Mio figlio di 12enne ha comportamenti fisicamente violenti nei miei confronti

Salve,

Mi sento di scrivere su questo sito perché mi piacerebbe capire di più su una situazione che negli ultimi mesi mi sta turbando particolarmente e, se necessario, capire anche come orientarmi.


Sono un padre divorziato da 2 anni e ho un figlio di 12 anni che viene a casa mia un giorno nell’infrasettimanale e tutti i fine settimana, e che vedo tutti i giorni, a preiscindere che sia dalla madre o meno, accompagnandolo tutte le mattine a scuola; inoltre, facciamo insieme molte attività, come andare a fare shopping, gite fuori porta nei fine settimana, andare in bici, andare in barca/canoa al lago ecc.


Negli ultimi mesi però, ci imbattiamo spesso in discussioni che non hanno fondamenti chiari, ha come degli sbalzi d’umore, che sfoga su di me con atti violenti (pugni, calci, lanciare oggetti) su di me.
Io inizialmente mi arrabbio moderatamente per ovvi motivi, come elencato in precedenza, e successivamente cerco di capire che cosa abbia e se posso essergli utile, ma fa scena muta.


Dopo un paio di volte che è capitato ed è iniziato ad essere un qualcosa di frequente ogni volta che viene a casa mia, ho iniziato a preoccuparmi e ne ho parlato con la mia ex-moglie, che però ha detto che non ha manifestato alcun tipo di comportamento simile nei suoi confronti.


Ho quindi pensato che si potesse trattare di nervosismo accumulato a scuola per le relazioni con i compagni, anche se non ho idea di perchè dovrebbe comportare sfoghi violenti solo con la figura paterna.
Così, in un colloquio con i suoi insegnanti, ne ho approfittato per chiedere come si relazionasse con i compagni di scuola, e mi hanno riferito di non aver notato nulla di particolare, ma anzi che apparentemente si relaziona molto bene con tutti ed in qualsiasi situazione.


Come se non bastasse, anche in questi mesi di vacanza, anche se meno frequentemente, continua a manifestarli qualche volta.


Che cosa potrebbe spiegare questi comportamenti violenti, soprattutto nei miei confronti?


È giusto rivolgersi direttamente ad uno psicologo/a/psicoterapeuta?
tempestivamente?


Attendo Vostre

Grazie dell’attenzione
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
senza dubbio è il momento che lei si rivolga ad un* psicolog*, specie se non l'ha fatto nel frangente della separazione, meglio se insieme a quella che era ancora sua moglie, cosa che molti di noi specialisti consigliano vivamente, soprattutto se ci sono figli.
Questo perché è necessario costruire/ricostruire per i due partner e molto di più per i figli una 'narrazione' condivisa delle vicende che hanno portato al matrimonio, alla genitorialità, poi alla decisione di lasciarsi, infine alla relazione che intendono avere con i figli dopo la separazione.
La separazione infatti per i genitori può essere la soluzione di una serie di conflitti, ma per i figli è un evento in pura perdita che non hanno determinato, che non hanno voluto -salvo casi estremi- ma che soprattutto non capiscono.
Nella mente dei figli si crea quasi sempre un'impressione di 'colpa' dei genitori: a volte di tutti e due, a volte di uno solo. Basta poco per orientare questo loro bisogno di capire (e di allontanare il timore, frequente nei piccoli, di essere loro i colpevoli): una frase, un'allusione malevola dell'uno o dell'altro genitore, dei nonni, di una maestra e così via.
In poche parole, i figli vedono il loro mondo spezzarsi e si chiedono il perché, nel dolore e nella paura di restare soli (il padre o la madre che ha lasciato la famiglia è pronto a lasciare anche loro?).
I genitori, a questo punto delle nostre spiegazioni, spesso insorgono dicendo che hanno spiegato bene ai loro figli che il loro affetto per loro non è mutato, dimenticando le liti anche violente avvenute in loro presenza, di fatto ignorandoli; non sapendo che per un bambino certe spiegazioni non sono comprensibili; infine vivendo con i figli separati una relazione falsa, specie se si è il genitore che non risiede con loro, di eccessiva presenza e desiderio di animare a tutti i costi gli incontri con gite, feste, shopping, ossia tutto quello che non è la serena quotidianità. Sembra quasi che i figli prendano il posto del partner: e mentre il genitore cerca di ottenere in questo modo il loro amore, se non addirittura la loro preferenza, non si accorge che limita la loro vita, per esempio occupando quegli spazi che crescendo dovrebbero essere sempre più dedicati alle amicizie.
A questo si aggiungono, nel caso di suo figlio, le tempeste ormonali dell'adolescenza; forse il desiderio di chiederle spiegazioni su realtà sessuali, frustrato dal fatto che lei lo tratta ancora da bambino. Infatti alla perdita di controllo di suo figlio lei risponde con la reazione anomala del genitore divorziato: "Io inizialmente mi arrabbio moderatamente per ovvi motivi, come elencato in precedenza".
Quali 'ovvi motivi', ed elencati dove? Un figlio di divorziati non va istradato al comportamento corretto? E per quale ragione: per fargli sentire l'affetto genitoriale come una debolezza?
Vede che le questioni sono complesse e meritano di essere correttamente affrontate.
Capisco profondamente il suo dispiacere ed il suo spaesamento, ma tenga conto che gli psicologi (anche gratis, al consultorio per esempio) esistono proprio per rimediare a questo.
Buone cose; ci aggiorni.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com