Carcinoma duttale in situ - terapia adiuvante

Gentile dottore,
premetto che ho 52 anni e familiarità per ca mammalla (madre). Nel dicembre 2010 mi è stato diagnosticago, seguito mammografia: "a dx in Q4-Q5 cluster di microcalcificazioni a disposizione segmentale, di aspetto indeterminato, estese per circa 5 cm. In sede ascellare, bilaterale, linfonodi reattivi". Seguito agoaspirato, è emerso: "su gruppo di calcificazioni a dx Q2-4-5, su area di 5-6 cm, riferibile a lesione evolutiva in situ di alto grado, non è possibile escludere associazione con microfocolai di infiltrazione".
Vengo operata a febbraio con escissione tessuto mammario (quadrantectomia) e biopsia linfonodo sentinella. Esiti: microfocolaio di carcinoma duttale in situ solido di grado nucleare intermedio con necrosi (tessuto asportato interamente esaminato su sezioni seriate). Presenza di microfocolai di tessuto di granulazione in rapporto a residui di tracciante carbonioso. MICROCALCIFICAZIONI NON EVIDENTI. Cute indenne. Iperplasia reattiva in linfonodo sentinella.
A questo punto al chirurgo viene un dubbio: ci saranno altri focolai? Viene quindi effettuata nuova mammografia che evidenzia una persistenza di microcalcificazioni al passaggio Q2-Q4 a dx, site prevalentemente in sede superficiale. A marzo 2011 subisco un nuovo intervento: ampia resezione Q2-Q4 mammella dx quale radicalizzazione di pregresso intervento. Al controllo rx microcalcificazioni comprese nel pezzo operatorio. Esame istologico: carcinoma duttale in situ della mammella d'istotipo comedocarcinoma di alto grado nucleare. Necrosi presente. Calcificazioni presente. La lesione giunge a ridosso di un margine chirurgico a mm 0,5 senza infiltrarlo.
Mi scusi per essermi dilungata ma il problema è il seguente:
Inizialmente il chirurgo mi aveva parlato solo di successivo ciclo di radioterapia. Nel corso dell'ultima visita, invece, nella quale erano presenti una serie di medici, tra cui il radioterapista e l'oncologo, quest'ultimo mi ha prospettato l'ipotesi, dopo verifica dei recettori ormonali, di un'eventuale terapia adiuvante ET. Mi ha spiegato che si tratta di medicinali da assumere per bocca. Mi ricordo che anche mia madre aveva assunto il Nolvadex per 5 anni e, non so se è una coincidenza, era stata poi colpita da aneurisma. Leggendo le controindicazioni di questo medicinale c'è seriamente da preoccuparsi.
Sono quindi restia a tale terapia. Le chiedo gentilmente di dirmi se secondo lei è proprio necessario assumere tale farmaco o se, visto il tipo di tumore, non sia sufficiente la radioterapia. Sono spaventata.
La ringrazio e la saluto cordialmente
[#1]
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.3k 1.2k 61
Troppa carne al fuoco

1)>>familiarità per ca mammalla (madre)>>

Non è un dato sufficiente per parlare di familiarità perchè il caso della mamma potrebbe essere classificato come SPORADICO

https://www.medicitalia.it/minforma/oncologia-medica/69-i-tumori-sono-ereditari.html

http://www.senosalvo.com/valutazione.htm


2)Non entro nel merito della terapia che viene programmata
non tramite Internet ma dopo un franco colloquio nel corso del quale vengono presi in considerazione benefici e svantaggi. Suppongo che nel suo caso si tenga conto anche della prevenzione del tumore controlaterale che non può essere minimizzato. Il Tamoxifene ha controindicazioni precise e non può essere liquidato leggendo il bugiardino, nè chiamando in causa l'aneurisma della mamma (non c'è correlazione).

3) A prescindere dalla terapia comunque qualcosa si deve pur fare in senso preventivo modificando lo stile di vita
(alimentazione + attività fisica)

http://www.senosalvo.com/menu_di_lunga_vita.htm

http://www.senosalvo.com/camminare_almeno_30_min_giorno.htm



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