Ossessione, depressione

Salve, sono una ragazza di 21 anni.
Premetto che sono sempre stata tendente alla depressione - anche se non diagnosticata - durante tutto il periodo del liceo sono stata male, mi sentivo inferiore al resto del mondo, brutta, quando uscivo quelle rare volte nemmeno parlavo per la "paura", mi sentivo sempre inadeguata come se non fossi al mio posto. Più tardi ho capito che era il gruppo di persone con le quali uscivo a non farmi sentire bene. Comunque non ho passato bene questi anni, sempre dentro casa la maggior parte del tempo a piangere, pensieri di morte - anche se non avrei mai avuto il coraggio - perché pensavo di non essere niente per nessuno. Crescendo le cose sono migliorate, la mia timidezza e ineguatezza continuano ad esserci, ma mi sono leggermente aperta e ho trovato qualche amica all'università.
Quasi un anno fa mi sono fidanzata, e qui inizia il problema, lui è una persona d'oro: farebbe qualsiasi cosa per me, e da quando l'ho conosciuto sono migliorata tantissimo su certi aspetti. Inizialmente mi portava sempre con lui quando usciva con i suoi amici qui vicino quindi non avevo grandi problemi. A gennaio ha cambiato lavoro, e ha conosciuto nuovi amici e io non riesco ad esserne felice, e ogni volta che esce con loro - anche se per ora è capitato poche volte - impazzisco. Mi vengono gli attacchi di panico, comincio a tremare e piangere e inizio a pensare a tutte cose negative su di lui, sulla nostra relazione, su ciò che potrebbe fare. Vivo male questa cosa, sto benissimo quando sto con lui o alcuni suoi amici, mi tratta da principessa, ma quando non c'è io divento pazza. Penso di essere gelosa, morbosa e possessiva, e mi rendo conto che non è normale questa cosa e che non può uscire sempre con me. Anche perché sto cominciando a diventare davvero pesante ma vedo questi del lavoro come dei "nemici", come se me lo stessero portando via, e ogni volta vengo sopraffatta dal panico. Non so davvero come uscirne.
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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta 83 6 16
Gentile utente,

si potrebbe supporre che l'intensità delle emozioni da lei vissute (gelosia, panico, rabbia) vari in funzione dell'importanza che in questo momento starebbe attribuendo al rapporto con il suo compagno. Per emozioni che raggiungono un livello di intensità tale da compromettere la propria qualità di vita, è inoltre plausibile ipotizzare che la relazione stia assumendo più importanza rispetto a quella che potrebbe essere utile per mantenere la stessa relazione e una propria indipendenza dal partner.

Dato il pregresso depressivo che ha indicato, è plausibile ipotizzare una connessione tra l'ansia che adesso starebbe vivendo a seguito dell'idea di poter perdere il proprio compagno, e il timore di poter tornare nuovamente agli stati depressivi vissuti in precedenza. Come dire che il rapporto con il suo partner avrebbe acquisito nel corso del tempo una funzione di compenso dell'auto-svalutazione e bassa auto-stima tutt'oggi presente, seppure in modo tacito e silente (es., "Se alla fine dovessimo lasciarci, non riuscirò a riprendere in mano la mia vita o a trovare un nuovo compagno, perché io non valgo abbastanza e non sono degna di essere amata; rimarrei sola, insoddisfatta e non amata. Questo sarebbe terribile")

L'uscire da una tale situazione può essere facilitato pensando di risolvere questo problema assieme al proprio partner, come pure provando a demandare ad altre figure il ruolo di supporto di cui potrebbe avere bisogno (es., amici, parenti). Tenga comunque presente che, qualora fosse presente il meccanismo sopra ipotizzato, tali "soluzioni" si configurerebbero come rimedi parziali per arginare il vissuto di angoscia e sofferenza che starebbe vivendo in questo momento. Per una migliore gestione della situazione che ci ha descritto si renderebbe opportuno un lavoro incentrato attorno al vero nucleo del problema, sopra ipotizzato nella presenza di una bassa autostima.

