Ansia da prestazione

Salve, sono una ragazza di 26 anni, laureata da un anno.
Avrei dovuto sostenere la prova orale del mio primo concorso e ho deciso di non farlo.
All'ansia si è affiancata anche una patologia intestinale cronica di cui soffro da anni e che è influenzata dallo stress e dagli stati d'animo.
In virtù di questa patologia ho ottenuto dei rinvii rispetto alla data iniziale della prova, ma - nonostante questo - non sono riuscita nell'intento di recuperare lo studio non fatto.
Ho superato le prove precedenti senza aver studiato, perchè per varie ragioni non ho preso seriamente in considerazione l'opportunità lavorativa.
Nonostante questo, ho deciso di provarci comunque.
Sono arrivata quindi all'orale in maniera del tutto inaspettata.
Ho provato a recuperare lo studio nel mese di agosto, ma per diversi motivi non ci sono riuscita: errori, mancanze mie e poca professionalità; tristezza e malinconia; sintomi della mia patologia predetta.
Ciò detto, pensavo comunque di potercela fare.
Ma arrivata a ridosso della data sono sprofondata nell'ansia.
Sono stata e sto emotivamente malissimo e credo nessuno mi capisca.
Piango sempre: non tanto per la scelta di non tentare la prova orale (ho sempre fatto così, sia al liceo che all'università), ma perchè mi recrimino la poca responsabilità nel programmare lo studio.
Leggo le domande che fanno e piango perchè penso a come avrei dovuto studiare e, quindi, all'opportunità che mi sono giocata (assumono tutti gli idonei); leggo di persone che studiavano da meno tempo di me e che ci hanno provato comunque (spesso con esiti positivi).
Ora, che ho preso questa decisione, voglio rialzarmi e ricominciare dall'inizio, ma piango.
Mi sento un fallimento e credo di appare così ai miei cari, che mi hanno sostenuto e pregato di provare comunque, anche per una bocciatura.
Io, invece, non ci sono riuscita per paura.
Credevo che l'esito positivo del concorso potesse essere l'occasione per acquisire quella sicurezza e autostima che non ho mai avuto, in tutti i settori della vita.
L'idea che tutti - me compresa - potessero accorgersi di quanto io valessi, era l'unico motivo a spronarmi, ma non è stato comunque sufficiente.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gli esiti positivi di ciò che facciamo sono certamente in grado di dare sicurezza, ma va distinta l'autoefficacia dall'autostima.

L'autoefficacia è consapevolezza e sicurezza delle proprie capacità e la si guadagna facendo cose che dimostrano che riusciamo a portare avanti ciò che intraprendiamo.

L'autostima è consapevolezza del proprio valore come persona e, se non la si ha dalla nascita, è possibile aumentarla facendo non solo cose che dimostrano la nostra competenza, ma che nei rapporti con le altre persone ti dimostrano che vali almeno quanto gli altri.

Ma in entrambi i casi deve diventare un'abitudine. E se l'ansia ci si mette di mezzo, è quella che va sconfitta per prima. Altrimenti gli evitamenti che l'ansioso quasi sempre mette in atto si trasformano in perdita di autoefficacia e di autostima.

Perciò ciò che dovresti fare è rivolgerti a uno psicoterapeuta direttamente, per farti aiutare a superare la tua ansia.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto