Fine di una relazione e pensieri

Buongiorno,
Mi sono lasciato da poco con la mia ragazza, lei non provava più le stesse cose e siamo stati insieme un annetto.
Inizialmente pensavo fosse tutto perfetto dato che la rottura è successa dal nulla (fino al giorno prima stavamo bene insieme), poi questi giorni ho iniziato a realizzare come le cose fossero troppo sbilanciate su di lei.
Ho iniziato a realizzare che molte cose che faceva erano per assecondare il suo modo di essere, ed io da persona più diplomatica assecondavo alcune sue richieste, magari anche cambiando alcuni miei piccoli comportamenti per sopperire ad alcune sue fisse. Non siamo mai arrivati a situazioni critiche del tipo che non seguissi più i miei impegni, passioni, amici ed hobby, ma sicuramente in alcuni momenti mi ha fatto sentire sbagliato.
Ovviamente quando superava il limite glielo facevo notare contestandola (comunque in maniera diplomatica senza quasi mai arrabbiarmi).
Ripensando però a molte delle sue parole, anche affettuose, però mi rendo sempre più conto che si rivolgeva quasi sempre a se stessa e mai alla coppia.
"Quanto mi fai stare bene, quanto mi capisci, mi fai sentire unica... " insomma sempre un ME.
Quando ho provato a contestarle alcuni suoi modi di fare o comunque fare ogni tanto qualcosa che piacesse più a me lei rispondeva che a lei certe cose non piacevano e magari raramente si concedeva di farlo.
Non tutto negativo ovviamente: aveva sempre da spendere parole affettuose o ricordarmi che credeva in me.
Rimane il fatto che comunque io ero più disposto di lei a mettere da parte alcune cose per stare insieme più di quanto non facesse lei.
Quello che mi domando è se accettare il fatto che non ci fosse proprio compatibilità o magari alle volte tirando fuori più grinta avrei potuto riequilibrare le cose ricordandole che anche lei doveva sforzarsi di venirmi incontro invece di criticare molto (o magari essere io a lasciare).
L'altro motivo per cui soffro un po' deriva dal fatto che quando ci siamo visti per l'ultima volta sono stato di poche parole, dicendole appunto che non volevo continuare più nulla con lei ma ora a posteriori avrei voluto dirle quanto poco ha tenuto a questo rapporto andandosene così dall'oggi al domani oltre che tutte le cose che ho già raccontato.

Grazie per la risposta
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
lei sembra porre il problema di tutti i rapporti umani: è utile e necessario parlare chiaro (su quello che si desidera; sui comportamenti dell'altro che non ci piacciono, etc.) o la 'diplomazia' è preferibile? Ma se poi la cosiddetta 'diplomazia' diventa reticenza, oscurità agli occhi dell'altro?
Inoltre, in caso di rottura è meglio "accettare il fatto che non ci fosse proprio compatibilità" o si può ipotizzare che "magari alle volte tirando fuori più grinta avrei potuto riequilibrare le cose"?
Cominciamo col dire che lei ha una certa reticenza anche scrivendo a noi: dalla sua email infatti non si capisce chi dei due ha preso l'iniziativa della rottura definitiva.
C'è perfino il rischio che non lo sappia lei stesso, come non poche volte accade.
Se uno dei due dice in un momento di esasperazione che non ne può più di certi comportamenti dell'altro e preferisce lasciarlo, e il partner dice con tutta calma: "Ok, lasciamoci" chi dei due ha determinato la rottura?
Le righe finali del suo scritto dicono proprio che lei si rammarica di non aver rimproverato i torti della sua ex, o di non averla lasciata per primo.
Allora a che punto siamo? Può provare a riformulare la sua domanda, chiarendo a lei stesso e a noi chi dei due ha voluto la rottura definitiva, e soprattutto se lei se ne rammarica per rimpianto o per non aver esercitato una specie di diritto di critica?
A presto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottoressa grazie della sua risposta.
