Prostatite cronica da ctracomatis

Gentile dottore,
nell'anno 1990 dopo un paio di mesi (perche in navigazione su navi militari) dall'apparizione di liquido vischioso sul glande effettuo un consulto urologico a Palermo ove mi viene riscontrata presenza di Escherica coli; effettuata terapia antibiotica i sintomi permangono. Cambio urologo
che non riscontra niente di patologico, ma nel frattempo i sintomi cominciano ad accentuarsi.
Finalmente dopo circa un anno in cui sono rimasto in cura presso un terzo urologo che mi ha propinato esami e terapie dimostratesi poi inadeguate approdo presso l'Istituto universitario di microbiologia di Palermo ove mi viene riscontrata la presenza di clamydia tracomatis. Presso ulteriore urologo locale (che mi segue ormai da 22 anni) ho iniziato terapia antibiotica con clacid
per un mese, fatta fare pure a mia moglie. In questi 22 anni sostanzialmente la terapia e' stata di
Macrolidi e fluorochinoloni contornata da antinfiammatori (serenoa repens, ipertrofan ecc.), antiossidanti ed alfalitici con miglioramenti e ricadute a tutt'oggi.
Tralasciando il mio stato psichico ed evitando di dilungarmi evidenzio i risultati di un esame
Fatto a roma nel 2008:

ECOTOMOGRAFIA VESCICOPROSTATICA TRANRETTALE
L'esame ecotografico della pelvi ha visualizzato una vescica ben distesa xon profilo irregolare per ipertrofia
Detrusoriale da sforzo. Assenza di strutture endoluminali sessili e/o fluttuanti. Dopo minzione non si rileva residuo urunario.
La prostata studiata per via trans rettale con sonda biplana multifrequenza, si presenta aumentata di volume con peso totale di 41 gr.

* diametro trasversale di mm 51
* diametro anteroposteriore di mm 29
* diametro cranio caudale di mm 50

La capsula appare regolare per profilo e riflettenza. L'ecostruttura parenchimale è alterara a livello della componente transazionale, dalla presenza di un'area ovalare di mm 37x30, a limiti netti, riferibile ad adenomiomatosi multibolare
Estrinsecantesi anteriormente in vescica in terzo lobo mediamente ostruente. Presenza di molteplici calcificazioni
Peri ed intra nodulari. Nella norma le vescicole seminali. Lo studio particolareggiato del mantello ghiandolare periferico non ha evidenziato formazioni nodulari con carattere di malignità. Lo studio dinamico della minzione ha evidenziato irregolare imputazione del collo vescicale per la presenza del terzo lobo. Nei tempi seguenti l'urina defluisce in un'uretra stirata, compressa e posteriorizzata dall'adenoma di cui sopra.

Esame uroflussometrico
Tempo di attesa: (sec.)………………………..5.2
Flusso max: (ml/sec)……………………… 14
Flusso medio (ml/sec.)……………………. 6
Tempo al flusso max: (sec.)………………. 10,4
Tempo di svuotamento: (sec.)……………. 47.1
Volume svuotato: (ml)……………………. 291
Morfologia:……………………………….. IRREGOLARE

Conclusioni: il tracciato documenta un mitto discontinuo a morfologia irregolare per utilizzo del torchio addominale.
Flusso massimo e medio ridotti e tempo minzionale allungato come per ostruzione cervico-uretrale in attuale compenso
Detrusoriale. Presenza di sgocciolio postminzionale prolungato.
Nel forum AISPEP ultimamente ho letto un post di un fortunato come me in cui riferisce che negli Stati Uniti il Dr. Arnon Krongrad di Miami ha eseguito prostatectomia radicale con nerve sparing su sei sofferenti di prostatite cronica che dopo 12 mesi hanno risolto i sintomi, uno solo è rimasto parzialmente incontinente.
Vorrei seguire questa strada in Italia, esiste qualche possibilità?
[#1]
Dr. Diego Pozza Andrologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Oncologo, Urologo 15.9k 468 2
caro lettore,

in america succedono, nel bene e nel male, tante cose straordinarie ma pensare di effettuare una prostaectomia radicale per una "comune" prostatite sasrebbe come lanciare un missile nucleare per affondare un gommone con un contrabbandiere attraccato ad un porto siciliano ( sicuramente uccide il contrabbandiere ma quasi sicuramente distrugge il porto di attracco del gommone con le sigarette)
Una prostatite richiede una terapia per lunghi periodi, seguita sempre dallo stesso urologo, altrimenti ogni volta deve ricominciare da capo. Se concomita anche una ipetrofia prostatica con ostruzione cervicoprostatica si dvee valutare anche questo elemento
cari saluti

Dott. Diego Pozza
www.andrologia.lazio.it
www.studiomedicopozza.it
www.vasectomia.org

[#2]
dopo
Utente
Utente






Gentile Dottore,
nel ringraziarla per il cortese attenzionamento alla mia problematica mi
pregio sottoporre alla Sua valutazione quanto segue:

