Sentirsi soli in famiglia affidataria

Salve a tutti,
Sono una ragazza di 26 anni nella vita studio e lavoro e ho una situazione familiare strana.
Ho una famiglia naturale e una affidataria.
Sono sempre stata legata alla famiglia affidataria e questo mi ha portato a vivere più con loro che con mi amadre naturale.
La situazione nella nuova famiglia è sempre stata condizionata dal mio comportamento ossia se faccio ciò che dicono vado bene se seguo un mio pensiero, un modo di fare diverso, sono il problema.
Mio padre è autoritario e alza sempre la voce quando ti risponde, questo mi porta spesso a piangere esasperata perché non capisco e sopporto questo suo comportamento, non si interessa molto a quello che faccio ma non disdegna affatto le attenzioni che lo portano a parlare di se e di ciò che per sua convinzione,sa fare solo lui.
Mia madre invece è una casalinga che critica ciò che faccio e controlla tutto. Madre di due figlie adulte che adora, Mi parla gentilmente quando faccio ciò che dice lei ma con indifferenza e disdegno se non lo faccio, se assomiglio troppo a mia madre ecc.
Da piccola ero il suo terzo e quarto braccio facevo di tutto per vederla tranquilla ma voleva sempre di più pena, la rabbia indiretta . Un giorno ho smesso di farlo e da lì è stata la fine
I miei gusti, preferenze, desideri non vengono presi in considerazione e vengono derisi e minimizzati.
Le figlie invece sono state amate e vengono appoggiate in tutto anche in scelte stupide con me invece è tutto condizionato. Da piccolina ero sempre sorridente e leggera ora dopo anni sono diventata molto seria, irritabile e ansiosa e infelice.
Mi sveglio la mattina con l’angoscia di quello che potrebbe succedere, con l’ansia di sapere se avrò qualcuno che mi appoggerà quando ne avrò bisogno.
Ora come ora sto cercando di lasciare questa casa per andare a vivere da sola ma nel frattempo cerco di passare meno tempo possibile in casa, di tenermi occupata con il lavoro ma quando devo passare a casa io non posso decidere come tenere la stanza, cosa comprare, diventa una lotta su cui io non ho diritto di replica. Mi sono sempre offerta di pagare l'affitto dato che no sono la mia vera famiglia ma rifiutano e io poi mi sento come obbligata a fare tutto ciò che chiedono quando lo chiedono per non sentirmi in colpa per il favore che mi fanno.
L’unico posto in cui mi sento tranquilla è la mia stanza per il resto mi sento di troppo alle cene in famiglia, in casa di parenti e così via.
Come si può evitare di sentirsi peggio quando a nessuno interessa ciò che sono e ciò che faccio e raggiunto fino ad oggi?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

crescere tra due famiglie non è semplice...
ma non lo è nemmeno ospitare una persona "esterna" dentro la propria famiglia.

Ora Lei è giunta ad una età in cui l'autonomia personale e divenuta importante,
e ciò porta a sentire maggiormente la pesantezza dei limiti, del carattere altrui.

Rispetto al legame affettivo del quale ci parlava nel consulto precedente,
esso è tuttora in corso?

Concordo con Lei che il prossimo obiettivo è rendersi autonoma.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve dottoressa,
Mi rendo conto di quello che dice e come scritto anche io sto cercando un’altra sistemazione per conto mio.
Questa famiglia mi conosce da quando avevo 2 anni e non li ho costretto io a prendermi con loro. Ragione per cui ci tengo a ripetere che sto cercando di lasciarli il prima possibile.
Per uanro riguarda la storia per ho richiesto un altro consulta è stata chiusa. Ho scelto che era meglio chiuderla.
Non sono molto felice in questo momento e vorrei capire come affrontare il tutto senza sentirmi una perdente, ingrata
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
E' una vicenda lunga (fin dall'infanzia)
e complessa (due famiglie).

"..come affrontare il tutto senza sentirmi una perdente, ingrata.."?

Attraverso un percorso psicologico di persona.

Non ci sono consigli che servano a ristabilire
la fiducia,
l'attaccamento,
la consapevolezza che l'età adulta porta con sè il desiderio di emanciparsi;
sia dalla famiglia di origine,
sia - ugualmente - da quella affidataria.

Ritiene di poterlo affrontare?

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Io mi sento pronta anche se ad essere sincera provo molta rabbia nei miei confronti per essere testata in una famiglia affidataria non mia. Quasi io abbia lottato tanto per farmi accettare da persone che non posso o non vogliono.
Ho provato a rivolgermi agli psicoterapeuti per una terapia cognitiva e non mi sono sentita ascoltata mi sentivo quasi stupida a parlare .
Mi sentivo come se mi stessi lamentando di nulla e non spiegandonuna situazione, che per quanto possa sembrare la salvezza per una bambina, per me è stata molto traumatica e pesante.
Quindi anche visto i prezzi ho lasciato.
Non mi sono sentita compresa ma giudicata come ragazza viziata .
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Quanto Lei afferma rispetto all'affido è sicuramente vero:
"..per quanto possa sembrare la salvezza per una bambina, per me è stata molto traumatica e pesante."

Le consiglio di rivolgersi al Consultorio
oppure all'unità di Psicologia dell'Azienda sanitaria.
Al momento è la soluzione concreta più possibile (anche quasi gratuita),
per iniziare un percorso
che continuerà nelle forme possibili in futuro.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti