Psicoterapia da due psicologi diversi??

Salve a tutti.
Ho più di 30 anni e da anni ogni tanto soffro di attacchi di panico fortissimi e ansia.
Non voglio addentrarmi troppo nei particolari del mio problema anche perchè non ho ancora capito se soffro di derealizzazione o solo di psicopatofobia.
La domanda è: secondo voi può avere un senso fare psicoterapia con due psicologi diversi vedendoli a settimane alterne??
Faccio questa domanda perchè mi piacerebbe continuare con il professonista con cui ho iniziato da pochissimo ma sento di aver bisogno di parlare anche con una persona diversa, un po' più sorridente ecc.
Grazie in anticipo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
"mi piacerebbe continuare con il professonista con cui ho iniziato": saprebbe spiegare per quale ragione?
E per quale ragione "sento di aver bisogno di parlare anche con una persona diversa, un po' più sorridente"?
Sta affrontando seriamente il suo percorso, o sta costruendosi quelli che si chiamano 'meccanismi di difesa' per sfuggire la fatica del cambiamento?
In ogni caso, lei ha un interlocutore d'elezione per la sua domanda: il suo attuale terapeuta.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa per la sua risposta. Conoscendomi non posso escludere che ci siano questi meccanismi di autodifesa anche se ammetto che non so di preciso di cosa si tratta. Quello che voglio dire è questo: il professionista da cui sono in cura mi sembra adatto e mi ci trovo bene, (anche se ci sono andato solo tre volte per ora) solo che spesso sento il bisgno di avere delle discussioni meno tecniche e più "spensierate". Ovviamente non intendo scampagnate, per quello ci sono i miei amici. Voglio dire che sento il bisogno di parlare dei miei problemi, con un professionista naturalmente, ma in maniera più leggera, meno tecnica. Come per destrutturare le mie paure parlandone a ruota libera. Non so se mi sono spiegato.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
i "meccanismi di autodifesa" che cita non so cosa siano, mentre i meccanismi di difesa, che trova descritti anche online, lei li sta mettendo in atto, col rischio di spendere tempo e soldi senza arrivare ad un recupero neppure parziale del benessere.
Frasi come "sento il bisogno di parlare dei miei problemi, con un professionista naturalmente, ma in maniera più leggera, meno tecnica. Come per destrutturare le mie paure parlandone a ruota libera" hanno un preciso destinatario: appunto il curante.
E' al suo curante che i vincoli, le resistenze, gli stereotipi, così come i desideri e i bisogni comunicativi vanno esternati.
Proprio in questo sforzo di farsi capire e di capire un altro essere umano si attua il processo terapeutico; questo è l'esercizio principe del setting di cura.
Se lei si fisserà che il suo terapeuta è 'troppo serio' e quindi lei non può raccontargli a ruota libera le idee che accompagnano le crisi di panico, le quali potrebbero essere invece il 'futile' argomento di un incontro diverso, è probabile che continuerà a frammentare in rivoli sempre più numerosi i suoi tentatvi di essere curato, fino a smarrirli del tutto.
Provi a far leggere questa nostra conversazione al suo psicologo, e prenda finalmente la decisione di curarsi davvero.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com