K mammario

Mi chiamo Laura, ho 37 anni e sono affetta da k duttale infiltrante e linfadenopatia ascellare(K mammella localmente avanzato), ER 70%, PgR 90%, c erb B2= 3 nel 70%, MIB1 25%.
Un anno fa (marzo 2009) mi era stato diagnosticato un fibroadenoma di 18 mm. (ma probabilmente si trattava di una diagnosi errata). Quest’anno, a partire da aprile, ho svolto una serie di indagini (delle quali allego i referti), ove mi si diagnostica un nodulo, la cui dimensione risulta 3,5 cm (nella TAC), 4,3 cm *2,3 cm (nella risonanza magnetica), con coinvolgimento dei linfonodi ascellari.
Sono stata sottoposta a terapia neoadiuvante di 6 cicli (con inizio in data 27/05/2010): 3 cicli di “epirubicina + docetaxel”, e 3 cicli di “docetaxel + trastuzumab” (devo ancora effettuare 2 settimane di trastuzumab).
Al termine dei primi 3 cicli di terapia, l’esame ecografico del 17/07/2010 ha evidenziato una riduzione del nodulo da 3,5 cm a 2 cm, con un’area di necrosi (vedasi referto)
Sarò sottoposta ad intervento al termine del 6° ciclo (mese di ottobre 2010).
Le chiedo di esprimere un Suo parere, sul tipo di terapia eseguita, sul tipo di intervento a cui potrò essere candidata vista la riduzione del nodulo e sulle cure successive da effettuare.

REFERTI
04/05/2010: BIPOSIA (1 agobiopsia di 1 cm + 1 frammento di 0,3 cm)
La determinazione immunoistochimica dei recettori per estrogeno (clone 6F11) e progesterone (clone PR88), eseguita su sezione istologica in paraffina, ha dato il seguente risultato: ER=70%; PgR=90%.
La determinazione immunocitochimica di c-erb – B2 (DAKO) su sezione istologica in paraffina ha evidenziato intensa immunoreattività completa di membrana nel 70% della popolazione neoplastica.
La determinazione immunocitochimica dell’indice di proliferazione MIB-1 eseguita su sezione istologica in paraffina ha dato il seguente risultato: 25%

05/05/2010: RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE MAMMARIA senza e con mdc
A sinistra al quadrante supero mediano/esterno si rileva una lesione focale di 43*23 mm., disomogenea, irregolare. Dopo somministrazione di mdc paramagnetico si evidenzia un contrast enhancement eterogeneo, con ring enhancement: l’analisi dinamica evidenzia un Wash-in rate elevato (220%), con una fase iniziale post-contrasto ripida, cui seguono un enhancement post iniziale e tardivo di tipo wash-out (curva di tipo III).
Al cavo ascellare omolaterale si rileva un linfonodo di 13 mm. con rapida e disomogenea impregnazione contrasto grafica. Non evidenza di ulteriori lesioni neoangiogenetiche.

26/05/2010: TC TOTAL BODY (eseguita senza e con mdc)
TC TORACE
Nel contesto della ghiandola mammaria di sinistra si apprezza formazione iperdensa dopo mdc ev delle dimensioni di 3,5 cm. Linfonodi del DT max di 1,2 cm circa in sede ascellare sinistra.
TC ADDOME
Fegato di regolare morfovolumetria a densità alterata a focolaio per la presenza in S2 ed S6 di due formazioni ipodense con riempimento graduale nelle fasi portale e tardive delle dimensioni rispettivamente di 1,5 cm ed 1,6 cm da riferire in prima ipotesi ad angiomi.
Presenza di cisti renale a sinistra. Si segnala la presenza di doppio distretto renale a sinistra.

17/07/2010 ESAME ECOGRAFICO (dopo 3 cicli di terapia)
Al quadrante supero esterno della mammella sinistra si conferma la sensazione clinica di risposta parziale al trattamento chemioterapico documentandosi un’area centrale disomogeneamente ecogena di 2 cm (verso i 36 mm. Iniziali) indovata nel contesto di una placca finemente disomogenea, non perfettamente distinguibile dal parenchima circostante di circa 3 cm. (necrosi postcht?) al cui estremo laterale si evidenziano multipli spots iperecogeni riferibili a micro calcificazioni.
Al cavo ascellare sinistro evidenza di un linfonodo di 9 mm.
[#1]
Dr. Giuliano Lucani Chirurgo generale, Chirurgo vascolare, Senologo 99 3 2
Gent.le signora,
Tutto corretto per quanto attiene il trattamento effettuato. La terapia neoadiuvante ha lo scopo principale di ridurre le dimensioni del nodulo in modo da consentire una chirurgia conservativa (quadrantectomia) al posto della mastectomia. La decisione sulla chirurgia conservativa spetta comunque, in accordo con lei, al chirurgo senologo che effettuerà l'intervento che deve valutare se l'intervento conservativo potrà dare un risultato esteticamente accettabile in relazione al volume della ghiandola residua dopo la demolizione del tessuto e alla posizione della neoplasia. Secondo le attuali linee guida l'intervento dovrebbe essere seguito da linfoadenectomia ascellare, a meno che non si entri in una sperimentazione clinica che prevede la tecnica del linfonodo sentinella anche nelle pazienti con linfonodi positivi che hanno effettuato chemioterapia neoadiuvante. Dopo l'intervento ( o durante nel caso di strutture che pratichino la radioterapia intraoperatoria), sarà necessario sottoporsi a cicli di radioterapia per circa un mese. Quanto alla prosecuzione della terapia è probabile che, quantomeno, prosegua con il Trastuzumab per un oeriodo variabile tra uno e due anni, sempre che l'Oncologo non ritenga di effettuare ancora qualche ciclo di chemioterapia. Si affidi quindi alla struttura che l'ha in cura che, da quanto riferito, sta lavorando bene. Cordiali saluti
Giuliano Lucani

Dott. Giuliano Lucani
Specialista in Chirurgia e Chirurgia Vascolare
Perfezionato in Senologia

[#2]
Dr. Massimo Vergine Senologo, Chirurgo generale 722 15
gentile utente,

il tipo di trattamento chirurgico verrà scelto solo dopo la fine della terapia neoadiuvante valutando le dimensioni della neoplasia residua.
Comunque qualora si mantenga intorno ai 2 cm e avendo già uno stato avnzato dei linfonodi ascellari sarebbe meglio una mastectomia con linfectomia ascellare.

Il suo chirurgo di fiducia e l'oncologo suggeriranno al momento la strada migliore.

cordiali saluti


prof. Massimo Vergine


www.senologia.eu

Prof. Massimo Vergine
www.massimovergine.it

[#3]
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.3k 1.2k 61
Cara signora spero che non sia andata in confusione .

Se il il tumore primitivo si è ridotto < 3 cm (il suo è due cm!) può sottoporsi tranquillamente ad una terapia conservativa, indipendentemente dallo stato linfonodale.

Lo scopo della chemioterapia neoadiuvante è proprio questo.
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