Ansia anticipatoria che sfocia in panico

Gentili dottori,
Sono un ragazzo di 24 anni, che da dieci anni vive al 20% del suo potenziale, a causa di un disturbo d'ansia nato nell'aprile 2007, allorché frequentavo la terza media, e conducevo una vita normale. Dopo una serie (tre o quattro) di episodi di lipotimia (diagnosi avuta al pronto soccorso, in cui mi recai a seguito l'ultimo "malore"), iniziai ad avere sintomi (causati evidentemente da ansia) alla stregua dei citati malori, tanto da precludermi la vita all'infuori di casa. Sostenni gli esami a casa, in quanto non riuscivo a recarmi a scuola. In primo luogo ebbi un incontro con uno psichiatra che mi prescrisse lo zoloft, che abbandonai dopo poco tempo a causa di effetti collaterali, dopodiché, successivamente a frequenti visite al pronto soccorso, iniziai un percorso di psicoterapia presso il centro di neuropsichiatria infantile, che durò all'incirca fino ai 19 anni (la diagnosi fu "disturbo d'ansai), sempre con lo stesso psicoterapeuta, non in maniera continuativa, ma con diverse pause, giacché non ne ho mai tratto beneficio, eccetto l'attenzione posta spesso durante le sedute sull'assenza di mio padre, che mi abbandonò all'età di 3 anni.In questo periodo frequentai anche psichiatri presso il CSM locale, che mi trattarono mediante terapie farmacologiche (Entact prima e Percitale poi), abbandonate entrambe a causa di grossi effetti collaterali. Nel corso degli anni ci sono stati degli alti e bassi, ovvero dal blocco iniziale in poi son riuscito ad avere una mediocre vita, frequentando sempre luoghi vicini (non oltre 10km). Negli ultimi anni la sintomatologia è cambiata, virando su un'emetofobia (che ho sempre avuto, ma prima del 2007 non aveva inficiato sulla vita) invalidante, accompagnata da ansia anticipatoria (come da titolo). Gli unici benefici che ho avuto sono arrivati grazie ad un cambio radicale dell'alimentazione, che mi ha aiutato molto ma non a sufficienza, in quanto il disturbo sussiste e vorrei sbloccare la base portante del problema. Recentemente ebbi un colloquio con uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, che mi ha esposto le metodologie della suddetta terapia, che tuttavia non mi convinsero (nonostante egli la promuovesse, a scapito della psicoanalisi, sostenendo che la TCC sia scientifica mentre quest'ultima no). Sono tuttavia più ispirato dalla metodologia di un altro psicoterapeuta, che purtroppo abita a distanza tale da non permettermi di raggiungere.
Ciò detto, vorrei qualche delucidazione in merito, (conscio che non sia possibile una diagnosi/terapia online) la psicoanalisi non ha utilità relativamente al mio disturbo? L'assenza di un padre può influire sulla salute psicologica?
Vi ringrazio in anticipo,
Cordialmente.
[#1]
Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile ragazzo,
l'ansia in generale risente negativamente della scarsità o assenza di relazioni e contatti sociali per cui è abbastanza ragionevole che l'assenza di un padre possa influire negativamente sulla sintomatologia.

Posso dirle che le Terapie Brevi, che sono affini per alcuni versi alla TCC, ma nel contempo se ne differenziano per vari aspetti e sono più incisive e veloci, sono molto efficaci e spesso risolutive per i disturbi d'ansia.

Sul mio sito può trovare un paio di articoli che trattano della eziologia e della terapia breve degli attacchi di panico; molte considerazioni sono estendibili anche ad altri disturbi d'ansia.

cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

[#2]
Dr.ssa Paola Dei Psicologo, Psicoterapeuta 305 27 9
Gentile ragazzo
Nella psicoterapia ogni particolare è importante, soprattutto ciò che per lei è importante. Per questo prima di tutto è necessario trovare uno/una psicoterapeuta che rispetti i suoi vissuti indipendentemente dal tipo di approccio o di indirizzo a cui appartiene.
Se ha intravisto in un/una collega, qualcosa che le è piaciuto, ascolti queste sensazioni i e segua questa strada e ipotizzi insieme a lui/lei delle possibili soluzioni alla distanza, oppure faccia vari colloqui nella sua zona.
L’essere umano prova paura o angoscia nelle situazioni in cui è difficile capire e trovare delle soluzioni. La paura rappresenta l’aspetto attualizzato dell’angoscia, i loro antonimi sono la speranza e la sicurezza. Si affidi pertanto a colui/colei che le fa sentire speranza e sensazione di sicurezza. Questo è molto più importante del tipo di psicoterapia praticata.
Nell’antichità la paura era una divinità alla quale venivano dedicati templi e statue, proprio perché permetteva di decodificare molti vissuti individuali ma anche e soprattutto sociali. Molti artisti hanno creato le loro opere su queste basi. E a proposito di psicoanalisi Freud, Lacan, hanno approfondito queste tematiche e dopo di loro anche la fenomenologia con Heiddeger e l’esistenzialismo con Sartre. Quindi non tema di non essere compreso e pensi che tutti i pittori, i medici, gli avvocati, i sacerdoti, hanno una specifica formazione. La stessa cosa vale per gli psicologi e gli psicoterapeuti. Quindi si fidi di se stesso, faccia qualche colloquio, ci dorma sopra e scelga con serenità.
Mille auguri

Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)

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