Relazione non sana/problemi con il fidanzato/terapia di coppia. è possibile che si sistemi?

Gentili dottori, cercherò di essere sintetica nonostante la questione sia molto complessa.
Io e il mio ragazzo (28 e 29 anni) siamo insieme da 4 anni e stiamo attraversando una grossa crisi da cui non so se potremo uscire.
Entrambi soffriamo d'ansia.
Lui è una persona dolce, premurosa, attenta, affettuosa e con cui ho molte affinità e che all'inizio della nostra storia mi ha aiutata anche a crescere sotto certi aspetti, ma ha da sempre un problema: incapacità di gestire alcune emozioni e conseguenti reazioni eccessive, aggressive nei conflitti.
Queste reazioni mi spaventano, e sebbene siano diminuite di frequenza dopo che ne abbiamo parlato a lungo, e che ci abbiamo lavorato, tuttora si verificano.
Lui non mi ha mai fatto del male a livello fisico, ma la sua aggressività è anche fisica.

Questi fenomeni si verificano, dal mio punto di vista, all'improvviso.
Stiamo discutendo più o meno normalmente, e lui all'improvviso sbotta e si mette ad urlare, rompere oggetti, anche in pubblico.
Io provo subito un senso di paura, tremo e sento l'istinto della fuga.

Col tempo abbiamo imparato a separarci appena vediamo che litighiamo, ma non sempre avviene e comunque mi sembra sì un buon metodo per non far degenerare i litigi, ma non sufficiente a risolvere il problema.
Lui sostiene che non cambierà mai, e che non vuole cambiare mai, perchè le sue sono solo reazioni di giusta difesa nei confronti della mia presunta violenza psicologica, derivante dalle mie ossessioni, che gli faccio.
Cioè io gli parlo continuamente degli stessi problemi tra noi, non vedendo i nostri miglioramenti ed esasperandolo.

Io ho limitato la mia aggressività passiva, moderato i toni e imparato un approccio più collaborativo e meno accusatorio, ma ogni cosa che gli dico, qualsiasi tono io usi, e se non sono d'accordo con lui, lui dice che sono aggressiva e che alla mia "violenza" lui risponderà per sempre così.
Dice che non c'è niente di male ad urlare anche in pubblico e si arrabbia e diventa aggressivo se gli chiedo di non farlo, perché dice che voglio reprimerlo in tutto.
Dice che la nostra coppia non ha problemi perchè stiamo lavorando e ci amiamo, solo che io sono ossessionata e non lucida.

Io lo vedo molto immaturo emotivamente e in generale, per come affronta la vita, il lavoro.
Tutto dev'essere fatto a modo suo, è rigido e fa resistenza verso i cambiamenti, se questi richiedono una sua messa in discussione.
Per questo sono preoccupata e mi chiedo se sia possibile risolvere, se sia davvero tutta colpa mia, se potrò costruire una famiglia con lui.

Mi spiace che quanto ho scritto sia piuttosto confuso ma non c'è abbastanza spazio per raccontare tutto.

Da un mese ho iniziato una terapia individuale per lavorare sui miei punti critici (ansia, rimuginio e ossesioni) e migliorare la relazione.
Lui non ha mai voluto farlo, nonostante da anni soffra di DOC, ha sempre voluto fare da solo.
Ormai sto somatizzando l'ansia.

Pensate possa funzionare una terapia di coppia?
Avete altri consigli?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile Utente,

Per sapere che tipo di psicoterapia funzioni occorre una diagnosi.
Dalle vicende che Lei racconta non si riesce a capire bene se è preferibile effettuare due terapie individuali e poi una di coppia, oppure iniziare dalla coppia per poi proseguire con due individuali.
Ad ogni modo l’essenziale è riuscire a chiedere aiuto psicologico, cioè diventare consapevoli che da soli non ce la facciamo.
Per il momento Lei ha iniziato, ne siamo contenti.

