Prostatite cronica o infiammazione nervo pudendo?

Buona sera, intanto ringrazio anticipatamente i Dottori che con grande disponibilità rispondono alle nostre domande.
Allora da almeno 10 anni soffro di prostatite cronica con tutti i problemi che comportano, ho fatto diverse cure, chinoloni, bactrin, omnic, infusi di erbe, integratori ecc.. Il problema è che ultimamente il problema si è decisamente aggravato, cioè anche prima avevo pesantezza sovrapubica, dolore testicolo destro, fitte anali, sensazione impellente di andare in bagno anche solo per un piccolo gettito, sensazione di slip stretti, ma adesso ciò che veramente mi fa preoccupare e la quasi scomparsa del desiderio sessuale, la mancanza di erezione per giorni interi, come la sensazione che il pene fosse quasi un corpo estraneo. Il fatto e che ho solo 31 anni e credo che a questa età questa situazione sia anormale. Come dicevo ho cambiato diversi urologi, ma le cure che ho fatto hanno dato del beneficio solo nel breve periodo, dopodichè tutto ritornava come prima. Ma arrivo al dunque, una settimana fa ho fatto una visita in un noto specialista romano, il quale dopo avergli esposto i miei problemi procede alla visita, ispezionando all'interno dell'ano mi dice che ho un'infiammazione dei nervi pudendi(???) e per questo motivo ho mancanza di desiderio sessuale e un'erezione non soddisfacente, dicendomi inoltre che non ho più un'infiammazione della prostata. Inoltre dopo aver fatto un'uroflussometria con una forza del gettito modesta, alla fine mi fa un'ecografia riscontrando un ristagno di 200 cc, diagnosticandomi una sclerosi del collo vescicale. A fine visita mi prescrive Lioresal compresse per 60 gg 2 volte a gg, dilatan coni 3 coni riscaldati a 50/55 gradi introdotti per 2 min. ciascuno, rivotril gocce per 60 gg 2 gocce al mattino, 2 pranzo, 2 sera, antrolin crema dopo il dilatan, clipper microclismi 1 al gg per 20 gg. Ciò che vi chiedo io è, una cura del genere va bene per il mio problema? Ho un'infiammazione dei nervi pudendi, dato che i miei sintomi sono per di più dovuti all'urgenza di andare in bagno e alla mancanza di desiderio sessuale? Mi auguro di essere stato chiaro, Vi prego di capire la mia preoccupazione.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
Gentile Signore,
abbia la pazienza di comprendere che per noi è praticamente impossibile formulare alcun tipo di giudizio su una situazione inveterata che è stata già affrontata da numerosissimi nostri Colleghi, dei quali solo l'ultimo ha - solo con la visita - posto una diagnosi degna di una terapia così articolata. Possiamo senz'altro confermare che si tratta di farmaci che più o meno rientrano nel repertorio terapeutico della sindrome dolorosa pelvica cronica, la loro associazione dovrà dimostrare ora ovviamente la sua efficacia. Per quanto concerne i disturbi della sfera sessuale, è molto difficile pensare che riconoscano cause diversa da quella reattiva al problema urologico di base.

Saluti

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. Piana La ringrazio per la risposta, la mia preoccupazione è dovuta alla cura che mi è stata data, può essere dannosa su un soggetto sano considerando che ho letto nel foglio illustrativo che possono esserci effetti collaterali pesanti? Tutti mi avevano diagnosticato una prostatite, è mai possibile che adesso non c'è più? E' possibile stabilire solo con un controllo del dito un'infiammazione dei nervi pudendi anche se effettivamente il dolore era forte? So bene che a parole è difficile spiegare la patologia e di conseguenza Vi rendo il lavoro difficile, ma sono veramente preoccupato per questo tipo di cura quindi vorrei sentire un Vostro parere.

Grazie mille.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.1k 1.7k 17
Gentile Signore,
sindrome dolorosa pelvica cronica o "nevralgia del pudendo" sono definizioni più moderne, o per meglio dire "alla moda", per definire quanto fino a qualche anno fa veniva genericamente detto prostatite cronica. Cambiano i tempi, cambiano i termini, ma la diagnosi di queste situazioni continua ad essere molto soggettiva, nel senso che non esistono accertamenti precisi per definirle, in particolare quelle in cui non vi è evidenza di infezione. Ogni specialista si basa dunque sulla sua sensibilità e la sue abitudini, su questo è impossibile giudicare, tanto più a distanza, nell'impossibilità di poterla valutare direttamente. Se lei ritiene di non intrattenere un buon rapporto di fiducia con l'ultimo nostro Collega che l'ha visitata, piuttosto che crogiolarsi nel dubbio, sarebbe opportuno sentire un'ulteriore parere, ovviamente basato su una valutazione diretta. Noi non possiamo aggiungere altro.

Saluti
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