L'invito, pertanto, sarebbe quello di rivolersi ad uno specialista, al fine di valutare in modo più approfondito di quanto possa essere fatto in questa sede la situazione che starebbe vivendo, come pure per valutare le modalità più utili per ridurre quanto prima il suo disagio.

Nell'augurale di riuscire a superare presto il forte timore che sta vivendo, le porgo un caro saluto.

Dr. Alessio Congiu

Dr. Alessio Congiu
Psicologo-Psicoterapeuta
T. +39 345 465 8419
alessio.congiu@hotmail.it
alessiocongiupsicologo.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio moltissimo della risposta,
Ho provato a parlarne con il mio ragazzo, lui sa tutto e cerca di tranquillizzarmi nel migliore dei modi dicendo però che mi devo fidare di lui, che loro sono solo amici ed è una cosa normale passare del tempo insieme dopo il lavoro qualche volta, e che questo non vuol dire che non mi ama.
All'inizio ci credo, ma poi arriva quel momento in cui magari mi dice che esce e crollo di nuovo presa dal panico. Lui è parecchio premuroso, cerca anche di rispondermi sempre per tranquillizzarmi, ma quando vengo presa da questi attacchi io non ragiono più e gli dico di tutto. Forse se avessi qualcuno con cui uscire anche io, se facessi parte di un gruppo anche io lo capirei, e capisco anche che non può stare 24 ore su 24 con me, e che c'è bisogno di un po' di stacco. Purtroppo riesco a concepirlo, ma quando si parla di "noi" automaticamente penso "allora non mi ama più" "preferisce stare con loro che con me" "troverà una ragazza più bella" e tutte queste cose. La vivo malissimo, così come ho vissuto male la solitudine anni fa, e ora che pensavo di stare finalmente bene quando non è con me però mi predono queste cose.
Purtroppo già in passato avevo chiesto ai miei genitori di poter consultare uno psicologo, ma mi hanno detto che potevo affrontare tutto da sola. Non ho abbastanza soldi per andarci da sola, quindi proverò a vedere se ci sono consultori gratuiti dalle mie parti.
La ringrazio
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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta 83 6 16
Gentile utente,

il problema sembra quindi nascere nei momenti di lontananza dal suo partner piuttosto che nei momenti di vicinanza. Così posta, la situazione avrebbe quindi a che fare con la gestione dei momenti in cui si troverebbe da sola, dove la sua mente la porterebbe a prospettarsi le ipotesi per lei più allarmanti: l'interruzione del rapporto con il suo compagno e la conseguente idea di non contare più per nessuno.

La soluzione da lei accennata, di provare a distrarsi in quelle occasioni attraverso l'uscire con amici o conoscenti, si configurerebbe come una modalità utile nel breve periodo per fronteggiare questi stati fortemente angoscianti; meno lo sarebbe per ridurre il meccanismo che starebbe contribuendo a farle vivere queste emozioni in modo così intenso e frequente. Da questo punto di vista, migliore sarebbe invece la scelta di rivolgersi ad uno specialista. Il servizio sanitario nazionale dovrebbe poter provvedere a fornirle un valido appoggio psicologico a prezzi fortemente contenuti ed in linea con le sue reali disponibilità economiche.

Nessuno vieta, infine, di integrare queste due modalità di gestione degli stati emotivi negativi da lei sperimentati nell'ultimo periodo:

(a) provando a distrarsi durante i momenti più intensi di angoscia uscendo con amici, conoscenti o provando a compiere qualcosa che la aiuti li per li a ridurre questo primo intenso stato emotivo negativo;

(b) lavorando sul meccanismo che starebbe alimentando questi vissuti assieme ad uno specialista del servizio sanitario nazionale.


Rinnovo i saluti,

Dr. Alessio Congiu