Come affrontare la malattia terminale di un caro

Salve,
sto vivendo un momento veramente difficile e non so come affrontarlo .
La madre del mio fidanzato, malata di tumore al colon da 5 anni, è giunta allo stadio finale della sua malattia, che ha coinvolto l’area vaginale. La cura antidolorifica non fa più effetto e soffre tantissimo. Avendo tre figli maschi, che per quanto siano presenti, non riescono ad occuparsi di lei al 100% , (soprattutto xké ha perdite vaginali e non è facile per loro) mi sono proposta di aiutarli. Da premettere che essendo fidanzata da 13 anni sono legatissima a questa donna. Quindi la cosa mi coinvolge molto ma allo stesso tempo devo essere forte per tutta la famiglia e per dare sostegno al mio fidanzato. Ma temo di non essere abbastanza forte per gestire tutto ciò. Ho frequenti episodi di extrasistole e spesso mi manca il respiro. L’ansia ormai fa da padrona e veramente non so come fare.
Purtroppo sono una persona molto sensibile e se da un lato mi sono proposta perché li vedo seriamente in difficoltà e perché c’è un forte legame affettivo, dall’altro sono preoccupata perché mi sento così male.
Sembra una situazione più grande di me.
Mi consigliate di rivolgermi ad uno specialista oppure ritenete che sia una reazione normale ad un evento così triste.
Grazie e perdonate lo sfogo.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.8k 580 67
Gentile utente,

è sicuramente una situazione che mette a dura prova chi assiste: il caregiver.

Ma Sua "suocera" è viva
e ha bisogno di Lei.
Capisco che Le è caduta addosso una montagna,
ma immagini quanto di più a lei!
Ed è lei - Sua suocera - la vera protagonista di questa vicenda.

Forse riterrà troppo "crudo" quanto ho appena scritto,
ma succede talvolta che, preso dal proprio dolore di "spettatore",
il famigliare si dimentichi che il proprio ruolo è un altro, è quello di "chi aiuta".
Pensi anche che un Suo eccessivo dolore potrebbe riempire la malata di sensi di colpa relativi alla propria malattia, appesantendo ulteriormente la situazione.

Nel frattempo in questo ultimo tempo rimasto,
anche se Sua suocera fosse inconsapevole oppure sedata
stia a farle compagnia, la accarezzi livemente, le parli,
le dica le ultime cose che Le preme la accompagnino
mentre si sta incamminando.

Se non ce la fa, si faccia aiutare da un nostro Collega di persona; o forse "dopo" quando sarà tutto finito.

Ma forse può aiutarsi da sè
nel salire quel faticoso gradino di crescita a cui la malattia terminale di un "familiare" La chiama con insistenza.

Se Le va, si rifaccia viva.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Si ha perfettamente ragione.
Le assicuro che tutti noi cerchiamo di essere presenti e affettuosi con lei quando è cosciente, forse dovremmo esserlo di più quando non lo è. È dura, è veramente dura trovare le parole giuste da dire. Anche se forse non si evince da quanto ho scritto, il mio timore è anche quello di non essere capace di dare a mia suocera quello di cui ha bisogno, anche nella pratica perché non ho mai assistito un malato in vita mia.
Comunque probabilmente mi sono fatta prendere dal panico. Sono certa che troverò il modo di gestire il tutto con la speranza che soffra il meno possibile.
Grazie per il supporto,
Saluti.
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.8k 580 67
Sono sicura che sarà in grado.

Talvolta più che parole
occorre trovare il coraggio dell'ascolto:
dei gesti,
degli sguardi,
dei silenzi in cui entrambi sanno e condividono dolore e complicità.

Dott. Brunialti