Possibile disturbo di personalità schizoide?

Buonasera.

In seguito a lunga introspezione ho portato alla luce questi aspetti del mio carattere che ho notato essere differenti dalla maggioranza del resto della popolazione.

Ciò mi ha portato a supporre che si tratti di manifestazione di disturbo schizoide di personalità.

So che chi soffre di disturbo schizoide non lo percepisce come tale e non chiede aiuto.

Infatti mi trovo perfettamente a mio agio con questa situazione, se non per un vago senso di colpa dato dalla percezione dall’essere diverso quando mi metto a confronto con altri soggetti.


Queste sono le caratteristiche che riscontro
nessuna relazione a parte parenti stretti né particolare desiderio di averne (se non appunto per il senso di colpa di non averne)
indifferenza per relazioni sessuali
freddezza emotiva (emozioni prevalenti sono la tranquillità o l’ansia di fronte a scenari catastrofici, mai entusiasmo)
indifferenza alle lodi e in parte alle critiche
pochissimi interessi (in primis lettura e camminate all’aperto) e tutti astratti e solitari
tendenziale anedonia (svolgo le attività come routine perché so che mi fanno bene, non perché ne ho davvero bisogno)
nessun interesse per moda, lusso e aspetto esteriore ma curo la salute fisica (per evitare malattie e continuare a essere autosufficiente)
mondo interiore sconfinato (potrei vivere ore intere della giornata nella fantasia, se volessi)

Invece non presento limitata espressione di emozioni.

Sono molto concentrato sul lavoro al computer al quale dedico gran parte della giornata, anche più di quanto vengo pagato: apprezzo infatti il non dover viaggiare o interagire molto con gli altri per svolgerlo.

Mai avuto nessun tipo di delirio, solo momenti di ansia che poi rientrano tramite la meditazione.

Mi ritengo prevalentemente asessuale, in una relazione ipotetica eterosessuale mi interessa esclusivamente l’aspetto affettivo (anche se mi trovo meglio a immaginarla che a viverla).


Ho l’impressione che questa situazione mi coinvolga a partire dalla ventina.
Ricordo che da giovane provavo molto più entusiasmo, sebbene per pochissime attività; però le delusioni a livello di relazioni con altri mi hanno distrutto emotivamente.

Provato pochissime volte a intrecciare relazioni amorose, sempre rifiutato.

Ho sempre avuto pochissimi amici che mano a mano mi hanno abbandonato/pugnalato alle spalle mentre desideravo la loro stima, il che alla fine mi ha spento il bisogno di averne altri.
Tuttavia sono una persona che riesce a lavorare in gruppo e interagire.


Chiedo se potrebbe trattarsi eventualmente di tratti di disturbo schizoide oppure di personalità schizoide.
La situazione è presente stabilmente da anni.

In tale caso, è consigliata terapia psicologica a priori oppure soltanto se il soggetto causa problemi a se stesso o agli altri con tale stile di vita?


Grazie
[#1]
Dr. Francesco Beligni Psicologo, Psicoterapeuta 258 18
Gentile utente

il quadro che ci riporti è alquanto complesso e sarebbe impossibile fare una diagnosi basandosi esclusivamente su questo racconto senza aver modo di fare delle domande indagatorie.

Sinceramente se dovessi sbilanciarmi non andrei a scomodare termini psichiatrici, ma piuttosto degli aspetti di vita che sono stati mal gestiti e nel tempo si sono cronicizzati in comportamenti non del tutto tipici. Qui sarebbe però opportuno capire quelli che sono i tuoi comportamenti in risposta ai vari stimoli della vita. Insomma, per farla breve, la tua non è una condizione da subire perchè "é andata così" oppure perchè "sei fatto così", ma piuttosto un insieme di cose da affrontare per approfondire cosa ti blocca e sbloccare il problema.
Ad esempio, il tuo essere "asessuale" potrebbe essere una rinuncia al sesso che hai cronicizzato nel tempo perchè ti senti inadeguato nell'approccio. Oppure magari ci sono alcuni aspetti fobici che ti bloccano in vari aspetti delle relazioni sociali e quindi hai adottato la tecnica tipica del fobico: evitare ciò che ci impaurisce. Impossibile da dirsi basandosi solo sul tuo racconto.

La tua domanda: "è consigliata terapia psicologica a priori oppure soltanto se il soggetto causa problemi a se stesso o agli altri con tale stile di vita?"
Correggimi se sbaglio, la interpreto come: "dovrei fare qualcosa per il mio problema o se sto bene così potrei continuare a conviverci?"

Si va in terapia quando ci si auspica un cambiamento, e per cambiamento si intende un miglioramento della propria condizione di vita.
Sei davvero sicuro di non desiderare mai che qualcosa cambi in questi aspetti che ci racconti?

Penso che benché la tua situazione sia abbastanza complessa ci siano margini per cambiarla attraverso una adeguata terapia psicologica. Quindi se credi di non aver rinunciato del tutto a volerla cambiare dovresti fare un tentativo.

Honoré De Balzac diceva "la rinuncia è un suicidio quotidiano".

Spero di essere stato d'aiuto

Resto a disposizione

Dr. Francesco Beligni - PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
Riceve su Siena-Arezzo oppure ONLINE
www.francescobeligni.it

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