Ho lasciato io ma in realtà è stata solo una reazione. Alla fine è lei che non provava le stesse cose, nonostante abbia provato a cercare di chiederle cosa non andasse e se ci si potesse mettere le mani e lei ha detto no. Probabilmente quello che mi fa davvero soffrire è pensare che se forse fossi stato più diretto nello spiegarle cosa mi faceva male nel nostro rapporto forse avremmo potuto lavorarci sin da subito, nonostante ripeto che con diplomazia bene o male le ho sempre fatto capire quando qualcosa non mi andava proprio a genio. Probabilmente mi sto portando dietro questo rimorso anche se pure lei non ha cercato di spiegarmi cosa per lei non andasse bene. Probabilmente mi sarei sentito in pace se in qualche modo avessi espresso più apertamente quello che a me dava fastidio, e mi spiace pensare che sia finita proprio per questa mia mancanza di equilibrazione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
quando si va in terapia di coppia in genere il terapeuta, quale che sia la sua formazione, si occupa di tre aspetti: il primo è la comunicazione, perennemente carente tra gli esseri umani e del tutto falsificata nel rapporto di coppia, poiché questo nasce dalla Grande Illusione dell'amore che vince tutto e tutto può, che anticipa i desideri dell'altro, gli legge nella mente e non ha mai bisogno di spiegare e di chiedere.
Di qui la maggior parte dei fallimenti, come lei adesso comprende.
Il secondo aspetto è la natura del legame di attaccamento che ciascuno dei partner ha sviluppato da bambino e che si porta dietro nella relazione adulta, senza chiedersi se per caso non sia la causa dei suoi fallimenti. Lei per esempio come molti giovani vede le relazioni in aut-aut: o insieme in stato di perfezione, o addio per sempre.
Siete stati insieme meno di un anno, ma già lei ritiene che non ci sia più niente per cui lottare, su cui lavorare: tutto ridotto in cenere, nemmeno utile a suggerire esperienza per il prossimo incontro?
Il terzo aspetto della terapia di coppia è la storytelling, definito da wikipedia "la narrazione come mezzo [...] per inquadrare gli eventi della realtà e spiegarli secondo una logica di senso [....]. Questo "discorso narrativo" permette di rendere comprensibile, comunicabile e ricordabile il vissuto".
Io spero che lei vorrà tornare sui suoi passi, perché la narrazione di un evento vissuto in due fatta da una voce sola, è come una ballerina che voglia eseguire un balletto sulle punte avendo una sola gamba.
Del resto avendoci scritto lei vede da sé che le domande che ci ha rivolto avrebbero un migliore destinatario: la sua ex ragazza.
Ci rifletta.
Noi comunque siamo qui.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
Cara dottoressa,
Io sono consapevole delle mie mancanze, della poca comunicazione diretta e chiara basata piu che altro invece su un botta e risposta , della mia tendenza a giustificare. Sono certo che utilizzerò questa esperienza per il futuro. D’altra parte le dico che io con lei ho parlato, proprio perché avevo capito che non tutto può essere perfetto o da buttare, e che ci si poteva lavorare sopra. Ho provato a spiegare che c’erano lati positivi (ce n’erano eccome) e magari potevamo confrontarci su quelli negativi, come anche le ho detto chiaramente cio che a me nel tempo non era andato bene, eppure lei è rimasta sulle sue decisioni ed ha deciso comunque di andare via e questa cosa non la comprendo dato che pensavo che almeno avremmo potuto provare a cambiare le cose e vedere come andava.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
il quadro adesso è più chiaro. Evidentemente è la ragazza che per una ragione o per un'altra ha raggiunto un punto di non ritorno nella relazione.
Che si tratti di un'infantile impuntatura, o del fatto che dentro di lei il fuocherello iniziale si era spento e non era scattata la molla dell'innamoramento, oppure che si aspettava una specie di cieca adorazione e non uno scambio alla pari, o altro ancora, al momento a lei non resta altro da fare che ricostruire sé stesso da single, analizzando il passato per cogliere, assieme agli errori, anche tutto quello che ha apprezzato.
La riflessione, se non inquinata da pessimismo, non può fare che bene.
Le auguro una buona estate.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com