Chiarimento su possibile relazione tossica

Buongiorno, volevo sottoporvi la mia situazione nella quale mi sono trovato.
Ho conosciuto una ragazza con cui all'inizio avevo un rapporto di amicizia che è progressivamente andato oltre (non era fidanzamento, ma ci frequentavamo spesso). Ed è qui che sono iniziati i problemi. Io provavo e provo, oltre che amore per questa persona, anche affetto. Ma dall'altro lato, questa persona si è rivelata anaffettiva (per via anche di esperienze precedenti) e ogni volta ha cercato di ferirmi in ogni modo; si litigava anche per cose banali e ogni volta il comportamento era lo stesso: mi bloccava sui social e su WhatsApp, mi diceva che ero un imbecille che non sapeva comportarsi, che mi mancano le basi, che tanto oltre lei non mi avrebbe calcolato nessuno, che dovevo rinascere di nuovo per migliorarmi (insomma, cercava sempre di sminuirmi). Però puntualmente dimenticava tutto quanto di buono ho fatto per lei, anche l'averla risollevata in un momento difficile, legato alla rottura del rapporto con il suo ex. Secondo lei ero io nel torto e lei nella ragione (non voglio dire che io sia stato l'uomo perfetto, ma dovevo ogni volta pesare i gesti e le parole "con il bilancino". Se squillava il telefono nel momento in cui ero assieme a lei, perché magari mi cercava un amico o mio fratello mi scriveva qualcosa su WhatsApp per una necessità succedeva il putiferio). Addirittura, nei rapporti intimi, che non sono andati bene per l'ansia che avevo (una visita specialistica ha infatti escluso problemi di natura organica), ha detto che io "l'avevo usata per un esperimento" e che ero un bugiardo perché "le avevo taciuto di non aver finora avuto rapporti" (quand'anche glielo avessi detto, cosa sarebbe cambiato?) .

Un giorno ero a casa con lei e mi è vibrato il cellulare, ed era di nuovo mio fratello (che non poteva sapere dove fossi) che aveva bisogno di qualcosa. Lei ad un certo punto mi strappa il cellulare dalle mani per controllare chi fosse e io l'ho ripreso dicendole che io non controllo il suo.
La sua reazione è stata violenta: mi ha tolto da casa, affermando che io di lei sapevo tutto e che quindi avrei dovuto farle vedere le chat (è arrivata quasi a mettermi le mani addosso dalla rabbia). A quel punto, ho avuto la lucidità di andarmene da casa sua e, da quel giorno mi ha ri-bloccato su WhatsApp, mi ha tolto dagli amici di Facebook (senza però bloccarmi) e abbiamo interrotto ogni comunicazione.

E' inutile dire che soffro ogni volta che penso a lei, perché le ho voluto bene davvero, e ora mi sento solo e abbandonato. Tuttavia, vorrei capire se ci sono le caratteristiche per definire questa relazione come tossica. E soprattutto, vorrei capire se questa persona potrebbe farsi viva (sbloccandomi ad esempio su WhatsApp, ecc.) e come devo comportarmi (devo a mia volta bloccarla su WhatsApp, sui social e mettere in blacklist il suo telefono?) .

Grazie per le risposte.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
già nei precedenti consulti le era stato suggerito l'accesso ad una consulenza psicologica diretta, meglio se con uno psicologo esperto in sessuologia.
Non è facile cominciare una relazione in condizioni atipiche rispetto alla media, senza prima avere raggiunto una buona consapevolezza personale e una profonda accettazione delle ragioni che ci hanno reso 'eccentrici', fuori dalla media statistica, ossia dalla norma.
Qui lei dice alcune cose che andrebbero chiarite e pensate attraverso il colloquio clinico.
Qualche esempio: "Io provavo, oltre che amore per questa persona, anche affetto". In che senso?
Cosa definisce 'amore', e cosa 'affetto'? Ritiene che in genere siano separati?
Cose come questa vengono serenamente accolte in una serie di incontri.
Lei tollera l'aggressività della ragazza, sembrerebbe oltre i limiti ragionevoli; ma scrive: "Se squillava il telefono nel momento in cui ero assieme a lei, perché magari mi cercava un amico o mio fratello mi scriveva qualcosa su WhatsApp per una necessità succedeva il putiferio".
Dipende da che genere di 'momento' stavate vivendo insieme, non le pare? Come è buona regola spegnere il telefono a teatro, al cinema, in chiesa, ad un concerto, forse anche durante i pasti sarebbe necessario, se si sta facendo l'amore è indispensabile, non crede?
E se il telefono non è spento, ma abbiamo iniziato una conversazione o un'altra attività per cui si richiede tutta la nostra attenzione, si può non rispondere o liquidare in un lampo chi ci chiama. Lei forse dava troppa importanza ad altre persone?
Infine lei scrive di: "rapporti intimi, che non sono andati bene per l'ansia che avevo", e alle rimostranze della sua ragazza per averle mentito sul fatto che era alle prime esperienze, obietta: "quand'anche glielo avessi detto, cosa sarebbe cambiato?".
Mi scusi, ma quel suo amore che era anche affetto non si è espresso mai come confidenza?
Che intende dire con "cosa sarebbe cambiato"?
Comunicare alla persona che si ama di avere avuto dei gravi problemi di ansia, chiedere il suo aiuto, vuol dire creare intimità, manifestare il proprio affetto e chiedere che sia ricambiato.
La invito ancora a contattare un suo terapeuta, che la aiuterebbe a riflettere su tutto questo, determinando con delicatezza quel 'rinascere' che la sua ragazza voleva imporle con la violenza.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,

io non ritengo di essere esente da sbagli e sto cercando di porvi rimedio. Ritengo però che determinate reazioni siano scomposte ed esagerate (cosa che la sua collega psicologa mi ha già confermato). Si può, per un telefono, usare questo tipo di atteggiamento? O usare violenza verbale come quella che le ho indicato?

Sul fatto che ho taciuto determinate cose è proprio legato a questo atteggiamento. E anzi, quando poi l'ho comunicata questa cosa, mi son sentito dire che non ero normale. Quindi sarei stato "discriminato" se solo lo avessi detto. Insomma, qui sembra che la ragione sia sempre e solo da un lato. E che l'altro abbia torto marcio.

Io ritengo che in una relazione si debba scendere a compromessi, non può essere una cosa unidirezionale. E non si cambia una persona con la "violenza", ma con il dialogo, se ci si tiene davvero a quella persona. Altrimenti la cosa diventa a senso unico.

Buone cose anche a lei.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
vedo che mi scrive per farmi una lezione su cosa è "normale". Le ricordo:
1) che la normalità è un concetto statistico;
2) che uno specialista offre il suo aiuto ed esprime il suo parere sulla persona che lo consulta, non su ciò che riferisce di altri;
2) che la ringrazio per i suoi insegnamenti, ma credo di non averli chiesti.
Dal momento che lei ha tutto così chiaro e non ha bisogno d'altro, chiudo il consulto.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com