
Ne concludo che non è il pensiero di questa signora a causarmi stress/ansia, ma è l'ansia che m'induce a pensare a lei

Al di là del senso degli eventi, potrebbe essere un spia d'allarme che indica il mio stato generale non buono.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Ripensandoci, è un'altra questione.
Non ha senso misurare le cose accadute col metro dei torti che ho subito. Se resto su quelli, non ne esco più.

Il vero metro è la felicità! Se con una persona mi sento felice, i torti subiti sono qualcosa da chiarire forse, da perdonare, per ripristinare il precedente stato di benessere.

Ma quando una cosiddetta amica arriva a rendermi infelice, a lungo e per tropppi motivi, non c'è più niente da chiarire. Riammetterla una certa persona nella mia vita, equivale a riprendersi tutto quel che non mi andava già di quella persona. Parte della mia attuale pena è chiedermi se un giorno accetterò di nuovo quellla persona nella mia vita. Ma se guardo ai miei ultimi tre anni, non sono stato felice con lei. E il futuro sarebbe lo stesso.

La felicità non è una cosa che dipende da qualche geniale analisi razionale: o la provi o non la provi.

Se non la provi, è di per sé un motivo sufficiente a escludere una persona; non occorre rivedere gli episodi particolari accaduti.

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