Come si esce da un periodo così buio?

Ciao a tutti, nel mese di marzo ho avuto problemi di salute che sono iniziati con delle vertigini e vomito.
ancora oggi non sono riuscita purtroppo a risolvere e a trovare la causa.

Mi hanno nominato una sindrome, non è niente di sicuro ma io mi sono così fissata che non riesco ad andare avanti.

Da quel momento in poi credo di essere entrata in un bruttissimo loop.
Ho paura ad alzarmi la mattina, la notte dormo difficoltosamente, sto sempre a casa perché ho paura di sentirmi male in mezzo alla gente.

Ho tutti i sintomi, ma li ho davvero, solo che credo che l’ansia li accentui.
Non ho la possibilità al momento, purtroppo, di andare dallo psicologo.
Volevo un consulto qui, cosa posso fare affinché io possa tornare quella di prima senza pensare troppo ai problemi che ho?

È possibile che l’ansia provochi sbandamenti, nausea, acufeni?
Quando piango e’ come se mi liberassi per un attimo.
ho fatto duecento accertamenti e finora nessuno che mi abbia detto sicuro è questo.
Ed è proprio questo che mi fa stare malissimo.
Pensare al peggio, pensare chissà cosa ho.

È giusto cercare di uscire anche sforzandosi?
anche quando non mi sento bene e cercare di affrontare le paure?
[#1]
Dr.ssa Daniela Pellitteri Psicoterapeuta, Psicologo 48 8
Gent.ma non sapendo nulla della sua vita oltre quello che ci descrive relativamente ai suoi sintomi e preoccupazioni mi sentirei semplicemente di dirle che è comprensibile essere in ansia per qualcosa che ancora non si conosce e mi sembra di capire che non è stata fatta una diagnosi chiara, ma solo una ipotesi che ha ancora bisogno di approfondimento. Rimanere sospesi nell'attesa di una conferma di una eventuale malattia e/o disturbo sollecita forti preoccupazioni e lei sta vivendo questa situazione continuando peraltro a non sentirsi bene.
Mi ha colpito che lei dica di avere 'davvero' i sintomi come se qualcuno potesse non crederle e mettere in dubbio come si sente. Il suo stato d'animo la rende dubbiosa, impaurita, poco propensa a poter pensare che le sue problematiche possano trovare un'adeguata soluzione.
In realtà credo che se lei riuscisse intanto a condividere, con gli specialisti che l'hanno presa in carico, con il suo medico di famiglia, i suoi dubbi riguardo ai suoi sintomi e potesse avere conoscenza delle eventuali ipotesi diagnostiche e relative indicazioni/risposte riguardo eventuali cure ciò la potrebbe aiutare ad affrontare questa faticosa situazione di malessere e potrebbe, magari, farle acquisire un pochino più di certezze accendendo una piccola luce in questo buio che la sta così spaventando. Il buio a volte viene immaginato come pieno di pericoli e poi spesso ci si accorge, facendo un po' di chiarore, che quello che ci si trova davanti era più innocuo di quanto si immaginasse. Le hanno spiegato come si può curare quella sindrome di cui parla in caso fosse confermata? Ha chiesto di conoscere le indicazioni terapeutiche per questi problemi? La poca consapevolezza su qualcosa di importante che ci sta accadendo ci rende più fragili ed indifesi e le fantasie e pensieri negativi rischiano di sovrastarci. Pensare al peggio la rende ancora più fragile e innesca una sorta di circolo vizioso nel quale i suoi dubbi rimangono inesplorati e inascoltati inducendo ulteriore disorientamento. A volte un processo diagnostico richiede più tempo di quanto l'urgenza di rassicurazione ci potrebbe consentire, ma questo può essere anche interpretato come una maggiore responsabilità e attenzione da parte dei clinici che devono curarci e avere fiducia nelle loro competenze può essere una buona base da cui partire.
Spero lei si sia affidata a degli specialisti che la facciano sentire accolta, compresa e soprattutto in grado di intervenire sulle sue problematiche.
Per quanto riguarda il pianto che la fa sentire un pochino meglio, per cui percepisce una sorta di liberazione, credo che abbia pieno diritto di esprimere così tutto il suo carico emotivo che la sta rendendo così impaurita tanto da percepire il mondo fuori casa così minaccioso.
Credo che quanto e come 'sforzarsi' possa deciderlo solo lei , magari potrebbe individuare piccole cose da fare fuori casa, in compagnia di un'amica o di una persona cara , cose che di solito la rendono contenta o che semplicemente le piacciono. Tuttavia, anche se lei ha affermato di non poterlo fare, mi sento in dovere di dirle che potrebbe essere di grande aiuto un supporto psicologico per fronteggiare questo suo periodo di difficoltà. Per comprendere i diversi significati della sua ansia e dei comportamenti che le impediscono di vivere a pieno la sua vita.
Sperando di essere stata utile la saluto cordialmente.

Dr.ssa Daniela Pellitteri

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua esaustiva risposta. Non immagina per me l’importanza di sentirmi capita. Il punto è che non si riesce ad arrivare ad una diagnosi, quindi si innesca in testa il fatto che potrebbe addirittura essere qualcosa di più grave. Ho 23 anni e mi sento veramente impossibilitata a fare tutto. La mia testa viaggia, e non riesco a distrarmi in nessun modo
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