- nella visita di controllo del 15 c.m. l'urologo che mi segue da 23 anni,
eseguita uroflussometria ed evidenziato un ristagno postminzionale
di 80 ml circa (negli anni è andato aumentando), mi prescrive la se-
guente terapia:
. Silodyx 8 mg cp
s/1 cp la mattina

. Leviaprost cp
s/ cp due volte al dì per 2 mesi
visita di controllo giovedì 13 giugno per ripeteree uroflussosmetria con
valutazione del ristagno post-minzionale
e fin qui nessuna perplessità dal momento che credo voglia lavorare pure sulla I.P.B. concomitante alla prostatite cronica;

Il mio cruccio, con tutto il rispetto e fiducia per l'operato del mio specialista urologo è:
- a causa delle molteplici calcificazioni peri ed intra nodulari (anche esse possibile nascondiglio di agenti microbici) potrebbero essersi venute a creare delle matrici polisaccaridiche (biofilms) in cui i batteri patogeni (nel mio caso ritengo la clamydia tracomatis) si rifugiano rimanendo silenti e sfuggendo così all'attacco degli antibiotici e successivamente, rotta la matrice, ritornano in circolazione con
il ripristino di infezione ed infiammazione della prostata?
(chiedo scusa per la grossolana esposizione).

Ho letto circa la possibile eradicazione del batterio con cicli prolungati di azitromicina e ciprofloxacina in contemporanea (sei settimane); il sottoscritto qualche anno addietro ne ha fatto un ciclo di 10 settimane con beneficio sintomatico di circa cinque mesi, dopodicchè punto ed accapo.

In relazione a quanto esposto Le domando:
- sarebbe il caso di effettuare qualche ulteriore esame di ricerca clamydia tracomatis?;
- in caso affermativo quale/quali sarebbero piu' idonei?;
- qualora la C.T. al momento degli esami si trovasse incapsulata in biofilms, o nascosta in qualche calcificazione infetta, sarebbe rilevabile con gli esami?;
- la scienza urologica odierna ha qualche rimedio verso queste matrici polisaccaridiche?.

RingraziandoLa ancora per l'attenzione, rimango in attesa di Sue cortesi notizie in merito
[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottore,
in replica ad una risposta fornitami in data 15.05.2013 sulla mia prostatite cronica ho richiesto un secondo consulto datato 18,05.2013
che di seguito reinserisco non avendo a tutt'oggi ricevuto alcuna risposta:
_______________________
Gentile Dottore,
nel ringraziarla per il cortese attenzionamento alla mia problematica mi
pregio sottoporre alla Sua valutazione quanto segue:

- nella visita di controllo del 15 c.m. l'urologo che mi segue da 23 anni,
eseguita uroflussometria ed evidenziato un ristagno postminzionale
di 80 ml circa (negli anni è andato aumentando), mi prescrive la se-
guente terapia:
. Silodyx 8 mg cp
s/1 cp la mattina

. Leviaprost cp
s/ cp due volte al dì per 2 mesi
visita di controllo giovedì 13 giugno per ripeteree uroflussosmetria con
valutazione del ristagno post-minzionale
e fin qui nessuna perplessità dal momento che credo voglia lavorare pure sulla I.P.B. concomitante alla prostatite cronica;

Il mio cruccio, con tutto il rispetto e fiducia per l'operato del mio specialista urologo è:
- a causa delle molteplici calcificazioni peri ed intra nodulari (anche esse possibile nascondiglio di agenti microbici) potrebbero essersi venute a creare delle matrici polisaccaridiche (biofilms) in cui i batteri patogeni (nel mio caso ritengo la clamydia tracomatis) si rifugiano rimanendo silenti e sfuggendo così all'attacco degli antibiotici e successivamente, rotta la matrice, ritornano in circolazione con
il ripristino di infezione ed infiammazione della prostata?
(chiedo scusa per la grossolana esposizione).

Ho letto circa la possibile eradicazione del batterio con cicli prolungati di azitromicina e ciprofloxacina in contemporanea (sei settimane); il sottoscritto qualche anno addietro ne ha fatto un ciclo di 10 settimane con beneficio sintomatico di circa cinque mesi, dopodicchè punto ed accapo.

In relazione a quanto esposto Le domando:
- sarebbe il caso di effettuare qualche ulteriore esame di ricerca clamydia tracomatis?;
- in caso affermativo quale/quali sarebbero piu' idonei?;
- qualora la C.T. al momento degli esami si trovasse incapsulata in biofilms, o nascosta in qualche calcificazione infetta, sarebbe rilevabile con gli esami?;
- la scienza urologica odierna ha qualche rimedio verso queste matrici polisaccaridiche?.

RingraziandoLa ancora per l'attenzione, rimango in attesa di Sue cortesi notizie in merito
______________________

Chiedo scusa se sbaglio in qualcosa, e rimango in attesa di cortese attenzione.
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