Saluti cordiali,
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie. Io proseguirò la mia, sperando di iniziarne anche una di coppia, perché secondo me i margini di miglioramento ci sono, se anche lui lo vuole. Lui non è molto favorevole alla psicoterapia, e ritiene di farcela da solo, ma ha accettato di provare quella di coppia, "se proprio sarà necessario". Spero che anch'essa, pur in assenza di una sua individuale, possa dare i suoi frutti...
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Potenzialmente è meglio di nulla. Talvolta anche per gli scettici è una vera scoperta: quella di uno spazio/tempo nel quale non si è alle ricerca del *colpevole*, bensì si costruiscono delle alleanze forti volte al superamento del problema.
Ve lo auguro!

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa, spero in bene. Purtroppo lui ha problemi di gestione dello stress e della rabbia che non riconosce e considera tutte le sue reazioni spropositate come una reazione di difesa (giusta) ai miei "attacchi". Anche se poi il suo atteggiamento aggressivo si manifesta, talvolta, anche in altre situazioni. Io sono comunque convinta che non posso essere io la causa di questi suoi comportamenti, e che tutt'al più li ho fatti emergere, e non posso e non voglio prendermi le responsabilità di come agisce lui, da uomo ormai adulto. Se riconosce di avere un problema e fa in modo di farsi aiutare a risolverlo, io sono disposta a stargli accanto. La risoluzione della sua rigidità mentale, del suo atteggiamento "paranoico" (mi passi il termine, non intendo patologizzare ma non saprei come altro descrivere la sua tendenza a pensare che gli altri tra cui io  lo minaccino e vogliano fargli del male o ingabbiarlo), e anche la responsabilizzazione, gli permetterebbe non solo di mettere in discussione certi automatismi disfunzionali che ormai ha adottato, e di raddrizzare il tiro, ma anche a mio parere di guarire, con gli strumenti acquisiti, dal suo DOC.
Io non vedo come lui possa avere una vita soddisfacente se non risolve queste cose. E sicuramente non capisco come potremmo averla noi due insieme, o con una famiglia, una casa, magari un mutuo da pagare e i problemi della vita adulta, che richiedono senz'altro una capacità di gestire lo stress maggiore di ciò che ci richiede la vita di adesso, di giovani lavoratori non conviventi, senza figli ecc.

Sto passando dei giorni da inferno a rimuginare su tutto questo, sulla possibilità o meno di aggiustare le cose. Ma so che ormai dipende da lui, perché io ho fatto il possibile finora. E se lui non si prende le sue responsabilità, che scelta ho?

Mi chiedo però, se anche se le prendesse, mi chiedesse perdono e lavorasse su se stesso, se io sarò capace di "guarire" dai traumi e perdonarlo in toto e tornare a fidarmi completamente di lui... A questo non so proprio rispondermi.

L'idea di lasciarlo mi distrugge, eppure mi ha fatto molto male. Però mi piace così tanto che credo che nessuno potrebbe mai piacermi altrettanto e che io non potrò mai piacere a nessuno in questo modo come piaccio a lui. Penso a tutto quello che perderei e mi sento mancare il fiato.
Le persone "comuni" che vedono tutto dall'esterno mi direbbero di lasciarlo perchè non è una relazione sana e non siamo sposati, quindi che senso ha faticare così tanto per tentare di aggiustarla? Però io so che l'amore c'è e l'amore non è molto razionale... ma sono stanca di stare così...
Lui pensa che si risolverà tutto ma sottovaluta il problema. Io al momento provo tanta confusione e paura di quel che sarà e di paura di fare la scelta sbagliata. Paura anche che, intanto che scelgo, diventerò troppo vecchia per avere bambini, o che non troverò nessun altro con cui fare una famiglia, che comunque adesso riesco ad immaginarmi solo con lui.
Mi scusi, volevo scrivere un messaggio breve e mi è uscito un papiro.
Ho bisogno di risposte ma so che nessuno può darmi risposte chiare e definite.
Spero che, almeno teoricamente, la possibilità che vada tutto a posto ci sia.
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