Idronefrosi per calcolo dx e intolleranza stent

Gentilissimi dottori,
scrivo per un vs parere rispetto alla necessità o meno di un nuovo intervento prospettato.
Il giorno 30/9 vengo ricoverato in ps per forti coliche renali, a esame radiografico viene riscontrata idronefrosi dx con dilatazione del bacinetto renale e stenosi sottogiuntale.
L'urologo consiglia un'ureterografia con contrasto che evidenzia maggiormente la stenosi e l'inginocchiamento del giunto pielo-ureterale, ma che non evidenzia calcoli.

Ricovero in ospedale dove vengo sottoposto a una TAC che evidenzia un calcolo radiotrasparente di circa 7mm bloccato nella stenosi sottogiuntale.
Vengo sottoposto il 24/10 a una pielografia ascendente per inserimento di stent doppio J, il calcolo rimane in sede. Nel frattempo terapia con Lithosolv.
Lo stent mi causa da subito fortissimi dolori, stimolo impellente alla minzione e forti bruciori (febbre).
Per circa un mese, nonostante l'evidente intolleranza, tengo posizionato lo stent in sede ureterale controllando il dolore con Voltaren, Buscopan, Cistalgan e non potendomi quasi alzare dal letto.

Il giorno 24/11 vengo sottoposto a cistoscopia e rimozione dello stent, ormai non più tollerabile.

Il giorno 26/11 il controllo ecografico mostra che il calcolo è ancora nella stessa posizione, seppur ridotto a circa 4mm dopo più di un mese di terapia, e l'idronefrosi si sta già aggravando nuovamente.

Il giorno 29/11 lo specialista mi propone di intervenire nuovamente in pielografia per tentare uan Ureterolitolapassi, che mi indica come molto complicata data la posizione del calcolo e della stenosi.

Il medico mi avvisa che, se questa procedura non dovesse avere successo, proverà un "push up" del calcolo vs. il rene, per poi provare con litotripsia a sbriciolare il calcolo; questa seconda opzione prevederebbe di inserire nuovamente uno stent, che vi ricordo, non riesco assolutamente a sopportare.

Vi chiedo: non ci sono altre alternative? Attendere che i farmaci sciolgano il calcolo (di acido urico chiaramente) è così rischioso per le funzionalità renali?

VI ringrazio per qualsiasi suggerimento.

Cordialmente.
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Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo 56.2k 1.2k 644
Gentile lettore,

da questa postazione ci è difficile capire bene cosa è successo ma mi sembra che le indicazioni ricevute siano molto legate "all'idronefrosi che si sta aggravando di nuovo" e che potrebbe danneggiare gravemente il rene.

Il mio consiglio è, da questa postazione, quello di seguire attentamente le indicazioni terapeutiche ricevute.

Un cordiale saluto.

Giovanni Beretta M.D.
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[#2]
dopo
Utente
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Dr Beretta,
la ringrazio della risposta.

La mia domanda è proprio relativa a questo: ritiene più rischioso effettuare un secondo intervento a distanza di un mese dal precedente, rispetto al fatto di attendere che il calcolo si sciolga con la terapia medica?

Il perdurare della idronefrosi può compromettere le funzionalità renali in tempi così brevi (1/2 mesi)?

La mia preoccupazione riguarda:
a. il rischio di rottura dell'uretere dovuto all'intervento (già infiammato e sollecitato da pielografia, stent, cistoscopia .. tutte da ripetere)
b. La necessità di inserire di nuovo lo stent nonostante una forte intolleranza allo stesso.

Grazie ancora per le sue gentili risposte.

Un cordiale saluto.
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Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo 56.2k 1.2k 644
Le ripeto che, da questa postazione e non potendo valutare la reale situazione clinica, la dilatazione, cioè "l'idronefrosi che si sta aggravando di nuovo", non possiamo darle delle risposte precise alla sue particolari domande e dobbiamo quindi rinviarla al suo urologo reale.
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