Genitori contenti per la convivenza ma dal comportamento opposto

Sto per andare a convivere, io ed il mio compagno abbiamo fatto il rogito a fine marzo.
Non siamo ancora andati ad abitare in quanto la casa era vuota, la cucina ci arriva solo settimana prossima, e ho ultimato il bagno da due settimane.
I miei genitori, all'inizio apparentemente contenti, hanno iniziato a fare pressione perché io me ne vada, lamentandosi del fatto che nonostante abbia il letto e il bagno io non mi sia ancora trasferita, pretendendo che io consumi tutti i pasti o da asporto o al ristorante.
Allo stesso tempo, si lamentano del fatto che io dedichi del tempo alla mia casa (come pulire, fare i lavori ecc).
Mia madre è quella che si lamenta maggiormente.
La cosa che più mi ferisce, oltre che a trovarmi ogni cosa loro ritengano debba portare via sul letto, è che mia madre va in giro dicendo che lei non soffrirà e che non sentirà la mia mancanza perché tra il lavoro e le uscite varie io non sono mai in casa e per lei sarà uguale.
mi ferisce tutto questo atteggiamento, non so come interpretarlo.
In casa si respira tensione perché io non rispondo mai ma non ne posso davvero più.
Mia mamma non ha nemmeno mai voluto sapere i miei acquisti o i miei progetti, non si interessava, iniziavo a parlare delle mie idee o di quello che avevo comprato ma lei diceva espressamente che non le interessava.
come non ha mai voluto darmi consigli di alcun genere.
Ha anche iniziato a parlare alle mie spalle con mia sorella, criticando qualsiasi cosa e dandomi la colpa per qualsiasi cosa in casa, come se fossi il suo capro espiatorio.
Io non so se possa essere una reazione e una elaborazione della mia convivenza, ma non mi sembra giusto essere trattata così.
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Dr. Ferdinando Toscano Psicologo 193 10
Gentile ragazza,
da qui non possiamo certamente sapere se questo comportamento di sua madre/dei suoi genitori sia una reazione al suo prossimo trasferimento nella nuova casa, in convivenza.
Sicuramente, non mi sembra una cosa da escludere, pur però rimanendo da considerare tutto un contesto che include, a solo titolo di esempio, i rapporti che c'erano tra di voi prima, la genesi di questa scelta di andare via di casa, il loro coinvolgimento in questa transizione, quelle che sono le caratteristiche personali dei suoi genitori e della sua famiglia come insieme.

E' la prima figlia ad uscire di casa? Specie se si, questo "passaggio" potrebbe essere particolarmente complicato per i suoi genitori, che in qualche modo potrebbero vedere venir meno il loro ruolo di "accuditori", e sentirsi abbandonati, traditi dalla sua scelta che pure ci riferisce abbiano inizialmente incoraggiato.

Quello che mi sento di dirle è che, malgrado questa situazione, fa bene a fare la sua vita e perseguire le sue scelte.

D'altro canto, la invito ad essere indulgente, comprensiva. A parlare con sua madre, soprattutto. A dirle che il suo non è un tradimento ma un naturale passaggio, una tappa di vita, che il problema a lungo andare diventerebbe il suo restare in casa anziché il suo andare via.
I suoi genitori potrebbero essersi sentiti esclusi in alcuni passaggi, e per questo ora dirsi esclusi ed escludersi. Questo mi sembra un nodo focale.
Un dialogo, pacato per quanto faticoso sia restar calmi in certe situazioni, può sicuramente aiutarvi.
Non sottovaluterei l'idea di iniziare un percorso psicologico se questa situazione non trovasse soluzione in tempi ragionevoli. A volte, pesi come questi, se non spariscono, possono essere troppo pesanti da portare e venire quindi "alleggeriti" nella relazione con un professionista.

Sono consapevole di non averle dato LA soluzione, cosa impossibile da qui per più motivi, ma spero almeno di averle offerto qualche piccolo spunto ... :).

Un caro saluto

Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo