Paura di crescere

Salve dottori, ho una bimba di tre anni.
Rimasta incinta a 39 anni senza cercarla.
Io e il mio compagno vivevamo in case separate, io avevo la mia vita, il mio lavoro sia diurno come grafico che notturno come dj.
Ero libera.
Sono stata costretta andare a convivere.
Ho perso il lavoro.
Poi dopo circa sei mesi dalla nascita è arrivata la pandemia.
In pratica la mia vita è stravolta da quasi tre anni ormai.

Ho avuto spesso crisi di rabbia o eccessivo nervosismo anche verso la bimba se pur non ho mai alzato un dito su di lei.

Più che altro quello che vorrei chiedere... è questo.

Io ho sempre avuto molti problemi ad accettare il tempo che passa, e ho sempre rimandato il fatto di diventare mamma perché mi sono sempre sentita ancora figlia.
Il fatto è che le cose sono ancora così...nonostante io sia diventata mamma per forza.
Abbiamo trovato dei vecchi filmini in questi giorni...e i miei cercano di farmeli vedere ma io appena mi vedo piccola, o rivedo parenti, nonni che non ci sono più, parto in un pianto disperato e devo spegnere.
La cosa strana è che oltre alla tristezza, mi viene rabbia.
È sempre la stessa rabbia che ho quando non ho pazienza con mia figlia?
Perché non voglio crescere e vivo così in maniera angosciante il passare del tempo?
Mi rendo conto che per fare una diagnosi bisognerebbe avere molti più dettagli sul resto della mia vita.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
diverse volte negli anni lei ha esternato su questa piattaforma svariati problemi che avrebbero richiesto, oltre al parere medico, l'attenzione di un esperto del benessere mentale.
Ha fatto autodiagnosi severe, come quelle di ansia e di ipocondria, le quali non apparivano immotivate.
Sembra tuttavia che lei abbia preferito andare avanti con le sue difficoltà senza cercare un aiuto specialistico, eppure anche i medici glielo avranno più volte consigliato, di fronte alla sofferenza da lei mostrata.
Soprattutto in occasione della gravidanza, del parto, delle decisioni che ha creduto necessario prendere (la convivenza con il compagno, l'interruzione dell'attività lavorativa) è sorprendente che non le sia stato consigliato nemmeno un colloquio con uno psicologo.
Durante la preparazione al parto o nello stesso ospedale in cui ha partorito si accede a colloqui psicologici che valgono ad informare e anche ad evitare proprio quello che ci scrive: "crisi di rabbia o eccessivo nervosismo anche verso la bimba".
Come mai sembra che lei ignori tutto questo?
Stupiscono le sue parole: "Mi rendo conto che per fare una diagnosi bisognerebbe avere molti più dettagli sul resto della mia vita".
Certamente una diagnosi non si fa online, ma nelle numerose email che ci ha scritto non mancano i dettagli e nemmeno la visione d'insieme che indicano l'opportunità di un colloquio psicologico.
Non esiti più a lungo, per lei stessa e la sua bambina, ma anche per tutti quelli che le vogliono bene.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Mi scusi dottoressa ma in primo luogo non capisco cosa c'entrano i miei precedenti consulti su questa piattaforma che non riguardano assolutamente l'argomento di cui ho chiesto adesso un parere, cioè la sindrome di Peter Pan al femminile.
I miei problemi di ipocondria li ho già risolti fortunatamente proprio con l'aiuto di vari psicologi, quindi prima di chiedermi come mai non mi sono rivolta a uno specialista, si informi se l'ho fatto.
Ultimo punto, non ho proseguito la terapia da psicologi per questo specifico problema della mia difficoltà nell'accettare il tempo che passa solo per problemi economici.
Se lei è in grado di darmi una sua opinione su questa sindrome di Peter Pan senza andare a leggere i miei precedenti consulti la ringrazio.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
ringrazio lei per avermi dimostrato ancora una volta che professionalità, disponibilità e cortesia vanno utilizzate solo con persone che comprendono queste attitudini.
Buone cose, a chi deve viverle accanto e soprattutto alla bambina.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com