Depressione, tristezza e insoddisfazione perenni

Buongiorno.
Ho 36 anni e ormai ho perso il conto della quantità di anni di insoddisfazione che mi porto sulle spalle. Credo di aver iniziato circa 25 anni fa. Ho seguito diverse volte terapie psicologiche, le quali hanno portato alla luce e in parte risolto alcuni aspetti (come il fatto che la morte di mia nonna abbia cambiato drasticamente il mio approccio alla vita: da entusiasta a pieno di paure). Ma purtroppo il risultato non cambia mai: ogni qualche mese cado in giorni di totale depressione. E quando non cado in depressione sono sempre comunque perennemente infelice. Nonostante tutti gli obiettivi che ho raggiunto e continuo a raggiungere lavorativamente parlando, il tutto non è mai sufficiente a farmi stare bene. Ho alle spalle molte frequentazioni con uomini con i quali non ho mai potuto avere una vera storia, perchè questi sono stati solo capaci di utilizzarmi come temporaneo riempitivo della loro vita senza essere realmente interessati, la maggior parte delle volte facendomi credere il contrario, quindi prendendomi in giro. Sono stata spesso malissimo per la fine di queste storielle e purtroppo spesso questi esseri erano colleghi di lavoro e mi toccava vederli a meno che non volessi eliminare quella situazione lavorativa. Con il risultato che immancabilmente questi elementi, dopo aver avuto la frequentazione con me, si innamoravano della donna della loro vita e io dovevo subire la vista di tante cose che si possono facilmente immaginare e che mi fanno star male. Tuttora sono in una situazione simile, e ogni minuto cambio idea sulla decisione da prendere: voglio mollare quella situazione lavorativa così non vedo più quella brutta persona, ma non voglio mollare quella situazione per tutto il restante 80% di buono che perderei. Il condividere la vita con uomo è un desiderio forte che ho da tanto tempo ma che si allontana sempre di più: mi capita esattamente il contrario e non riesco a vedere la minima speranza che il mio desiderio possa concretizzarsi. Sono arrivata a pensare di essere totalmente sbagliata e incapace. Sto seguendo una terapia psicologica da mesi ma fatico a trovare il nocciolo della questione, nonostante io svisceri ogni sfaccettatura di quello che mi capita, che sento e penso. Mi sono sempre sfogata con chiunque avessi vicino, ma ho l'impressione di non ricevere alcun aiuto...soprattutto dalla famiglia, che mi sembra essere diventata disinteressata al mio stato, come se fosse normale. E questo mi fa malissimo.
Sono stanca, esausta, di ricascare in questi periodi di disperazione così frequentemente, e di passare il resto del tempo a sentirmi frustrata e insoddisfatta...insomma a sopravvivere e non a vivere. Vorrei che qualcuno mi dicesse cosa devo fare per poter finalmente stare bene, perchè qualsiasi motivazione io possa darmi, vedo che non è sufficiente.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

non so quali percorsi psicologici abbia seguito, né per quanto tempo ciascuno, ma la strada è sicuramente quella.
Se ancora oggi è seguita da un mio collega, ma non vede risultati, è possibile sia che non si tratti del tipo di percorso giusto per lei, sia che non si tratti del professionista giusto per lei, sia che lei abbia delle resistenze nei confronti del cambiamento, pur stando male e desiderando fortemente una svolta.

Se lei si trova sempre nello stesso tipo di situazione (essere un "riempitivo" per uomini che in seguito troveranno la donna della loro vita) e ripete sempre lo stesso errore (legarsi a uomini appartenenti al suo ambiente di lavoro) è possibile che sia vittima del meccanismo della "coazione a ripetere" osservato e teorizzato a suo tempo da Freud.
Si tratta di una spinta inconscia a ricreare sempre lo stesso tipo di situazione nell'illusione di riuscire a determinare un diverso finale della vicenda.
La situazione che viene (inconsciamente) ricercata e rivissuta è di solito legata a eventi infantili avversi che la persona non ha ancora elaborato e che per questo tende a ricercare, nella speranza di uscirne "vincitrice".
Si tratta ovviamente di un meccanismo inconscio, del quale quindi la persona non è consapevole, ma che può arrivare a decodificare mediante una seria analisi.

Ritengo di conseguenza che il tipo di percorso più adatto a lei possa essere di stampo psicodinamico/psicoanalitico e le consiglio di riflettere sulla possibilità di intraprenderlo indipendentemente dal fatto che abbia già seguito un percorso di questo orientamento, perché in tal caso si potrebbe pensare che non fosse il momento giusto (o che non sia stata seguita dalla persona giusta per lei).

Un caro saluto,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it