Rapporto problematico col mondo del lavoro

Buongiorno, ho 32 anni e vorrei richiedervi un consulto/consiglio, sempre che sia possibile...

A detta di tutti sono molto intelligente, cordiale, simpatico, paziente.


Il mio rapporto col mondo del lavoro presenta dei motivi ricorrenti poco piacevoli.


Faccio colloqui e faccio sempre buona impressione perché parlo bene, sono empatico, ho l'aria volenterosa.


L'evolversi del rapporto di lavoro porta spesso ad un punto per il quale non mi si rinnova il contratto perché non gli vado bene.

Non ho mai svolto un lavoro correlato alle mie passioni, ma lo porto sempre avanti con professionalità e precisione.
Al giorno d'oggi è già tanto averne uno che permetta di avere una vita (cioè non lavorare il weekend o 50 ore alla settimana, per esempio) quindi non faccio troppo lo schizzinoso.


Negli ultimi due rapporti di lavoro, che sono stati comunque formativi, ho incontrato titolari un po' spregiudicati.

Nell'ultimo mi hanno persino avvisato del mancato rinnovo l'ultimo giorno all'ultimo minuto, lasciandomi a piedi, dopo avermi prima rassicurato falsamente che sarebbe continuato.


Queste persone, che penso costituiscano purtroppo molti datori di lavoro (che pensano per il fatto che ci pagano, pure poco, possano permettersi tutto) mi creano talmente ansia da provocarmi tanta emicrania, stanchezza, e pretendono l'inverosimile.

Chiaro che poi subentra un po' di mancanza di motivazione, perché non vedo perché dovrei mostrare capacità acrobatiche per...900 euro al mese.


Al mio punto mi sono posto la domanda se non sia io a dare addito col mio comportamento ad essere sfruttato.

Non sono di carattere un tappetino, ma per paura di rimanere senza lavoro e soldi, mi mostro fin troppo ossequioso e remissivo (fintamente, perché non sopporto queste persone però purtroppo mi finanziano...)

Col risultato, nel penultimo lavoro, di essere quasi insultato per delle sciocchezze, nell'ultimo di essere preso in giro e scaricato con motivazioni fumose.

Qual' è l'atteggiamento migliore secondo voi?

Far finta di mostrarsi meno bisognosi?
Puntualizzare per alcune ore non pagate?
Fare un po' i sostenuti?
Dire di no ogni tanto?

Quale è la maniera migliore per non perdere il sonno quando sembra di camminare sulle uova di continuo, sempre sotto test, sempre che basta la minima sciocchezza e sei a casa?

Ah, abito nel Nordest, forse vi può essere di indicazione.

Domanda difficile, spero riusciate a darmi un consiglio,
Grazie
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Buongiorno,
purtroppo ha ragione, la situazione del mondo del lavoro che descrive non è infrequente. Anzi.
L'atteggiamento giusto in assoluto non esiste, ma è il risultato del miglior equilibrio che ciascuno riesce a raggiungere tra assertività e risposta alle richieste esterne.
L'assertività, che significa affermare le proprie esigenze e diritti, va coniugata con la flessibilità che il mondo del lavoro - soprattutto ora - richiede.
Mi sembra, quindi, che nel complesso la situazione che descrive (contratti non rinnovati, senza motivazione o preavviso) abbia molto a che fare con una dilagante mancanza di etica nei rapporti di lavoro. Le chiedo, quindi, di provare a pensare se il contratto non le venga rinnovato perché lei "non gli va bene" o perché, invece, gli va bene (per motivi non personali) non rinnovare un contratto di lavoro.
Il consiglio, oltre a pensare di dare una lettura globale e non personale al fenomeno, è anche che forse il "pezzo" suo, su cui può cercare di lavorare, è la difficoltà a trovare una giusta modulazione di assertività e flessibilità.

La saluto, con l'augurio di trovare una situazione lavorativa che le dia la giusta soddisfazione.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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